tag:blogger.com,1999:blog-25130386162323587142024-03-13T07:34:05.298+01:00Laicita' ControAlessandro Infinityhttp://www.blogger.com/profile/02544885199401898358noreply@blogger.comBlogger1690125tag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-59275241571851408792022-07-22T04:33:00.001+02:002022-07-22T06:34:09.370+02:00Umanesimo secolare<p> </p><h1 class="firstHeading mw-first-heading" id="firstHeading" style="border-bottom: 1px solid rgb(162, 169, 177); font-family: "Linux Libertine", Georgia, Times, serif; font-size: 1.8em; line-height: 1.3; margin: 0px 0px 0.25em; overflow: visible; padding: 0px; text-align: center;">Umanesimo secolare</h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6SD3poRWYYo7e7JhoqyojpUqXkRsAp2eX11WD_PXSLJuA7G0ohs2tl_J2Eb_XHMe_W21s6nHPPvKSdL8AxcUsmrOGgfC7QVdYxlB006PM6HU4MFDzsOOYcenuDbj_A6vq8w8NBkURnavtQmcsw_6iIN6DUHuQCG_HVgr_UrJrfuP8tOUnXkXxJPlf8Q/s940/Umanesimo%20secolare.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6SD3poRWYYo7e7JhoqyojpUqXkRsAp2eX11WD_PXSLJuA7G0ohs2tl_J2Eb_XHMe_W21s6nHPPvKSdL8AxcUsmrOGgfC7QVdYxlB006PM6HU4MFDzsOOYcenuDbj_A6vq8w8NBkURnavtQmcsw_6iIN6DUHuQCG_HVgr_UrJrfuP8tOUnXkXxJPlf8Q/w400-h335/Umanesimo%20secolare.png" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; margin: 0.5em 0px; padding: 0px;">L'<b>umanesimo secolare</b> è una <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Filosofia" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Filosofia">filosofia</a> <a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Umanismo" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Umanismo">umanista</a> che sostiene la <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ragione" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Ragione">ragione</a>, l'<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Etica" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Etica">etica</a> e la <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Giustizia">giustizia</a> e specificamente rifiuta il <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Soprannaturale" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Soprannaturale">soprannaturale</a> e <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Spiritualit%C3%A0" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Spiritualità">spirituale</a> come base per le decisioni e della riflessione morale. Come altri tipi di umanesimo, l'umanesimo secolare è una visione del mondo che si focalizza sul modo in cui gli esseri umani possono condurre vite buone, felici e funzionali. Nonostante postuli la capacità etica e morale dell'uomo, non lo considera intrinsecamente buono e neppure lo presenta come superiore o esterno alla natura. Enfatizza la sua responsabilità e le conseguenze etiche delle sue decisioni. Il concetto di <i>umanesimo secolare</i> è fondamentalmente legato all'idea che le ideologie - religiose o politiche - devono essere esaminate individualmente invece che basandosi sulla fede. Questo fa dell'umanesimo secolare una continua ricerca della verità basata soprattutto sulla scienza e la filosofia.</p><p style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; margin: 0.5em 0px; padding: 0px;">La locuzione "umanesimo secolare" fu coniata nel <a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ventesimo_secolo" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Ventesimo secolo">ventesimo secolo</a> per porre una netta distinzione dall'umanesimo religioso. Un concetto correlato è l'<i>umanesimo scientifico</i>, che il biologo <a class="mw-redirect" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_O._Wilson" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Edward O. Wilson">Edward O. Wilson</a> afferma essere "l'unica visione del mondo compatibile con la crescente conoscenza da parte della <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Scienza" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Scienza">scienza</a> del mondo reale e delle leggi naturali".</p><h2 style="background-color: white; border-bottom: 1px solid rgb(162, 169, 177); font-family: "Linux Libertine", Georgia, Times, serif; font-weight: normal; line-height: 1.3; margin: 1em 0px 0.25em; overflow: hidden; padding: 0px;"><span class="mw-headline" id="Principi">Principi</span></h2><div><span class="mw-headline"><br /></span></div></div><p style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; margin: 0.5em 0px; padding: 0px;">L'umanesimo secolare descrive la visione del mondo con i seguenti elementi e principi:</p><ul style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; list-style: url("/w/skins/Vector/resources/common/images/bullet-icon.svg?d4515") none; margin: 0.3em 0px 0px 1.6em; padding: 0px;"><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Necessità di testare le credenze</b> - Una convinzione che i dogmi, le ideologie e le tradizioni, siano esse religiose, politiche o sociali, sono da soppesare e testare da ogni individuo e non semplicemente accettati per fede.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Ragione, evidenza, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_scientifico" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Metodo scientifico">metodo scientifico</a></b> - Un impegno a usare la ragione critica, l'evidenza fattuale e i metodi scientifici di indagine, piuttosto che la fede e il misticismo, nella ricerca delle soluzioni ai problemi umani e in risposta alle importanti questioni umane.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Realizzazione, crescita, creatività</b> - Un'attenzione prioritaria alla realizzazione, la crescita e la creatività sia per l'individuo che per il genere umano in generale.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Ricerca della verità</b> - Una costante ricerca della verità oggettiva, con la consapevolezza che le nuove conoscenze ed esperienze alterano costantemente la nostra imperfetta percezione di essa.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Questa vita</b> - L'attenzione per questa vita e l'impegno a renderla significativa attraverso una migliore conoscenza di se stessi, della storia, dei raggiungimenti intellettuali e artistici e delle prospettive di coloro che differiscono da noi.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Etica_secolare#Etica_umanista" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Etica secolare">Etica</a></b> - La ricerca di principi individuali, politici e sociali di condotta etica, giudicandoli per la loro abilità di migliorare l'essere umano e la responsabilità individuale.</li><li style="margin: 0px 0px 0.1em; padding: 0px;"><b>Costruire un mondo migliore</b> - La convinzione che la ragione, lo scambio aperto di idee, la buona volontà e la tolleranza portino al progresso tramite la costruzione di un mondo migliore per noi stessi e i nostri figli.</li></ul><p style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 14px; margin: 0.5em 0px; padding: 0px;"><a class="new" href="https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Una_dichiarazione_umanista_secolare&action=edit&redlink=1" style="background: none; color: #ba0000; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Una dichiarazione umanista secolare (la pagina non esiste)">Una dichiarazione umanista secolare</a> fu redatta nel 1980 dal Consiglio per l'Umanesimo Democratico e Secolare (CODESH), ora <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Center_for_Inquiry" style="background: none; color: #0645ad; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Center for Inquiry">Consiglio per l'Umanesimo Secolare</a> (CSH). Delinea dieci ideali: libertà di ricerca, opposta alla censura e all'opposizione della fede; separazione di Stato e Chiesa; l'ideale di libertà dal controllo religioso e dal controllo sciovinista del governo; etica basata sull'intelligenza critica piuttosto che sulle credenze religiose; educazione morale; scetticismo religioso; ragione; convinzione che la scienza e la tecnologia sono i modi migliori per capire il mondo; evoluzione; educazione come metodo essenziale per costruire società umane, libere e democratiche.</p><h2 style="background-color: white; border-bottom: 1px solid rgb(162, 169, 177); font-family: "Linux Libertine", Georgia, Times, serif; font-weight: normal; line-height: 1.3; margin: 1em 0px 0.25em; overflow: hidden; padding: 0px;"><span class="mw-headline" id="Storia">Storia</span></h2><div>Il termine secolarismo è stato coniato nel 1851 da George Jacob Holyoake per descrivere "una forma di opinione che riguarda soltanto questioni testabili attraverso l'esperienza di questa vita". Una volta un convinto owenista, Holyoake venne fortemente influenzato da Auguste Comte, fondatore del positivismo e della sociologia moderna. Comte credeva che la storia umana progredisse secondo "la legge dei tre stadi": da 'teologico' a 'metafisico' fino ad arrivare ad una società pienamente razionale nello stadio 'positivista'. Più tardi Comte tentò di introdurre una 'religione dell'umanità' alla luce di crescenti sentimenti anti-religiosi e di malessere sociale nella Francia rivoluzionaria. Questa 'religione' avrebbe dovuto adempiere il ruolo funzionale, di coesione precedentemente adempiuto dalla religione sovrannaturale. Mentre il movimento religioso di Comte non ebbe successo, la filosofia positivista della scienza giocò un ruolo maggiore nella proliferazione di organizzazioni secolari nel secolo XIX.</div><div><span style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 12.88px;"><br /></span></div><div><span style="background-color: white; color: #202122; font-family: sans-serif; font-size: 12.88px;">Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.</span></div><div><span style="background-color: white; font-size: 12.88px;"><span style="color: #202122; font-family: sans-serif;">https://it.wikipedia.org/wiki/Umanesimo_secolare#cite_note-1</span></span></div>Alessandro Infinityhttp://www.blogger.com/profile/02544885199401898358noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-5257905804155829192022-07-22T03:12:00.001+02:002022-07-22T06:32:35.359+02:00Nobel Negati.<h2 style="text-align: center;"><b><span style="font-size: large;"> </span><span style="font-size: x-large;">Nobel Negati.</span></b></h2><p>Tratto da:<b><span style="font-size: medium;"> Scienziate del Novecento - La ricerca nell'ombra</span></b> di Sara Sesti.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqwLiGu81rFkK9vWiD9_NC2z-usFP_8mu3NVPkHlfHNVk5sryvGjYh4zOxUJW1HP30PuyL718SQMrtT6XyGxdXekyt7rHuR0rZsHg6_lA8f16QcDb-BEI28duNhtJef45PGdoOVsCVo8fnPghgnCdiPdSyHNL1hZAB6LFMXx6b790secFHfuSeacuyag/s940/Nobel%20Negati%20(2).png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="788" data-original-width="940" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqwLiGu81rFkK9vWiD9_NC2z-usFP_8mu3NVPkHlfHNVk5sryvGjYh4zOxUJW1HP30PuyL718SQMrtT6XyGxdXekyt7rHuR0rZsHg6_lA8f16QcDb-BEI28duNhtJef45PGdoOVsCVo8fnPghgnCdiPdSyHNL1hZAB6LFMXx6b790secFHfuSeacuyag/w400-h335/Nobel%20Negati%20(2).png" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p align="left" style="background-color: #eaeaff; margin: 0px; padding: 0px;"><span class="Stile3" style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">Nel 1867<span class="Stile13" style="color: #cc0000;"> l'École Polytecnique di Zurigo</span> aprì le sue porte alle studentesse: per la prima volta, dopo secoli di ostracismo, le donne avevano accesso allo studio delle materie scientifiche all'interno di un ateneo. A distanza di quasi centocinquant'anni, e in un quadro di riferimento molto diverso, il rapporto fra donne e scienza continua a presentare forti chiaroscuri: a tutt'oggi le scienziate insignite del Nobel sono infatti appena undici e il numero di donne che rivestono ruoli di rilievo nella ricerca rimane esiguo, malgrado gli ottimi risultati delle studentesse nelle facoltà scientifiche e la consistente presenza femminile in molti laboratori.<br /><br />Apparentemente bizzarra, la definizione di<a href="http://www.universitadelledonne.it/nobel%20negati.htm" style="color: #cc0000; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;"><span class="Stile9" style="font-weight: bold;"> «<em>Nobel negati</em>» </span></a>fa riferimento ad alcune scienziate che, pur avendo preso parte a progetti premiati con il celebre riconoscimento, furono penalizzate rispetto ai loro colleghi: <span class="Stile14">la cristallografa <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Rosalind Franklin</span>, la biologa <span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><strong>Nettie Marie Stevens</strong>,</span> l'astronoma<span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;"> Annie Jump Cannon</span>, l'astrofisica <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Jocelyn Bell-Burnell </span>e le fisiche <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Lise Meitner</span> e <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Chien-Shiung Wu</span>. Tra di esse una soltanto è ancora in vita: l'astrofisica irlandese <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Jocelyn Bell-Burnell</span> (1943), che scoprì le stelle pulsar nel 1967 quando aveva ventiquattro anni.</span><br /><br />Studentessa a Cambridge, le fu assegnata come tesi una ricerca sui quasar. Durante le sue osservazioni scoprì sui diagrammi dei picchi inaspettati che comparivano periodicamente. Determinante per la scoperta delle pulsar fu il fatto che la giovane non trascurò queste «irregolarità», registrando puntigliosamente le apparizioni ripetute. La sorgente – chiamata all'inizio LGM, <em>Little Green Man (omino verde),</em> quasi si trattasse di un segnale «extraterrestre» – venne poi identificata come una stella di neutroni rotante ad altissima velocità, la prima pulsar appunto, e nel febbraio del 1968 la scoperta venne pubblicata su «Nature». Ma nel 1974 fu solo Anthony Hewish, relatore della tesi, a ricevere il Nobel per la fisica con Martin Ryle «per il ruolo decisivo svolto nella scoperta delle pulsar». Una ingiustizia mai sottolineata dalla stessa Bell-Burnell, ma cui cercò di rimediare l'Istituto Franklin di Philadelphia, che assegnò la medaglia «Albert A. Michelson» a Anthony Hewish e a Jocelyn Bell-Burnell «per uguale impegno».<br /><br />Fra le vicende delle scienziate cui il Nobel è stato negato, emblematica è quella della fisica <span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><strong>Lise Meitner </strong></span>(1878 -1968)<strong>,</strong> austriaca di origine ebrea, che insieme ai chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann scoprì la fissione nucleare sul finire degli anni Trenta. Siccome Otto Hahn riteneva ancora azzardato esporre pubblicamente la teoria, fu Lise Meitner a scrivere su «Nature» una delle lettere più celebri della storia della scienza, datata dicembre 1938. Negli anni successivi la scienziata, fuggita dalla Germania nazista e rifugiata in Svezia, rifiutò di andare negli Stati Uniti a lavorare al <em>Progetto Manhattan</em>, il programma di Fermi per l'ideazione e la costruzione delle prime armi atomiche. Otto Hahn invece partecipò al progetto, fallito, di costruirne una tedesca e dopo la guerra ricevette il premio Nobel, che fu invece negato a Lise Meitner.<br /><br />Altrettanto significativa è la sorte della chimica <span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><strong>Rosalind Franklin</strong></span> (1920 – 1958) , che fornì le prove sperimentali della struttura del Dna. Per questa scoperta ricevettero il Nobel nel '62 solo James Watson, Francis Crick e Maurice Wilkins, che realizzarono il modello a doppia elica, reso possibile in realtà grazie alla famosa «foto 51», scattata dalla Franklin e sottratta dal suo laboratorio. La verità fu rivelata nel 1968 dallo stesso Watson nel libro <em>“La doppia elica”,</em> quando la ricercatrice era morta.<br /><br /><span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><strong>Chien-Shiung Wu</strong></span> (1912 – 1997) fu invece una delle 85 donne ricercatrici che parteciparono al Progetto Manhattan. Il risultato più importante della sua ricerca fu la dimostrazione, mediante un esperimento da lei stessa sviluppato, che il "<em>principio di parità</em>" fino ad allora ritenuto intoccabile non è sempre valido in campo subatomico. Per questa scoperta il Nobel andò solo nel 1957 ai suoi colleghi Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang. In ambito scientifico si discusse molto se anche Chien-Shiung Wu avesse meritato il prestigioso premio: la decisione di escluderla si basava probabilmente sul fatto che la fisica teorica veniva tradizionalmente considerata più importante della fisica sperimentale, anche se in questo caso la sperimentazione costituiva l’aspetto fondamentale della scoperta.<br /></span><span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><br /><span class="Stile3" style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;"><strong>Nettie Maria Stevens</strong></span></span><span class="Stile3" style="font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;"> (1861-1912) fu una delle prime scienziate a farsi un nome nel campo della biologia. Nel 1905 ricevette il premio "<em>Ellen Richards</em>" e nello stesso anno pubblicò una ricerca che avrebbe rivoluzionato le conoscenze biologiche sulla determinazione ereditaria del sesso attraverso i cromosomi, ponendo le basi teoriche e metodologiche su cui si fondò nel 1910 il famoso laboratorio delle mosche drosofile, diretto da T. H. Morgan, che ricevette il premio Nobel di genetica nel 1933.</span></p><p align="left" class="Stile3" style="background-color: #eaeaff; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;"><span class="Stile13" style="color: #cc0000;"><strong>Annie Jump Cannon</strong></span> (1863 -1941) prima donna Direttore della American Astronomical Society presso l'osservatorio dell'Università Harvard a Cambridge, Massachusetts. Fece parte del gruppo di sole ricercatrici di Edward Pickering, soprannominato “<em>l‘harem di Pickering”.</em>. Convinto che la mente femminile fosse particolarmente adatta a lavori ripetitivi quali la catalogazione o i calcoli complicati, Pickering durante la sua direzione, impegnò 45 scienziate a ordinare, dividere, catalogare e classificare il materiale che i colleghi maschi raccoglievano ai telescopi. La Cannon cominciò a classificare e catalogare le stelle attraverso lo spettro stellare, usando una procedura del tutto personale, basata sulla ‘arbitraria’ suddivisione delle stelle in classi spettrali O, B, A, F, G, K, M, e così via. La frase: “<em>Oh, Be A Fine Girl, Kiss Me!” </em>divenne celebre ed è tutt’ora in uso, utilizzata da generazioni di astronomi per imparare la classificazione spettrale delle stelle. L’astronoma scoprì 300 stelle variabili, cinque novae e una nova nana. E’ ricordata anche per la sua lunga ricerca che produsse uno dei più importanti cataloghi stellari dell’800 - finanziata dalla miliardaria Ruth Draper - durante la quale analizzò e catalogò circa 500 mila spettri solari, a un ritmo di tre stelle al minuto. Ne teorizzò le differenze, gettando così le basi dello studio dell’evoluzione delle stelle. Ritenuta fin dal 1911 la più grande esperta vivente in spettroscopia, divenne professore di astronomia ad Harvard solo nel 1938 all'età di 75 anni.</p><p align="left" class="Stile3" style="background-color: #eaeaff; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;">Se la sfortuna di scienziate come <span class="Stile9" style="color: #cc0000; font-weight: bold;">Rosalynd Franklin </span>si può ricollegare al fatto che all'epoca della loro attività la presenza femminile nei laboratori era fortemente penalizzata (spesso le donne non erano ammesse alle mense e alle sale comuni, nei luoghi cioè dove avveniva lo scambio di informazioni tra scienziati), studi recenti hanno rilevato come forme sottili di discriminazione resistano anche oggi. Un'indagine condotta con rigore statistico nel '97 dalle svedesi Christine Wenneras e Agnes Wold e pubblicata su «Nature» ha dimostrato che per ottenere promozioni pari a quelle di un ricercatore, una ricercatrice deve dimostrarsi 2,5 volte più brava.</p><p align="left" class="Stile3" style="background-color: #eaeaff; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;"><span class="Stile3">Rispetto al mancato riconoscimento dei <strong>“Nobel negati”</strong>, però mi ha sempre meravigliato il fatto che nessuna abbia mai protestato pubblicamente per il torto subito, per essere stata esclusa da un premio così prestigioso conferito, invece, a quelli con cui aveva lavorato fianco a fianco, nel migliore dei casi. Mi sono chiesta come interpretare quel silenzio. Se sia dovuto all’ambivalenza verso il riconoscimento esterno dei propri meriti: da un parte si desidera la visibilità di una ricompensa, dall’altra vi si rinuncia perché ci si accontenta di aver realizzato bene un progetto. Oppure se, come afferma <strong>Jocelyn Bell-Burnell</strong> - <a href="http://www.universitadelledonne.it/bell-burnell.htm" style="color: #cc0000; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;">in un'’intervista a Tuttoscienze del 14 marzo 2007</a>- con riferimento alla sua esperienza personale, quello che conta di più per le donne è l’autostima e il fatto di portare avanti comunque le proprie passioni. <em>«Non ho vinto il Nobel, è vero. In compenso ho avuto tanti altri premi e in fondo è stato molto più divertente: il Nobel significa una settimana davvero fantastica a Stoccolma e poi più niente, perché nessuno osa dare un riconoscimento a qualcuno che è salito così in alto».</em></span></p></div><p align="center" class="Stile8" style="background-color: #eaeaff; color: #cc0000; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"> </p><p align="center" class="Stile6" style="background-color: #eaeaff; color: #cc0000; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;">Per approfondire: Sara Sesti e Liliana Moro, <em><a class="Stile13" href="http://www.universitadelledonne.it/70%20biograf.htm" style="color: #cc0000; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;"><strong>"Scienziate nel tempo. 70 biografie"</strong></a> </em></p><p align="center" class="Stile6" style="background-color: #eaeaff; color: #cc0000; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;">edizioni LUD-Milano, 2010</p><p align="center" class="Stile6" style="background-color: #eaeaff; color: #cc0000; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="text-align: -webkit-left;">Versione completa dell'articolo pubblicato su </span><strong style="text-align: -webkit-left;"><em>il Manifesto</em></strong><span style="text-align: -webkit-left;">, 18 marzo 2007</span></p><p><br /></p>Alessandro Infinityhttp://www.blogger.com/profile/02544885199401898358noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-72586246751183919302022-07-17T02:19:00.015+02:002022-07-22T06:30:23.073+02:00Prime immagini dal telescopio spaziale James Webb<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrO-1x3FKGqRVq4NJsZb9YpYpzUBiIdE5NGNYGVrY9D1Njht4KYSPSgwELbLtrpMfq1T__FDXgSQUiSaNR0YQaEaZCU2cD0ncNOpeGMnSGUlCUwhOpSS1MEjfsYQmAgZsHAF51eqh6M-w9xdU-woxKOKeMZToxyZsRa4iipQwoC0LqbbJdylvQbb0r8g/s1920/main_image_exoplanet_wasp.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1292" data-original-width="1920" height="134" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrO-1x3FKGqRVq4NJsZb9YpYpzUBiIdE5NGNYGVrY9D1Njht4KYSPSgwELbLtrpMfq1T__FDXgSQUiSaNR0YQaEaZCU2cD0ncNOpeGMnSGUlCUwhOpSS1MEjfsYQmAgZsHAF51eqh6M-w9xdU-woxKOKeMZToxyZsRa4iipQwoC0LqbbJdylvQbb0r8g/w200-h134/main_image_exoplanet_wasp.jpg" width="200" /></a></div><h1 style="box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Titillium Web", "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 36px; font-weight: 500; line-height: 1.1; margin: 20px 0px 10px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Prime immagini dal telescopio spaziale James Webb</span></h1><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: start;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">L'alba di una nuova era per l'astronomia è iniziata quando il mondo ha dato un primo sguardo alle piene capacità del telescopio spaziale James Webb della NASA, una partnership con ESA (Agenzia spaziale europea) e CSA (Agenzia spaziale canadese). </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Le prime immagini a colori e i dati spettroscopici del telescopio sono stati rilasciati durante una trasmissione televisiva alle 10:30 EDT (14:30 UTC) di martedì 12 luglio 2022 dal Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, nel Maryland. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Questi obiettivi elencati di seguito rappresentano la prima ondata di immagini e spettri scientifici a colori raccolti dall'osservatorio e l'inizio ufficiale delle operazioni scientifiche generali di Webb. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Sono stati selezionati da un comitato internazionale di rappresentanti di NASA, ESA, CSA e Space Telescope Science Institute.