domenica 30 ottobre 2011

VATICANO, SIT IN DELLE VITTIME DI CASI DI PEDOFILIA

Una cinquantina di persone hanno protestato tra Via della Conciliazione e Castel Sant'Angelo

Un momento della protesta

Non erano molti ma provenienti da diversi paesi d’Europa, le presunte vittime di violenze da parte di preti pedofili, che si sono riunite in un sit-in di protesta vicino a Castel Sant’Angelo, nei pressi del Vaticano. Con cartelli, striscioni e piccole lanterne lanciate verso il cielo, i «survivors» chiedono al Vaticano di «assumersi le sue responsabilità e fare emergere la verità sugli abusi perpetrati da preti cattolici».

L’iniziativa, alla quale hanno partecipato anche ex alunni dell’istituto Antonio Provolo di Verona per ragazzi sordomuti, è stata promossa dalla rete "Survivors Voice", a un anno dallaprima manifestazione, svolta sempre a Roma. «Nonostante il massimo tradimento del nostro corpo e della fiducia che abbiamo subito, e dopo essere stati relegati in un "buco nero" per tanto
tempo, siamo ancora ignorati dalla Chiesa e visti come danni collaterali - racconta una delle sopravvissute, l’inglese Sue Cox -; la Chiesa ha dimostrato ripetutamente mancanza di considerazione e la non volontà di assumersi responsabilità».

I manifestanti riuniti a Roma chiedono perciò «che venga fatta la cosa giusta: che ci sia una investigazione indipendente e laica per questi crimini contro l’umanità». Tra gli slogan dei manifestanti alcune frasi che chiedono di «smettere di proteggere i pedofili» e «di rendere giustizia alle vite distrutte». «A distanza di un anno - racconta un’altra vittima, l’olandese Ton Leerschool - c’è una maggiore consapevolezza nel mondo su quanto è accaduto, ma non c’è stato nessun gesto, nessuna presa di responsabilità da parte della Chiesa. Guardano solo alla loro reputazione, a come limitare i danni».

Alcuni partecipanti alla manifestazione hanno affisso al muretto dell’argine lungo il Tevere, a ridosso di via della Conciliazione, un disegno con il volto di papa Ratzinger con la scritta "No", ma sono stati invitati dalle forze dell’ordine a
rimuoverlo.