martedì 6 agosto 2013

“L’ateismo rimpiazzerà la religione”: davvero?

chiesa-abbandonata
Per secoli i filosofi, soprattutto dall’illuminismo, hanno discusso largamente sul futuro declino della religione. Alcuni si sono azzardati a tratteggiare scenari trionfalistici sull’inevitabile fine delle superstizioni. Dal canto loro i religiosi e gli apologeti hanno fatto presente che, nonostante le periodiche crisi, tornavano sempre in sella grazie all’intervento divino. O, più facilmente, per mezzo di qualche spintarella della politica con gli immancabili “uomini della provvidenza”: qui mange du pape meurt. Il dibattito, soprattutto negli ultimi decenni, con il largo uso dell’approccio scientifico allo studio del fenomeno religioso, si è fatto sempre più stimolante, ricco e variegato. La religione certamente resiste, perché è legata alle tradizioni e fa leva su caratteristiche anche evolutive della nostra specie. Ma si rivela con chiarezza un fenomeno prettamente umano e un numero crescente di persone se ne allontana, anche facendo più frequentemente coming out nel dichiararsi ateo e agnostico.

"la religione prospera dove c’è incertezza e diseguaglianza economica"

Tra i vari studi, quello che recentemente ha suscitato dibattito è firmato dal biopsicologo Nigel Barber, già autore di Why Atheism Will Replace Religion. Soprattutto per i titoli roboanti che ne hanno parlato, secondo cui la religione “sparirà” nel 2041. La teoria di Barber è che la religione prospera dove c’è incertezza e diseguaglianza economica: per verificarla ha preso in considerazione gli indicatori di 137 paesi, nonché altri fattori (se il paese è comunista, islamico, l’incidenza di malattie, lo stato sociale). Nella versione aggiornata del suo studio, uscita quest’anno, è giunto alla conclusione che la religione perderà importanza per la maggioranza della popolazione dei paesi occidentali verso il 2041 (in precedenza, l’anno era il 2038). Quindi non prospetta la scomparsa della religione o della fede in Dio tout court, ma la diminuzione della loro influenza nelle società più prospere (cui corrisponde in parte anche l’aumento dei non credenti).
Il biologo Jerry Coyne aveva espresso i suoi dubbi già nel 2011, quando uscì il libro. Il “grosso problema”, aveva scritto, è che alcuni fattori non rappresentano variabili indipendenti che incidono sulla religione ma si condizionano a vicenda. Inoltre, come si sa “correlazione non significa causazione”.

Barber ha cercato di chiarire la sua posizione, viste le interpretazioni diffuse specialmente nelle ultime settimane. La religione, sostiene, “declina non solo con l’aumento della ricchezza nazionale, ma con tutte le misurazioni verosimili della qualità della vita, come la longevità, il declino delle malattie infettive, l’istruzione, l’aumento del welfare state e la più equa distribuzione del reddito”. Per il 2041 stima che ci sarà una maggioranza laica: “non ho mai sostenuto che la religione sparirà nel 2041″, ma “solo che perderà la sua corrente influenza maggioritaria”.
Al di là delle conclusioni dello studio e della correttezza di certe proiezioni, è sotto gli occhi di tutti che la secolarizzazione prosegue senza sosta nei paesi occidentali e comincia a farsi strada anche in quelli dove fino a poco tempo fa nemmeno si sarebbe immaginata la presenza di non credenti, come quelli islamici e teocratici. Ma guardiamo con sano scetticismo certe ricerche, consapevoli che i fattori in gioco sono tanti e intrecciati. È un dato acquisito in sociologia che le società più prospere, libere e dove è diffusa la cultura tendono ad avere più increduli. Ma incide anche altro, come l’ambiente familiare, il numero di figli e l’accesso alle informazioni e ai diritti.
Noi non siamo dogmatici, perché non pensiamo di detenere la verità, né siamo deterministi, perché non sappiamo come sarà il mondo del futuro e nemmeno crediamo che alcuni fattori possano automaticamente generare certi effetti, consapevoli quanto certe conquiste siano sempre precarie. Non facciamo proselitismo, perché non andiamo in giro a cercare di far cambiare idea alle persone, né siamo autoritari, perché non vogliamo che le persone cambino idea solo perché le autorità politiche le forzano a farlo. Né natalisti, che pretendono di sommergere il mondo di propri figli — costi quel che costi — da etichettare e indottrinare per far salire i numeri dei credenti.
 
"godere di autonomia morale, senza alcun potere esterno, politico e non"

Siamo soltanto persone che vogliono un mondo migliore di quello attuale, che cercano di migliorarlo facendo affidamento sulle proprie forze e su quelle delle altre persone, con razionalità e pragmatismo. Un mondo dove ognuno possa essere se stesso e godere di autonomia morale, senza alcun potere esterno, politico e non, che lo condizioni e con come unico limite analoghi diritti, libertà e dignità per gli altri abitanti della Terra. Quali saranno le opinioni prevalenti in materia di religione tra i tanti miliardi di esseri umani che abiteranno il pianeta nel 2041 è tutto sommato assai meno importante.