</span></span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: start;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Queste prime immagini dal telescopio spaziale più grande e potente del mondo mostrano Webb al massimo della sua potenza, pronto per iniziare la sua missione per </span><a href="https://science.nasa.gov/astrophysics/first-science-images-packet" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;">svelare l'universo dell'infrarosso</a><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">.</span></p><p style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: start;"><b><span style="font-size: medium;">Nebulosa Carina.</span></b></p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs6ZsHcnq5rJ_ewjRaVyIDtxE5QeRygP0ZJaKSHUbMec9zuHUTMKz_Vg6x_VwmFLWfFocoWmdAa-ybYrY7fIu-wkMvB2ywfKp0DB4NCTcjtYfDjli08U5iVgqayb-Tyz6z-HrAKiavkguTSWMikEchqyC9-KH2thvrxUk4NvRNVONHLCI8hWqvtdTTAA/s3600/main_image_star-forming_region_carina_nircam_final-5mb.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2085" data-original-width="3600" height="342" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs6ZsHcnq5rJ_ewjRaVyIDtxE5QeRygP0ZJaKSHUbMec9zuHUTMKz_Vg6x_VwmFLWfFocoWmdAa-ybYrY7fIu-wkMvB2ywfKp0DB4NCTcjtYfDjli08U5iVgqayb-Tyz6z-HrAKiavkguTSWMikEchqyC9-KH2thvrxUk4NvRNVONHLCI8hWqvtdTTAA/w615-h342/main_image_star-forming_region_carina_nircam_final-5mb.jpg" width="615" /></a></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Crediti: NASA, ESA, CSA e STScI</span></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2022/nasa-s-webb-reveals-cosmic-cliffs-glittering-landscape-of-star-birth" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Visualizza una versione più grande di questa immagine</span></a></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; margin: 0px; padding: 0px;"><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Questo paesaggio di "montagne" e "valli" punteggiato di stelle scintillanti è in realtà il confine di una vicina, giovane regione di formazione stellare chiamata NGC 3324 nella Nebulosa Carina. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Catturata alla luce infrarossa dal nuovo telescopio spaziale James Webb della NASA, questa immagine rivela per la prima volta aree precedentemente invisibili di nascita delle stelle.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Chiamate le scogliere cosmiche, l'immagine apparentemente tridimensionale di Webb sembra montagne scoscese in una sera illuminata dalla luna. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">In realtà, è il bordo della gigantesca cavità gassosa all'interno di NGC 3324 e i "picchi" più alti in questa immagine sono alti circa 7 anni luce. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">L'area cavernosa è stata scavata dalla nebulosa dall'intensa radiazione ultravioletta e dai venti stellari di giovani stelle estremamente massicce, calde, situate al centro della bolla, sopra l'area mostrata in questa immagine.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium; vertical-align: inherit;"><b> Nebulosa dell'Anello Meridionale</b></span></span></p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6IkvAGMn-7wNrHe4g_UCaZ2k2FeI5qMUdMoVqpuNFU-RRvBH7TdGZT76ah7w4nc1HqmlCzhTLTR6Ry6lmR5Cbfww_ft1SYzkOfm2moY2_fD2GcPTlDDApaEWDxwn6aTPtsQqdJ6hRpKo4-Rqxaj9NFoHLxtPcVh94R_r0AQFj4WGLvSnfwiBPH8gOhA/s5300/main_image_stellar_death_s_ring_miri_nircam_sidebyside-5mb.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2460" data-original-width="5300" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6IkvAGMn-7wNrHe4g_UCaZ2k2FeI5qMUdMoVqpuNFU-RRvBH7TdGZT76ah7w4nc1HqmlCzhTLTR6Ry6lmR5Cbfww_ft1SYzkOfm2moY2_fD2GcPTlDDApaEWDxwn6aTPtsQqdJ6hRpKo4-Rqxaj9NFoHLxtPcVh94R_r0AQFj4WGLvSnfwiBPH8gOhA/w609-h301/main_image_stellar_death_s_ring_miri_nircam_sidebyside-5mb.jpg" width="609" /></a></div><div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Credits: NASA, ESA, CSA, and STScI</div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2022/nasa-s-webb-captures-dying-star-s-final-performance-in-fine-detail" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px;">View larger version of this image</a></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-color: white; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; color: #333333; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; margin: 0px; padding: 0px;"><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Alcune stelle salvano il meglio per ultimo.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">La stella più fioca al centro di questa scena ha emesso anelli di gas e polvere per migliaia di anni in tutte le direzioni e il telescopio spaziale James Webb della NASA ha rivelato per la prima volta che questa stella è ammantata di polvere.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Due telecamere a bordo di Webb hanno catturato l'ultima immagine di questa nebulosa planetaria, catalogata come NGC 3132 e conosciuta informalmente come la Nebulosa dell'Anello Meridionale. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Dista circa 2.500 anni luce.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Webb consentirà agli astronomi di approfondire molti più dettagli sulle nebulose planetarie come questa: nubi di gas e polvere espulse dalle stelle morenti. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Capire quali molecole sono presenti e dove si trovano nei gusci di gas e polvere aiuterà i ricercatori ad affinare la loro conoscenza di questi oggetti.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><b><span style="font-size: medium;">Stephan's Quintet</span></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijjCn5ZW1lsmIjWfhuPCsKThF3dA0piEMWvOSRISeKMlXmgzBEZolMCaQtmD0ONwRt5HU0JdccMaUHRn5bRLJU0AzsxWMoIOJSNm1TxfvRHWPDo7X9F9YPzqD7jLLM-KGZ3x6lgu5lJZ6HZOirQazz29Lh4NHR18chhYdpWc9_n-lHx0lCvOvoYUM3AA/s3500/main_image_galaxies_stephans_quintet_sq_nircam_miri_final-5mb.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3355" data-original-width="3500" height="548" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijjCn5ZW1lsmIjWfhuPCsKThF3dA0piEMWvOSRISeKMlXmgzBEZolMCaQtmD0ONwRt5HU0JdccMaUHRn5bRLJU0AzsxWMoIOJSNm1TxfvRHWPDo7X9F9YPzqD7jLLM-KGZ3x6lgu5lJZ6HZOirQazz29Lh4NHR18chhYdpWc9_n-lHx0lCvOvoYUM3AA/w610-h548/main_image_galaxies_stephans_quintet_sq_nircam_miri_final-5mb.jpg" width="610" /></a><span style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"></span></span></div><p></p><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;">Credits: NASA, ESA, CSA, and STScI</div><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"></span></span></p><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2022/nasa-s-webb-sheds-light-on-galaxy-evolution-black-holes" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px;">View larger version of this image</a></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px;"><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Stephan's Quintet, un raggruppamento visivo di cinque galassie, è noto soprattutto per essere stato protagonista del film classico delle vacanze, "It's a Wonderful Life". </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Oggi, il telescopio spaziale James Webb della NASA rivela il Quintetto di Stephan sotto una nuova luce. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Questo enorme mosaico è l'immagine più grande di Webb fino ad oggi, coprendo circa un quinto del diametro della Luna. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Contiene oltre 150 milioni di pixel ed è composto da quasi 1.000 file immagine separati. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Le informazioni di Webb forniscono nuove informazioni su come le interazioni galattiche potrebbero aver guidato l'evoluzione delle galassie nell'universo primordiale.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Con la sua potente visione a infrarossi e una risoluzione spaziale estremamente elevata, Webb mostra dettagli mai visti prima in questo gruppo di galassie. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Ammassi scintillanti di milioni di giovani stelle e regioni stellari di nuove nascite di stelle abbelliscono l'immagine. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Le ampie code di gas, polvere e stelle vengono estratte da molte delle galassie a causa delle interazioni gravitazionali. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Più drammaticamente, Webb cattura enormi onde d'urto mentre una delle galassie, NGC 7318B, si schianta attraverso l'ammasso.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><b><span style="font-size: medium;">WASP-96-b</span></b></p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgcG5v_SrD0M2jcOUhmctQFBLX5oq5kVLi_6l_zAPpozkZ7U145-VRRvXWLYTuQmEPrY1W7R9oNcfuK6ApgIMf9tXw2PJz3f2VxbyO-jN_o25jMtUp3eXUUPNpF0_W1rKI7b2sg1-F5VHmGDBUvuIZaA_FmoUYbM86Xs7NW_4VPUpTUZJVIjwS0JW5EQ/s1920/main_image_exoplanet_wasp.jpg" style="font-size: 15.4px; font-weight: 600; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="1292" data-original-width="1920" height="397" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgcG5v_SrD0M2jcOUhmctQFBLX5oq5kVLi_6l_zAPpozkZ7U145-VRRvXWLYTuQmEPrY1W7R9oNcfuK6ApgIMf9tXw2PJz3f2VxbyO-jN_o25jMtUp3eXUUPNpF0_W1rKI7b2sg1-F5VHmGDBUvuIZaA_FmoUYbM86Xs7NW_4VPUpTUZJVIjwS0JW5EQ/w593-h397/main_image_exoplanet_wasp.jpg" width="593" /></a><p></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold;">Credits: NASA, ESA, CSA, and STScI</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2022/nasa-s-webb-reveals-steamy-atmosphere-of-distant-planet-in-detail" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">View larger version of this image</a></p><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><br /></div><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; vertical-align: inherit;">Il telescopio spaziale James Webb della NASA ha catturato la firma distintiva dell'acqua, insieme a prove di nuvole e foschia, nell'atmosfera che circonda un pianeta gigante gassoso caldo e gonfio in orbita attorno a una stella lontana simile al Sole.</span><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">L'osservazione, che rivela la presenza di specifiche molecole di gas in base a minuscole diminuzioni della luminosità di precisi colori della luce, è la più dettagliata del suo genere fino ad oggi, dimostrando la capacità senza precedenti di Webb di analizzare atmosfere distanti centinaia di anni luce.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Mentre il telescopio spaziale Hubble ha analizzato numerose atmosfere di esopianeti negli ultimi due decenni, catturando il primo chiaro rilevamento dell'acqua nel 2013, l'osservazione immediata e più dettagliata di Webb segna un gigantesco balzo in avanti nella ricerca per caratterizzare pianeti potenzialmente abitabili oltre la Terra.</span></p><p style="box-sizing: border-box; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium; vertical-align: inherit;"><b>SMACS 0723</b></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Eedl6ci2ZRzgNEyNZNP1MzIfsNcjHZ1XEZQMSt2SJE0wd7s_pOZXjggktF53Yc6NANTngtzbVOzhBzOQJ-hkm0VsCYhw8WFOhyGW4lubqByBk0l6mQh5e9VdGwiUdFP8udUC7Rc_xakwnhc1Tp-Os1qzI-5GrOVF98gEYGlIhHg2Fhj3G21b_Wyceg/s1062/main_image_deep_field_smacs0723-5mb.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1062" data-original-width="1041" height="653" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Eedl6ci2ZRzgNEyNZNP1MzIfsNcjHZ1XEZQMSt2SJE0wd7s_pOZXjggktF53Yc6NANTngtzbVOzhBzOQJ-hkm0VsCYhw8WFOhyGW4lubqByBk0l6mQh5e9VdGwiUdFP8udUC7Rc_xakwnhc1Tp-Os1qzI-5GrOVF98gEYGlIhHg2Fhj3G21b_Wyceg/w601-h653/main_image_deep_field_smacs0723-5mb.jpg" width="601" /></a></div><br /><p></p><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></div><div class="credits" style="box-sizing: border-box; font-size: 11px; font-style: italic; font-weight: bold; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Crediti: NASA, ESA, CSA e STScI</span></div><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"></span></p><div class="link" style="background-attachment: inherit; background-clip: inherit; background-image: inherit; background-origin: inherit; background-position: inherit; background-repeat: inherit; background-size: inherit; box-sizing: border-box; font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;"><a href="https://www.nasa.gov/image-feature/goddard/2022/nasa-s-webb-delivers-deepest-infrared-image-of-universe-yet" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Visualizza una versione più grande di questa immagine</span></a></div><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><br /></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Il telescopio spaziale James Webb della NASA ha prodotto l'immagine infrarossa più profonda e nitida dell'universo lontano fino ad oggi. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Conosciuto come il primo campo profondo di Webb, questa immagine dell'ammasso di galassie SMACS 0723 è ricca di dettagli.</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Migliaia di galassie, inclusi gli oggetti più deboli mai osservati nell'infrarosso, sono apparse per la prima volta alla vista di Webb. </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Questa fetta del vasto universo copre una porzione di cielo grande all'incirca come un granello di sabbia tenuto a distanza di un braccio da qualcuno a terra.</span></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"></span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Il presidente Joe Biden ha svelato questa immagine </span><a href="https://images.nasa.gov/details-White%20House%20Briefing%20to%20Unveil%20Imagery%20from%20James%20Webb%20Space%20Telescope%20July%2011%202022" style="background: transparent; box-sizing: border-box; color: #317ab9; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;">durante un evento alla Casa Bianca lunedì 11 luglio</a><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"> .</span></p><p style="box-sizing: border-box; font-size: 15.4px; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; word-break: break-word;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;"><a class="logo" href="https://www.nasa.gov/" style="background: rgb(0, 0, 0); box-sizing: border-box; color: #317ab9; float: left; font-family: "Titillium Web", "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration-line: none;" title="Pagina iniziale"><img alt="Nasa" src="https://www.nasa.gov/sites/all/themes/custom/nasatwo/images/nasa-logo.svg" style="border: 0px; box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: middle; width: 80px;" /></a></span></p><div id="status" style="background-color: black; box-sizing: border-box; clear: none; font-family: "Titillium Web", "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.2em; margin: 1em 0px; padding: 0px;"><span face=""Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="box-sizing: border-box; color: white; display: block; font-size: 0.95em; font-weight: 600; margin: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Amministrazione Nazionale dell'Aeronautica e dello Spazio degli Stati Uniti D'America.</span></span><span face=""Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="box-sizing: border-box; color: white; display: block; font-size: 0.95em; font-weight: 600; margin: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Ultimo aggiornamento della pagina: </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">12 luglio 2022</span></span><span face=""Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="box-sizing: border-box; color: white; display: block; font-size: 0.95em; font-weight: 600; margin: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Editor di pagine: </span><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Brian Dunbar</span></span><span face=""Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif" style="box-sizing: border-box; color: white; display: block; font-size: 0.95em; font-weight: 600; margin: 0px;"><span style="box-sizing: border-box; vertical-align: inherit;">Ufficiale della NASA: Brian Dunbar</span></span></div></div></div></div><p></p></div>Alessandro Infinityhttp://www.blogger.com/profile/02544885199401898358noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-88597357524316118302014-06-01T13:30:00.004+02:002014-06-01T13:35:24.101+02:00Teoria del Tutto, un nuovo capitoloIl fisico David Deutsch propone una riformulazione della sua “theory of everything”, utilizzando come nuovo ingrediente la teoria dell’informazione. Con l’obiettivo di unificare fisica classica e fisica quantistica attraverso un sistema di meta-leggi che regolano il mondo<br />
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di <a href="http://www.media.inaf.it/author/bonelli/" title="Posts by Giulia Bonelli">Giulia Bonelli</a><br />
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<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_47906" style="width: 271px;">
<img alt="Sherlock Holmes in un'illustrazione del 1904 di Sidney Paget. Crediti: Wikimedia Commons" class="size-medium wp-image-47906" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/Sherlock_Holmes_Portrait_Paget-261x340.jpg" height="340" width="261" /><br />
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Sherlock Holmes in un’illustrazione del 1904 di Sidney Paget. Crediti: Wikimedia Commons</div>
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“Una volta eliminato l’impossibile, tutto ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità”. Lo dice il più famoso investigatore di tutti i tempi, il personaggio nato dalla penna dello scozzese Sir Arthur Conan Doyle. Scrittore che, guarda caso, era anche scienziato: ed è proprio questa frase di <strong>Sherlock Holmes</strong> ad avere ispirato una delle teorie fisiche forse più ambiziose degli ultimi tempi.<br />
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Già la cornice in cui si inserisce parla chiaro: <strong>Teoria del Tutto</strong>. Ovvero, quella famiglia di proposte – prolificate a cavallo tra il nostro secolo e lo scorso – di unificare tutti i fenomeni fisici conosciuti. In un’unica, semplice, elegante formulazione matematica. Ne abbiamo parlato <a href="http://www.media.inaf.it/2014/05/23/buchi-neri-superstringhe-e-gravita/">pochi giorni fa</a>, a proposito di un tentativo di conciliare le due “grandi rivali”, fisica classica e fisica quantistica, attraverso la teoria delle superstringhe.<br />
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Ma quella che affrontiamo oggi è un’ipotesi se possibile ancora più grandiosa: perché aspira ad arrivare proprio all’eterno oggetto di ricerca di Sherlock Holmes, “la verità”. Come lui, eliminando l’impossibile e ammettendo ciò che invece sembra assolutamente improbabile.<br />
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L’ideatore di questo approccio è <strong>David Deutsch</strong>, fisico dell’Università di Oxford. Che ha formulato per la prima volta la sua <em>Theory of Everything</em> (da cui l’acronimo <strong>TOE</strong>) nel 2012, con l’obiettivo di mettere insieme tutte le leggi fisiche attraverso un insieme di meta-leggi. Un livello teorico per così dire superiore, in grado di descrivere ciò che nell’Universo può accadere e ciò che invece è proibito.</div>
<div class="entry-content">
Si tratta di un principio che Deutsch stesso ha chiamato <em>Constructor Theory</em>: letteralmente, “Teoria del Costruttore”, basata sull’idea che tutto il mondo fisico sia costruito a partire da un insieme di leggi fondamentali.<br />
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Ora il ricercatore ha compiuto un passo ulteriore per dare stabilità alla sua “tuttologia”. In un <a href="http://arxiv.org/abs/1405.5563">articolo</a> uscito in anteprima sul server <em>arXiv</em>, Deutsch firma insieme alla fisica italiana <strong>Chiara Marletto</strong> una nuova formulazione della sua teoria, adesso chiamata <em>Constructor Theory of Information</em>. Trovando proprio nell’informazione – intesa nella sua accezione fisica di quantificazione di dati – la chiave per un linguaggio universale.<br />
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<div class="wp-caption alignright" id="attachment_47908" style="width: 338px;">
<img alt="Il satellite artificiale Skylab, una delle applicazioni della teoria dell'informazione. Crediti: Wikimedia Commons" class="size-medium wp-image-47908" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/640px-Skylab_and_Earth_Limb_-_GPN-2000-001055-328x340.jpg" height="340" width="328" /><br />
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Il satellite artificiale Skylab, una delle applicazioni della teoria dell’informazione. Crediti: Wikimedia Commons</div>
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Come? Attraverso l’unificazione delle due teorie attualmente in voga per descrivere il processo di elaborazione dell’informazione, quella che utilizza sistemi macroscopici e quella che utilizza sistemi subatomici.<br />
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<div class="entry-content">
Ed ecco che siamo sempre qui: la dicotomia tra fisica classica e fisica quantistica. Se parliamo di teoria dell’informazione, l’approccio classico si rifà al modello sviluppato negli anni ’40 dal matematico e crittografo <strong>Claude Shannon</strong>, secondo cui tutti i dati possono potenzialmente essere codificati tramite canali trasmettitori (per intenderci, la nostra fibra ottica). L’approccio quantistico approda invece al mondo dei cosiddetti <strong>computer quantistici</strong>, che in linea di principio dovrebbero essere in grado di sfruttare le caratteristiche del regno subatomico per moltiplicare esponenzialmente la loro capacità di trasmettere dati. Entrambe le teorie hanno le loro debolezze; ma il punto è che sono assolutamente inconciliabili tra loro. O l’una o l’altra, non si scappa.<br />
<br /></div>
<div class="entry-content">
Questo è proprio l’aspetto che Deutsch vuole cambiare. In base alla sua <em>Constructor Theory</em>, i componenti ultimi della realtà sono entità – i “costruttori”, appunto – che si comportano in base a una serie di leggi che stabiliscono esattamente ciò che nel mondo fisico è consentito. Proprio come, ad esempio, un bollitore stabilisce le condizioni a cui l’acqua può riscaldarsi e bollire.<br />
<br /></div>
<div class="entry-content">
“In <em>Constructor Theory</em> le teorie fisiche si esprimono in termini di trasformazioni, chiamate con il termine tecnico <em>tasks</em>” spiega a <em>Media INAF </em><strong>Chiara Marletto</strong>, co-autrice dello studio. “In particolare, indicano quali trasformazioni sono possibili, quali impossibili e per quale motivo. Quindi invece di esprimere ciò che accade, date certe condizioni iniziali, esprime ciò che può/non può accadere, date le nostre leggi della fisica”.<br />
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La ricerca di Deutsch e Marletto, finanziata all’Università di Oxford dalla <span style="color: #222222;"><a href="http://www.templetonworldcharity.org/">Templeton World Charity Foundation</a>, usa questo nuovo approccio per esprimere il concetto di informazione in fisica in modo rigoroso.</span><br />
</div>
<div class="entry-content">
<span style="color: #222222;">“Sosteniamo che l’informazione non è un concetto a priori delle leggi fisiche ma, al contrario, è espressione della presenza di certe regolarità nelle leggi che regolano il nostro Universo” prosegue la ricercatrice. “La C<em>onstructor Theory of Information</em> esprime queste regolarità in modo esatto, come leggi fondamentali dell’informazione: simili, come status, al principio di conservazione dell’energia”.</span></div>
<div class="entry-content">
In pratica vengono stabiliti i vincoli che una determinata teoria deve rispettare per permettere l’esistenza di sistemi fisici che contengano informazione.<br />
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Nel loro approccio, Deutsch e Marletto hanno introdotto anche una nozione ben nota nell’universo fisico ma impossibile nei sistemi quantistici: la capacità di fare una copia. Nel mondo microscopico infatti non si può mai avere una copia identica di uno stato quantico indefinito; ed è proprio questo il limite da superare se si vogliono unificare mondo classico e mondo quantistico. Per questo la teoria dell’informazione prevede la possibilità di riprodurre tutti i dati, a loro volta regolati da una sorta di “superinformazione” che stabilisce, per così dire, le regole del gioco. Tra cui quella per cui nel mondo quantistico le copie sono impossibili: ecco riguadagnato anche l’accordo con ciò che avviene in realtà.<br />
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“Facendo ciò, si risolve la circolarità alla base della teoria dell’informazione di Shannon” spiega Marletto. “Inoltre in questo scenario è possibile dimostrare che le proprietà associate all’informazione quantistica, che possono talvolta apparire estremamente controintuitive e ‘bizzarre’ (ad esempio l’entanglement), sono il risultato di un singolo addizionale vincolo sui sistemi fisici capaci di portare informazione. Vincolo che prescrive l’impossibilità di certi processi di copia”.<br />
