giovedì 13 ottobre 2011

DUBBI SULL' ESISTENZA DI DIO



In filosofia e teologia, si definisce come Dio un essere giusto, buono, onnipotente, onnisciente, necessario (cioè che deve per forza esistere per potersi così motivare l‘ esistenza di tutte le cose che esistono) e la cui esistenza sia comprovata di per sé e non a causa di qualche altra necessitá. Ora, sembra che filosofi e teologi abbiano agito a séguito di interessi materiali (stipendio o soddisfazione personale) dacché le principali prove apportate sulla sua esistenza sono 4:
1) prova cosmologica:
"chi ha creato l‘ Universo, ovvero l‘insieme di tutte le cose che esistono? Sicuramente un essere superiore preesistente al Tutto."
Ora, a parte che non si capisce per quale motivo l‘ Universo debba venir per forza creato dal nulla anziché esistere in eterno, se Dio esiste, per forza fa parte del Tutto (cioè dell‘insieme di ogni cosa esistente), e quindi non è una causa esterna ad aver creato il Tutto stesso ma una causa interna al Tutto. Dacché si consegue che qualcosa del Tutto è sempre esistita (se no non avrebbe potuto creare il resto) e quindi il Tutto, almeno in una sua componente, è eterno; cioe' se chiamiamo come universo tutte le cose che esistono e al di fuori di esso non c'e' nulla, cioe' tutte le cose che non esistono ( e che quindi non sono nemmeno cose) o Dio esite ed e' interno all'universo o Dio non fa parte dell'universo e non esiste.
In più va detto che non è possibile creare qualcosa dal niente, perché ció che esiste, esiste, ciò che non esiste non esiste e nessuna cosa non è (il niente, essendo niente, non esiste), quindi qualcosa del creaturo (o meglio, del creato) è sempre esistito. Da ciò se ne consegue che Dio non ha creato (non può aver creato) nulla dal nulla e che non è necessario affermare la sua esistenza per motivare di rimando l‘esistenza del Tutto; in più si dirà anche che tutt‘al più Dio potrà aver trasformato la materia universale già esistente, ma non è necessario né dimostrabile che egli debba per forza esistere per aver compiuto questa evoluzione, essendosi la materia universale eterna potuta benissimo evolvere da sola.

2) prova teleologica:
"in ogni cosa della natura troviamo non solo ordine e regolarità tali da presupporre una mente creatrice che le abbia create, ma addirittura formano un sistema convergente verso un‘unità suprema, come ad un fine ultimo. Ogni creatura tende, e per forza tende a qualcosa di diverso da sé stessa – se no non cambierebbe o muterebbe o si trasformerebbe: in ultima analisi tende a Dio, e Dio stesso tende a sé stesso".
A questa teoria si può obiettare che non è assolutamente provato e certo che in ogni cosa ci sia ordine, regolarità o convergenza verso qualcosa; anzi ci sembra questa tendenza un presupposto architettato da filosofi e teologi per i motivi di cui sopra.
"Ma Dio per definizione tende a sé stesso (è insomma un 'motore immobile')".
A me non sembra affatto ragionevole che un motore possa tendere verso sé stesso; perché proprio lui deve tendere verso sé stesso per definizione e non qualcos‘altro, dacchè entrambi sarebbero scelti per arbitrio?
Perche' allora non supporre due dei complementari che tendano l'uno verso l'altro di modo da giustificare il tendere? Perche' e' assurdo. Non potrebbero tendere tutte le creature meno una - che noi chiamiamo Dio - verso quest'unica che funziona come una specie di calamita?
Ma soprattutto, che necessita' logica ha questo Dio? Non potrebbero tendere le varie creature a qualcosa al di fuori di se, a qualche alterita' che pero' fa pur sempre parte del loro insieme: solo perche' le cose cambiano bisogna inventarsi apposta un Dio verso cui queste cose debbano per forza aspirare?
