domenica 2 ottobre 2011

RATZINGER A SCUOLA DEL VISIONARIO SWEDENBORG


Papa RatzingerUna nota di Leonard Boff e una di Immanuel Kant - a. c. di Federico La Sala
L’ "UOMO SUPREMO" DI PAPA RATZINGER. La lezione critica di Leonard Boff *
[...] L’inaudita aggressività di un cardinale timido
In un’unica formula, picaresca ma autentica, ecco il riassunto della sua opera: "Cristo è l’unica via di salvezza e la Chiesa è il pedaggio esclusivo. Nessuno percorrerà il cammino se prima non pagherà il pedaggio". Altrimenti formulato: "Cristo è il telefono ma solo la Chiesa è la telefonista. Tutte le comunicazioni di corta e lunga distanza passano necessariamente attraverso di lei". Chiesa e Cristo formano "un unico Cristo totale" (n. 16),

perché, "così come esiste un solo Cristo, esiste un solo corpo e una sola sua Sposa, una sola Chiesa cattolica e apostolica" (n. 16). Fuori della mediazione della Chiesa, tutti, inclusi "gli adepti di altre religioni, oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria" (n. 22).
Con enfasi, si dice, citando il Catechismo della Chiesa Cattolica: "Non dobbiamo credere in nessuno se non in Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo" (n. 7).
Perché questo riduzionismo? Qui comincia ad articolarsi il sistema romano, il romanismo, a partire dal "carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo" (n. 4). Possono passare millenni, possono gli esseri umani emigrare in altri pianeti o galassie, fino al giudizio finale la storia è ingessata, poiché non si avrà nessuna novità in termini di rivelazione: "non si dovrà attendere alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa di Nostro Signore Gesù Cristo" (n. 5).
Il sistema è completo, chiuso e totale, tutto è proprietà privata della Chiesa (gerarchia vaticana) che deve estenderlo al mondo intero. Che dirà agli esseri umani, anche fra milioni di anni di evoluzione e di incontro spirituale con Dio, e agli altri cristiani che non sono cattolici-romani?
Le risposte sono chiare e senza titubanze, autentiche stilettate di pugnale nel petto dei destinatari: a voi, persone religiose del mondo, membri di religioni anche più antiche del nostro cristianesimo (come il buddismo o l’induismo), annuncio questa desolante verità: voi non avete "fede teologale", a mala pena possedete "credenza"; le vostre dottrine non sono cosa dello Spirito ma sono cose che "l’uomo nella sua ricerca della verità ha ideato". Se possiedono degli elementi positivi, "ad essi non può essere attribuita l’origine divina", né sono vostri, sono nostri perché "ricevono dal mistero di Cristo gli elementi di bontà e di grazia in essi presenti" (n. 8).
E voi, Chiese ortodosse che possedete gerarchia e eucarestia, voi siete appena "Chiese particolari, senza la piena comunione perché non accettate il primato del Papa" (n. 16).
E voi, Chiese evangeliche, uscite dalla Riforma, e le altre sorte in un secondo tempo, ascoltate bene questa sentenza: "non siete Chiese in senso proprio" (n. 17), siete "comunità separate", "il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità che fu affidata alla Chiesa cattolica" (n. 17).
E ora ascoltate tutti quello che il Concilio Vaticano II ha sentenziato e noi riaffermiamo: l’"unica vera religione sussiste nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di diffonderla tra tutti gli uomini" (n. 23). Sappiate che unicamente in questa è la verità. Tutte le persone sono obbligate a cercare la verità che altro non è se non Cristo e la Chiesa. Una volta conosciuta, voi siete obbligati ad aderire ad essa, perché al di fuori di questa verità tutti voi siete irrimediabilmente nell’errore.
In fondo, questo documento, espressione suprema di totalitarismo, dirà a tutti, in modo crudele e impietoso: senza Cristo e la Chiesa voi tutti non possedete niente di vostro; se, per ventura, avete qualche elemento positivo, non è vostro ma di Cristo e della Chiesa. A voi non resta altra strada se non la conversione. Fuori della conversione c’è solo il rischio oggettivo della perdizione.
Dopo tale pronunciamento, per noi mortali, impegnati nel micro e nel macro ecumenismo, una cosa è chiara: qualsiasi iniziativa del Vaticano in quest’area nasconde una farsa e prepara un’esca. Gli appelli che il documento fa alla continuità del dialogo non sono propriamente sui contenuti religiosi, ma sul rispetto delle persone, uguali in dignità, ma assolutamente disuguali in termini di condizioni oggettive di salvezza. Con queste tesi il timido cardinal Joseph Ratzinger è apparso come lo sterminatore del futuro dell’ecumenismo.
Come si è giunti a questo sistema totalitario, il romanismo, che fa tante vittime e che produce un discorso di esclusione e di disperazione?
2) Il capitalismo gerarchico romano
Questo tipo di discorso non è specifico del romanismo ma di tutti i totalitarismi contemporanei: del nazi-fascismo, dello stalinismo, del settarismo religioso, dei regimi latino-americani di sicurezza nazionale, del fondamentalismo del mercato e del pensiero unico neoliberista.
Il sistema è totalitario e chiuso in se stesso, nel caso della Chiesa gerarchica vaticana, un "totatus" ("totalitarismo") come dicevano i teologi cattolici critici verso l’assolutismo dei papi. La realtà comincia e termina là dove comincia e termina l’ideologia totalitaria. Non esiste nulla oltre il sistema. Ad esso tutti devono sottomettersi, come dice il documento di Ratzinger, in "pieno ossequio dell’intelletto e della volontà", "dando il proprio assenso volontario" (n. 7). [...]
"È significativo che l’espressione di Tertulliano: "Il cristiano è un altro Cristo", sia diventata: "Il prete è un altro Cristo"" (Albert Rouet, arcivescovo di Poitiers, 2010.)