<br /></div>
<div class="entry-content">
Resta da capire se questo insieme di meta-leggi che regolano l’universo dell’informazione – e, a ben guardare, tutto l’Universo – siano a loro volta regolate da leggi. Stando sempre in guardia dal principio del <em>Deus ex machina</em>: una delle prime cose da evitare, nella ricerca della verità di Sherlock Holmes.<br />
<br /><br />
<strong>Per saperne di più</strong>:</div>
<div class="entry-content">
<ul>
<li>Leggi l’articolo di D. Deutsch e C. Marletto “<a href="http://arxiv.org/abs/1405.5563">Constructor Theory of Information</a>” su <em>arXiv</em></li>
<li>Leggi un <a href="http://edge.org/conversation/constructor-theory">intervento</a> di D. Deutsch sulla Teoria del Tutto su <em>Edge – World Science Festival</em></li>
<li>Visita il <a href="http://constructortheory.org/">sito</a> della <em>Constructor Theory</em></li>
</ul>
</div>
<em><br /></em><br />
<em><a href="http://www.media.inaf.it/2014/05/28/teoria-del-tutto-un-nuovo-capitolo/">http://www.media.inaf.it/2014/05/28/teoria-del-tutto-un-nuovo-capitolo/</a></em></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-76510694780986583252014-05-13T19:28:00.000+02:002014-05-13T19:28:20.410+02:00L’inverno dell’asteroide<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a data-slb-active="1" data-slb-internal="0" href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/era-glaciale-asteroide.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="era glaciale asteroide" class="alignleft size-medium wp-image-47346" height="223" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/era-glaciale-asteroide-340x223.jpg" width="340" /></a></div>
<div style="border-image: none;">
Trovata la prima prova fossile del drammatico raffreddamento globale conseguente all’impatto cosmico che portò all’estinzione (anche) dei dinosauri. Il risultato conferma quindi l’ipotesi che l’impatto dell’asteroide causò un repentino abbassamento delle temperature su tutto il globo, dando vita a quell'era glaciale che fece perire gran parte delle specie del cretaceo</div>
<div style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
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<div class="entry-content">
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Ci sono ormai pochi dubbi che la caduta di un asteroide di 10 chilometri di diametro nel golfo del Messico sia stato il fattore determinante, anche se non l’unico, dell’estinzione di massa avvenuta alla fine del Cretaceo, 66 milioni di anni fa. </span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Quell’impatto creo una nube tale da oscurare il Sole, raffreddare il pianeta facendolo precipitare in una era glaciale che portò all’estinzione dei dinosauri, conosciuta come la K-T estinzione. Un’ulteriore prova viene a confermare questa ipotesi, già avvalorata recentemente in una pubblicazione su Science (vedi <a href="http://www.media.inaf.it/2013/02/07/ora-e-ufficiale-e-stato-lasteroide/" target="_blank">Media INAF</a>). Per la prima volta sono state trovate le tracce fossili di un rapido raffreddamento globale che ha interessato il Pianeta subito dopo l’impatto dell’asteroide. </span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Un gruppo di ricerca olandese ha, infatti, analizzato rocce sedimentarie della stessa età dell’impatto lungo il fiume Brazos in Texas, rocce formatesi sul fondo di un mare lì esistente all’epoca e contenenti una concentrazione insolitamente alta di iridio generato dalla vaporizzazione dell’asteroide. I geologi hanno studiato i composti organici generati da particolari archeobatteri che modificavano la loro composizione chimica a seconda della temperatura superficiale del mare, riuscendo a calcolare che in un periodo brevissimo – dell’ordine delle decine di anni – la temperatura degli oceani calò drasticamente da 30 a 23 gradi. </span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Il risultato conferma quindi l’ipotesi che l’impatto dell’asteroide causò un repentino abbassamento delle temperature su tutto il globo, dando vita a quell’era glaciale che fece perire gran parte delle specie del cretaceo. Dei dinosauri sopravvissero solo gli uccelli, come anche dei rettili come tartarughe e coccodrilli, che però non fanno parte della stessa famiglia dei dinosauri. </span><br />
L’impatto, prodotto da un asteroide di dieci chilometri di diametro e che produsse un’esplosione pari a 100 miliardi di tonnellate di tritolo, più che un miliardo di volte la potenza combinata delle bombe che annientarono Hiroshima e Nagasaki, sollevò così tanta polvere e detriti nell’atmosfera da bloccare la luce in entrata, producendo un lungo periodo di tenebre per il pianeta.<br />
Studi predenti hanno dimostrato come questa coltre che oscurò il pianeta ridusse dell’80 per cento la luce, trasformando zone tropicali in aree ghiacciate, facendo morire il 50% delle specie animali e vegetali e facendo collassare le reti alimentari terrestri e ittiche.<br />
<br /><br />
<a href="http://www.media.inaf.it/2014/05/13/linverno-dellasteroide/">http://www.media.inaf.it/2014/05/13/linverno-dellasteroide/</a></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-14206386283530361392014-05-03T13:38:00.001+02:002014-05-03T13:38:13.552+02:00Un reperto archeologico nell’Universo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/awimpydwarff-340x226.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il Telescopio Magellano in Cile, dove sono state condotte molte delle osservazioni sulla galassia Segue 1. Crediti: Anna Frebel" border="0" class="size-medium wp-image-47010" height="226" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/awimpydwarff-340x226.jpg" width="340" /></a></div>
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Il Telescopio Magellano in Cile, dove sono state condotte molte delle osservazioni sulla galassia Segue 1. Crediti: Anna Frebel</div>
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Un articolo pubblicato su Astrophysical Journal svela l’importanza di Segue 1, galassia fossile lontana e composta da pochissime stelle. L’ipotesi è che la sua formazione stellare potrebbe dirci molte cose sull’evoluzione dell’Universo primordiale, aprendo addirittura la strada a nuovi processi prima sconosciuti</div>
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<a name='more'></a><br />
<!-- .entry-summary --> <br />
<div class="author-date">
<div class="alignleft" style="border-image: none;">
<span>di <a href="http://www.media.inaf.it/author/bonelli/" title="Posts by Giulia Bonelli">Giulia Bonelli</a></span></div>
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<span><br /></span></div>
<div class="alignleft">
<span><div class="alignright" style="border-image: none;">
<span><br /></span></div>
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<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_47010" style="width: 350px;">
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“Questa galassia non ha mai prodotto tante stelle. È davvero rammollita”. Lo dice la fisica del MIT <b>Anna Frebel</b> e il nomignolo che usa è affettuoso, quasi familiare: sta parlando della “sua” galassia, protagonista di un articolo appena pubblicato su <i>Astrophysical Journal</i>.</div>
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<br /></div>
<div class="entry-content">
La sfaticata in questione è <b>Segue 1</b>, la galassia fossile più debole mai rilevata ai confini dell’Universo. Scoperta nel 2006 dallo Sloan Digital Sky Survey (<a href="http://www.sdss.org/">SDSS</a>), ha fin da subito attirato l’attenzione degli astrofisici. Soprattutto per l’apparente contrasto tra la scarsità di stelle che la compongono e l’enorme massa che invece complessivamente contiene: in tutto Segue 1 conta non più di 1.000 stelle (contro i centinaia di miliardi che si pensa formino la nostra Via Lattea), ma è almeno 3.000 volte più pesante di quel che dovrebbe.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
Questa contraddizione, <a href="http://www.media.inaf.it/2011/08/01/la-galassia-piu-oscura/">scoperta per la prima volta nel 2011</a>, ha fatto avanzare l’ipotesi che Segue 1 fosse costituita in gran parte da materia oscura: la misteriosa componente dell’Universo che si manifesta attraverso i suoi effetti gravitazionali, senza essere direttamente osservabile.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
Ma il fascino di questa piccola galassia non finisce qui: alcune delle sue stelle mostrano una singolare proprietà, una composizione quasi esclusivamente a base di idrogeno ed elio. Ovvero, gli elementi più primordiali che si pensa abbiano dato origine all’Universo dopo il Big Bang.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
È proprio questo l’aspetto indagato dal gruppo di ricerca di Anna Frebel, che dopo un’analisi dettagliata della composizione chimica di alcune stelle di Segue 1 ha confermato la quasi totale assenza di elementi più pesanti dell’elio.</div>
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<br /></div>
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<img alt="A sinistra, Segue 1 (la galassia non è visibile); a destra, le stelle che fanno parte di Segue 1 (cerchiate). Crediti: Marla Geha Yale University" class="size-full wp-image-47012" height="305" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/05/nearbygalaxy.jpg" width="614" /><div class="wp-caption-text">
A sinistra, Segue 1 (la galassia non è visibile); a destra, le stelle che fanno parte di Segue 1 (cerchiate). Crediti: Marla Geha Yale University</div>
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<br /></div>
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Su <i>Media INAF</i> ne avevamo già parlato <a href="http://www.media.inaf.it/2014/04/08/la-strana-galassia-povera-di-metalli/">il mese scorso</a>, quando lo studio di Frebel e colleghi era stato accettato per la pubblicazione da <i>Astrophysical Journal</i>; ora che l’articolo è uscito si aprono nuove ipotesi sull’importanza che Segue 1 potrebbe avere nella comprensione dell’Universo giovane.</div>
<div class="entry-content">
In particolare, ciò che emerge è una mancata evoluzione di questa galassia. Di solito le stelle si formano da nubi di gas all’interno delle galassie, per poi esplodere dopo miliardi di anni in supernovae e gettare così le basi per la formazione di nuove stelle. Non Segue 1: a differenza di tutte le altre galassie conosciute, il suo processo di formazione stellare si è come congelato, fermandosi ai primissimi stadi di sviluppo.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
“Chimicamente, Segue 1 è abbastanza primitiva” spiega Anna Frebel. “Ha provato a diventare una grande galassia, ma ha fallito”.</div>
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<br /></div>
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Ma proprio questo “fallimento” costituisce ora una miniera d’oro di informazioni: dal momento che Segue 1 è rimasta quasi nello stesso stato per miliardi di anni, ci offre informazioni preziosissime sulle condizioni dell’Universo nelle prime fasi dopo il Big Bang.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
“Ci dice come le galassie sono cominciate” continua la ricercatrice. “Aggiunge letteralmente un’altra dimensione all’archeologia stellare, dove guardiamo indietro nel tempo per studiare l’era della formazione delle prime stelle”.</div>
<div class="entry-content">
<br /></div>
<div class="entry-content">
Adesso l’obiettivo diventa ampliare il quadro fornito da questo raro reperto archeologico dell’Universo. La scoperta sulla composizione di Segue 1 potrebbe infatti implicare che nella formazione delle galassie esistono più sentieri evolutivi diversi di quello che si pensava.</div>
<div class="entry-content">
“Avremmo bisogno di trovare altri sistemi come questo” conclude Fabrel. “Al momento non possiamo ancora trarre conclusioni, perché Segue 1 è davvero il primo oggetto di questo tipo mai scoperto”.</div>
<div class="entry-content">
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<div class="entry-content">
<strong>Per saperne di più</strong>:</div>
<div class="entry-content">
<ul>
<li>Leggi l’articolo di Anna Frebel, Joshua D. Simon ed Evan N. Kirby ”<a href="http://arxiv.org/abs/1403.6116">Segue 1: An Unevolved Fossil Galaxy from the Early Universe</a>” su <em>arXiv </em></li>
<li>Leggi l’articolo di Joshua D. Simon, Marla Geha, Quinn E. Minor, Gregory D. Martinez, Evan N. Kirby, James S. Bullock, Manoj Kaplinghat, Louis E. Strigari, Beth Willman, Philip I. Choi, Erik J. Tollerud e Joe Wolf ”<a href="http://iopscience.iop.org/0004-637X/733/1/46/">A Complete Spectroscopic Survey of the Milky Way Satellite Segue 1: The Darkest Galaxy</a>” su <em>Astrophysical Journal</em></li>
</ul>
</div>
<em><br /></em><br />
<em><a href="http://www.media.inaf.it/2014/05/02/un-reperto-archeologico-nelluniverso/">http://www.media.inaf.it/2014/05/02/un-reperto-archeologico-nelluniverso/</a></em></span></div>
</div>
</div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-69305087310689011212014-04-23T20:53:00.001+02:002014-04-23T20:57:22.949+02:00Gli 8 grandi misteri della Terra<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/earth-oxygen-670-340x223.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Crediti: NTSOMZ" border="0" class="size-medium wp-image-46731" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/earth-oxygen-670-340x223.jpg" height="223" width="340" /></a></div>
<div style="border-image: none;">
Dall'origine della vita alla formazione della Luna, dalla composizione del nucleo terrestre alla teoria della tettonica delle placche: sono tanti i misteri non ancora svelati sul nostro pianeta. Eccone 8, a seguito della Giornata Mondiale della Terra</div>
<div style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<!-- .entry-summary --> <br />
<div class="author-date">
<div class="alignleft" style="border-image: none;">
di <a href="http://www.media.inaf.it/author/bonelli/" title="Posts by Giulia Bonelli">Giulia Bonelli</a> </div>
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<br /></div>
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<div class="entry-content">
<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_46731" style="width: 350px;">
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Crediti: NTSOMZ</div>
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Oggi possiamo dire di conoscere alcuni angoli di spazio meglio delle nostre tasche. E questo è vero quasi in senso letterale: ad esempio, possediamo una mappa della superficie di Marte molto più dettagliata di quella degli oceani terrestri. Mentre l’Universo viene svelato anno dopo anno, sono ancora tanti i misteri che avvolgono quella che è la nostra casa da millenni, il Pianeta Terra.<br />
In occasione della <a href="http://www.earthday.org/">Giornata mondiale della Terra</a>, la giornalista scientifica<strong> Becky Oskin</strong> ha pubblicato su <em>Livescience</em> un <a href="http://www.livescience.com/45015-earth-biggest-unsolved-mysteries.html">articolo</a> che parla proprio degli enigmi terrestri ancora rimasti irrisolti. Identificando 8 domande fondamentali, corrispondenti ad altrettanti rompicapo che la scienza dovrà risolvere nei prossimi anni.<br />
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<strong>1. Perché siamo così bagnati?</strong><br />
<strong><br /></strong><br />
<div class="wp-caption alignright" id="attachment_46732" style="width: 350px;">
<img alt="Elaborazione artistica dell'impatto con un meteorite ghiacciato gigante. Crediti: MARK A. GARLICK, SPACE-ART.CO.UK, UNIVERSITY OF WARWICK AND UNIVERSITY OF CAMBRIDGE" class="size-medium wp-image-46732" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/water-asteroid-670x440-131010-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
<div class="wp-caption-text">
Elaborazione artistica dell’impatto con un meteorite ghiacciato gigante. Crediti: MARK A. GARLICK, SPACE-ART.CO.UK, UNIVERSITY OF WARWICK AND UNIVERSITY OF CAMBRIDGE</div>
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Secondo gli scienziati, quando 4,5 miliardi di anni fa la Terra si è amalgamata nella forma attuale, era costituita per lo più da un grande masso arido e secco. Da dove è spuntata tutta quest’acqua? In che modo l’H2O, elemento chimico per eccellenza simbolo di vita, si è formato fino a raggiungere le percentuali attuali? Una delle ipotesi più accreditate è che l’origine sia stato il violento impatto con asteroidi ghiacciati, da cui il nostro pianeta si sarebbe rifornito di acqua per la prima volta. Eppure sono state trovate pochissime prove di questi scontri, e così il mistero dell’acqua rimane irrisolto.<br />
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<br />
<strong>2. Cosa c’è al centro?</strong><br />
<strong><br /></strong><br />
<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_46733" style="width: 350px;">
<img alt="Rappresentazione del nucleo terrestre. Crediti: ANDRZEJ WOJCICKI/CORBIS" class="size-medium wp-image-46733" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/earth-core-hotter-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
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Rappresentazione del nucleo terrestre. Crediti: ANDRZEJ WOJCICKI/CORBIS</div>
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Tra miti e leggende, il mistero del nucleo terrestre ha affascinato gli scrittori almeno quanto i ricercatori. Per molto tempo, sia scienza che letteratura hanno parlato del centro irraggiungibile della Terra: fino agli anni ’40, quando lo studio di alcuni meteoriti portò a una vera e propria rassegna di tutti i minerali che dovevano essere presenti sopra e dentro il nostro pianeta. I “grandi assenti” erano il ferro e il nichel, che poiché non si trovavano sulla crosta terrestre, dovevano necessariamente stare nel nucleo: ecco elaborata la prima teoria sul centro della Terra. Ma appena un decennio dopo, una serie di misure che sfruttavano la forza di gravità dimostrarono che quella stima era erronea: il nucleo era troppo leggero. Oggi i ricercatori continuano a fare ipotesi sugli elementi che compongono la zona più interna e calda del pianeta, ma ancora non è stata raggiunta una teoria condivisa.<br />
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<strong>3. Da dove viene la Luna?</strong><br />
<strong><br /></strong><br />
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<div class="wp-caption alignright" id="attachment_46736" style="width: 350px;">
<img alt="Inizio di un'eclissi lunare. Crediti: DAVID SILVERMAN/GETTY IMAGES" class="size-medium wp-image-46736" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/moon-eclipse-beginning-670-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
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Inizio di un’eclissi lunare. Crediti: DAVID SILVERMAN/GETTY IMAGES</div>
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Da uno scontro titanico tra la Terra e un protopianeta della dimensione di Marte? È la teoria più accreditata, ma non convince tutti. Anche perché alcuni dettagli non quadrano: per esempio, la composizione chimica di Terra e Luna è troppo simile perché il nostro satellite sia arrivato da lontano. Per questo, secondo alcuni, si trattava invece di un gigante frammento staccato proprio dal nostro pianeta; ma ancora, in questo caso non è chiaro in che modo la Luna si sarebbe staccata da noi. Insomma, il mistero dell’origine della Luna resta tale.<br />
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<strong>4. Come si è formata la vita?</strong><br />
<strong><br /></strong><br />
<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_46737" style="width: 350px;">
<img alt="Elaborazione artistica della vita proveniente dallo spazio. Crediti: MATTHEW GENGE / IMPERIAL COLLEGE LONDON" class="size-medium wp-image-46737" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/icy-impact-origins-of-life-found-in-smashing-ice-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
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Elaborazione artistica della vita proveniente dallo spazio. Crediti: MATTHEW GENGE / IMPERIAL COLLEGE LONDON</div>
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<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Questa è forse la domanda delle domande. I primi organismi viventi hanno avuto origine sulla Terra, o sono stati portati dallo spazio? Le componenti più basilari della vita, come gli amminoacidi e le vitamine, sono state trovate “impigliate” sia nelle rocce degli asteroidi sia nelle zone più inospitali della Terra. Per questo l’ago della bilancia ancora non può pendere per l’una o per l’altra teoria, anche perché non è mai stata trovata traccia di quelli che si pensa fossero gli abitanti più primitivi del nostro pianeta, i primi batteri.</span><br />
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<strong>5. L’ossigeno, come e quando?</strong><br />
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<div class="wp-caption alignright" id="attachment_46738" style="width: 350px;">
<img alt="Molecole d'acqua. Crediti: DISCOVERY NEWS" class="size-medium wp-image-46738" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/dnews-files-2014-04-injectable_oxygen_bubble_670x440-jpg-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
<div class="wp-caption-text">
Molecole d’acqua. Crediti: DISCOVERY NEWS</div>
</div>
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Dobbiamo la nostra esistenza ai cianobatteri, creature microscopiche che hanno avuto un ruolo determinante nella trasformazione dell’atmosfera terrestre. Questi microrganismi buttavano fuori ossigeno come scarto, riempiendone così il cielo per la prima volta circa 2,4 miliardi di anni fa. Eppure l’analisi delle rocce rivela tracce di ossigeno risalenti a 3 miliardi di anni fa: ci manca quindi un tassello per capire davvero la storia della vita sul nostro pianeta.</span><br />
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<strong>6. Cosa causò l’esplosione Cambriana?</strong><br />
<strong><br /></strong><br />
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<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_46740" style="width: 350px;">
<img alt="Elaborazione artistica della vita nel periodo Cambriano. Crediti: BOB NICHOLLS/BRISTOL UNIVERSITY" class="size-medium wp-image-46740" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/giant-shrimp-cambrian-670x440-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
<div class="wp-caption-text">
Elaborazione artistica della vita nel periodo Cambriano. Crediti: BOB NICHOLLS/BRISTOL UNIVERSITY</div>
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Il periodo Cambriano, 4 miliardi di anni dopo la formazione della Terra, vide una vera e propria esplosione di vita: improvvisamente comparvero animali con cervelli e vasi sanguigni, occhi e cuori, tutti in grado di evolversi più rapidamente rispetto a qualunque altra era geologica conosciuta. Ci fu un responsabile di questa esplosione? Secondo alcuni, una spiegazione potrebbe essere un aumento del livello di ossigeno appena prima l’inizio del Cambriano, ma altri fattori potrebbero aver concorso a questa rivoluzione di vita.<br />
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<strong><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> 7. Quando cominciò la tettonica delle placche?</span></strong><br />
<strong><br /></strong><br />
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<div class="wp-caption alignright" id="attachment_46741" style="width: 350px;">
<img alt="Un'eruzione vulcanica. crediti: LUCA CARICCHI" class="size-medium wp-image-46741" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/supervolcanoes-burst-like-bubbles-130105-stromboli-670x440-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
<div class="wp-caption-text">
Un’eruzione vulcanica. crediti: LUCA CARICCHI</div>
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Il movimento e il sollevamento di strati sottili di crosta terrestre hanno dato origine alle meravigliose cime montuose e alle violente eruzioni vulcaniche sul nostro pianeta. Eppure i geologi ancora non hanno capito in che modo si è avviato il motore della tettonica: semplicemente, le prove sono andate distrutte. Giusto alcuni minerali risalenti a 4,4 miliardi di anni fa sono sopravvissuti, a segnalare le prime rocce continentali esistenti. Ma ancora non è chiaro il meccanismo che ha portato alla rottura della crosta terrestre.<br />
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<strong><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">8. E i terremoti?</span></strong><br />
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<div class="wp-caption alignleft" id="attachment_46742" style="width: 350px;">