Se gli stessi filosofi e teologi han dimostrato che tutte le cose (compreso dio) tendono(1) e se una cosa tende deve per forza tendere verso ciò che non è, non si capisce come mai Dio debba essere l‘unico che tende verso sé stesso e non verso altre cose. Non ha senso dire che Dio possa mutare per non mutare, è un nonsenso.
Potremmo infine immaginare che Dio dal nulla abbia creato l'Universo per una sua potesta', ma cio' oltre ad andare contro la ragione, non ha una necessita' logica: perche' dovrebbe averlo fatto? E se invece Dio ha tratto da se l'Universo, che quindi solo apparentemente e' cosa diversa, donde viene il male in un Universo che e' della stessa essenza del Dio buono? Se per assurdo Dio fosse malvagio allora da dove viene fuori il bene? E' piu' logico immaginare che male e bene siano apparentemente anziche l'Universo-in-quanto-alterita'-da-Dio.
3) prova morale:
architettata dal filosofo tedesco Emanuele Kant per sostituirsi a tutte le altre prove, afferma che se esiste una legge morale in noi deve per forza esistere un Dio al di fuori di noi che la giustifichi. Tuttavia questa non è una prova inconfutabile, giacchè presuppone l‘esistenza di una legge morale; anche ammettendo che detta legge morale esista veramente, Dio per definizione deve essere giustificato direttamente e non per mezzo di altre dimostrazioni o la sua esistenza sarà dipendente da qualcos‘altro, il che è assurdo: saremmo nell'assurda condizione nella quale la morale giustifica Dio e Dio giustifica la morale; ma cos'e' che giustifica entrambi?
4) prova ontologica:
"noi pensiamo un essere perfetto, che abbia ogni potere ed ogni perfezione; ma questo essere deve per forza esistere, perché se no non sarebbe perfetto, non avendo la perfezione di esistere".
E che? Forse è il nostro solo pensiero in grado di generare dèi? Forse che cento talleri reali non contengono più note essenziali di cento talleri pensati - come diceva Hegel in risposta a Kant. - Quest‘affermazione parte dall‘ambito della possibilità per tentare di affermare il sicuro, presupponendo che nel concetto di una cosa sia contenuta l‘esistenza come nota essenziale: forse che tutte le cose che pensiamo in nuce esistono nella realtà? Non sarebbe più facile ribaltare l‘affermazione ontologica dicendo: "siccome una creatura perfetta esiste solo nei nostri pensieri, allora non può esistere"?.
A rafforzare i ragionamenti contro la prova ontologica, facciamo un attimo attenzione a queste due affermazioni (non mie):
a) "Dio vuole togliere il male da questo mondo, e non lo puo', o lo puo' e non lo vuole; o non lo vuole ne lo puo'; o finalmente lo vuole e lo puo'. Se lo vuole e non lo puo', e' un caso di impotenza, che e' contrario alla natura di
Dio; se lo puo' e non lo vuole, e' malvagita', che e' ancor piu' contrario alla sua natura. Se non lo volesse né lo potesse, sarebbe malvagita' e impotenza insieme; e se infine lo vuole e lo puo' (il solo di questi casi che convenga all'idea di Dio), donde ha origine allora il male che e' sulla terra?" (Lattanzio).(*)
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma nella Parte Seconda, al cap. primo, art.1, §4, propos. 324: "Che Dio permetta il male fisico e morale e' un mistero; la fede ci da la certezza che Dio non permetterebbe il male, se dallo stesso male non traesse il bene, per vie che conosceremo pienamente soltanto nella vita eterna."
