martedì 4 ottobre 2011

PER UNA VISIONE UNITARIA DELL' ATEISMO


AteismoNell mondo antico si considerava “ateismo” la negazione del dio ritenuto vero: i cristiani, ad esempio, erano accusati di “intentatio laesae divinitatis”, cioè di oltraggio alla divinità, di ateismo, poiché non riconoscevano le divinità dell’ impero romano e non offrivano sacrifici in onore dell’ imperatore (vedi le apologie di Giustino, di Tertulliano, di Atenagora).
Nel mondo moderno si considera ateismo la negazione assoluta di Dio. Possiamo distinguere due forme:
ateismo di tipo illuministico e ateismo contemporaneo. Il primo, negativo, insiste sulle ragioni della non esistenza di Dio; il secondo, positivo, insiste sull’uomo come assoluto, la cui autonomia, per affermarsi, richiede la negazione di Dio.

Feuerbach (L’ essenza del cristianesimo, 1841)
L’ uomo ha tre tendenze profonde: tende a pensare secondo le leggi della ragione, ad agire secondo le leggi della coscienza che gli indica il bene e il male, e ad amare gli altri.
L’uomo, tuttavia, esperimenta i propri limiti in ordine a queste tendenze, che sono in lui, ma non da lui. Le attribuisce così a un essere superiore che possiede la pienezza del sapere, della virtù, dell’amore.
L’errore dell’uomo religioso sta nel riferire a un essere non umano qualità che sono umane, nel pensare Dio simile all’uomo e nell’attribuirgli quelle qualità che l’umanità possederebbe quando fosse pienamente realizzata. Si tratta di un antropoteismo: non si nega il divino, ma si afferma che divina è l’umanità, la natura umana realizzata nelle sue virtualità non in un solo individuo, ma nell’insieme degli individui.
La religione, dunque, è alienante perché toglie all’uomo ciò che gli è proprio; è nociva, perché induce l’uomo a trascurare la vita presente e a non realizzare qui le proprie tendenze (es. ama tutt’al più per una ricompensa, non per la tendenza ad amare).
“La religione, per lo meno la religione cristiana, è l’insieme dei rapporti dell’uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere”.
Marx
Per Marx l’uomo vive in uno stato di alienazione da cui deve liberarsi.
Le cause di questa alienazione vanno ricercate nella struttura economica che è sempre stata caratterizzata dalla conflittualità fra la classe che detiene i mezzi di produzione e la classe che ne è privata.
L’uomo si esprime nel lavoro, ma il frutto del suo lavoro viene preso da chi possiede i mezzi di produzione. Di qui lo stato di alienazione.
Nella società industriale le classi in conflitto sono la borghesia e il proletariato.
La classe dominante tende a perpetuare la propria posizione e quindi tutto il sistema attraverso la “sovrastruttura”, costituita dalle istituzioni giuridiche e politiche e dalle diverse forme ideologiche (concezioni etiche,, giuridiche, politiche, arte, religione, filosofia).
La religione, pertanto, giustifica lo status quo sia in quanto le classi oppresse credendo in Dio e nel paradiso si consolano della loro miseria terrena e l’accettano passivamente, sia in quanto i padroni si convincono che le disuguaglianze sociali entrano in un ordine valuto da Dio.
La religione nasce dall’ingiustizia, la giustifica e la perpetua; è l’oppio dei popoli. Tolta la situazione di oppressione che determina l’alienazione e produce la sovrastruttura, la religione sparirà da sé.
Freud
Per Freud la religione trova la sua origine nel complesso di Edipo, ossia nell’attaccamento geloso che il bambino ha per il genitore di sesso opposto e che si accompagna a sentimenti, generalmente inconsci, di colpevolezza.
Due le spiegazioni che Freud dà della religione.
La prima: siccome l’uomo non può realizzare tutti i propri desideri per la repressione operata dall’ambiente familiare e sociale, crea un padre celeste, buono, che appagherà ogni desiderio nell’al di là. La religione è la consolazione di fronte all’impossibilità dell’uomo di realizzarsi pienamente in questo mondo.