<img alt="Gli effetti del terremoto di Haiti. Crediti: DISCOVERY NEWS" class="size-medium wp-image-46742" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/04/dnews-files-2013-02-Haiti_earthquake_damage-670x440-340x223.jpg" height="223" width="340" /><br />
<div class="wp-caption-text">
Gli effetti del terremoto di Haiti. Crediti: DISCOVERY NEWS</div>
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Più che un mistero, questa è una sfida. I modelli statistici sono oggi in grado di prevedere la probabilità statistica dei terremoti, più o meno come gli esperti sanno fare con le previsioni del tempo. Ma prevedere un evento specifico è ancora impossibile: persino il più grande esperimento mai fatto in proposito è fallito, quando i geologi hanno annunciato un terremoto a Parkfield, in California, nel 1994, e l’evento si è verificato solo nel 2004. Per questo, oltre agli enigmi sul passato del nostro pianeta, ci sono quelli sul suo futuro: tra tutti, riuscire a proteggerlo dai disastri atmosferici.<br />
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<a href="http://www.media.inaf.it/2014/04/23/gli-8-grandi-misteri-della-terra/">http://www.media.inaf.it/2014/04/23/gli-8-grandi-misteri-della-terra/</a></div>
</div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-85362763944375740912014-04-09T13:57:00.001+02:002014-04-09T13:57:34.914+02:00Il costo della libera espressione (e relativa critica) delle idee<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a class="cboxElement Hyphenator367css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/wp-content/uploads/2014/04/expr.jpg" rel="lightbox[47328]" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" title="expr"><img alt="expr" class="alignnone size-full wp-image-47392" height="240" src="http://www.uaar.it/news/wp-content/uploads/2014/04/expr.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
Guardando alla società in cui viviamo e facendo un paragone con le tante parti del mondo in cui vigono regimi autoritari, o anche con le nostre società di qualche secolo fa, non possiamo che dirci fortunati. Il riconoscimento di diritti fondamentali e la libera circolazione delle idee sono state premesse, ma anche conseguenze in un circolo virtuoso, del nostro progresso culturale, economico e sociale, mentre laddove viene imposto un pensiero unico la possibilità di un’evoluzione positiva è di fatto castrata. Si pensi per esempio alle teocrazie mediorientali, dove non solo non è consentito esprimere liberamente il proprio pensiero ma viene anche fortemente incentivato il soffocamento di focolai di dissenso, arrivando non raramente all’eliminazione fisica del dissidente.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<blockquote class="pullquote pqRight">
<div style="border-image: none;">
"qualunque gruppo cercherà di contrastare le opinioni opposte con ogni mezzo lecito"</div>
</blockquote>
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<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
In un pluralismo ideale tutti dovrebbero avere la possibilità di esprimere la propria opinione senza che questo dia luogo a conseguenze di alcun genere. Idealmente, appunto. In pratica non è così semplice, perché <span class="pullquote Hyphenator367css3hyphenate">qualunque gruppo cercherà di contrastare le opinioni opposte con ogni mezzo lecito</span> e le conseguenze potrebbero essere particolarmente penalizzanti, tanto più se il gruppo che reagisce può contare su una certa influenza. Più o meno alla stessa conclusione è giunto Hemant Mehta in <a class=" Hyphenator367css3hyphenate" href="http://www.patheos.com/blogs/friendlyatheist/2014/03/30/would-the-bart-ehrman-experiment-happen-the-other-way-around/">un post sul blog <i class=" Hyphenator367css3hyphenate">Friendly Atheist</i></a> in cui commentava un’interessante esperimento messo in pratica dalla casa editrice HarperCollins.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
<br /></div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
La HarperCollins ha pubblicato in contemporanea due diversi libri sotto due suoi marchi editoriali, HarperOne e Zondervan. Nel primo libro l’autore, Bart D. Ehrman, sostiene l’ipotesi che i seguaci di Gesù Cristo abbiano realizzato la divinità del profeta molto dopo la sua crocifissione. La traduzione in italiano di questo libro è: “Come Gesù divenne Dio: l’esaltazione di un predicatore ebreo dalla Galilea”. L’altro libro ha un titolo quasi speculare: “Come Dio divenne Gesù: le vere origini della fede nella natura divina di Gesù”. Quest’ultimo è stato commissionato a un gruppo di cinque autori cristiani allo scopo di confutare quanto Ehrman aveva scritto nel primo libro. È evidente lo scopo commerciale dell’operazione, di fatto è stata largamente preclusa ad altri la possibilità di replicare a Ehrman e di conseguenza anche la possibilità di lucrarci sopra, ma il punto non è questo. O almeno non solo.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate" style="border-image: none;">
<br /></div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
<br /></div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
Si potrebbe anche essere soddisfatti che per ribattere a <a class=" Hyphenator367css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/ateismo/opere/ehrman-gesu-davvero-esistito">un autore come Ehrman</a> ci siano voluti ben cinque apologeti. Certe opinioni, benché suffragate dalla maggioranza degli studiosi autorevoli, sono ancora ritenute scomode, da maneggiare con cura e da confutare sul nascere. Tanto che quello che si chiede Mehta, già dal titolo del suo post, è se una simile operazione sarebbe stato possibile farla a parti invertite, cioè se qualunque editore si sarebbe sentito di pubblicare un libro cristiano e allo stesso tempo di commissionare una replica confutatoria ad autori atei. È senza dubbio una bella domanda. Mehta ritiene che in tal caso avrebbe potuto esserci il rischio di una campagna di boicottaggio a opera delle lobby cristiane e ciò potrebbe essere stato antieconomico, e di conseguenza scoraggiante, per l’editore. Certamente è un valido punto di vista, coerente con quanto diciamo più sopra sul fatto che un gruppo potente, in questo caso le lobby cristiane, può esercitare la sua influenza per fare in modo che la circolazione delle idee opposte venga ostacolata. In un mondo diverso la lobby potente potrebbe essere quella atea (hey, non guardate noi!) ed agire attivamente a contrastare la divulgazione religiosa.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
<br /></div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
Proprio in questi giorni le cronache sono state occupate dal caso dell’ex Ceo della Mozilla Foundation (sviluppatrice del browser Firefox) Brendan Eich, <a class=" Hyphenator367css3hyphenate" href="http://punto-informatico.it/4024083/PI/News/mozilla-brendan-eich-non-piu-ceo.aspx">costretto alle dimissioni</a> dopo appena pochi giorni dal suo insediamento per la campagna di boicottaggio messa in piedi dal sito <em class=" Hyphenator367css3hyphenate">OkCupid</em>. Nel 2008 Eich aveva sostenuto a titolo personale un comitato contrario ai matrimoni gay, cosa inaccettabile per OkCupid che ha messo su una singolare forma di boicottaggio: tutti i visitatori che entravano sul sito con Firefox venivano dirottati su una pagina di protesta contro Eich. La Fondazione ha diramato un comunicato per esprimere il suo punto di vista sulla vicenda ribadendo di continuare a credere nei valori fondanti il movimento, con particolare riferimento a uguaglianza e libertà d’espressione. Questa vicenda ricorda da vicino <a class=" Hyphenator367css3hyphenate" href="http://www.corriere.it/cronache/13_settembre_26/barilla-no-spot-omosessuali-famiglia-sacrale_f9506e70-268f-11e3-a1ee-487182bf93b6.shtml">quella tutta italiana</a> di alcuni mesi fa che ha coinvolto la nota multinazionale Barilla, anche se in quel caso il presidente dell’azienda ha praticamente fatto tutto da solo.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
<br /></div>
<blockquote class="pullquote">
"tanti i limiti che, anche nella nostra società, incontra la libera espressione"</blockquote>
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<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
Eich è una vittima, un vittimista o tutti e due? Anche questa vicenda può dunque far riflettere. Tutti. Sono <span class="pullquote Hyphenator367css3hyphenate">tanti i limiti che, anche nella nostra società, incontra la libera espressione</span> del pensiero. Ovviamente, ognuno è libero di non comprare beni e servizi da parte di un fornitore di cui non condivide le idee liberamente espresse. Ma il conflitto tra opposte libertà solo raramente è <em class=" Hyphenator367css3hyphenate">win-win</em>: non sempre lo scontro tra movimenti d’opinione è indolore come dovrebbe idealmente essere, perché chi ha la possibilità di assestare qualche colpo a danno dell’altro lo fa appena gliene si presenta l’occasione. E chi è in grado di esercitare maggiore condizionamento sociale parte avvantaggiato. Beninteso, niente a che vedere con scontri fisici e con fatwe varie, fino a un certo punto siamo sempre entro i confini del lecito, ma sta di fatto che a volte difendere le proprie opinioni può costare molto caro. Proprio nel senso di costo economico.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator367css3hyphenate">
<br /></div>
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<a href="http://www.uaar.it/news/2014/04/08/costo-libera-espressione-relativa-critica-idee/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=costo-libera-espressione-relativa-critica-idee">http://www.uaar.it/news/2014/04/08/costo-libera-espressione-relativa-critica-idee/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=costo-libera-espressione-relativa-critica-idee</a></div>
</div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-6276834170717139852014-04-05T15:50:00.000+02:002014-04-05T15:50:01.615+02:00Quando è nata la Terra?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/04/origine-terra-luna-638x425.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Quando è nata la Terra?" border="0" height="266" itemprop="image" src="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/04/origine-terra-luna-638x425.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="border-image: none;">
<span itemprop="description">Un modello elaborato dagli scienziati avanzerebbe nuove ipotesi relative alla datazione del nostro Pianeta e anche del suo Satellite.</span> </div>
<div style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<div style="border-image: none;">
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<div class="post-image size1 floatleft">
</div>
<div class="post-description" style="width: 638px;">
in foto: <b> Image credit NASA/JPL-Caltech</b></div>
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Da qualche anno ormai, le diverse speculazioni relative all'origine della Luna convergono verso l'ipotesi dell'<a href="http://scienze.fanpage.it/un-apocalisse-cosmica-all-origine-della-luna/" target="_blank">apocalisse cosmica</a>: un gigantesco impatto avvenuto negli abissi spaziali tra la Terra e <em>Theia</em>, presunto corpo celeste dalle dimensioni simili a quelle di Marte, che avrebbe causato il rilascio di materiale in orbita, in quantità tali da dare forma al nostro argenteo Satellite. La teoria ha finito per scalzare dal podio le contendenti: quella che cercava la nascita della Luna nella cattura gravitazionale da parte del nostro Pianeta di un oggetto originatosi in un altro punto del Sistema Solare ed errante fino a quando non si avvicinò troppo alla Terra; o quella della fissione, in cui la Luna sarebbe comunque figlia del nostro Pianeta, ma staccatasi dalla sua crosta (creando per giunta l'Oceano Pacifico) a causa dell'elevatissima velocità di rotazione che avrebbe caratterizzato le sue prime fasi.<br />
<h2>
Terra e Luna figlie dello stesso impatto?</h2>
Che la Terra e la Luna siano parenti molto vicine lo confermerebbero anche i campioni di suolo lunare che gli scienziati delle missioni Apollo hanno riportato a casa in più occasioni: non va però dimenticato come tali dati siano sempre sottoposti a revisioni data la presenza di visibili incongruenze con i modelli teorici, come la presenza di elementi volatili che la collisione avrebbe dovuto "sacrificare", o il fatto che la Luna somigli morfologicamente troppo alla Terra e troppo poco a <em>Theia</em> che, in ogni caso, sarebbe stato il suo altro genitore. Tuttavia la comunità scientifica è sempre più unanimemente orientata a cercare in un clamoroso impatto cosmico l'origine della Luna: quindi perché, a questo punto, non provare a collocarlo cronologicamente? Ci hanno provato Seth Jacobson ed Alessandro Morbidelli, dell’<a href="https://www.oca.eu/spip.php?article863&var_mode=calcul" rel="nofollow" target="_blank"><em>Observatoire de la Cote d’Azur</em></a> presso Nizza, consapevoli del fatto che la risposta avrebbe fornito un'altra data di nascita ancora più importante: quella della Terra.<br />
<br /><br />
Se sappiamo, infatti, con una certa precisione come gli albori del Sistema Solare siano da cercarsi in 4.568 milioni di anni fa, non è possibile conoscere con la medesima accuratezza quando la Terra divenne quella che conosciamo oggi. Ai tempi dei primordi del Sistema Solare, infatti, l'aspetto dei nostri dintorni doveva apparire assai diverso da quello che siamo abituati a conoscere: di Pianeti non c'era molto, appena microscopici granelli di polveri i quali, aggregandosi, finirono per formare corpi progressivamente più massicci. In seguito furono proprio le collisioni tra questi oggetti che portarono alla nascita nuovi ulteriori corpi, in numero minore ma evidentemente di dimensioni più imponenti: esattamente come accadde alla Terra, in cui le collisioni avrebbero originato il nucleo metallico e il mantello. Ora, poiché le indagini di laboratorio relative ai suoli di Terra e Luna hanno già rivelato in passato una composizione isotopica simile, gli scienziati deducono che l'impatto con l'ipotetica <em>Theia</em> potrebbe essere stato l'ultimo a cui fu sottoposto il nostro Pianeta, altrimenti la composizione chimica avrebbe subito ulteriori modifiche: ecco perché la data di nascita della Luna chiarirebbe anche altri fondamentali elementi.<br />
<br /><br />
<div class="wp-caption aligncenter" id="attachment_120715" style="width: 648px;">
<img alt="" class="size-full wp-image-120715" height="252" src="http://static.fanpage.it.s3.amazonaws.com/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/04/collisione.jpg" width="400" /> <div class="wp-caption-text">
Rappresentazione artistica dell'impatto che causò la nascita della Luna (Credit: NASA/GSFC)</div>
</div>
<h2>
Un orologio cosmico?</h2>
Uno degli obiettivi della scienza degli ultimi anni è proprio quello di definire con precisione la fantomatica data di nascita della nostra Terra: il metodo più utilizzato è quello della datazione radiometrica, ossia il confronto tra elementi radioattivi, i loro tassi di decadimento, la loro distribuzione assieme a quella dei prodotti di decadimento. Il problema è che i giganteschi impatti avvenuti in epoca remota hanno creato sicuramente dei mescolamenti che rendono complessa l'interpretazione dei dati: i ricercatori hanno quindi messo a punto un modello numerico in cui si stabilisce come avrebbe avuto luogo la fase di "sistemazione" di diversi elementi, all'epoca delle collisioni planetarie. Seguendo l'evoluzione del sistema in 259 simulazioni, sono giunti alla conclusione secondo cui la Luna sarebbe nata all'incirca 95 milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare e, poiché i materiali siderofili presenti in abbondanza nel mantello terrestre sarebbero direttamente proporzionali alla massa acquisita dalla Terra a seguito della collisione gigante, questo evento sancirebbe l'inizio della fase terminale di formazione del nucleo terrestre. Fine delle speculazioni? Certamente no: quel che è però fuori di dubbio è la realizzazione di un nuovo "orologio", indipendente dalla datazione radiometrica, in grado di stabilire l'età degli oggetti celesti che più ci sono cari. Per essere sicuri che sia realmente così preciso, bisognerà aspettare probabilmente qualche nuovo studio.<br />
<br /><br />
<span class="publisher">di <a class="col999" href="http://scienze.fanpage.it/author/nadia-vitali/" rel="author"><span itemprop="author">Nadia Vitali</span></a></span><br />
<span class="publisher"><br /></span><br />
<span class="publisher"><a href="http://scienze.fanpage.it/quando-e-nata-la-terra/">http://scienze.fanpage.it/quando-e-nata-la-terra/</a></span></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-46211148419978198372014-03-27T20:12:00.001+01:002014-03-27T20:12:09.154+01:00Miraggi nel deserto quantistico<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/03/planck-340x212.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Il satellite Planck dell'Agenzia spaziale europea crediti: ESA)" border="0" class="size-medium wp-image-45688" height="212" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/03/planck-340x212.jpg" width="340" /></a></div>
<div class="wp-caption-text">
Il satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea (crediti: ESA)</div>
<div style="border-image: none;">
<br /></div>
<div style="border-image: none;">
Un articolo pubblicato su Monthly Notices, analizzando l’equazione di stato dell’energia oscura, suggerisce che la sua vera natura sia una forma dinamica dell'energia del vuoto quantistico, variabile nel tempo. Compatibile con i risultti di BICEP-2? Media INAF lo ha chiesto ai due autori</div>
<div style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<!-- .entry-summary --> <br />
<div class="author-date">
<div class="alignleft" style="border-image: none;">
<span><br /></span></div>
<div class="alignleft" style="border-image: none;">
<span>di <a href="http://www.media.inaf.it/author/mala/" title="Posts by Marco Malaspina">Marco Malaspina</a></span></div>
<div class="alignleft" style="border-image: none;">
<span><br /></span></div>
<div class="alignleft">
<span><div class="clear">
</div>
<!-- .entry-header --> <div class="entry-content">
<div class="wp-caption alignright" id="attachment_45688" style="border-image: none; width: 350px;">
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<br /><br />
È una stagione eccitante, questa, per chi si occupa di grandi questioni cosmologiche. Basta scorrere i titoli che, quotidianamente, s’avvicendando su <a href="http://arxiv.org/list/astro-ph.CO/recent" target="_blank">astro-ph.co</a> (la sezione di arXiv dedicata alla cosmologia) per rendersi conto dei dubbi e del subbuglio provocato fra gli scienziati dai risultati di BICEP-2. E della varietà di termini esotici utilizzati. Prendiamone due fra i più in voga: <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Quintessenza_(fisica)" target="_blank">quintessenza</a> ed <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_fantasma" target="_blank">energia fantasma</a>. Sembrerebbero usciti da un manuale alchemico, o da un bestiario d’altri tempi. Nulla di più sbagliato: i teorici del big bang li usano con disarmante disinvoltura per descrivere diverse ipotesi sulla natura dell’<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_oscura" target="_blank">energia oscura</a>, a fianco d’espressioni altrettanto lontane dal senso comune quali <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Costante_cosmologica" target="_blank">costante cosmologica</a> ed <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Energia_del_vuoto" target="_blank">energia del vuoto</a>. <br />
<br /><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Quale sarà l’ipotesi corretta? <a href="http://mnras.oxfordjournals.org/content/437/4/3331.abstract" target="_blank">Un articolo</a> pubblicato da poco su </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Monthly Notices of the Royal Astronomical Society</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">, oltre a illustrare le conclusioni dei due autori, ci offre l’occasione per addentrarci in questo groviglio di definizioni e assaggiare la complessità della cosmologia contemporanea.</span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Partiamo dalle conclusioni. Cos’hanno dedotto i due autori, <strong>Spyros Basilakos</strong> e <strong>Joan Solà</strong> (dall’università di Atene il primo e da quella di Barcellona il secondo), analizzando l’equazione di stato dell’energia oscure a fronte dei dati raccolti dalle missioni spaziali WMAP e Planck? «L’energia oscura, secondo noi, non è né quintessenza né energia fantasma. Ciò che diciamo, nel nostro articolo, è che siamo di fronte a una sorta di </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">miraggio</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">: ha le sembianze della quintessenza, o dell’energia fantasma, ma in realtà», dice </span>Joan Solà <span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">a Media INAF, «è energia del vuoto dinamica. Dinamica nel senso che varia nel tempo, a differenza di quanto ipotizzato dal vecchio modello della costante cosmologica».</span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">La </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">quintessenza</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> alla quale si riferiscono i due cosmologi è una forza di gravità al contrario: invece di attrarre respinge. Dunque una forza fondamentale – sarebbe la quinta,</span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> nomen omen</i><b style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> – </b><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">che sembrerebbe cascare a proposito per spiegare l’espansione accelerata del nostro universo. E di conseguenza la natura dell’energia oscura, comunemente additata come responsabile di quest’accelerazione.</span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Ma se il problema è spiegare l’accelerazione, non abbiamo che l’imbarazzo della scelta. Supponiamo, per dire, che esista una forma d’energia – o meglio, un campo – la cui densità aumenta con il passare del tempo. Ed ecco che abbiamo quell’entità felicemente battezzata </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">energia fantasma</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">: una super energia oscura con </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">w</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">, un parametro dell’equazione di stato, inferiore a -1. Ovvero in grado di produrre un’accelerazione addirittura esponenziale, tale da condannare il nostro povero universo a un destino lacerante: il </span><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Big_Rip" style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;" target="_blank">big rip</a><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">, o grande strappo.</span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Troppo doloroso per i vostri gusti? Proviamo allora con una terza ipotesi, quella caldeggiata da Basilakos e Solà: l’energia oscura come </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">energia del vuoto quantistico dinamica</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">, che variando nel tempo </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">mimerebbe</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> – ingannando i cosmologi – il comportamento della quintessenza o dell’energia fantasma. Ma variabile come? Aumenta o cala? «Può aumentare o calare: al momento non è possibile dare una risposta», ammette Solà. «Alcuni modelli sarebbero in accordo con un valore dell’energia oscura che diminuisce leggermente nel tempo, ma il livello di precisione raggiunto dalle misure attuali non è ancora sufficiente a permetterci di distinguere fra le due possibilità».</span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"><br /></span><br />
<span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">Occorre sottolineare che l’articolo di Basilakos e Solà è uscito a febbraio, dunque poche settimane prima dell’annuncio giunto da Harvard sui risultati di BICEP-2 circa gli istanti immediatamente successivi al big bang. Risultati compatibili con le ipotesi di questo studio, o che potrebbero inficiarle? «Stiamo per pubblicare un articolo nel quale mettiamo a confronto il nostro modello con i dati di BICEP-2, ma posso già dire che otteniamo un valore di </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">r</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> compatibile, entro un sigma, con quello da loro misurato», anticipa Basilakos a Media INAF, riferendosi a quell’oramai mitico </span><i style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;">tensor-to-scalar ratio</i><span style="font-size: 1rem; line-height: 1.7142;"> che misura l’ampiezza delle onde gravitazionali primordiali.</span><br />
