mercoledì 7 agosto 2013

Un futuro femminile per l’ateismo

Quante donne partecipano al dibattito dell’ateismo e sono attive nel mondo dell’incredulità? In generale è noto come in politica, nell’associazionismo e nei gruppi sociali l’incidenza delle donne sia purtroppo scarsa. Ma atei e agnostici dovrebbero fare la differenza, considerando che le battaglia laiche comprendono anche quelle per i diritti e l’emancipazione delle donne, contro discriminazioni, misoginia e uno stato di minorità storicamente promossi dalle religioni.

"le chiese hanno una fitta rete di realtà che le coinvolgono"

Secondo Soraya Chemali, che ne scrive su Salon, nel mondo dell’incredulità le donne sono poco visibili, per alcune ragioni. In generale perché le donne sono tendenzialmente più credenti e le chiese hanno una fitta rete di realtà che le coinvolgono e forniscono supporto. Basti pensare, per fare un raffronto con l’Italia, alle parrocchie e agli oratori che organizzano corsi e danno spazi per le attività dei ragazzi. Chemali sostiene inoltre che il fenomeno del sessismo è presente anche tra i non credenti, citando alcuni episodi spiacevoli che hanno avuto per protagonisti alcuni troll. I big del new atheism più visibili sono peraltro quasi tutti uomini. Le donne devono poi spendere più energie per lottare contro le discriminazioni che subiscono nella società e questo può portarle a impegnarsi meno in certi ambiti, come quello laico.

In risposta all’articolo di Salon una delle animatrici di Secular Woman, M. A. Welby, fa un elenco di dirigenti (donne) di associazioni laiciste e attiviste note, soprattutto americane. D’altronde ai vertici mondiali dell’Iheu c’è una donna, Sonia Eggerickx: non sono molte le realtà internazionali dove ciò avviene. E nel mondo religioso sono addirittura inesistenti, molto probabilmente. Quello che certe analisi sottovalutano, e che Welby ha invece ben messo in evidenza, è che, per quanto spesso sottotraccia, nel mondo laicista  le donne sono già numerose e attive, anche più di tanti altri ambiti e assai più rispetto alle confessioni religiose. Il problema è semmai che ciò non traspare molto dal dibattito sul web, e che gli stessi media che criticano il fenomeno non prestano attenzione ai dati concreti, preferendo focalizzarsi sulle polemiche.
 
"non c’è paragone rispetto alla misoginia strutturale delle confessioni religiose"

Alla domanda “dove sono le donne”, sul suo blog risponde all’articolo su Salon. Dopo qualche esempio delle associazioni atee, ironizza: “mettiamo a confronto con l’associazione della Chiesa in cui sono cresciuta: ministri donne 0%, diaconi donne 0%, presidenti di associazione donne 0%”. Welby chiarisce che il sessismo è presente, con commenti misogini ed episodi spiacevoli, ma che non c’è paragone rispetto alla misoginia strutturale delle confessioni religiose con le sue pesanti conseguenze sociali e culturali. “Nemmeno gli atei più insulsi, anti-femministi, misogini, fanatici della psicologia evolutiva, gradassi”, fa notare, “obbligherebbero una donna a morire in un letto d’ospedale per complicazioni di una gravidanza perché “l’aborto è sbagliato”", giusto per citare un esempio. Specie sul fronte della sessualità le religioni hanno per millenni giustificato in base all’ordine divino la posizione di inferiorità delle donne, riducendole ad angeli del focolare atte a sfornare figli, senza la possibilità di emanciparsi, o di accedere a contraccezione e interruzione di gravidanza. Solo per parlare di cristianesimo, è imbarazzante il ricco filone di sessuofobia strettamente legato alla misoginia, iniziato da san Paolo, passato per i padri della Chiesa e prolungatosi fino a tempi recenti.
 
L’incredulità è un fenomeno che prospera spontaneamente quando ricorrono alcune condizioni: istruzione, benessere, sicurezza, libertà di espressione. Troppo spesso, nel mondo, le donne non possono accedervi o rischiano di non accedervi a livelli dignitosi. Non è un caso che, in tali circostanze, siano le stesse donne più conservatrici e bigotte a costituire il più importante sostegno ai leader religiosi, quegli stessi che promuovono le discriminazioni che ne violano diritti e libertà. Quegli stessi leader religiosi li spingono a crescere figli che perpetueranno certe idee e comportamenti integralisti, visto che il meccanismo religioso si trasmette soprattutto per via familiare e preferenzialmente femminile. Nei paesi più secolarizzati questa catena di trasmissione si va allentando, e anche in Italia le donne si allontanano dalla Chiesa cattolica (si veda per esempio La fuga delle quarantenni di Armando Matteo). Tuttavia, quelle stesse condizioni che danno maggiori possibilità di emancipazione alle donne, seppur a fatica, si stanno rendendo più facilmente disponibili su scala planetaria. Il futuro dell’ateismo è roseo, dicono le ricerche. E quindi anche rosa, aggiungiamo noi.