venerdì 9 marzo 2012

LA TRIADE: UNA DIVINITA' PRESENTE IN TUTTE LE CULTURE

Molto tempo prima del Cristianesimo, la Triade era una divinità presente già nelle culture di altri popoli.
La struttura religiosa, concettuale, manifesta nei termini delle tre divinità gerarchicamente ordinate, è ben nota agli studiosi delle culture indoeuropee: con caratteristiche peculiari a ciascuna società, è quella che possiamo osservare tanto fra gli indiani e gli iranici, quanto fra gli antichi scandinavi, con maggiori alterazioni fra i celti, e anche, stando ad altre testimonianze che sopravvivono nonostante la precoce rielaborazione delle tradizioni, è quella che conobbero alcune ondate di invasori greci, gli achei, gli ioni.


Così, fin dai primordi sono state presenti nel mondo tradizioni che, in un modo o in un altro, mettevano in relazione una Trinità con la Causa Prima. Assai frequente è, nella storia delle religioni, il riunire divinità in triadi.
Tale preferenza data al numero tre deriva dal fatto che in origine si pensò che esso abbracciasse ogni cosa.
Nelle religioni politeistiche, gruppo di tre divinità strettamente associate fra loro, varia l’origine della formazione e del culto delle diverse triadi che può derivare dal concetto di sacralità attribuita al numero tre, o dall’idea abituale agli antichi di dividere il cosmo e tutte le manifestazioni della vita in tre parti.
Il tentativo di portare ordine in quella foresta di divinità, si manifesta nella consuetudine di riunire gli déi in ‘famiglie’ che hanno tutte le caratteristiche di un ménage terreno: a ogni divinità locale è dato un coniuge e da questa coppia divina nasce un dio figlio.
Sembra che gli antichi Egiziani fossero particolarmente presi da un problema: chi era il più vecchio degli esseri: Nun, Atum oppure Shu e Tefnut ? Alcuni conclusero che Atum era sempre stato immanente nel Nun e che Shu era nato contemporaneamente ad Atum. Il risultato di questa conclusione fu il formarsi di una trinità: Atum-Shu-Tefnut.
Si riteneva che Atum avesse generato dalla propria saliva il dio Shu e la dea Tefnet, che avevano a loro volta generato Geb e Nut, che ebbero come figli Osiride e Seth con le loro sorelle Iside e Nefti.
Con Atum gli otto déi formavano la ‘Grande Enneade di Eliopoli’ cui fece presto seguito la ‘Piccola Enneade’ che comprendeva Horo, Thoth, Anubi, Maat e altre divinità di minore importanza. La Grande Enneade agisce come un’unica divinità: tutti gli déi che ne fanno parte sono perciò identificati in un’unica persona, rappresentano aspetti particolari di un’unica essenza divina.
Nel 1930 a Gerico sono state portate alla luce tre statue di grandezza naturale rappresentanti un dio-padre barbuto, una dea-madre e un dio-bambino, che rappresentano uno dei più antichi esempi del culto di una trinità fecondatrice.
Oltre alle testimonianze di trinità assiro-babilonesi e cananee, come quelle succitate, ve ne sono molte altre di culture diverse. Vediamo di seguito quelle greche, etrusche, romane, galliche, iraniche, induiste e buddiste.
Iperione, figlio di Urano e Gea, generò con la sorella Teia la triade composta da Elio (Sole) – Selene (Luna) – Eos (Aurora) Latona, personaggio della mitologia greca, la vede di solito strettamente associata e costituisce una triade con Apollo e Artemide.
Le divinità della triade greca Dionisio-Demetra-Core vennero introdotte a Roma (496 a.C.) con i nomi, rispettivamente, di Liberio-Cesare-Libera.
Di origine etrusca sembra essere la triade capitolina (Giove-Giunone-Minerva).
Giove (lat. Iuppiter Iovis) è una divinità romana. Tra i vari Iuppiter italici il più noto è Giove Grabovio, menzionato nelle tavole di Gubbio, in una triade insieme con Marte Grabovio e Vofonio Grabovio.
Una creazione religiosa tipicamente romana pare essere la costruzione della triade divina formata da Giove-Marte-Quirino che riflette probabilmente la struttura tripartita della società indoeuropea: Giove vi corrisponderebbe alla funzione sacerdotale e regale, Marte a quella guerriera, Quirino a quella dei produttori.