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<a href="http://www.media.inaf.it/2014/03/27/quantum-vacuum-energy/">http://www.media.inaf.it/2014/03/27/quantum-vacuum-energy/</a></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-58749444481149295292014-03-23T14:23:00.001+01:002014-03-23T14:23:09.261+01:00L’eco del Big Bang <div class="entrytext">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/File:NGC_4414_%28NASA-med%29.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="NGC_4414_(NASA-med)" class=" wp-image-45927 alignleft" height="360" src="http://oggiscienza.files.wordpress.com/2014/03/ngc_4414_nasa-med1.jpg?w=436&h=360" width="436" /></a></div>
CRONACA – Se, negli ultimi decenni, le scienze della vita hanno decisamente preso il sopravvento su quelle fisico-matematiche in termini di finanziamenti, dibattiti accademici e attenzione mediatica, c’è da dire che la fisica, negli ultimi due anni, si è presa un bel po’ di rivincite. Prima con la scoperta del bosone di Higgs, poi con la conferma del <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Inflazione_%28cosmologia%29" target="_blank">modello inflazionario dell’universo</a>. È infatti di lunedì la notizia che il telescopio <a href="http://www.cfa.harvard.edu/CMB/bicep2/" target="_blank">Bicep2</a>, installato tra i ghiacci antartici, avrebbe trovato prove dirette dell’esistenza delle onde gravitazionali, aprendo al mondo una finestra temporale sulle prime fasi del Big Bang. <a href="http://oggiscienza.wordpress.com/2014/03/18/leco-del-big-bang/" target="_blank">Ieri, riportando l’annuncio</a>, vi avevamo promesso un aggiornamento.<br />
<span id="more-45923"></span><a name='more'></a><br />
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Cerchiamo quindi di capire cos’abbia fatto di tanto eclatante Bicep2, da finire perfino sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani, che notoriamente dedicano alla scienza uno spazio infimo.<br />
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In primo luogo, sembra aver fornito la prima prova diretta dell’esistenza delle onde gravitazionali, già confermata, ma indirettamente, nel 1974 dai futuri Nobel, Russell Hulse e Joseph Taylor. Bicep2 però ha fatto anche altro: ha confermato che, dopo il Big Bang, l’universo ha attraversato una fase di rapidissima espansione, come formulato nel 1980 dal fisico teorico Alan Guth.<br />
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La reazione entusiasta della comunità degli astrofisici è quindi pienamente giustificata, ed è soltanto in parte mitigata dalla cautela, d’obbligo in queste occasioni, espressa sui dati. Questi ultimi mostrano in effetti caratteristiche insolite, che potrebbero essere in conflitto con osservazioni precedenti, e in ultima analisi richiedere modelli dell’espansione iniziale dell’universo ancora più complicati di quelli attuali.<br />
<br /><br />
Come accaduto nella storia a molte idee scientifiche, quando il modello di<i> inflazione cosmica</i> fu formulato da Guth, fu accolto con scetticismo. Secondo il fisico statunitense, nelle primissime frazioni di secondo dopo il Big Bang, l’universo primordiale si sarebbe espanso molto più rapidamente di quanto abbia fatto dopo, aumentando enormemente la sua massa. Le prove che il modello non fosse poi tanto peregrino hanno cominciato a venire fuori negli anni Novanta, quando gli astrofisici sono riusciti a misurare l’energia luminosa rilasciata dopo il Big Bang. Questa luce continua ad arrivare a noi dalle zone estreme dell’universo osservabile, e nel suo tragitto verso la Terra, si ‘stira’, diminuendo in frequenza e diventando radiazione a microonde.<br />
<br /><br />
Da allora, si è scoperto che questa radiazione a microonde è caratterizzata da piccole variazioni di temperatura in diversi punti dell’universo, che indicano regioni ad alta e bassa densità di materia. L’inflazione ha permesso che queste variazioni di densità si trasformassero in strutture simili a galassie o in immensi spazi vuoti. E qui entra in gioco la gravità. Secondo la teoria della relatività generale di Einstein, quando un corpo dotato di massa accelera crea onde gravitazionali, che sono come increspature dello spaziotempo, e che sono così piccole da non essere state osservate direttamente fino a oggi.<br />
<br /><br />
Ma l’inflazione dell’universo primordiale, e il suo raffreddamento, avrebbe amplificato le onde, al punto che ne è rimasta un’impronta nella radiazione cosmica di fondo. Per scoprire questa impronta, i responsabili dell’esperimento hanno studiato la polarizzazione della radiazione di fondo, arrivando a trovare un segnale che permette di escludere alcune ipotesi alternative all’inflazione. “È stato come cercare un ago in un pagliaio”, ha affermato Chao-Lin-Kuo, fisico della Stanford University, e condirettore del progetto. Le onde rilevate risalirebbero ai primissimi istanti successivi al Big Bang.<br />
<br /><br />
Il gruppo di Bicep2 non è l’unico a lavorare al rilevamento di onde gravitazionali: in Italia, se ne occupa l’esperimento <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Interferometro_VIRGO" target="_blank">Virgo</a>, in cui l’Istituto nazionale di fisica nucleare gioca un ruolo fondamentale, insieme al Cnrs – l’omologo francese del Cnr. Anche dall’altro lato dell’Atlantico, negli Stati Uniti, l’esperimento <a href="http://www.ligo.caltech.edu/" target="_blank">Ligo</a> cerca di osservare le onde prodotte da corpi come supernove e stelle doppie. Proprio questi due esperimenti saranno fondamentali nella conferma dei dati ottenuti da Bicep2. Resta, per il momento, l’emozione di essere di fronte a una scoperta cosmologica epocale.<br />
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<div class="date">
Pubblicato da <a href="http://oggiscienza.wordpress.com/author/robertocantoni/">Roberto Cantoni</a> su 19 marzo 2014</div>
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<em>Crediti immagine: NASA, WIkimedia Commons</em><br />
<em><br /></em><br />
<em><a href="http://oggiscienza.wordpress.com/2014/03/19/leco-del-big-bang-2/">http://oggiscienza.wordpress.com/2014/03/19/leco-del-big-bang-2/</a></em></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-88422258602642512012014-03-13T18:08:00.000+01:002014-03-13T18:08:05.146+01:00Così cominciò la vita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/03/image-340x154.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Crediti: NOAA" border="0" class="size-medium wp-image-45167" height="180" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/03/image-340x154.jpeg" width="400" /></a></div>
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In base a una ricerca appena pubblicata su Astrobiology, il metabolismo cellulare avrebbe avuto origine a partire da materiale inorganico, grazie a una reazione chimica simile a quella delle pile a combustibile. I primi risultati, ottenuti da una simulazione del processo, potrebbero aiutare nella ricerca di vita su altri pianeti</div>
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<div class="author-date">
<div class="alignleft">
<span>di <a href="http://www.media.inaf.it/author/bonelli/" title="Posts by Giulia Bonelli">Giulia Bonelli</a></span></div>
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<span><div class="wp-caption alignleft" id="attachment_45167" style="width: 350px;">
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Photo Crediti: NOAA</div>
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“Prima della vita biologica, la Terra aveva una vita geologica. Potrebbe sembrare strano considerare vive le rocce inanimate e i minerali; ma che cos’è la vita?” Se lo chiede <b>Terry Kee</b> dell’Università di Leeds, co-autore di uno <a href="http://online.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/ast.2014.1140" target="_blank">studio</a> pubblicato sulla rivista <i>Astrobiology</i>. Che propone un approccio completamente nuovo per capire l’origine della vita sul nostro pianeta.<br />
<br /><br />
In passato, alcuni scienziati hanno sostenuto che gli organismi viventi fossero stati trasportati sulla Terra da meteoriti. Negli anni si è affermata però un’altra teoria, secondo cui la vita sarebbe nata direttamente sulla superficie terrestre, o meglio sul pavimento oceanico: la materia inanimata, raccolta in nicchie idrotermiche, avrebbe dato origine al primo materiale organico.<br />
<br /><br />
Ma i meccanismi responsabili di questa trasformazione non sono ancora chiari. Per questo un gruppo internazionale di ricercatori ha deciso di cambiare punto di vista, concentrandosi su quello che la vita <i>fa</i>: “Tutte le forme di vita utilizzano processi chimici uguali a quelli che avvengono in una cella a combustibile quando genera energia” spiega Kee.<br />
<br /><br />
Una cella a combustibile è un dispositivo elettrochimico in grado di convertire direttamente l’energia chimica in energia elettrica, senza che avvengano processi di combustione termica. Ad esempio, nelle automobili le pile a combustibile generano energia elettrica facendo reagire la benzina con gli ossidanti. Si tratta di un processo che in chimica viene chiamato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ossidoriduzione" target="_blank">redox</a>, in cui una molecola perde elettroni (viene ossidata) mentre un’altra molecola ottiene elettroni (viene ridotta).<br />
<br /><br />
Allo stesso modo, nelle piante la fotosintesi genera proprio energia elettrica, e lo fa con la riduzione di diossido di carbonio in zuccheri e con l’ossidazione di acqua in ossigeno. Andando parecchio su nella scala evolutiva, le cellule del corpo umano “respirano” grazie all’ossidazione di zuccheri in diossido di carbonio e la riduzione di ossigeno in acqua. L’opposto di ciò che avviene nelle piante, ma anche qui il risultato è la produzione di energia elettrica.<br />
<br /><br />
E se la stessa cosa fosse avvenuta anche nelle rocce sul fondo degli oceani, milioni e milioni di anni fa? È l’ipotesi di partenza del gruppo di ricerca di cui fa parte Terry Kee, coordinato dal <b>Jet Propulsion Laboratory</b> (<a href="http://www.jpl.nasa.gov/" target="_blank">JPL</a>) della NASA. In base a questa idea, le nicchie idrotermiche dove ebbe origine la vita possono essere considerate “celle a combustione ambientali”, in grado di innescare i meccanismi responsabili del primo metabolismo cellulare.<br />
<br /><br />
“Alcuni minerali potrebbero aver generato reazioni redox geologiche, portando in seguito al metabolismo biologico” dice <b>Laura Barge</b> dell’Istituto di Astrobiologia del JPL. “Siamo particolarmente interessati a minerali in grado di condurre elettricità, contenenti elementi come ferro e nichel, che probabilmente erano comuni sulla Terra giovane”.<br />
<br /><br />
Per testare questa ipotesi, i ricercatori hanno costruito un modello simulativo per riprodurre virtualmente le reazioni chimiche alla base dell’origine della vita. “Questi esperimenti simulano l’energia elettrica prodotta nei sistemi geologici” spiega Barge. “E lo stesso modello può essere usato per esplorare l’ambiente di altri pianeti in cui è presente dell’acqua, come il satellite di Giove Europa”.<br />
<br /><br />
Ecco quindi quali sono i potenziali nascosti in questa nuova ricerca: non solo capire come è cominciata la vita sulla Terra, ma anche cercarla altrove.<br />
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<a href="http://www.media.inaf.it/2014/03/13/cosi-comincio-la-vita/">http://www.media.inaf.it/2014/03/13/cosi-comincio-la-vita/</a></span></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-43207475137352843272014-03-04T20:27:00.000+01:002014-03-04T20:27:56.381+01:00Il Parlamento europeo dice sì alla difesa della laicità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.uaar.it/news/wp-content/uploads/2014/03/europarl-550x266.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="europarl" border="0" class="alignnone size-medium wp-image-46685" src="http://www.uaar.it/news/wp-content/uploads/2014/03/europarl-550x266.jpg" height="266" width="550" /></a></div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate" style="border-image: none;">
Il Parlamento europeo ha approvato lo scorso 27 febbraio una <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2014-0173+0+DOC+XML+V0//EN&language=EN">risoluzione</a> che impegna l’Ue a difendere i diritti umani e in particolare a tutelare laicità, libertà di pensiero e di espressione, autodeterminazione sul fine-vita. Un passo importante, che premia l’impegno delle forze laiche volto ad arginare il pressing confessionale e mette la comunità europea di fronte alla necessità di porre fine alle discriminazioni, denunciando le carenze in tal senso.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate" style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<blockquote class="pullquote pqRight">
"hanno votato a favore i rappresentanti riuniti nell’Alde e i socialdemocratici"</blockquote>
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<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
La risoluzione, presentata dall’europarlamentare belga Louis Michel (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, Alde), è passata con 312 voti a favore, 244 contrari e 27 astensioni. L’approvazione ha bocciato l’altra proposta <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://humanistfederation.eu/news-fhe.php?pages=european-parliament-resists-pressure-and-calls-for-stronger-protection-of-human-rights-within-the-eu">dei popolari</a>. <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.votewatch.eu/en/fundamental-rights-in-the-european-union-2012-motion-for-resolution-vote-libe-committee-resolution.html">Tra gli italiani</a>, <span class="pullquote Hyphenator598css3hyphenate">hanno votato a favore i rappresentanti riuniti nell’Alde e i socialdemocratici</span> (S&D). Da segnalare però che tra questi ultimi solo 11 su 22 hanno votato, infatti alcuni non l’hanno fatto (Luigi Berlinguer, Andrea Cozzolino, Francesco De Angelis, Roberto Gualtieri) e gli altri erano assenti. Al netto di mancate presenze e astensioni, si sono espressi contro i conservatori (Ecr), la destra anti-europeista (Efd) con Magdi Cristiano Allam e i leghisti (Claudio Morganti astenuto), i popolari (tranne il voto a favore, quindi “ribelle”, di Herbert Dorfmann), gli indipendenti Franco Bonanini e Oreste Rossi (non ha votato Mario Borghezio).</div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
<br /></div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
Tra i punti salienti, all’art. 34 riconosce la libertà di pensiero, di coscienza, “di credenza e non credenza”, di pratica religiosa e “cambiare religione”; inoltre condanna ogni forma di discriminazione e intolleranza. Non solo: rivendica la “ferma difesa” della laicità — intesa come “stretta separazione tra le autorità politiche non confessionali e le autorità religiose” — e “l’imparzialità dello stato”, definiti “mezzi migliori per garantire la non discriminazione e l’uguaglianza tra religioni e tra credenti e non credenti”. E richiama l’Europa, oltre alla doverosa difesa della libertà di religione, a tutelare anche i non religiosi dalle discriminazioni “risultato di esenzioni eccessive a favore delle religioni da leggi sull’uguaglianza e la non discriminazione”. L’articolo successivo invita gli stati membri ad abrogare le leggi che condannano la blasfemia. Come evidenziato <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2014/01/22/onu-leggi-contro-blasfemia-vanno-superate/">anche dall’Onu</a>, ricorda che spesso tali norme — tuttora in vigore anche in Italia — vengono usate per “perseguitare, maltrattare o intimidire” persone che fanno parte di minoranze e hanno un “pesante effetto di inibizione verso la libertà di espressione e la libertà di religione o credo”.</div>
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Importanti anche le prese di posizione a favore degli omosessuali. L’art. 31 saluta con favore “il crescente numero di stati” che “rispetta il diritto di costruire una famiglia attraverso matrimonio, civil partnership o coabitazione e adozione registrate, senza discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale”. Invita gli stati membri a legiferare per combattere omofobia, transfobia e <em class=" Hyphenator598css3hyphenate">hate crimes</em>. L’art. 32 esprime preoccupazione per i casi di omofobia e fa riferimento a un sondaggio europeo che evidenzia cifre preoccupanti. Non manca all’articolo successivo la denuncia per le discriminazioni tuttora in vigore verso le persone transgender (come la menzione della sterilizzazione coatta in 14 stati membri) e l’allarme per violenze e suicidi. Da segnalare l’impegno della Commissione europea in collaborazione con l’Organizzazione mondiale per la sanità al fine di togliere i “<a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://en.wikipedia.org/wiki/Gender_identity_disorder">gender identity disorders</a>” dall’elenco dei disturbi mentali dall’undicesima versione dell’International Classification of Diseases.</div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
<br /></div>
<blockquote class="pullquote">
"rispetto della salute sessuale e riproduttiva delle donne"</blockquote>
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<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
Vengono riconosciuti anche i diritti alla salute sessuale e riproduttiva (Srhr) come “elementi essenziali della dignità umana” (art. 24). Si richiama alla necessità di superare le discriminazioni di genere, sia garantendo adeguati servizi di family planning e di cura dei neonati, sia vigilando su ciò che potrebbe intaccare questi diritti. In particolare si invitano gli stati membri ad assicurare l’implementazione di “strategie nazionali” volte al <span class="pullquote Hyphenator598css3hyphenate">rispetto della salute sessuale e riproduttiva delle donne</span> (art. 67). Si punta anche alla tutela delle ragazze più giovani, “nello specifico contro quell’industria che le considera” “oggetti sessuali” e “causa un incremento del sexual trafficking” anche nell’Ue. Nella premessa, oltre ai dati preoccupanti sul sessismo (si stima che il 20-25% delle donne abbiano subito violenze fisiche una volta nella vita) si fa riferimento anche alle “centinaia di migliaia” di donne che vivono in Europa e hanno subito mutilazioni genitali femminili. Proprio lo scorso dicembre l’Europarlamento aveva <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2013/12/11/nella-giornata-dei-diritti-umani-leuroparlamento-dice-no-a-donne-e-gay/">bocciato l’avanzato report Estrella</a>, volto a difendere questi diritti. Da non ignorare anche il richiamo, seppur fugace, al rispetto della “dignità alla fine della vita”, specie per “assicurare che le decisioni espresse nei testamenti biologici siano riconosciute e rispettate” (art. 23).</div>
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
<br /></div>
<blockquote class="pullquote pqRight">
"l’Italia è drammaticamente indietro come spesso denunciato dall’Uaar"</blockquote>
<br />
<div class="hyphenate Hyphenator598css3hyphenate">
Tra gli altri punti da evidenziare, l’appello a creare un nuovo meccanismo legislativo europeo per garantire la difesa dei diritti fondamentali nei paesi membri anche dopo che questi entrano nella Comunità e di chiedere la sospensione di certe leggi che li violano ove necessario. Accade infatti, in particolare con l’allargamento a Est dell’Ue, che i nuovi stati membri prendano provvedimenti liberticidi su temi caldi come quelli che riguardano etica e laicità. Come è evidente da questo elenco di rivendicazioni e riforme auspicate, <span class="pullquote Hyphenator598css3hyphenate">l’Italia è drammaticamente indietro come spesso denunciato dall’Uaar</span>, che cerca di intervenire per quanto possibile. Allo stato attuale la Chiesa cattolica è privilegiata (anche con la blindatura del Concordato, di cui l’Uaar <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2014/02/18/nuovo-concordato-vecchio-clericalismo/">auspica l’abrogazione</a>) e ha una pesante influenza a livello politico: ciò si traduce in una carenza endemica di laicità e nel mancato avanzamento sul fronte dei diritti soprattutto per donne, gay e non credenti.</div>
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Il nostro è un paese dove i non credenti sono di fatto cittadini di serie B, con una serie di discriminazioni palesi o più sottili in ambito sociale e lavorativo e dove le ragioni della laicità vengono ignorate. Un paese dove tuttora non esiste una minima regolamentazione per le coppie di fatto e dove la proposta blanda del primo ministro Matteo Renzi sulle <em class=" Hyphenator598css3hyphenate">civil partnership</em> <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2014/02/22/governo-renzi-uno-stile-ne-nuovo-ne-laico/">sembra ormai accantonata</a> per non scontentare gli alleati di governo del Nuovo centro destra. Dove non esiste una legge seria <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2013/08/17/omofobia-differenza-tra-discriminazione-liberta-espressione/">contro l’omofobia</a>, con una proposta annacquata e di fatto inservibile proprio a causa delle pressioni delle frange cattoliche. Dove poi alle donne viene sempre più negato il diritto di accedere all’interruzione di gravidanza o alla contraccezione, in nome dell’obiezione di coscienza dei medici. E dove <a class=" Hyphenator598css3hyphenate" href="http://www.uaar.it/news/2013/10/28/eutanasia-legale-delegazione-presidente-boldrini/">non esiste la possibilità di autodeterminarsi</a> su questioni come eutanasia, testamento biologico e fine vita. L’Italia, sebbene sia un paese più secolarizzato, deve fare ancora molta strada: sta ai cittadini laici mobilitarsi per smuovere la nostra classe politica dalla sua apatia e dalle sue remore clericali affinché metta in pratica ciò che viene votato in Europa.</div>
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<a href="http://www.uaar.it/news/2014/03/04/parlamento-europeo-dice-si-difesa-laicita/">http://www.uaar.it/news/2014/03/04/parlamento-europeo-dice-si-difesa-laicita/</a></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-32291626799437417572014-02-26T20:26:00.004+01:002014-02-26T20:26:48.669+01:00L’Universo nato da uno scongelamento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a data-slb-active="1" data-slb-internal="0" href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/02/polar.gif" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="In questa mappa della radiazione di fondo cosmico, le barre bianche indicano la direzione della polarizzazione della luce più antica nell’universo. Crediti: NASA/WMAP Science Team" class=" wp-image-44130 " height="218" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/02/polar-664x332.gif" width="438" /></a></div>
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In questa mappa della radiazione di fondo cosmico, le barre bianche indicano la direzione della polarizzazione della luce più antica nell’Universo. Crediti: NASA/WMAP Science Team</div>
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Un fisico teorico tedesco ha proposto un modello non standard della creazione dell'Universo: la sua origine non è stata una fase estremamente calda e densa, bensì una fase lenta e fredda di trasformazione. Il modello smentisce anche che l'Universo sia in continua espansione</div>
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<span>di <a href="http://www.media.inaf.it/author/ferroni/" title="Posts by Eleonora Ferroni">Eleonora Ferroni</a></span></div>
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<span>mercoledì 26 febbraio 2014 @ 15:28</span></div>
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Chi pensa che l’Universo sia nato 13,8 miliardi di anni fa con il <strong>Big Bang</strong> potrebbe sbagliarsi. Per decenni, anzi per quasi un secolo, “la grande esplosione” è stata l’inizio di tutto, la teoria che ha messo d’accordo pressoché tutta la comunità scientifica. Da decenni l’argomento, però, è ancora al centro del dibattito accademico e di recente un fisico teorico tedesco dell’Università di Heidelberg, <strong>Christof Wetterich</strong>, ha portato sui tavoli degli esperti una nuova teoria:<strong> l’Universo non sarebbe nato da un’esplosione violenta e non sarebbe in continua espansione. </strong>Dimentichiamo tutto ciò che sappiamo sulla radiazione cosmica di fondo, sulla singolarità dello spazio e del tempo, sull’espansione dell’Universo. Questo modello implica che le masse di tutte le particelle sono in costante aumento e che, invece di espandersi,<strong> l’Universo si sta riducendo per periodi di tempo prolungati.</strong></div>
