lunedì 17 ottobre 2011

UN’ AZIONE MEDIATICA CONTRO IL PAPA. PARLA L’ AVVOCATO


L' avvocato Van Steenbrugge e il PapaDi Eduardo Lubrano • 16 ott, 2011.
L’ avvocato Walter Van Steenbrugge ha 47 anni ed è belga. Circa un mese fa è salito agli onori della cronaca perché ha annunciato di aver intentato un’azione legale di massa, una specie di class action, contro il Vaticano ed il Papa per i danni subiti dalle vittime dei presunti abusi sessuali da parte di preti e sacerdoti in diverse parti del mondo. L’ azione legale è stata promossa dalle associazioni delle vittime 
dei sacerdoti cattolici pedofili, in rappresentanza di circa settanta persone. Noi de Il Journal lo abbiamo intervistato in esclusiva per capire meglio le ragioni non tanto della causa contro la Chiesa ed il Vaticano, quanto della chiamata in causa del Papa, un fatto mai successo nelle altre occasioni nelle quali i sacerdoti sono stati chiamati a rispondere dei loro atti di violenza sessuale. Ecco di seguito l’intervista che l’ avvocato Van Steenbrugge ci ha rilasciato.

Avvocato Van SteenBrugge come mai è stato incaricato lei per questa causa?
“Sono un avvocato penalista e fin dalla metà degli anni ’90 mi occupo di cause inerenti abusi sessuali all’interno della Chiesa”.
Come sta preparando questa causa o come l’ha preparata?
“Sto lavorando insieme ad altri quattro avvocati e stiamo procedendo tanto con la causa penale quanto con quella civile”.
Lei è sposato, ha dei figli, è cattolico?
“La risposta è no a tutte e tre le domande”.
La scelta di citare in causa il Papa è una decisione politica, perché è il capo della Chiesa, o ha delle motivazioni concrete basate su testimonianze precise?
“E’ basata su di un gran numero di testimonianze dirette che dimostrano come la Chiesa non abbia fatto nulla per fermare questi abusi o prevenirne altri, Perché su qu questi atti criminali è stata fatta una volontaria omissione e la Chiesa è responsabile dei danni causati per il suo atteggiamento improprio e colpevole. Inoltre la Chiesa è responsabile per i danni che i suoi sottoposti ed incaricati hanno arrecato alle vittime. La causa contro la Chiesa ed il Santo Padre non sono altro che la logica conseguenza che deriva da queste scoperte e questa è anche l’esplicita richiesta di molte delle vittime”.
Non ritiene che questa causa sia una grande operazione di immagine, di comunicazione più che una reale azione legale?
“Questa causa è stata fatta per far sì che le vittime abbiano ciò che meritano: il riconoscimento della gravità delle offese subite con tutto ciò che questo lascia in eredità e (se lo vogliono) una compensazione dei danni. Tutto questo è la conseguenza che deriva dall’enorme impatto sociale e dà alle vittime l’opportunità di esprimere il loro dolore ed avere il supporto e l’aiuto della società”.
Le persone che lei assiste in questa causa vogliono un risarcimento economico per ciò che hanno subito quindi?
“In effetti in molti casi le vittime vogliono un risarcimento economico, sebbene non potrà mai esserci un risarcimento completo per l’enorme ed irreversibile danno umano che hanno ricevuto”.
Può anticiparci la sua linea di condotta procedurale?
“Per quanto riguarda il procedimento penale le indagini sono ancora in corso mentre per la causa civile, ci siamo scambiati le memorie conclusive con i consulenti della Chiesa, ma per il momento non è stata ancora fissata una data per l’udienza”.
Se lei ha una fede, come la vive?
“Io non sono religioso”.
Ha idea dei tempi di questa causa?
“No, al momento non è possibile fare una previsione”.