Se ne deduce:
a) che l'unico fondamento della religione e' la fede, cioe' un elemento preter ed extra razionale.
b) Non e' possibile che dal male venga il bene e viceversa.
c) La necessita' e la presenza del male, assieme alla proposizione holbacchiana: "La Provvidenza possiede(-rebbe pur sempre) un decimo di malvagita': il che e' incompatile con la perfezione che le si attribuisce." va contro, come vedremo sotto, alla esistenza d'un creatore esclusivamente buono che da una parte non puo' esistere perche' non avrebbe potuto creare il male andando contro quindi alla logica ed alla dottrina, dall'altra non puo' essere "solamente" buono proprio perche' ha creato il male e nonostante i suoi poteri illimitati non si rende perfettamente comprensibile agli uomini. Ammesso e non concesso che esista un essere perfetto, come si diceva alla prova 4), perche' non si palesa inequivocabilmente permettendoci di capire le sue vie misteriose anziche' lasciarci in balia della sola fede?
d) E' vero che i piu' insigni filosofi sono stati teisti ma
a) essi erano selezionati dall'ambiente accademico in cui vivevano; un Holbach od un Marx non avrebbero potuto fare alcun insegnamento universitario.
b) Per motivare Dio e l'anima ci vanno parecchi sofismi e ragionamenti arzigogolati; produrli significa mettersi in mostra agli occhi della filosofia perche' i pensatori piu' sono originali e complessi maggiormente vengono stimati, piu' che per le verita' che dicono, per l'acume col quale parlano.
b) "Le cose esistenti non sono perfette (nessuno avrebbe il coraggio di sostenere il contrario)(2) ma Dio –per definizione- è assolutamente e totalmente perfetto. Dio è anche il creatore dell‘Universo, o delle cose che han creato l‘Universo (passiamola per buona). Come può un essere assolutamente e totalmente perfetto aver creato cose imperfette? Non è possibile che da un essere totalmente perfetto possa derivare qualcosa di imperfetto: sarebbe un controsenso". (Chad Docterman)
Parimenti lo stesso autore sostiene che se Dio ricambiasse le colpe con punizioni eterne, non sarebbe giusto: infatti una colpa, per quanto grande, è commessa da uomini limitati e finiti di per sé stessi che quindi non possono peccare in maniera infinita; per quanto grande una colpa è sempre finita (né potrebbe durare per sempre) e punirla per sempre sarebbe fare una sproporzione e quindi un‘ingiustizia.
Il primo di questi ragionamenti mi sembra incontestabile e tale da poter tranquillamente scalzare gli arzigogolati sofismi enunciati poco sopra come "prove dell‘esistenza di Dio". Il secondo e' giustificabile dicendo che la volonta' di Dio e' imperscrutabile e quel che e' giusto per lui non e' detto che ci sembri tale secondo la nostra logica ma allora
1) come facciamo a conoscere Dio? Come possono i nostri libri sacri dirci cosa dobbiamo fare se non possiamo conoscere se essi siano giusti o no visto che non possiamo conoscere la fonte?
2) cosa comprova l'esistenza logica di un Dio non logico?
Ma di quest'ultimo problema ne parleremo subito sotto.
Da ciò se ne deduce che Dio non è perfetto, quindi non onnipotente, non giusto, non tendente a sé stesso, infine non necessario; tutte le ulteriori concezioni filosofiche qui non enunciate [e quasi impossibili da smontare] riducono Dio ad una creatura totalmente limitata al campo metafisico, senza contatto colla fisicità nella quale viviamo noi: sicchè Dio e noi viviamo in due sfere totalmente diverse senza contatto le une dalle altre; noi infatti, per quanto possiamo essere intelligenti o virtuose, siamo sempre tuttavia creature limitate alla fisicità; non abbiamo dunque un‘anima immortale soggetta a leggi metafisiche emanate da un Dio non fisico. In ultima analisi, non essendo Dio fisico ma solo metafisico, per noi è come se non esistesse, e non ci dobbiamo preoccupare della sua eventuale esistenza.
Ma mettiamo pure che esista. E perché dovremmo interessarci a lui? Quale utilità ne trarremmo? Non possiamo studiarlo essendo al di fuori della portata di qualsiasi nostro strumento mentale o materiale, né ci sará utile pregarlo non potendo agire sul nostro mondo totalmente fisico; neppure potrà salvare la nostra anima, che non esiste.