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Secondo il fisico tedesco l’Universo è il risultato di un lungo e freddo periodo di trasformazione e che non ha nulla a che vedere con il modello cosmologico del Big Bang, predominante nella comunità scientifica, e che teorizza una condizione iniziale estremamente calda e densa da cui poi sarebbe iniziato un processo di espansione durato per un intervallo di tempo finito ma in corso ancora oggi. Il modello che propone Wetterich è all’opposto di quanto pensato finora:<strong> il nostro Universo non è nato da un’esplosione, bensì da un disgelo</strong>.</div>
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Lo scienziato nel suo studio presenta un semplice modello a tre parametri, che non prevede però il fenomeno della <strong>singolarità gravitazionale</strong> da cui, secondo molti, tutto ha avuto inizio. Per singolarità si intende quel punto dello spaziotempo in cui il campo gravitazionale ha tendenza verso un valore infinito. Come aveva già teorizzato Albert Einstein con il modello della relatività generale, il Big Bang sarebbe stato provocato da un collasso gravitazionale provocato dalle elevate temperature raggiunte dalla materia. E’ proprio questo che ha voluto smentire Wetterich.</div>
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Dal 2009 le origini dell’Universo sono studiate dal satellite <strong>Planck</strong>, la missione ESA completamente dedicata allo studio del fondo cosmico di microonde, segnale originato circa 13 miliardi di anni fa. Planck ha l’obbiettivo di determinarne la geometria, il contenuto, l’evoluzione e di studiare la fase di espansione parossistica dell’universo, detta “inflazione”, che lo ha portato a dilatarsi in una frazione di secondo a dimensioni paragonabili a quelle attuali. Wetterich però va oltre e ribalta il modello standard di evoluzione cosmologica. Cosa c’è di diverso nella sua teoria? Se le masse di tutte le particelle elementari diventano sempre più pesanti nel corso del tempo e la forza gravitazionale si indebolisce, l’Universo potrebbe aver avuto anche una fase di partenza molto fredda e lenta. Secondo questa visione, l’Universo è sempre esistito e la sua prima condizione era praticamente statica e il Big Bang non è altro che un fenomeno che si è esteso per un lunghissimo periodo di tempo: sarebbe solo una delle tante fasi, ma non l’inizio. Per questo nello studio si dice che i primi “eventi” che sono indirettamente osservabili anche oggi risalgono a 50.000 miliardi anni fa, e non a una frazione di secondo dopo il Big Bang. “Non si parla più di singolarità in questa nuova immagine del nostro cosmo”, ha detto l’autore dell’ipotesi. Il suo modello teorico spiega l’energia oscura e il concetto di “universo inflazionario” (come detto prima, infatti, secondo molti dopo il Big Bang l’Universo avrebbe attraversato una fase di espansione estremamente rapida) con un solo campo scalare che cambia con il tempo, con l’aumento di tutte le masse. Nell’approccio di Wetterich, tutte le masse sono proporzionali al valore del cosiddetto<strong> “cosmon field”</strong>, che aumenterebbe nel corso dell’evoluzione cosmologica. “La naturale conclusione di questo modello è l’immagine di un Universo che si è evoluto molto lentamente da uno stato iniziale estremamente freddo, con una conseguente contrazione per lunghi periodi di tempo, invece di un’espansione”, ha spiegato.</div>
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Il fisico ha tenuto a sottolineare che il suo modello non rende invalida la teoria del Big Bang: “noi scienziati siamo abituati a guardare i fenomeni usando diverse immagini e teorie”, ha detto. ”Descrive la nascita del Universo senza il fenomeno della singolarità, però, offre una serie di vantaggi “, ha sottolineato il Prof. Wetterich. ”E nel nuovo modello, il dilemma assillante del <em>ci deve essere stato qualcosa prima del Big Bang</em> non è più un problema”.</div>
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<strong>Per saperne di più:</strong></div>
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<li>Leggi C. Wetterich. <strong>Variable gravity Universe</strong>. <em>Physical Review D</em>, 2014; 89 (2) DOI:<a href="http://dx.doi.org/10.1103/PhysRevD.89.024005" rel="nofollow" target="_blank">10.1103/PhysRevD.89.024005</a></li>
<li>Leggi C. Wetterich. <strong>Universe without expansion</strong>. <em>Physics of the Dark Universe</em>, 2013; 2 (4): 184 DOI: <a href="http://dx.doi.org/10.1016/j.dark.2013.10.002" rel="nofollow" target="_blank">10.1016/j.dark.2013.10.002</a></li>
</ul>
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<a href="http://www.media.inaf.it/2014/02/26/luniverso-nato-da-uno-scongelamento/">http://www.media.inaf.it/2014/02/26/luniverso-nato-da-uno-scongelamento/</a></span></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-35758325838797442022014-02-12T14:47:00.001+01:002014-02-12T14:56:44.524+01:00L’importanza di Charles Darwin (anche) nel 2014<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<img alt="L'importanza di Charles Darwin (anche) nel 2014." src="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/02/charles-darwin-638x425.jpg" height="266" itemprop="image" width="400" /><br />
<span class="publisher"><span itemprop="description">Nel giorno in cui ricorrono i 205 anni dalla nascita del padre dell’evoluzionismo è ancora necessario ricordarne i meriti, contro lo spettro di un oscuro medioevo del sapere sempre pronto a tornare.</span></span></div>
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<span class="publisher"><span itemprop="description"></span></span><br />
<a name='more'></a><span class="publisher"><span itemprop="description">N</span>on sono pochi quelli che, superate da un pezzo le soglie del 2000, propendono per un’interpretazione letterale della Bibbia che lascia ben poco spazio alle teorie del più celebre (e celebrato) naturalista britannico: forse di meno in Europa, dove la stessa Chiesa ha da tempo abbandonato posizioni e teorie del creazionismo, ponendo fine ad una opposizione che non aveva ragione di essere; ma in modo crescente, e <a href="http://scienze.fanpage.it/viaggio-tra-i-creazionisti-203-anni-dopo-darwin/" target="_blank">presso diverse confessioni religiose evangeliche, con tanto di riconoscimento ed appoggio politico da parte di alcune forze interne ai partiti conservatori, al di là dell’Oceano, negli Stati Uniti</a>.</span><br />
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<span class="publisher"><strong>Ecco perché una “rispolverata” a Darwin</strong>, in occasione della celebrazione dei 205 anni dalla sua nascita, è sempre doverosa: ricordare l’immenso contributo che quello studente di medicina non brillante ha saputo dare alla scienza di tutti i tempi è un atto ancora oggi significativo, soprattutto se si considera la sempre più invasiva penetrazione di teorie creazioniste anche nell’ambito dell’istruzione, con <a href="http://scienze.fanpage.it/in-tennessee-sara-possibile-insegnare-il-creazionismo/" target="_blank">lo Stato americano del Tennessee che ha accordato, già un paio di anni fa, il permesso alle scuole di adottare libri di testo alternativi all’insegnamento dell’evoluzionismo</a>.</span><br />
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<span class="publisher"><strong>Nessun uomo contemporaneo sarebbe capace di guardare alla realtà</strong> – e non soltanto al mondo delle scienze – con gli stessi strumenti di analisi di cui dispone oggigiorno, senza la “lente” fornita da Charles Darwin a partire dalla pubblicazione di quella Origine della Specie che, nel 1859, avrebbe rivoluzionato per sempre le conoscenze e le teorie dell’umanità, affermando il concetto moderno di evoluzione biologica. Quello che per lo scienziato rappresentava il punto di approdo del lungo viaggio che lo aveva portato a peregrinare tra le isole di Capo Verde, le Malvine e, soprattutto, le Galapagos, la summa di quanto osservato, appreso ed elaborato durante la sua esperienza a bordo della nave<em> Beagle</em>, fu in realtà la rampa di lancio per tutta la successiva scienza.</span></div>
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<div class="wp-caption aligncenter" id="attachment_120175" style="width: 648px;">
<span class="publisher"><img alt="" class="size-full wp-image-120175" src="http://static.fanpage.it.s3.amazonaws.com/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/02/beagle.jpg" height="305" width="400" /> </span><br />
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<span class="publisher">(Photo by Hulton Archive/Getty Images)</span></div>
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<span class="publisher"><strong><br /></strong></span><br />
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<span class="publisher"><strong>Ma nonostante i decenni trascorsi dalla presentazione delle teorie darwiniane</strong>, e nonostante i progressi che queste hanno significato in innumerevoli campi del sapere, il bisogno di continuare a parlare di evoluzionismo permane: anche in questa ottica bisogna guardare all’appuntamento con il <em>Darwin Day</em> che, istituito in Inghilterra proprio nell’anno successivo alla morte dello scienziato, è diventata dal 2003 consuetudine anche per il nostro Paese. Un momento in cui gli studiosi italiani si riuniscono in incontri e conferenze su temi inerenti l’evoluzione, la biologia o la zoologia, ma anche un’occasione da non perdere per la divulgazione. Ad esempio, il campo degli equivoci non è del tutto sgombro da grossolane “interpretazioni” che vorrebbero alcune specie più evolute di altre oppure specie perfettamente adattate. Per molti è ancora faticoso staccarsi da una visione che vede, in ogni caso, la specie umana come l’apice di una sorta di scala naturale, punto di arrivo di un meccanismo che si muoverebbe dal semplice al complesso.</span></div>
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<span class="publisher"><strong>Insomma, tra “revival” creazionisti e adattamenti dell’evoluzionismo</strong> a preconcetti scientificamente non fondati, tra ortodossa lettura della Bibbia e teoria del disegno intelligente, uno sguardo indietro a Darwin non risulterebbe in alcun modo superfluo: anche perché, è bene ricordarlo, se oggi siamo in grado di osservare il mondo con una particolare capacità analitica, il merito è anche di quell’uomo che coraggiosamente solcò i mari per seguire i propri studi, avendo la fortuna di vedere anche specie ed angoli di mondo che, purtroppo, oggi non esistono più se non negli appunti dei viaggiatori.</span></div>
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<span class="publisher"><span class="publisher">di <a class="col999" href="http://scienze.fanpage.it/author/nadia-vitali/" rel="author"><span itemprop="author">Nadia Vitali</span></a></span></span></div>
<span class="publisher"><span class="publisher"></span></span><div style="text-align: left;">
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<span class="publisher"><span class="publisher">
</span></span><br />
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<span class="publisher"><span class="publisher"><a href="http://scienze.fanpage.it/l-importanza-di-charles-darwin-anche-nel-2014/">http://scienze.fanpage.it/l-importanza-di-charles-darwin-anche-nel-2014/</a></span></span></div>
<span class="publisher">
</span></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-2208619601552092212014-02-05T20:19:00.003+01:002014-02-05T20:19:36.614+01:00Dove dobbiamo cercare la vita extra-terrestre?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/02/Copia-di-1_EarthlikeExoplanets.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt=" Alcune Super-Terre scoperte dalla Missione Kepler confrontate con il nostro pianeta. Crediti: NASA" class="size-medium wp-image-43717 " height="224" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/02/Copia-di-1_EarthlikeExoplanets-340x191.jpg" width="400" /></a></div>
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Alcune Super-Terre scoperte dalla Missione Kepler confrontate con il nostro pianeta. Crediti: NASA</div>
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Secondo un recente studio mondi tre volte più grandi del nostro potrebbero avere condizioni ben più propizie per ospitare la vita. E questa è solo l'ultima di una serie di proposte che spingono a cercare la vita extraterrestre al di fuori della zona abitabile.</div>
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<a name='more'></a><br />
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di <a href="http://www.media.inaf.it/author/degiuli/" title="Visualizza tutti gli articoli di Matteo De Giuli">Matteo De Giuli</a></div>
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Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a un gran proliferare di nuovi esopianeti. L’eventuale scoperta di una Seconda Terra che ospiti la vita e che viaggi inconsapevole in qualche remoto punto dell’Universo ha un fascino invincibile al quale cediamo senza opporre resistenza. Cerchiamo pianeti simili al nostro per dimensioni, temperature e atmosfera e li cerchiamo nella “zona abitabile”, la regione intorno a una stella dove un’altra Terra potrebbe avere acqua liquida sulla sua superficie.<br />
Ma se il nostro pianeta è effettivamente l’unico posto a noi noto dove la vita complessa sia riuscita a evolvere, questo non significa che la vita complessa sia necessariamente come noi la conosciamo, o che non possano esistere pianeti totalmente diversi dalla Terra dove la vita si sia sviluppata. Diversi recenti studi chiedono di ripensare al concetto di abitabilità, ultimo tra questi arriva quello a firma di <strong>René Heller</strong>, della McMaster University, e <strong>John Armstrong</strong>, della Weber State University, pubblicato recentemente su <a href="http://online.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/ast.2013.1088"><em>Astrobiology</em></a>. Secondo i due ricercatori i pianeti alieni leggermente più grandi del nostro potrebbero essere addirittura più adatti a ospitare la vita di quanto non lo sia la Terra.<br />
<br /><br />
“Dal pot-pourri di mondi abitabili che possono esistere sulla carta, la Terra potrebbe risultare come un pianeta marginalmente abitabile e piuttosto bizzarro”, scrivono nell’articolo. Heller e Armstrong sostengono che sarebbe meglio concentrarsi sulle “Super-Terre”, quei pianeti grandi circa 2-3 volte il nostro che i due ri-batezzano come potenzialmente “super-abitabili”. Il che renderebbe il nostro un caso fortuito di presenza di vita all’interno di un mondo non ostile ma neanche troppo ospitale.<br />
“La nostra argomentazione può essere intesa come una confutazione dell’ipotesi della rarità della Terra”, si legge nell’articolo. “Nel 2000 <strong>Ward</strong> e <strong>Brownlee</strong> hanno sostenuto che la nascita della vita richiedesse un intreccio estremamente improbabile di condizioni sul nostro pianeta, concludendo che la vita complessa sarebbe un fenomeno molto improbabile nell’Universo. Mentre siamo d’accordo che la presenza di un altro pianeta davvero simile alla Terra è banalmente impossibile, riteniamo che tramite questo argomento non si possa escludere l’esistenza di altri pianeti abitati”, scrivono. Heller e Armstrong sostengo anzi che la Terra possa essere considerata un mondo <em>marginalmente</em> abitabile, e che di fatto esistano una varietà di processi per i quali altri pianeti o lune potrebbero avere condizioni ben più ospitali per il sostentamento della vita. I pianeti rocciosi più grandi avrebbero per esempio una serie di vantaggi, e l’articolo ne elenca una decina. Tra questi un’attività tettonica più lenta, il che significa condizioni più stabili per la vita, e una massa più grande, il che significa più probabilità di avere un’atmosfera spessa grazie alla maggiore attività vulcanica che rilascia gas.<br />
<br /><br />
Come detto, quella di Heller e Armstrong non è l’unica spinta per un cambiamento di paradigma nella ricerca di pianeti abitabili. Nel maggio scorso, un articolo pubblicato su <em><a href="http://www.sciencemag.org/content/340/6132/577.abstract?sid=1bd51056-7bfa-4dc2-a8ef-cd2352a0e386">Science</a></em> a firma del fisico teorico <strong>Sara Seager</strong> del Massachusetts Institute of Technology, proponeva qualcosa di simile. L’acqua e la vita, scriveva Seager, posso trovarsi anche su Super-Terre che orbitano la loro stella fuori dalla zona abitabile, a distanze dieci volte superiori di quella Terra-Sole, a patto che le atmosfere di questi mondi contengano idrogeno gassoso a sufficienza, e quindi un effetto serra potente, capace di mantenere il calore all’interno dell’atmosfera e creare un clima mite nonostante le poche radiazioni ricevute in superficie. Allo stesso modo anche pianeti aridi e più vicini alle proprie stelle madri potrebbero avere bisogno di una quantità minore di acqua per creare la vita, vista l’alta umidità atmosferica. E la vita potrebbe esserci addirittura sui pianeti vagabondi che viaggiano per l’universo liberi da vincoli orbitali, scrive Seager, in caso abbiano avuto la fortuna di sviluppare calore da processi radioattivi o del nucleo e di avere i giusti gas nell’atmosfera.<br />
<br /><br />
Articoli di questo tipo raramente trovano consenso unanime all’interno della comunità scientifica. Questo perché a oggi il problema principale rimane la nostra effettiva incapacità tecnologica di determinare tutte le caratteristiche di un pianeta. Al di là di massa, raggio e quantità di luce ricevuta, infatti, non abbiamo ancora i mezzi per analizzare in maniera esaustiva le atmosfere, le superfici e le composizioni geologiche dei pianeti extrasolari. Per questo molti ritengono prematuro, se non completamente superfluo, mettere in discussione il concetto di “zona abitabile” e abitabilità dei pianeti così come l’abbiamo formulata finora: finché non svilupperemo le tecnologie adatte, quello della zona abitabile sembra il migliore degli strumenti possibili.<br />
<br /><br />
Certo, bisognerebbe quantomeno mettersi d’accordo sull’effettiva grandezza di queste fasce. La definizione standard della zona abitabile attorno a una stella simile al Sole ha subìto nel corso degli anni diverse ridefinizioni a seconda del modello fisico utilizzato per le stime. L’ultima proposta di revisione di questi parametri è del dicembre scorso ed è stata avanzata dall’astrofisico <strong>Jérémy Leconte</strong>, del Pierre Simon Laplace Institute di Parigi, in un articolo pubblicato su <em><a href="http://www.nature.com/nature/journal/v504/n7479/full/nature12827.html">Nature</a></em>. Secondo i modelli utilizzati da Leconte e colleghi le dimensioni della zona abitabile sono per esempio molto più piccole delle stime utilizzate dalla missione Kepler, che aveva fornito una cifra probabilistica forse troppo ottimistica di 22 miliardi di pianeti simili alla Terra e potenzialmente abitabili, nella Via Lattea.<br />
<br /><br />
<a href="http://www.media.inaf.it/2014/02/05/dove-dobbiamo-cercare-la-vita-extra-terrestre/">http://www.media.inaf.it/2014/02/05/dove-dobbiamo-cercare-la-vita-extra-terrestre/</a></div>
</div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-46859716277318322942014-01-30T21:36:00.000+01:002014-01-30T21:36:16.093+01:00Hawking: “I buchi neri non esistono”<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/03/buco-nero2-638x425.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Hawking: " border="0" buchi="" src="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/03/buco-nero2-638x425.jpg" esistono="" height="266" i="" itemprop="image" neri="" non="" width="400" /></a></div>
<div style="border-image: none;">
<span itemprop="description">in foto: <b> Così apparirebbe probabilmente un buco nero posto in un contesto particolarmente ricco di stelle</b></span></div>
<div style="border-image: none;">
<span itemprop="description"><br /></span></div>
<div style="border-image: none;">
<span itemprop="description">Così come li conosciamo noi, non esistono. I buchi neri non risucchierebbero solo energia, ma la libererebbero anche, fino all'evaporazione.</span> </div>
<div style="border-image: none;">
<a name='more'></a><br />
<div style="border-image: none;">
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E' stato uno dei maggiori pensatori dei buchi neri ed ora invita la comunità scientifica ad un ripensamento. Il "<a href="http://scienze.fanpage.it/buchi-neri-7-cose-che-dovete-sapere/" title="7 cose da sapere sui buchi neri">black hole</a>" è uno degli oggetti più misteriosi dell'Universo, di cui si sa ben poco. Si sa che la massa di questi oggetti sia elevata come null'altro, dato che hanno la capacità di sviluppare una tale forza di gravità da riuscire ad attrarre tutto, luce compresa. Ma quale sia il loro destino o quali siano le leggi della fisica che dominano il suo interno, questo – purtroppo – può essere solo oggetto di teorie. Con un articolo pubblicato su Nature, il noto astrofisico espone per intero la propria teoria, contestando la qualità "nera" di questi oggetti. In particolare l'ipotesi secondo cui i black hole risucchino voracemente energia senza lasciarle scampo sarebbe inesatta. La comunità scientifica non ha ancora passato al vaglio lo studio di Stephen Hawking sull'argomento, intitolato "Conservazione dell'informazione e previsioni meteo nei buchi neri". Tuttavia, data la notorietà dell'astrofisico è fuor di dubbio che la pubblicazione riaccenderà i riflettori sui buchi neri.<br />
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<strong>Secondo lo studioso britannico</strong>, infatti, oltre l'orizzonte degli eventi non vi sarebbe né un muro di fuoco che annienta, né tanto meno un salto verso un'altra regione dell'universo, ma una fuoriuscita di energia ed informazioni. Insomma, i buchi neri sarebbero meno spietati e fantascientifici di quanto si sia pensato sinora, sebbene continui ad essere "severamente vietato" entrarvi. Nell'attesa che il dibattito sullo studio di Hawking si riaccenda bisogna ricordare che l'astrofisico parlò in passato di "evaporazione dei buchi neri", facendo riferimento proprio alla possibilità che questi oggetti siano destinati a scomparire, espellendo gradualmente energia dal proprio interno.<br />
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<a href="http://scienze.fanpage.it/hawking-i-buchi-neri-non-esistono/">http://scienze.fanpage.it/hawking-i-buchi-neri-non-esistono/</a></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-2510544880123949822014-01-22T15:12:00.002+01:002014-01-22T15:12:20.322+01:00Primo fascio di anti-idrogeno prodotto ed intrappolato al CERN<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/01/antimateria-cern-638x425.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Primo fascio di anti-idrogeno prodotto ed intrappolato al CERN." border="0" height="266" itemprop="image" src="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2014/01/antimateria-cern-638x425.jpg" width="400" /></a></div>
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<span itemprop="description">Un altro successo per gli scienziati del Centro per la Ricerca Nucleare di Ginevra ed un passo avanti per lo studio e la comprensione dell'antimateria.</span> </div>
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Per la prima volta gli scienziati del CERN di Ginevra sono riusciti a produrre e “catturare” un fascio di atomi di antimateria: un successo – l’ennesimo per l’immenso laboratorio di fisica delle particelle – che porta il nome dell’esperimento Asacusa, al quale partecipano anche i ricercatori italiani dell’<a href="http://www.infn.it/index.php?option=com_content&view=article&id=482:prodotto-per-la-prima-volta-un-fascio-di-anti-idrogeno&catid=21:news&Itemid=532&lang=it" rel="nofollow" target="_blank">Istituto Nazionale di Fisica Nucleare</a> coordinati da Luca Venturelli dell’Università di Brescia.<br />
<strong> 80 atomi di anti-idrogeno individuati 2,7 metri a valle della sorgente</strong>: un miraggio che la fisica insegue da tempo, ormai, con la nota difficoltà di tener separate materia ed antimateria le quali, quando si incontrano, si annichiliscono a vicenda producendo raggi gamma. Gli esiti dell’esperimento sono stati resi noti in un articolo pubblicato da <a href="http://www.nature.com/ncomms/2014/140121/ncomms4089/full/ncomms4089.html" rel="nofollow" target="_blank"><em>Nature Communications</em></a> e potrebbero costituire una pietra miliare negli studi di questo tipo, come ha spigato il Professor Venturelli:<br />
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<blockquote>
"Il risultato rende molto più concreta e vicina la possibilità di realizzare misure di precisione con gli atomi di anti-idrogeno. E sondare le caratteristiche dell’antimateria può aiutare a risolvere uno dei grandi misteri della fisica moderna: la prevalenza di materia rispetto all’antimateria nell’universo visibile."</blockquote>
<strong><br /></strong><br />
