martedì 13 marzo 2012

Cittadini di un mondo laico

Raffaele Carcano*


Dio, Italia e famiglia. Restano questi i valori più importanti. Tale tonitruante titolo troneggia oggi sul sito di Repubblica, a sintetizzare un’indagine realizzata dal Censis nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sarebbe stato meglio scrivere “Dio, patria e famiglia”: un evergreen dei tradizionalisti, italiani e non.


Del resto, diverse inchieste sociologiche hanno evidenziato che, nel Belpaese, la maggioranza dei fedeli giustica l’adesione alla Chiesa cattolica con il rispetto della tradizione. Come il pranzo da mammà la domenica. Quanto alla patria, andrebbe ricordato come sia anch’essa ben poco tradizionale, rispetto al più che millenario Stato pontificio. Un secolo e mezzo dopo l’Unità, il monito dazegliano rimane ancora valido, e gli italiani rimangono ancora “da fare”.

Anche perché continuano a rivendicare certi valori. A costo di sembrare etnofobo, vorrei ricordare che non è esattamente questo il miglior momento per rivendicare appartenenze patrie. Siamo un paese avviato verso un lento declino, se non invertiamo la rotta, e più che alla patria dovremmo pensare a introdurre anche in Italia le buone pratiche di tanti altri paesi più civilizzati del nostro.
Paesi che, peraltro, sono assai meno legati alla religione. E alla famiglia. Continua purtroppo a essere tristemente vero che la famiglia ne uccide più della mafia, con buona pace dei tanti aficionados del Family Day: che dovrebbero più spesso ricordarsi di quanto (Banfield docet) il nostro familismo amorale costituisca Le basi morali di una società arretrata. La mentalità del delitto d’onore è ancora diffusissima.

Nessun paese è mai uscito da una crisi adottando il motto “Dio, patria e famiglia”. Sarrebbe invece utile rovesciarlo. Anziché lanciare nuove crociate identitarie occorrerebbe adottare un atteggiamento laico, rispettoso delle opinioni di tutti. Anziché pensare alla patria bisognerebbe aprirsi al mondo, assumere uno sguardo cosmopolita, e cominciare a capire perché altri riescono a cavarsela meglio di noi. E infine, anziché rinchiudersi nella ridotta familiare, bisognerebbe mettere al centro della nostra azione l’individuo, il cittadino, con le sue personalissime opinioni e le sue legittime aspirazioni.
Un obbiettivo non così lontano, a leggere gli stessi dati Censis. Gli italiani sono di anno in anno un poco più lontani dalla religione, mentre nascono nuovi ‘format’ di famiglie. Il legame all’antico regime “Dio, paria e famiglia” è lontano dall’essere reciso. Ma sembra sempre di più un rituale tributo a un passato remoto. Prima o poi forse ce la faremo, a capovolgerci nel suo esatto contrario, e a riuscire a diventare cittadini di un mondo laico.

* Studioso della religione e dell’incredulità, curatore di Le voci della laicità, coautore di Uscire dal gregge, autore di Liberi di non credere, segretario UAAR.
NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

http://www.uaar.it/news/2012/03/13/cittadini-mondo-laico/