L’UOMO SUPREMO DI EMANUEL SWEDENBORG. LA LEZIONE "PRE-CRITICA" DI KANT *
[...] Kant vede molto bene cosa c’è alla base dei sogni dei visionari e dei metafisici di tutti i tipi e di tutti i tempi! Al fondo, e in fondo, c’è solo infantilismo, titanismo, e superomismo - una volontà di potenza immatura e cieca, che celebra solo se stessa e il suo proprio Spirito ateo e devoto (un "Io che è Noi e Noi che è Io”). Kant, come Mosè, buon profeta: Emanuel Swedenborg, il padre di tutto l’idealismo tedesco e del romanticismo dell’Assoluto!
ECCO L’“UOMO SUPREMO”. In una pagina della "parte seconda o storica" dei "Sogni", nel capitolo secondo intitolato "Viaggio estatico di un entusiasta nel mondo degli spiriti", dopo aver fornito - senza aver "aggiunto nessuna fantasticheria" sua a quella di Swedenborg - un "fedele riassunto al lettore comodo ed economo", Kant così scrive:
"[...] Ho già detto che secondo il nostro autore [Swedenborg] le diverse forze, e proprietà dell’anima sono in simpatia con gli organi del corpo sottoposti al loro governo. Tutto l’uomo esteriore corrisponde quindi a tutto l’uomo interiore, e se perciò un notevole influsso spirituale colpisce dal mondo invisibile l’una o l’altra di queste potenze dell’anima, egli ne risente pure armonicamente nell’apparente presenza nelle membra del suo uomo esterno, che corrispondono ad essa. [...]
Da questo si può ora, se si crede che valga la pena, farsi una idea della più strana e rara immaginazione, nella quale concorrono tutti i suoi sogni. Nello stesso modo cioè che le diverse potenze e facoltà costituiscono quell’unità che è l’anima o l’uomo interno, così anche i diversi spiriti (i cui caratteri principali concordano fra di loro come le diverse capacità di uno spirito) costituiscono una società, che ha in sé l’apparenza di un grande uomo, e nella cui figura ciascuno si vede in quello stesso posto e in quelle membra visibili che sono conformi alla sua speciale funzione in un simile corpo spirituale. Tutte le società spirituali poi e l’intiero mondo di tutti questi esseri invisibili appare alla fine ancora sotto l’apparenza dell’uomo supremo.
Fantasia prodigiosa, gigantesca, che è forse lo svolgimento di una vecchia rappresentazione infantile, quando cioè nelle scuole, per venir in aiuto alla memoria, si raffigura tutta una parte del mondo sotto l’aspetto di una vergine seduta, eccetera. In quest’uomo sterminato vi è un continuo ed intimo commercio di uno spirito con tutti gli altri e di tutti con uno; e, qualunque possano essere la posizione reciproca degli esseri viventi in questo mondo o il loro cambiamento, essi hanno tuttavia nell’uomo supremo un tutt’altro posto, che non mutano mai, e che in apparenza è un luogo in uno spazio immenso, ma in realtà un determinato modo dei loro rapporti e influssi.
Io sono stanco di riprodurre qui le assurde chimere del più temerario fra i sognatori e non voglio spingermi fino alla descrizione dello stato dopo la morte. Poi ho anche altri scrupoli. Poiché, sebbene un naturalista ponga nella sua vetrina fra le sue preparazioni del mondo animale non solo quelle che sono formate secondo natura, ma anche i mostri, tuttavia egli deve stare attento di non mostrarli a chiunque né in modo troppo chiaro. Perché vi potrebbero essere fra i curiosi delle donne incinte, sulle quali tali cose potrebbero fare una brutta impressione.
E siccome fra i miei lettori ve ne potrebbero essere di quelli che in rapporto alla concezione ideale si trovino in uno stato analogo, così mi spiacerebbe se ne dovessero soffrire qualche inconveniente. Tuttavia, siccome io li ho già avvertiti fin dal principio, non ne rispondo per nulla e spero che non mi addosseranno i mostriciattoli che potrebbero nascere in questa occasione dalla loro feconda immaginazione [...]" (I. Kant, I sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica, Rizzoli, Milano 1982, pp. 156-157).
UN ARCHIVIO DELLA RAGIONE UMANA. Quanto importante e decisivo per Kant sia stato lo studio e l’interpretazione dei "sogni" di Swedenborg, forse, è possibile capirlo meglio solo riflettendo su quanto scrive anche dopo, nella “Critica della Ragion pura”, alla fine della "Dottrina trascendentale degli elementi": "non si cesserà mai di discutere, sino a che non si penetrerà entro la vera causa dell’illusione, da cui anche l’uomo più razionale può essere ingannato [...] mi è sembrato necessario indagare dettagliatamente, sino alle sue fonti prime, tutta questa costruzione - sebbene vana - della ragione speculativa [...] mi è sembrato allora consigliabile redigere dettagliatamente gli atti di questo processo, e depositarli nell’archivio della ragione umana, per prevenire futuri errori di una simile specie" (I. Kant, Critica della Ragion pura, Adelphi, Milano 1976, pp. 704-705). [...]
Federico La Sala