venerdì 28 ottobre 2011

GIOVANNA D' ARCO E LE FALSE RELIQUIE


Giovanna d' ArcoQuelle che vengono definite "le reliquie di Giovanna d'Arco", custodite a Chinon, francia, pare non contengano alcun resto della famosa santa cattolica. Anzi, pare che i resti della zampa di gatto, del frammento di lino e della costola "bruciata" siano da datare tra il VI ed il III secolo a.C., nettamente prima di quanto le cronache ci raccontano sulla vita e la morte della "pulzella", avvenuta nel 1431.
Le reliquie vanno quindi ad aggiungersi ufficialmente ad un intero mondo di falsi resti di santi.


Nel Medioevo per esempio si potevano contare decine e decine di dita provenienti dalle mani dello stesso santo.
Ci sono stati casi di doppioni, come per la tonaca di san Francesco conservata sia ad Arezzo che a Firenze; o la cintura della Madonna, donata dalla Vergine a San Tommaso.
Le analisi sono state condotte da patologi, genetisti, biochimici e radiologi, servendosi inoltre dell'aiuto di zoologi ed archeologi allo scopo di verificare se quelle ossa custodite come sacre reliquie fossero realmente appartenute a Giovanna d'Arco o siano di altra natura.
Sfruttando differenti tecniche di datazione, di analisi genetica e di lettura delle tracce chimiche, le reliquie sono state analizzate e dichiarate dei falsi puri e semplici.
La ricerca non si è servita solo di scienziati, ma anche dell' industria cosmetica. Allo studio sono infatti intervenuti anche dei famosi "nasi", il cui lavoro generalmente è rappresentato dall'analisi di essenze per la creazione di profumi. E' stato così possibile scoprire un aroma di vaniglia che indicherebbe chiaramente che il corpo si sia decomposto, e non sia stato bruciato come racconta la storia del rogo di Giovanna d'Arco.
Già anni fa Philippe Charlier, medico forense al Raymond Poincare Hospital a Garches, Francia, aveva analizzato il contenuto della bottiglia affermando che si trattasse di un falso, quasi sicuramente di una mummia.
Secondo le ultime analisi, lo strato nero che ricopre la costola umana sarebbe un misto di bitume, resina di legno ed altri componenti chimici, che pare siano coerenti con alcune tecniche di mummificazione utilizzate nell'Antico Egitto.
Secondo i ricercatori, si tratterebbe infatti di una parte di una mummia egizia, le cui parti sarebbero state utilizzate nel Medioevo per confezionare improbabili medicamenti, come ad esempio una cura per l'epistassi.
A concludere il quadro c'è il polline di pino ritrovato nel frammento di lino, polline prodotto da una specie di pino mai esistita in Normandia ai tempi di Giovanna d'Arco, ma utilizzato durante i processi di mummificazione in Egitto.
La storia delle reliquie è bizzarra: compaiono per la prima volta in una farmacia nel 1867 all'interno di una bottiglia, con un'etichetta che riporta la scritta "resti trovati sotto la pira di Giovanna d'Arco, pulzella d'Orleans".
L'osso di gatto sarebbe il resto di un gatto lanciato nel rogo nel quale bruciò Giovanna d'Arco. Il povero felino avrebbe infatti simboleggiato il Signore delle Tenebre, ed avrebbe dovuto ricevere la stessa punizione della pulzella d'Orleans, morendo tra le fiamme.