<strong>Il mistero di “dove sia finita l’antimateria”</strong>, infatti, costituisce un vero e proprio rompicapo per gli scienziati: poiché al momento del Big Bang materia ed antimateria si sarebbero prodotte in eguali quantità, cosa ha fatto in modo che la prima prevalesse sulla seconda, dando origine ad un universo nel quale è possibile osservare soltanto materia e neanche un atomo di antimateria? Diverse teorie al riguardo sono state proposte, ma ancora nulla ha posto la parola fine sul dibattito scientifico (e consideratane l’entità, di tempo ce ne vorrà ancora). <a href="http://scienze.fanpage.it/catturati-finalmente-atomi-di-antimateria-per-un-migliaio-di-secondi/" target="_blank">La “cattura” avvenuta nel 2011 di un centinaio di atomi di anti-idrogeno</a> non era stata sufficiente a creare la svolta definitiva negli studi: allora, infatti, le particelle era state intrappolate per appena 16 minuti. Che sia questa la volta buona?<br />
<br /><br />
<strong>Ma cos’è esattamente l’antimateria?</strong> In parole estremamente semplici nient’altro che particelle con massa corrispondente a quella delle particelle ordinarie, ma con carica di segno opposto: gli atomi di anti-idrogeno, quindi, saranno composti da un antiprotone, dotato di carica negativa, attorno al quale orbita l’antielettrone caricato negativamente, detto positrone. Il contatto di questi due “opposti simmetrici” è in grado di convertire tutta la massa delle particelle in energia: un fatto che, in un futuro molto lontano, potrebbe costituire il punto di partenza per nuovi, potentissimi sistemi propulsivi.<br />
<br /><br />
<strong>Ecco perché la possibilità di osservare la materia “allo specchio”</strong>, con le relative caratteristiche e le eventuali sorprese che potrà rivelare, è un’occasione unica per i ricercatori del CERN che hanno prodotto ed “intrappolato” il fascio di anti-idrogeno, la quale potrebbe forse (ma la cautela è sempre d’obbligo) aprire addirittura ad una nuova era della fisica.<br />
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<span class="publisher">di <a class="col999" href="http://scienze.fanpage.it/author/nadia-vitali/" rel="author"><span itemprop="author">Nadia Vitali</span></a></span><br />
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<a href="http://scienze.fanpage.it/primo-fascio-di-anti-idrogeno-prodotto-ed-intrappolato-al-cern/">http://scienze.fanpage.it/primo-fascio-di-anti-idrogeno-prodotto-ed-intrappolato-al-cern/</a></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-1569587980239656752014-01-15T14:08:00.003+01:002014-01-15T14:08:31.816+01:00La grande ricchezza del patrimonio genetico del Bel Paese<div class="entrytext">
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<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/File:Typical_Arb%C3%ABresh%C3%AB_female_costumes.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Typical_Arbëreshë_female_costumes" class=" wp-image-44554 alignleft" height="239" src="http://oggiscienza.files.wordpress.com/2014/01/typical_arbecc88reshecc88_female_costumes.jpg?w=360&h=239" width="360" /></a></div>
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CRONACA – L’Italia non è solo un Paese con un invidiabile patrimonio naturale, culturale e artistico. Anche il patrimonio genetico delle diverse popolazioni che vivono in Italia custodisce una ricchezza da non sottovalutare. È il quadro che emerge da un’analisi del DNA mitocondriale e del cromosoma Y svolta su numerosi individui provenienti da ben 57 popolazioni sparse per lo Stivale, isole comprese, e da vari stati europei, posti agli estremi del continente.</div>
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Lo <a href="http://www.isita-org.com/jass/Contents/2014vol92/Capocasa/Capocasa.pdf" target="_blank">studio</a> - pubblicato sul<em> Journal of Anthropological Sciences,</em> e coordinato dall’antropologo Giovanni Destro Bisol – è il frutto di un grande sforzo collettivo che ha coinvolto ricercatori provenienti da quattro università italiane (Bologna, Cagliari, Pisa e Roma “La Sapienza”) e dall’Istituto Italiano di Antropologia. “Questo nuovo lavoro”, afferma Guido Barbujani, tra i massimi esperti di genetica di popolazioni, “si basa su un campionamento molto vasto e accurato, che ha permesso uno studio sistematico sulle popolazioni italiane, con grande attenzione agli isolati linguistici”<span id="more-44547"></span>. I ricercatori si sono dedicati in modo particolare alle 13 minoranze linguistiche presenti nel nostro Paese, che spesso passano inosservate, ma che costituiscono una ricchezza culturale e genetica di primo piano. In particolare, nelle regioni del nord sono insediate numerose popolazioni che parlano lingue di origine germanica, come i cimbri, mentre al sud si possono incontrare comunità medio-piccole che parlano una variante dialettale di derivazione greca (i grecanici), o un dialetto albanese: è il caso degli arbereschi, diffusi in tutta l’italia meridionale e insulare, che raggiungono le 100.000 unità. La Sardegna, poi, è un calderone di popolazioni, di lingue e di dialetti, che variano incredibilmente secondo un gradiente da nord a sud. “Luca Cavalli-Sforza”, continua Barbujani, “sosteneva a gran voce l’importanza di studiare la composizione genetica dei gruppi più isolati, perché si tratta di popolazioni che grazie all’isolamento non sono state modificate dal flusso genico, e soprattutto perché in futuro rischiamo perderle, risucchiate dalla modernità”.<br />
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Gli autori non si sono limitati a raccogliere i campioni genetici da alcuni volontari provenienti da queste piccole realtà etniche, ma hanno predisposto un ampio programma educativo e partecipativo, che ha previsto un loro diretto coinvolgimento nel lavoro, coerentemente con i principi dell’Open Science. Le analisi mostrano che nel caso delle minoranze linguistiche la diversità linguistica e culturale va di pari passo con quella genetica, e i risultati sono clamorosi. Se si confrontano per esempio le differenze genetiche espresse dal DNA mitocondriale fra la comunità germanofona di Sappada, nel bellunese, e il vicino gruppo del Cadore, o fra quella di Benetutti, in Sardegna e la Sardegna meridionale, si vede che sono fra 7 e 30 volte maggiori di quelle che si osservano fra spagnoli e rumeni o portoghesi e ungheresi, che fra loro sono ben venti volte più distanti. “I risultati dimostrano che in effetti le differenze genetiche tra le varie popolazioni indagate sono considerevoli. Ma è importante comprendere che si tratta di variazioni fra popolazioni diverse insediate in uno stesso territorio, l’Italia, e non fra gli individui dell’intera popolazione italiana nel suo complesso”, puntualizza Barbujani.<br />
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Il quadro di eterogeneità che emerge tra le popolazioni italiane rispecchia l’elevata biodiversità che caratterizza l’Italia, al punto che gli habitat naturali della Penisola sono inseriti tra gli <i>hotspot</i> di biodiversità del Mediterraneo. La grande ricchezza genetica insita nel nostro Paese è probabilmente dovuta a un territorio molto variabile e soprattutto estremamente frammentato da barriere geografiche, come le catene montuose. Le diverse valli alpine, in particolare, rimaste isolate a lungo soprattutto in passato, custodiscono molte delle minoranze linguistiche indagate. Inoltre, nel corso della storia, il territorio italiano ha accolto genti di ogni provenienza, per via marina e terrestre, nel corso di flussi migratori, invasioni militari, rapporti mercantili, e così via. In molti casi i diversi popoli si sono mescolati fra loro, in altri si sono create le condizioni per l’isolamento, che si è mantenuto fino ad oggi, come si è visto. Non è così banale, tuttavia, comprendere perché in alcuni casi l’isolamento è avvenuto e in altri no. “Darwin, nel suo libro <i>L’origine dell’uomo</i>, aveva già intuito che la storia linguistica umana è collegata a quella biologica”, racconta Barbujani. “Il naturalista inglese non aveva i dati per avvalorare la sua ipotesi, ma in seguito sono stati raccolti, da Cavalli-Sforza in poi. Quello che si è visto è che, dopo che una popolazione si separa, interviene il fenomeno della deriva genetica, che crea divergenze genetiche direttamente proporzionali al tempo trascorso dalla separazione tra le popolazioni iniziali. A causa della separazione, nel tempo si vengono a formare anche barriere linguistiche e culturali, che diventano poi difficili da attraversare.<br />
<br /><br />
Nell’800, nel territorio che va dall’attuale Slovenia alla Bulgaria, esisteva un continuum di dialetti talmente simili che tutti si capivano fra loro, ma poi le diverse popolazioni hanno iniziato a separarsi e si sono formate tante lingue diverse. E una volta che un fenomeno storico crea delle barriere, poi l’isolamento geografico crea le divergenze. Questa regola generale però non sempre funziona. E le eccezioni come spesso accade sono più interessanti delle regole. Fra Veneto e Lombardia, ad esempio, non esistono barriere geografiche, eppure fra le rispettive popolazioni sussistono importanti differenze linguistiche e culturali”.<br />
<br /><br />
Per contribuire a preservare in futuro la grande ricchezza genetica e linguistica del nostro Paese serviranno ulteriori studi che permettano un’indagine ancora più esaustiva della varietà genetica esistente. “Nei prossimi anni lo sviluppo della disciplina ci consentirà di compiere un’analisi completa del DNA genomico, che permetterà di capire se questi risultati saranno confermati anche su vasta scala”, conclude Barbujani.<br />
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Pubblicato da <a href="http://oggiscienza.wordpress.com/author/fabioperelli/">Fabio Perelli</a> su 15 gennaio 2014</div>
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<em>Crediti immagine:</em> <em>Marzio Altimari, Wikimedia Commons</em><br />
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<em><a href="http://oggiscienza.wordpress.com/2014/01/15/la-grande-ricchezza-del-patrimonio-genetico-del-bel-paese/">http://oggiscienza.wordpress.com/2014/01/15/la-grande-ricchezza-del-patrimonio-genetico-del-bel-paese/</a></em></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-30650199179121852392014-01-07T20:08:00.003+01:002014-01-07T20:08:24.379+01:00Teoria delle stringhe? La prova dallo spazio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/01/nasa-340x231.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Deformazione dello spazio-tempo. Crediti: NASA" border="0" class="size-medium wp-image-42579" height="231" src="http://www.media.inaf.it/wp-content/uploads/2014/01/nasa-340x231.jpg" width="340" /></a></div>
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Deformazione dello spazio-tempo. Crediti: NASA</div>
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Un gruppo di ricerca della Towson University ha ipotizzato che la teoria delle stringhe potrebbe essere dimostrata dall'osservazione del moto dei pianeti del Sistema solare. I primi risultati presentati a Washington al congresso dell'American Astronomical Society. </div>
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di <a href="http://www.media.inaf.it/author/bonelli/" title="Visualizza tutti gli articoli di Giulia Bonelli">Giulia Bonelli</a></div>
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07/01/2014 19:27</div>
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<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Stanis%C5%82aw_Lem" target="_blank">Stanisław Lem</a>, scrittore polacco di fantascienza, negli anni ’60 diede vita al personaggio di un fisico che lavorava a una “Teoria Generale del Tutto”. Da allora l’espressione è stata utilizzata, con vena piuttosto ironica, per definire le teorie super-generalizzate che puntavano a unificare tutti i fenomeni fisici conosciuti. Fino al 1986, quando il fisico britannico John Ellis pubblicò su <i>Nature</i> un <a href="http://www.nature.com/nature/journal/v323/n6089/abs/323595a0.html">articolo</a> in cui parlava della teoria delle stringhe come possibile “teoria del tutto”. In grado di fare ciò che nessuna ipotesi fisica era riuscita a fare fino a quel momento: conciliare la relatività generale classica con la fisica quantistica.</div>
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Un grande traguardo, se non fosse che la teoria delle stringhe non era a sua volta verificabile in alcun modo. Infatti l’ipotesi principale, stando alla quale tutta la materia e l’energia dell’universo sono composte da stringhe a una dimensione, non poteva essere provata, perché l’ordine di grandezza era talmente piccolo da non poter essere rilevato dagli strumenti conosciuti. Ancora oggi, nonostante i fisici delle stringhe ne abbiano affinato sempre di più l’impianto teorico, la teoria delle stringhe non ha evidenze certe. Né l’obiettivo sembra vicino: trovare traccia delle stringhe utilizzando gli attuali acceleratori di particelle richiederebbe una quantità di energia milioni di volte superiore a quella che è stata utilizzata per individuare il famoso bosone di Higgs.</div>
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Per questo era necessario un cambio di prospettiva, un approccio diverso per provare a risolvere il problema. Esattamente quello che ha fatto un gruppo di ricerca della statunitense Towson University: studiare la teoria delle stringhe passando dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande. Ovvero, dal moto delle particelle al moto dei pianeti. Durante il <a href="http://aas.org/meetings/223rd-aas-meeting-washington-dc">223simo convegno</a> dell’<b>American Astronomical Society</b> tenuto a Washington, il gruppo di ricerca, guidato dal fisico <b>James Overduin</b>, ha presentato ieri la sua ipotesi di lavoro: la misurazione precisa della posizione di alcuni oggetti del Sistema solare potrebbe rivelare leggere discrepanze con ciò che è predetto dalla teoria della relatività generale, in linea con quanto affermato dalla teoria delle stringhe.</div>
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Per capire la portata di questa ipotesi, dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. La nostra storia inizia oltre quattrocento anni fa con una leggenda che ha per protagonista il padre della scienza moderna, <b>Galileo Galilei</b>. Si narra che il fisico toscano salì sulla cima della torre di Pisa, e da lì lasciò cadere contemporaneamente una palla da cannone e una palla da moschetto. Dopo ripetute osservazioni, stabilì che i due oggetti toccavano terra quasi nello stesso momento. In questo modo confutò uno dei capisaldi della fisica aristotelica, secondo cui la velocità di un oggetto in caduta libera è direttamente proporzionale alla sua massa. Che Galileo abbia scalato o meno la torre pendente, i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi furono fondamentali per quella che sarebbe stata la teoria dell’interazione gravitazionale.</div>
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E qui arriviamo al secondo protagonista della storia: il matematico inglese <b>Isaac Newton</b>, a cui è legata un’altra leggenda, ancora più famosa. Si racconta che nel 1666 Newton fosse seduto sotto un albero nella sua tenuta a Woolsthorpe quando una mela gli cadde sulla testa: questo lo fece interrogare sul motivo per cui la Luna non cadesse sulla Terra come la mela, e lo portò a ipotizzare la presenza di una forza che diminuisse con l’inverso del quadrato delle distanza tra due oggetti. Era la prima formulazione della teoria della gravitazione universale, che fu poi sistematizzata nell’opera <i>Principia Mathematicae</i>, pubblicata da Newton nel 1687. Qui veniva affermato che la forza di gravità è la stessa che può spiegare il moto dei pianeti del sistema solare, il moto della Luna attorno alla Terra e la caduta degli oggetti. Confermando la teoria galileiana sulla caduta dei gravi, Newton comprese che lo stesso avviene nel sistema solare, dove i pianeti “cadono” l’uno verso l’altro mentre orbitano attorno al loro comune centro di massa. In particolare, con le osservazioni al telescopio concluse che Giove e le sue lune si muovono verso il Sole con la stessa accelerazione.</div>
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Il passaggio successivo fu comprendere che il campo gravitazionale agisce con la stessa forza su tutte le forme non solo di materia, ma anche di energia: questa tesi, le cui basi furono poste da Galileo e Newton, sfociò nella teoria di Einstein sulla relatività generale e nel principio di equivalenza (che postula l’uguaglianza di effetti prodotti da cause apparentemente diverse).</div>
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Fin qui tutto bene. Ma quando, a inizio ’900, entrò in gioco la fisica quantistica, i conti cominciarono a non tornare. Ciò che viene introdotto dalla meccanica quantistica, infatti, è l’elemento di casualità: più piccola è la scala attraverso cui si osserva il mondo, più le cose diventano casuali. Lampante è l’esempio del principio di indeterminazione di Heisenberg, secondo cui non è possibile misurare simultaneamente con esattezza la posizione e la quantità di moto di una particella in movimento, per esempio un elettrone che orbita attorno a un nucleo di un atomo. E questo non perché gli strumenti siano imprecisi: semplicemente, quando consideriamo una scala sufficientemente piccola, subentra una casualità di valori. Un fatto alquanto inconciliabile con la teoria della relatività, perché implicherebbe che anche lo spazio e il tempo, oltre a una certa soglia, siano casuali.</div>
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È qui che arriviamo alle stringhe. Affermando che la struttura fondamentale della natura è fatta di stringhe e non di punti, la teoria delle stringhe stabilisce la scala minima con cui possiamo considerare il mondo (la lunghezza delle stringhe, appunto). Ma questa soglia minima non è verificabile, e così torniamo al problema di partenza.</div>
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Per provare a risolvere questa dicotomia, il gruppo della Towson University ha deciso di ripartire da Galileo e Newton. Calcolando le posizioni dei pianeti del Sistema solare, i ricercatori pensano di poter trovare nuovi limiti oltre i quali è possibile misurare gli effetti della teoria delle stringhe.</div>
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Trovando allo stesso tempo prove della violazione del principio di equivalenza einsteiniano. Queste prove al momento sono state solo ipotizzate, ma dovrebbero comprendere la leggera violazione di tre capisaldi della fisica astronomica: la terza legge del moto planetario di Keplero, il principio dei punti di oscillazione di Lagrange e la polarizzazione orbitale, anche conosciuta come <a href="http://en.wikipedia.org/wiki/Nordtvedt_effect" target="_blank">effetto Nordtvedt</a>.</div>
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Se queste ipotesi fossero verificate, si avrebbe la prima, reale dimostrazione della validità della teoria delle stringhe. Ed è affascinante pensare che una simile conferma potrebbe provenire dal cielo e non dalla Terra.</div>
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<strong>Per saperne di più</strong>:</div>
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<li>Leggi su <em>Classical and Quantum Gravity</em> l’articolo “<a href="http://m.iopscience.iop.org/0264-9381/31/1/015001">Expanded solar-system limits on violations of the equivalence principle</a>“, di J. Overduin et al.</li>
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<a href="http://www.media.inaf.it/2014/01/07/teoria-stringhe-esperimento/">http://www.media.inaf.it/2014/01/07/teoria-stringhe-esperimento/</a></div>
Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-77428935003318740182013-12-31T14:16:00.003+01:002013-12-31T14:16:39.569+01:00Orrorin: il bipede arboricolo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://en.wikipedia.org/wiki/File:Orrorin_tugenensis.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Orrorin_tugenensis" class=" wp-image-44227 alignleft" height="333" src="http://oggiscienza.files.wordpress.com/2013/12/orrorin_tugenensis.jpg?w=333&h=333" width="333" /></a></div>
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CRONACA – Esseri bipedi ma arrampicarsi sugli alberi. <i>Orrorin tugenensis</i>, un nostro lontano antenato, era un primate davvero eclettico, che concentrava su di sé il meglio delle scimmie arboricole e degli ominini bipedi.<br />
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Un’analisi minuziosa del femore di questa specie, a cura della Stony Broke University e di un team internazionale di paleontropologi, fornisce nuovi interessanti spunti all’indagine sull’origine del bipedismo.<br />
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I ricercatori scrivono nel loro <a href="http://www.nature.com/ncomms/2013/131203/ncomms3888/full/ncomms3888.html" target="_blank">paper</a> pubblicato su <i>Nature Communications</i> che la morfologia dell’osso, esaminata per mezzo di analisi morfometriche tridimensionali, è intermedia tra quella degli antenati quadrupedi delle scimmie antropomorfe e delle specie ominine che hanno affollato le successive ramificazioni dell’evoluzione umana. E suggerisce che i cammini evolutivi delle antropomorfe e degli ominini hanno preso direzioni diverse a partire dai comuni antenati miocenici<span id="more-44203"></span>.<br />
<br />
<i>Orrorin tugenensis</i> è il cosiddetto “Uomo del millennio”, scoperto nel 2000 in Kenya e considerato tra i più affidabili candidati al ruolo di antenato degli ominini. Il suo status di ominino è ancora controverso, e la sua età è più antica di quella degli ominini ufficialmente riconosciuti, e risale a circa 6 milioni di anni fa.<br />
<br />
L’analisi morfometrica comparativa ha coinvolto oltre 400 individui appartenenti a specie di primati preistorici e attuali, quali scimmie mioceniche, ominini fossili e scimmie antropomorfe. Il femore di<i> Orrorin </i>appare come un vero e proprio mosaico evolutivo: presenta affinità da una parte con <i>Proconsul nyanzae</i>, una scimmia miocenica,<i> </i>e dall’altra con <i>Australopithecus afarensis</i>, la specie di Lucy.<br />
<br />
Gli autori sostengono che per giungere a una migliore comprensione dell’evoluzione del bipedismo servirà in futuro uno studio più approfondito della paleobiologia dei primati del Miocene.<br />
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<em>Crediti immagine: Lucius, Wikimedia Commons</em><br />
<em></em><br />
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Pubblicato da <a href="http://oggiscienza.wordpress.com/author/fabioperelli/">Fabio Perelli</a> su 31 dicembre 2013</div>
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<a href="http://oggiscienza.wordpress.com/2013/12/31/orrorin-il-bipede-arboricolo/">http://oggiscienza.wordpress.com/2013/12/31/orrorin-il-bipede-arboricolo/</a></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-9066650961267456032013-12-30T13:41:00.001+01:002013-12-30T13:41:29.398+01:00Verso la sesta estinzione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://oggiscienza.files.wordpress.com/2013/12/biodiversitacc80.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Stampa" class="aligncenter size-full wp-image-44217" src="http://oggiscienza.files.wordpress.com/2013/12/biodiversitacc80.jpg?w=600&h=338" height="225" width="400" /></a></div>
<div class="entrytext">
AMBIENTE – Le estinzioni delle specie non sono una novità per il nostro Pianeta. Negli ultimi 500-450 milioni di anni si sono verificate cinque estinzioni di massa, che hanno causato la scomparsa di un gran numero di specie viventi. Oggi, ci stiamo avvicinando a una sesta estinzione: mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci stanno scomparendo con un tasso da 10 a 1.000 volte superiore a quello naturale. A tracciare il pesante bilancio è il <a href="http://www.wwf.it/?4760" target="_blank">primo rapporto sulla biodiversità realizzato dal Wwf Italia<span id="more-44196"></span></a>.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Su oltre 71mila specie considerate dalla <a href="http://www.iucn.it/" target="_blank">World Conservation Union</a> (IUCN), l’ente che da anni controlla lo stato delle specie minacciate, più di 21mila sono a rischio di estinzione. Ad avere la peggio sono le popolazioni di vertebrati diminuite di un terzo negli ultimi 40 anni.<br />
<br />
E i responsabili di questa situazione siamo noi. La nostra impronta fisica sul Pianeta ha ormai raggiunto il 50% delle terre emerse: abbiamo trasformato gli ambienti naturali per le pratiche agricole, l’allevamento e lo sviluppo di insediamenti urbani e industriali, contribuendo, tra l’altro, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Il tutto in poco tempo: solo tre secoli fa, nel 1700, più del 50% della biosfera si trovava in condizioni selvatiche e il 45% in uno stato seminaturale. Oggi le percentuali sono scese, rispettivamente, al 25% e al 20%.<br />
<br />
Anche <a href="http://www.iucn.it/liste-rosse-italiane.php" target="_blank">nel nostro Paese</a>, in cui ci sono oltre il 30% delle specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali presenti in Europa, sono a rischio di estinzione il 31% dei vertebrati e il 45% delle piante.<br />
