giovedì 6 ottobre 2011

LE PROMESSE DA MARINAIO DEL CARDINALE



6 ottobre 2011 - Chiude la Rario Sforza, una delle poche case di accoglienza per malati di Hiv del napoletano.
Ne avevamo scritto alla fine di agosto: una delle poche case di accoglienza per malati di Hiv nel territorio napoletano rischiava la chiusura.
LA CURIA – Dopo oltre un anno e mezzo di precarietà, promesse e debiti accumulati, lo scorso ferragosto era arrivata la diffida da parte dell’economato guanelliano: se il debito non verrà saldato, la Rario Sforza chiuderà e gli ospiti saranno mandati altrove. Gli operatori, esclusi dalle trattative ufficiali, 

avevano cercato in tutti i modi una soluzione per la casa di accoglienza.
Più volte avevano provato a rivolgersi alla Curia di Napoli – considerata uno degli interlocutori possibili.
LE PROMESSE – Nell’ anno del Giubileo napoletano, era stato proprio il cardinale Crescenzio Sepe a promettere che la Casa Famiglia non sarebbe stata chiusa e che si sarebbe trovata una soluzione per garantire agli ospiti una continuità emotiva e terapeutica. Invece alcuni giorni fa agli operatori è arrivata una lettera di licenziamento.
“La esposizione creditoria della Provincia Italiana della Congregazione dei Servi della Carità – Opera don Guanella nei confronti delle AA.SS.LL per il mancato pagamento delle rette non solo ha raggiunto nel corrente anno il considerevole importo di euro 505.594,93, ma si aggrava ulteriormente a causa dell’impegno finanziario mensile necessario per erogare le prestazioni sanitarie,impegno che la congregazione non è più in grado di sostenere e che l’ha costretta a risolvere ogni rapporto convenzionale con la ASL Napoli 1 a far data dal 1 settembre 2011. In conseguenza di quanto sopra siamo quindi spiacenti doverle comunicare la risoluzione del suo rapporto di lavoro”.
PATTO D’ AMORE? – “Il cambio di gestione sarà solo formale”, aveva promesso don Enzo Cozzolino, direttore della Caritas. Invece il passaggio alle Figlie della Carità ha implicato il licenziamento degli operatori, senza alcuna garanzia di una riassunzione. Inoltre il destino degli ospiti nella Casa Famiglia è ora incerto. Dove vivranno e chi si occuperà di loro? Il Patto d’amore per Napoli – uno degli slogan del giubileo partenopeo – non ha funzionato in questa circostanza. Magari non tutti sono meritevoli di amore.