martedì 18 ottobre 2011

QUALE FUTURO PER LA CHIESA ROMANA?


In genere l' atteggiamento della chiesa romana (ma si è notevolmente accentuato con gli ultimi due pontefici) è quello di voler far credere che senza cristianesimo c'è solo irrazionalismo e che tutta la follia dell' occidente (ben documentabile nel XX sec.), per non parlare di quella del cosiddetto "socialismo reale", ha, in ultima istanza, radici culturali, anzi, ideologiche, che sono l' agnosticismo e l' ateismo, cioè l' indifferenza se non l' ostilità nei confronti 

 della fede cristiana. Le motivazioni di ordine sociale (l' opposizione tra classi antagonistiche) ed economico (lo sfruttamento del lavoro altrui) passano in secondo piano.
Tuttavia il nemico che questa chiesa considera "mortale" non è tanto il capitalismo, quanto piuttosto il socialismo, poiché qui l'ateismo è senza soluzione di continuità. Quando critica l' agnosticismo della borghesia lo fa per farle capire che se continua così, renderà inevitabile il socialismo, cui l'ateismo è organico. Essa infatti sa bene che il limite del capitalismo non sta solo nell'agnosticismo, ma anche nel suo individualismo, basato sul profitto, sull'interesse economico.
E sa anche che se questo individualismo sfrenato non viene stemperato dall' illusione religiosa, la crescita del socialismo sarà ancora più veloce, nonostante l' implosione di quello da caserma.
Una volta questa illusione si esprimeva nella minaccia del castigo eterno (che Wojtyla, p.es., usò nel suo famoso discorso contro la mafia). Oggi, subendo i condizionamenti del laicismo, essa preferisce usare la filosofia dei diritti umani, in virtù della quale è convinta di poter risolvere tutti i problemi sociali.
Del capitalismo alla chiesa dà più fastidio l' agnosticismo, l' indifferenza alla religione, l' ateismo implicito, indiretto, che non il profitto come criterio di vita, proprio perché essa stessa vive di interessi bancari, rendite parassitarie, finanza occulta. E' da un millennio che detta chiesa pratica il compromesso con la borghesia, sancito definitivamente col Concilio Vaticano II, e se anche i suoi teologi continuano a parlare di "terza via", di fatto questa chiesa, nei suoi vertici istituzionali, non ha dubbi da che parte stare.
E' solo nei suoi livelli di base (in occidente sino alla fine degli anni Settanta) che si vanno a cercare rapporti col socialismo (oggi in verità neppure nel Terzo mondo, in quanto non si vedono all'orizzonte alternative realmente praticabili al crollo di quello est-europeo).
E così, mentre nel capitalismo è il profitto che valorizza i capitali, nella chiesa romana è la fede che lo fa. Con la fede infatti si possono ottenere non solo lasciti e donazioni, ma anche evasioni ed elusioni fiscali e persino contributi statali e gettito fiscale (dall'otto per mille al finanziamento delle scuole private, dall'esenzione dell'ici a quella dell'iva, e via dicendo).
In virtù della fede si può tenere in piedi un meccanismo di potere (politico, economico e finanziario) in cui il capitale s'incrementa da sé, a prescindere dalla fede stessa, esattamente come nel capitalismo lo si incrementa a prescindere dalla coscienza degli imprenditori e affaristi in generale.
La chiesa cattolica, non meno di questa protestante, è per definizione una "chiesa di stato", anche quando giuridicamente non lo è. E' una chiesa che vede lo Stato borghese come suo concorrente, ma anche come suo protettore, perché sa che al di fuori di questo Stato il suo destino di "chiesa politica" è segnato.
La chiesa romana paga il pizzo della propria sopravvivenza a uno Stato agnostico e borghese che la protegge e che sa di poterla usare per legittimare se stesso. D'altra parte una chiesa abituata da secoli a pensarsi solo come "istituzione di potere", cos'altro potrebbe fare? quale spiritualità potrebbe mai proporre?
Se il papato potesse, preferirebbe porsi come "Stato di se stesso" (lo Stato della chiesa è durato circa un millennio e ancora oggi esiste nella minuscola ma influente porzione geografica del Vaticano). Sono state soltanto le circostanze storiche che hanno costretto il papato ad accettare di vivere in uno Stato che non gli appartiene, col quale però può e anzi deve intavolare ogni giorno rapporti di reciproco interesse.
Lo Stato borghese, infatti, pur essendo agnostico, ha bisogno dell'illusione della fede per imbonire le masse più deprivate o più ingenue, come d'altra parte ha bisogno di altre forme profane di illusione (dal consumismo alla discoteca, dal calcio alle droghe vere e proprie).
Questa chiesa non serve a nulla di positivo; il suo umanesimo è del tutto astratto; non ha occhi per il futuro; l'unica cosa che le preme è difendere i propri interessi. Sta svolgendo lo stesso ruolo del paganesimo al tempo della decadenza dell'impero romano, anche se Ratzinger è convinto che questo ruolo appartenga solo agli Stati indifferenti alla fede.