<br />
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Pubblicato da <a href="http://oggiscienza.wordpress.com/author/laurapulici/">Laura Pulici</a> su 30 dicembre 2013</div>
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<a href="http://oggiscienza.wordpress.com/2013/12/30/verso-la-sesta-estinzione/">http://oggiscienza.wordpress.com/2013/12/30/verso-la-sesta-estinzione/</a></div>
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-37912309005196755352013-12-29T13:30:00.001+01:002013-12-29T13:30:21.085+01:00I dieci eventi scientifici più significativi del 2013<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/12/top-ten-eventi-scientifici-638x425.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="I dieci eventi scientifici più significativi del 2013." border="0" height="266" itemprop="image" src="http://static.fanpage.it/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/12/top-ten-eventi-scientifici-638x425.jpg" width="400" /></a></div>
<span itemprop="description">Le scoperte e gli avvenimenti che hanno caratterizzato l'anno appena conclusosi e che potrebbero cambiare per sempre il mondo scientifico (e non solo).</span> <br />
<a name='more'></a><br />
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<div class="alto15">
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In chiusura di anno i bilanci sono quasi una tappa obbligata: facciamo quindi una breve ricapitolazione di quegli eventi che hanno lasciato un’impronta profonda nel mondo scientifico e dei quali, con buona probabilità, ci ricorderemo ben oltre il 2013.<br />
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Piogge di fuoco</h2>
Un primo posto meritato per un fenomeno i cui echi sono arrivati in tutto il mondo: <a href="http://scienze.fanpage.it/la-verita-sull-asteroide-in-russia-esplosione-30-volte-hiroshima/" target="_blank">era la mattina del 15 febbraio quando nell’oblast’ di Chelyabinsk iniziarono a piovere frammenti infuocati</a> che si abbatterono sulla popolazione della regione siberiana, causando oltre un migliaio di feriti e danni alle strutture. Passati lo stupore e la paura iniziali, gli scienziati hanno immediatamente individuato nel meteorite esploso sui cieli russi una grande opportunità per riconsiderare i modelli teorici sulle probabilità di impatto di oggetti celesti sulla Terra, oltre ad un evento storico che aveva soltanto un unico precedente di pari intensità, Tunguska. Inoltre, soltanto un paio di mesi fa, quello che sembrerebbe essere <a href="http://scienze.fanpage.it/pescato-un-meteorite-dal-fondo-di-un-lago-russo/" target="_blank">il più grosso pezzo del meteorite di Chelyabinsk è stato ripescato dal fondo di un lago russo</a>, dando così l’opportunità ai ricercatori di analizzarne le caratteristiche.<br />
<h2>
Il clima sta cambiando</h2>
Sono già diversi decenni che si parla di riscaldamento globale; il trascorrere del tempo, e il sensibile incremento di eventi meteorologici estremi, danno sempre più ragione ai “profeti” del cambiamento climatico. <a href="http://scienze.fanpage.it/clima-nuovo-rapporto-ipcc-ci-restano-solo-dieci-anni-per-cambiare/" target="_blank">Il quinto rapporto stilato dall’IPCC</a>, il panel intergovernativo sul clima istituito dall’ONU, ha lanciato in autunno l’ennesimo allarme delineando uno scenario drammatico in cui le temperature andranno incontro nei prossimi decenni ad un innalzamento pari a 4 gradi centigradi. Poche settimane dopo il tifone Haiyan abbattutosi sulle Filippine, causa di circa 8.000 morti, è stata la tragica occasione per riconsiderare il mutamento globale alla luce delle sue gravissime conseguenze.<br />
<div class="wp-caption alignright" id="attachment_119635" style="width: 310px;">
<img alt="" class="size-full wp-image-119635" height="218" src="http://static.fanpage.it.s3.amazonaws.com/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/12/voyager-1.jpg" width="300" /> <div class="wp-caption-text">
Dopo 36 anni Voyager 1 è oltre il Sistema Solare</div>
</div>
<h2>
Oltre l’infinito</h2>
Pietra miliare non soltanto per l’anno 2013 ma per l’intera storia dell’umanità: <a href="http://scienze.fanpage.it/voyager-1-e-entrata-nell-infinito/" target="_blank">intorno alla fine di agosto 2012 la sonda Voyager 1 ha varcato l’ultimo confine del Sistema Solare</a>, avviandosi verso le infinità degli abissi cosmici dove mai prima d’ora era arrivato qualcosa di umano. Lo studio che ha confermato l’evento è stato reso noto soltanto a settembre di quest’anno. Dopo trentasei anni di viaggio, il veicolo spaziale ha portato a compimento una delle più ambiziose missioni per cui era stato progettato, recando con sé un messaggio inciso su un disco d’oro: non si sa mai che qualcuno lo dovesse, lì trovare nell’immensità.<br />
<h2>
Siamo tutti figli dello stesso Homo?</h2>
<a href="http://scienze.fanpage.it/tutti-homo-e-tutti-della-stessa-specie/" target="_blank">La storia che potrebbe rivoluzionare tutte le conoscenze relative all’origine della nostra specie</a> nasce, come in molti casi del genere, da un piccolissimo frammento: un cranio venuto alla luce negli anni ‘90 nell’area di Dmanisi, in Georgia, appartenuto ad un individuo vissuto all’incirca 1,8 milioni di anni fa e rinvenuto in un sito assieme ai resti di altri quattro uomini coevi. Le differenze tra un cranio e l’altro avrebbero potuto portare facilmente i ricercatori a classificare gli individui come appartenenti a specie differenti ma l’evidenza non lascia alcun dubbio in merito al fatto che i cinque facessero parte alla medesima popolazione. Questo ha fatto sorgere nella mente degli studiosi un interrogativo non da poco: e se le divergenze morfologiche riscontrate in resti provenienti da epoche e luoghi differenti fossero da attribuire non a diverse specie ma ad una semplice variabilità somatica tra individui della medesima specie? Per una risposta tanto importante saranno ancora necessari molti studi e, probabilmente, altri ritrovamenti.<br />
<h2>
C’è un lago su Marte (o meglio c’è stato)</h2>
Di tutti i dati raccolti dal rover Curiosity nei suoi oltre 12 mesi di esplorazione del Pianeta Rosso, <a href="http://scienze.fanpage.it/su-marte-un-antico-lago-scoperto-da-curiosity/" target="_blank">la scoperta di quello che fu un bacino idrico circa 3 miliardi e mezzo di anni fa</a> è stata forse la più sensazionale: certamente non si tratta di una prova indiretta della vita passata su Marte ma costituisce un indizio significativo e la conferma dell’esistenza dei fondamentali elementi indispensabili per il sostentamento di alcune forme di vita semplici, come alcuni batteri che esistono sulla Terra.<br />
<h2>
Un Pianeta gemello?</h2>
Non è la prima volta che le osservazioni spaziali consentono agli astronomi di imbattersi in un Pianeta simile per diversi aspetti al nostro: ma <a href="http://scienze.fanpage.it/kepler-78b-il-pianeta-che-somiglia-alla-terra/" target="_blank">Kepler 78b</a> per massa e densità sembrerebbe avere proprio tutte le carte in regola per ambire ad essere definito proprio il gemello della Terra. Certo, qualche differenza non trascurabile va comunque evidenziata: una tra tutte è <a href="http://scienze.fanpage.it/kepler-78b-l-esopianeta-dove-un-anno-dura-otto-ore/" target="_blank">la durata dell’anno solare che su Kepler 78b è di appena otto ore</a>!<br />
<div class="wp-caption alignright" id="attachment_119637" style="width: 310px;">
<img alt="" class="size-full wp-image-119637" height="215" src="http://static.fanpage.it.s3.amazonaws.com/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/12/archicebus.jpg" width="300" /> <div class="wp-caption-text">
Archicebus Achilles</div>
</div>
<h2>
Il nostro progenitore</h2>
Tra specie vecchie e nuove, la natura ha sempre dei segreti inaspettati da svelare: così, mentre spesso veniamo a conoscenza di nuovi animali dei quali ignoravamo l’esistenza pur condividendo con essi lo spazio e il tempo, non di rado accade anche di imbattersi in specie ormai estinte da migliaia di anni che, però, in alcuni casi hanno molto da dirci sul nostro passato. Come nel caso dell’Archicebus Achilles i cui resti, risalenti a 55 milioni di anni fa, sono stati rinvenuti in Cina: certo, con i suoi 71 millimetri di lunghezza esclusa la coda, è a dir poco difficile guardare a questo piccolo mammifero come ad un lontano antenato. Ma tant’è, dato che gli scienziati dell’Accademia delle Scienze di Pechino, dell’<em>American Museum of Natural History</em> di New York e del <em>Carnegie Museum of Natural History</em> di Pittsburgh, i quali hanno lavorato sul fossile, sostengono che <a href="http://scienze.fanpage.it/ecco-il-progenitore-dei-primati/" target="_blank">potrebbe trattarsi del “progenitore” di tutti i primati</a>.<br />
<h2>
Il più antico DNA</h2>
Oltre a parlarci dell’intricata matassa di rapporti, per il momento ancora non dipanata, tra <em>Homo Sapiens </em>e<em> Neanderthalensis</em>, aggiungendo anche il più recente tassello del “misterioso” uomo di Denisova, alcuni resti rinvenuti nella Spagna Settentrionale hanno consentito agli studiosi di vincere con successo un’altra grande sfida: è stato infatti possibile sequenziare il genoma dell’uomo a cui appartenne lo scheletro venuto alla luce nella caverna di Sima de los Huesos, sulle montagne di Atapuerca, <a href="http://scienze.fanpage.it/il-piu-antico-dna-umano-ha-400-000-anni/" target="_blank">consentendo così per la prima volta di risalire indietro nel tempo di ben 400.000 anni</a>. Fino ad oggi, infatti, il record di antichità nell’analizzare il DNA non andava oltre i 100.000/150.000 anni: ecco perché questo lavoro apre le porte a nuove potenziali scoperte che potrebbero anche eventualmente rivoluzionare le conoscenze relative all’origine della nostra specie.<br />
<h2>
Anche la Cina vuole “il suo posto al Sole” (o sulla Luna)</h2>
A circa quarant’anni di distanza dall’ultima volta in cui qualcosa di umano ha toccato il suolo lunare, una sonda targata Cina è partita alla volta del nostro argenteo Satellite con l’obiettivo di portare avanti studi e ricerche ma anche di “recuperare” quel ritardo rispetto alle politiche spaziali che caratterizza un Paese che solo da pochi anni ha iniziato a dettare legge sui mercati internazionali. Si vocifera che la missione non sia particolarmente gradita agli Stati Uniti che, abbandonato ormai da decenni lo spoglio panorama di Selene in favore del più ambizioso progetto Marte, potrebbero ritrovarsi costretti a replicare tra non molto tempo: pare infatti che la Cina punti a costruire proprio una base sul posto tra il 2020 e il 2030.<br />
<div class="wp-caption alignright" id="attachment_119639" style="width: 310px;">
<img alt="" class="size-full wp-image-119639" height="250" src="http://static.fanpage.it.s3.amazonaws.com/scienzefanpage/wp-content/uploads/2013/12/hela.jpg" width="300" /> <div class="wp-caption-text">
Le cellule immortali di HeLa al microscopio</div>
</div>
<h2>
L’accordo sulle cellule immortali</h2>
Henrietta Lacks era una donna afroamericana di 31 anni madre di quattro figli che nel 1951 venne colpita dal cancro della cervice uterina. In quell’occasione i medici del <em>Johns Hopkins Hospital</em> di Baltimora, dove la donna si era recata per gli accertamenti, prelevarono le cellule tumorali a causa di una loro sorprendente caratteristica: negli anni quelle cellule diventarono le più studiate, e lo sono ancora oggi, in ragione della loro straordinaria capacità di riprodursi in provetta rapidamente, con una nuova generazione ogni 24 ore. La linea cellulare prese il nome di HeLa ma, purtroppo, nessuno aveva chiesto alla sventurata donna il consenso per effettuare il prelievo: gli eredi stessi sono rimasti per oltre vent’anni all’oscuro del valore scientifico e dell’affare milionario che ruotava attorno ad HeLa. In seguito alla scoperta, è sorta una controversia durata anni e conclusasi soltanto quest’estate grazie al raggiungimento di un accordo: dopo la pubblicazione del genoma di HeLa in una banca dati, infatti, ai due discendenti della Lacks è stato concesso di far parte del comitato, composto da sei membri, incaricato di esaminare le richieste da parte dei ricercatori per utilizzare il DNA delle cellule derivate dalla loro, suo malgrado, illustre antenata. Per tutelare meglio la privacy, e in generale richiamando alla necessità di norme etiche, in quel delicato terreno che, con tutta probabilità, costituirà uno dei fondamenti della medicina del futuro.<br />
<br />
<span class="publisher">di <a class="col999" href="http://scienze.fanpage.it/author/nadia-vitali/" rel="author"><span itemprop="author">Nadia Vitali</span></a></span><br />
<span class="publisher"></span><br />
<span class="publisher"><a href="http://scienze.fanpage.it/eventi-scientifici-2013/">http://scienze.fanpage.it/eventi-scientifici-2013/</a></span>Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-88423245894193241942013-12-26T10:16:00.005+01:002013-12-26T10:16:57.350+01:00Un osso della mano ‘data’ l’origine della destrezza umana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://blogstorico.files.wordpress.com/2013/12/universitc3a0-del-missouri.jpg?w=600&h=634" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="(Università del Missouri)" border="0" class="size-full wp-image-12114" height="400" src="http://blogstorico.files.wordpress.com/2013/12/universitc3a0-del-missouri.jpg?w=600&h=634" width="378" /></a></div>
<div class="wp-caption-text">
(Università del Missouri)</div>
<br />
Gli esseri umani possiedono un’anatomia della mano particolare che permette di creare e utilizzare gli utensili. Le scimmie antropomorfe e i primati non umani non hanno questa caratteristica, e momento in cui questa peculiarità è apparsa per la prima volta nell’evoluzione umana non è noto.<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Ora, una ricercatrice dell’Università del Missouri e il suo team internazionale di colleghi hanno trovato un nuovo osso della mano da un antenato umano, vissuto in Africa orientale circa 1,42 milioni di anni fa. Sospettano che l’osso appartenesse a una delle prime specie umane, l’Homo erectus. La scoperta di questo osso è la prima prova di una mano moderna simile a quella dell’uomo, indicando che questa caratteristica anatomica esisteva mezzo milione di anni prima di quanto creduto.<br />
<br />
<div class="wp-caption alignnone" id="attachment_12114" style="width: 610px;">
</div>
“Questo osso è il terzo metacarpale della mano, che si collega al dito medio. È stata scoperta nel sito di Kaitio, in Kenya”, ha detto Carol Ward, professore di patologia e scienze anatomiche all’Università del Missouri. “Ciò che rende questo osso così caratteristico è che la presenza di un processo stiloideo alla fine che si collega al polso. Finora, questo processo stiloideo era stato trovato solo in noi, nei Neandertal e in altri uomini arcaici”.<br />
<br />
Il processo stiloideo aiuta le ossa della mano ad attaccarsi alle ossa del polso, permettendo al polso di sopportare maggiori pressioni dovute all’uso della mano.<br />
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<div class="wp-caption alignnone" id="attachment_12115" style="width: 610px;">
<img alt="(Università del Missouri)" class="size-full wp-image-12115" height="336" src="http://blogstorico.files.wordpress.com/2013/12/universitc3a0-del-missouri1.jpg?w=600&h=505" width="400" /><div class="wp-caption-text">
(Università del Missouri)</div>
</div>
<div class="wp-caption alignnone" id="attachment_12122" style="width: 610px;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Metacarpo"><img alt="Le ossa della mano, il metacarpo è indicato con il numero 3 (wikipedia)" class="size-full wp-image-12122" height="291" src="http://blogstorico.files.wordpress.com/2013/12/le-ossa-della-mano-il-metacarpo-c3a8-indicato-con-il-numero-3-wikipedia.png?w=600&h=437" width="400" /></a><div class="wp-caption-text">
Le ossa della mano, il metacarpo è indicato con il numero 3 (wikipedia)</div>
</div>
<div class="wp-caption alignnone" id="attachment_12116" style="width: 610px;">
<img alt="Carol Ward (Università del Missouri)" class="size-full wp-image-12116" height="400" src="http://blogstorico.files.wordpress.com/2013/12/universitc3a0-del-missouri2.jpg?w=600&h=750" width="320" /><div class="wp-caption-text">
Carol Ward (Università del Missouri)</div>
</div>
<br />
L’osso è stato trovato vicino ai siti dove sono comparsi i primi utensili acheuleani – delle pietre ovali scheggiate detti bifacciali risalenti a più di 1,6 milioni di anni fa. Essere capaci di produrre tali strumenti indica che questi primi uomini erano quasi certamente in grado di usare le loro mani anche per molti altri compiti complessi.<br />
<br />
“Il processo stiloideo riflette una maggiore destrezza che permise alle prime specie umane di usare potenti e precise prese quando si manipolavano gli oggetti. Questo era qualcosa che i suoi predecessori non potevano fare”, spiega Ward. “Con questa scoperta, stiamo eliminando il gap nella storia evoluzionistica della mano umana. Potrebbe non essere la prima apparizione di una moderna mano umana, ma riteniamo che sia vicina alla sua origine, dato che nei fossili umani di 1,8 milioni di anni fa – quindi più antichi – non vediamo questa anatomia. Le nostre mani specializzate e abili sono state con noi per la maggior parte della storia evoluzionistica del nostro genere, Homo. Sono – e lo sono state per quasi 1,5 milioni di anni – il fondamento della nostra sopravvivenza”.<br />
<br />
<a href="http://munews.missouri.edu/news-releases/2013/1216-international-research-team-close-human-evolution-gap-with-discovery-of-1-4-million-year-old-fossil-human-hand-bone/" target="_blank">Università del Missouri</a><br />
<br />
<a href="http://www.pnas.org/content/early/2013/12/12/1316014110.abstract?sid=0571d41a-c050-491e-9091-ac7dbd4fda4a" target="_blank">Proceedings of the National Academy of Science</a><br />
<br />
<a href="http://ilfattostorico.com/2013/12/20/un-osso-della-mano-data-lorigine-della-destrezza-umana/">http://ilfattostorico.com/2013/12/20/un-osso-della-mano-data-lorigine-della-destrezza-umana/</a>Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2513038616232358714.post-9061981213239277232013-12-23T14:05:00.004+01:002013-12-23T14:05:37.963+01:00Aborto, il governo vuole permetterlo solo in caso di “gravi problemi di salute”<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/12/donne-spagna-proteste.jpg?adf349" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Aborto, il governo vuole permetterlo solo in caso di “gravi problemi di salute”" border="0" class="attachment-full wp-post-image" data-lazy-loaded="true" data-lazy-src="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/12/donne-spagna-proteste.jpg?adf349" height="208" id="no-script-hide" src="http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/12/donne-spagna-proteste.jpg?adf349" style="display: inline;" title="Aborto, il governo vuole permetterlo solo in caso di “gravi problemi di salute”" width="400" /></a></div>
<h2 class="catenaccio">
<span style="font-size: small;">Approvata dall'esecutivo la bozza che elimina tutti i vincoli temporali entro i quali era possibile interrompere la gravidanza e limita il diritto solo in casi di violenza sessuale. Proteste delle donne in tutto il Paese</span></h2>
<div class="catenaccio">
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<div class="catenaccio">
</div>
<div id="post-header-meta">
<div id="meta-bar">
<span class="vcard">di <a class="author-link" href="http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/sragusa/" rel="author"><span class="fn">Silvia Ragusa</span></a></span> | <span class="updated"><a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/22/">22</a> <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/">dicembre 2013</a></span></div>
<div>
<span class="updated"></span> </div>
<div>
<span class="updated">Più di un anno fa a ricordarlo c’erano gli <em>yayoflautas</em>, i nonni indignati. <strong>Cartelli</strong> e <strong>megafoni</strong> in mano avvertivano i più <strong>giovani</strong>: vogliono rimettere tutto in discussione. Ed è che agli ultrasessantenni spagnoli non manca certo l’esperienza. Così prima sono arrivate la <strong>riforma sanitaria</strong> – che <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/06/spagna-no-allassistenza-sanitaria-agli-irregolari-morto-senegalese/585187/" target="_self">ha stracciato agli immigrati irregolari le tessere per l’assistenza – e quella dell’educazione</a>. Poi la <em>Ley de seguridad ciudadana</em>, che <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/20/spagna-ddl-contro-gli-indignados-le-proteste-benvenuti-nella-dittatura/784605/" target="_self">limita manifestazioni di piazza e proteste</a>. <a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/22/spagna-legge-sullaborto-torna-indietro-di-28-anni-ritorno-al-franchismo-per-donne/571091/" target="_self">Adesso a rischio c’è l’aborto</a>.<br />
Il governo <strong>Rajoy</strong> ha approvato venerdì il progetto di legge, voluto dal ministro della Giustizia <strong>Alberto-Ruiz Gallardón</strong>, che scardina i principi della legislazione precedente, varata da <strong>Zapatero</strong> nel 2010. E la <strong>Spagna</strong> torna indietro al 1985, quando l’aborto era consentito solo per <strong>gravi problemi</strong> di salute. Le donne spagnole potrebbero dunque diventare cittadine europee di serie B. In poche ore proteste, critiche e reazioni a catene. Le femministe sono già sul piede di guerra: centinaia di donne si sono date appuntamento nelle piazze delle maggiori città del <strong>Paese</strong> per rivendicare il diritto di decidere sul proprio corpo. Una protesta che si è conclusa con tre arresti, davanti al palazzo del ministero della <strong>Giustizia</strong> della capitale.<br />
<br />
Al grido dello <strong>slogan</strong> “l’utero è mio”, le associazioni per i diritti delle donne hanno invaso le reti sociali. Su <strong>twitter</strong> già da sabato pomeriggio l’<em>hashtag</em> è diventato <strong>trend topic</strong>, infiammato da tutti i principali partiti d’opposizione. “Ci colloca fuori dall’<strong>Europa</strong>”, ha spiegato la responsabile per le Pari opportunità del partito socialista <strong>Purificación Causapié</strong>. Poche ore prima la vicesegretaria <strong>Elena Valenciano</strong> aveva descritto la nuova normativa com “innecessaria”, “cinica” e “ingiusta” e aveva annunciato che i socialisti chiederanno il voto segreto alla <strong>Camera</strong> e si appelleranno alle donne del partito popolare affinché “pensino da donne” e votino contro la legge. Il disegno, che è uscito nelle ultime ore dalle stanze del governo <strong>Rajoy</strong>, ora si troverà a seguire l’iter parlamentare, ma la maggioranza conservatrice rende quasi certa l’approvazione della riforma al Parlamento.<br />
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Ribattezzato col nome di “Legge organica di protezione del nascituro e dei diritti della donna in gravidanza”, la bozza elimina tutti i vincoli temporali entro i quali era possibile interrompere la <strong>gravidanza</strong> e limita il <strong>diritto ad abortire</strong> solo in casi di <strong>violenza sessuale</strong> – che dovrà essere comunque denunciata – e di “pericolo grave per la salute fisica e psichica” della madre. La presenza invece di <strong>malformazioni</strong> fetali, anche gravi, secondo il testo approvato dal Consiglio dei ministri, non sarà più considerato un buon motivo per interrompere la gravidanza.<br />
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La <strong>Spagna</strong> sarebbe così il primo Paese dell’Unione europea a fare marcia indietro e avvicinarsi alle posizioni di <strong>Malta</strong> o dell’<strong>Irlanda</strong>. Il rischio, per le associazioni femministe, è quello che le cittadine iberiche potrebbero tornare a praticare l’aborto clandestino, con tutte le complicazioni già denunciate dall’<strong>Organizzazione mondiale della Salute</strong>, o al cosiddetto “turismo abortivo”. Anche le associazioni dei medici infatti non hanno gradito la bozza di legge che prevede da una parte l’obiezione di coscienza ma anche l’obbligo che siano due medici interni agli ospedali a vagliare i casi e autorizzare la gravidanza, oltre al divieto di pubblicità per le cliniche dove si praticano le interruzioni. “La<strong> bozza di legge</strong> è uno schiaffo alla dignità delle donne, considerate come delle semplici incubatrici e portatrici del feto”, ha detto chiaro e tondo <strong>Justa Montero</strong>, portavoce della <strong>Federazione nazionale delle associazioni femminili</strong>. “Saranno di nuovo altri a decidere del nostro corpo, della nostra maternità e della nostra salute” ha aggiunto <strong>Yolanda Besterio</strong>, a capo della federazione delle Donne progressiste.<br />
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Corto Maltesehttp://www.blogger.com/profile/00364578265197644229noreply@blogger.com