Infatti che cos'e' l'anima? Non puo' essere il corpo, per definizione: qualunque filosofo o teologo dirà che sono due concetti diversi se non opposti.
E' allora l‘anima cio' che ci fa vivere, muovere, respirare (come si riteneva nei tempi antichi)? No, quello dipende dal battito del nostro cuore, dal respiro dei nostri polmoni e dal funzionamento delle nostre cellule a sèguito di reazioni chimiche, quindi in ultima analisi dal nostro corpo.
E' dunque il nostro pensare? Nemmeno, perche' il pensiero dipende dai rapporti chimici fra i neuroni del nostro cervello, quindi nuovamente dal corpo.
È forse la nostra coscienza, il nostro sapere di esserci? Anch‘esso è un derivato dei processi chimici dei nostri neuroni; e a parte questo, non si capisce come una consapevolezza, attributo della nostra intelligenza,(3) possa essere di per sé immortale.
Se poi vogliamo sostenere che l'anima nostra e' data dalla nostra individualita', cioe' da nostro essere una persona e non un'altra, o addirittura piu' persone, insomma dal nostro essere Paolo oppure Pietro oppure Abdul; non si capisce perche' tale individualita' debba avere una vita di per se dopo la morte di chi ha costituito tale individualita'; al massimo si puo' dire che il nome vive in eterno e la fama puo' conservare il ricordo della nostra individualita' ma certamente non e' la altrui opinione a condannarci all'inferno o al paradiso.
Del fatto che dopo morti si avra' un buono od un cattivo ricordo, o nessun ricordo di noi non ci interessera' perche' saremo appunto morti.
Come può una cosa immortale, metafisica, immateriale, perfetta e derivata (forse) da Dio, quale si suppone che sia l‘anima, avere a che fare con un corpo mortale , fisico, materiale ed imperfetto?
E allora che cos'e' l'anima? Un immortale fardello cui devo credere soltanto per fede, fardello inutile che servira' solo a farmi cadere nell'inferno o che dovro' sopportare per giungere in paradiso?
Si può sostenere che esiste un Dio immateriale ma non che esista un‘anima immateriale.



(¹) cioè si mutano verso una forma diversa. In questa trattazione ‚tendere‘ significherà 'muoversi verso qualcosa di diverso da sé stessi'.
(²) soprattutto i suddetti filosofi e teologi, dacché sono i primi ad affermare che le cose tendono a qualcos‘altro. Mettiamo anche, per assurdo, che l‘Universo sia perfetto ma che noi non ce ne accorgiamo: il fatto stesso di non accorgersi di questa sua perfezione è una imperfezione, quindi noi siamo imperfetti.
(³) intelligenza che sopra abbiamo dimostrato fisica e dunque mortale.

(*) (Nota del w.m.)
Il ragionamento di Lattanzio fila liscio solo se si ammette l'esistenza del male. In realta' male e bene sono degli atteggiamenti (delle regole) stabiliti ed accettati dagli individui che vivono socialmente aggregati: uomini, babbuini, api, formiche, ecc. Regole che, almeno per gli uomini, mutano grandemente nel tempo. Solo un esempio (banale): oggi uccidere un prete e' male mentre, oltre 200 anni fa, durante la Rivoluzione Francese, era considerata opera meritoria.
In realta', nel contesto di questo Universo increato e non conosciuto, nel quale ci affanniamo, il male ed il bene non esistono. Esistono solo le leggi naturali e immutabili che presiedono e regolano i mutamenti evolutivi dell'Universo stesso. Queste leggi non sono ne buone ne malvagie; semplicemente: sono.
Dobbiamo abituarci a pensare che la morte non e' nulla per noi, perche' il bene ed il male risiedono nel senso e la morte e' la privazione del senso.
Percio' la giusta consapevolezza che la morte non e' niente per noi ci rende apprezzabile la caducita' della vita, non prolungadone il tempo all'infinito ma togliendoci il desiderio dell'immortalita'. (EPICURO)