La triade romana è strettamente legata all’idea dello Stato, di cui costituisce la garanzia e la sanzione divine. Alle tre divinità erano votati tre sacerdoti specializzati, i Flamines (Flamini). Trinità tricefala, frequente specialmente nella scultura romanica francese. Mercurio è sovente rappresentato con tre teste. è una caratteristica celtica il concetto del dio trino: tre manifestazioni di un’unica divinità.
Uno scrittore cristiano, Adamo di Brema, diceva che nell’antico tempio di Uppsala, in Svezia, ancora nel secolo XIII, venivano venerate le statue di tre divinità: la più potente, Thor, aveva il trono al centro, Odino (Wodan) e Fery (Fricco Freyr o Fro) invece ai suoi fianchi.
Honir, divinità della mitologia germanica, insieme con Odino e Lodhur, costituisce una triade. Nel culto di Mitra, vi è una triade formata da: Ormuzd-Anahita-Mithra.
Nei primi secoli d.C. il culto di Mitra era la religione più diffusa nell’Impero romano. A Roma era stato introdotto dall’estremo Oriente sotto Nerone.
Ricorre spesso il numero tre nelle religioni orientali. Un esempio: Brahma, Visnù e Shiva: definizione politeistica della Trimurti. Trimurti, concezione indù che considera il mondo retto da una trinità divina composta da Brahma, dio creatore, Visnù, conservatore, e Shiva, distruttore. Ognuna di queste divinità fa capo, a sua volta, alla sua Trimurti.
Delle tre persone della Trimurti, la più importante all’origine è Brahma, il dio che ha i poteri della creazione. Ma appunto per questo agli induisti Brahma sembra più lontano. Più alto, meno visibile, meno rappresentabile. Alla lunga passa in secondo ordine e viene nominato sempre meno nei testi più recenti. Il posto principale nella Trimurti finisce per essere preso da Visnù.
Trimurti è il termine religioso del tardo bramanesimo, che indica la trinità delle forze cosmiche nell’unità del dio.
Secondo una setta visnuistica, la trimurti è composta da Visnù (la buona essenza) Shiva (l’ignoranza) e Brahma (la passione). Secondo l’interpretazione bramanica: Brahma (creatore) Visnù (conservatore) e Shiva (distruttore). Infine, la trimurti è stata intesa come la triplice potenzialità del dio assunto a Signore Supremo e artefice, attraverso emanazioni divine, della creazione, della durata e della distruzione dell’universo.
Trimurti, (che ha tre aspetti), nell’induismo indica una triade divina, rappresentata nell’iconografia come un essere umano con tre volti, costituita da Brahma, Visnù, Shiva, alludente alla fondamentale unità divina con i tre aspetti creatore, conservatore e distruttore (o rinnovatore) dell’universo.
Un teologo ha scritto: ‘Colui che è Shiva è pure Visnù, e quegli che è Visnù è pure Brahma: una natura, ma tre déi, Shiva, Visnù e Brahma’.
Trikaya (i tre corpi): da essi ha tratto il nome una dottrina del buddismo Mahayanico che presenta una certa corrispondenza con quella cristiana della Trinità. La Bodhi (l’illuminazione, la conoscenza) si manifesta in un triplice corpo: come Dharmakaya, che è il vero essere del corpo, come Nirmanakaya, o corpo trasformato o della forma, come quello rivestito dal Buddha storico, e come Sambodakaya, o corpo della beatitudine, considerato dalla comunità buddista come quello della salvezza.
Per la dottrina dei tre corpi del Buddha (oltre al corpo di terra ci sono anche il corpo spirituale e, infine, il corpo Dharma) si potrebbero stabilire, con qualche semplificazione, alcuni paralleli con il cristianesimo.
Come si evince da questa carrellata di citazioni, la filosofia e la tradizione pagana, influenzò il Cristianesimo, tanto che si cominciò a raffigurare la rappresentazione della Trinità cristiana anche all’interno delle Chiese, così Padre, Figlio e Spirito santo assunsero l’immagine di un Dio con tre teste in un unico corpo.
Secondo Louis Réau, le immagini a tre teste della Trinità sembrano essere comparse in Francia, e potrebbero essere derivate da locali tradizioni precristiane.
La prima raffigurazione della trinità divina, ci appare come Padre-Figlio-Madre, esattamente come quelle pagane: lo spirito era dunque un’entità femminile.
Nel vangelo degli ebrei (apocrifo), citato da Origene, si vede Gesù rapito in cielo da questa stessa triade (Carlo Siracusa).
Riferimenti bibliografici:
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