domenica 30 ottobre 2011

I TRE SCOGLI DELLA CHIESA AFRICANA

Benedetto XVI riceve in vaticano i vescovi delle Conferenze episcopali di Angola e Sao Tomè e rimette al centro della pastorale i temi della famiglia, l’evangelizzazione e l’inculturazione della fede e chiede di combattere la stregoneria


Sono tre gli «scogli» sui quali naufragano molti cristiani in Africa. Il primo è il cosiddetto «amigamento», ovvero una relazione tra uomo e donna, basata sulla convivenza e non fondata sul matrimonio, che contraddice il piano di Dio per la famiglia umana.


Il limitato numero di matrimoni cattolici in alcuni Paesi - denuncia il Papa ricevendo in Vaticano i presuli della Conferenza Episcopale di Angola e Sao Tomè - è il segnale di «un’ipoteca» che grava sulla famiglia, «valore insostituibile per la stabilità» della società. Per questo bisogna aiutare le coppie ad acquisire «la necessaria maturità umana e spirituale per rispondere responsabilmente alla loro missione di coniugi e genitori cristiani».
   

«Un secondo scoglio nella vostra opera di evangelizzazione - continua Benedetto XVI sempre rivolgendosi ai vescovi - riguarda una divisione lacerante: il cuore dei battezzati è ancora diviso tra cristianesimo e religioni tradizionali africane».

Il ricorso a pratiche incompatibili con la sequela di Cristo porta anche a conseguenze drammatiche, come l’esclusione sociale e anche l’assassinio di bambini e anziani, «condannati da falsi dettami della stregoneria», mentre per i cristiani «la vita umana è sacra in tutte le sue fasi».

Il Papa, indica, infine un altro scoglio, formato ugualmente dai «resti del tribalismo etnico» che porta le comunità a chiudersi, a non accettare persone originarie di altre regioni del Paese mentre nella Chiesa, nuova famiglia di tutti coloro che credono in Gesù non c’è posto per alcun tipo di divisione»


Per il Papa teologo, il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa è proprio la proclamazione del Vangelo. «Siamo perciò impegnati - spiega - a continuare vigorosamente la proclamazione del Vangelo ai popoli d’Africa, perché la vita in Cristo è il primo e principale fattore di sviluppo». «Non si tratta però di annunciare una parola consolatoria, ma dirompente, che chiama a conversione e rende accessibile l’incontro con il Signore. Con la speranza di mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo».

Il Papa ha ricordato  di aver deciso di proclamare un Anno delle fede, «perché la chiesa possa offrire a tutti un volto più bello e credibile, riflesso più chiaro del volto del Signore. I cristiani respirano lo spirito del loro tempo e subiscono la pressione dei costumi della società in cui vivono» e dunque maggiore deve essere il loro sforzo di testimonianza.



Il Papa ha chiesto, inoltre, ai vescovi africani in visita “Ad Limina”, il tradizionale incontro che ogni cinque anni i presuli di un Paese hanno con il Papa, Uno «sforzo congiunto» di chiesa, società civile e governi, per contrastare la «calamita» degli «assassinii» rituali di «bimbi e anziani» per stregoneria in Angola e nelle regioni africane.


Il pontefice ha infine ricordato con gioia il viaggio compiuto in Angola nel marzo 2009, a la prossima visita in Benin dal 18 al 20 novembre consegnerà al Popolo di Dio l’Esortazione apostolica, frutto del secondo Sinodo per l’Africa.