La seconda: l’uccisione del padre da parte dei figli provocò nei primitivi un senso di colpevolezza che li indusse a proiettare in un essere celeste, in un Padre onnipotente, la figura paterna uccisa. Ciò spiega le interdizioni sacre delle religioni totemiche, prima fra tutte la proibizione di uccidere l’animale totem.
Circa l‘ebraismo, Freud formula questa ipotesi: Mosè volle imporre il monoteismo agli Ebrei, ma essi lo uccisero. Più tardi l’uccisione di Mosè richiamò la morte del padre primitivo e determinò la sublimazione di questa figura come Dio unico e onnipotente, generando anche l’idea della colpevolezza e il bisogno di essere salvati da un Messia.
Ancheil cristianesimo è un tentativo di risolvere il senso di colpa: Cristo, figlio di Dio, con la sua morte riconcilia i figli con il padre.
Nietzsche
Nietzsche rigetta tutto ciò che pretende di imporsi all’uomo e alla sua coscienza sia nell’ordine del vero come in quello del bene.
L’uomo deve passare attraverso tre metamorfosi: da cammello che si rassegna ad essere gravato di mille pesi deve trasformarsi in leone che scrolla di dosso ogni imposizione e rivendica la propria libertà per diventare infine bambino che esprime tutta la sua creatività.
Il superuomo afferma tutta la propria vitalità che invece la morale (il “tu devi” viene detto il “grande drago”) e la religione (il cristianesimo, in particolare, religione dei fiacchi) reprimono spingendo l’uomo a sottomettersi alle leggi e alla volontà di Dio.
Dio è una credenza alienante che mortifica l’uomo e gli impedisce di affermarsi.
La religione, soprattutto il cristianesimo, è un crimine contro la vita; è nemica della ragione, sottomessa alla fede; diventa facilmente intollerante per la pretesa di possedere la verità.
Il dio del cristianesimo si affermò sugli dei greci che “morirono di risa” quando lo sentirono proclamarsi unico dio. Da allora tutto il pensiero occidentale ha cercato di affermare dio come l’unico principio che unifica tutta la realtà, in tutte le sue dimensioni.
Ora “Dio è morto” e la realtà esplode in tutta la sua molteplicità, nella varietà e nella contraddittorietà delle diverse espressioni. La realtà è bene e male, amore e odio... ogni aspetto è divino. E’ il ritorno al politeismo degli dei greci, tutti espressione di questa o quell’altra faccia della realtà.
La libertà e l’esistenzialismo ateo
L’essenza dell’essere umano sta nella sua libertà. E’ l’uomo nella sua libertà che crea i valori e dà senso alle cose. L’uomo è libertà assoluta che inventa la ragione e il Bene e che non ha altri limiti che se stessa. L’uomo deve assumersi da solo la responsabilità dei propri atti, in assoluta solitudine, non ha nessuna sicurezza e non può fare affidamento che su di sé.
Seanche Dio esistesse, ciò non esimerebbe l’uomo dal farsi mediante la propria libertà, perché anche Dio sarebbe termine di una scelta esistenziale assolutamente libera.
Il neopositivismo
Il positivismo pensava (Comte) di avere superato l’ateismo nel senso che questo apparteneva ancora, secondo la teoria dei tre stadi successivi (religioso, metafisico, positivo), al secondo stadio, mentre ora ci si trova in quello ultimo e definitivo delle scienze positive. L’uomo conosce con certezza attraverso la scienza e tutta la realtà si esaurisce in essa.
Il neopositivismo allarga la propria riflessione al tema del linguaggio: ci sono proposizioni analitiche tautologiche (es. proposizioni matematiche) che non danno informazioni sulla realtà e proposizioni sintetiche o empiriche che informano sulla realtà. Di queste ultime ci si chiede quando abbaino un senso. Il criterio di senso sta nella possibilità di verificarle attraverso un’esperienza.
Proposizioni del tipo “Dio esiste” o “Dio non esiste” sono allora senza senso perché non possono essere verificate. Questa posizione è detta “ateismo semantico” e si fonda, chiaramente, nel pregiudizio che l’unica possibilità di conoscenza sia quella empirica.


L’ateismo moderno si può ricondurre a due matrici: la matrice umanistica e quella scientifica.
Matrice umanistica
E’ caratterizzata dall’antitesi radicale posta fra l’uomo e Dio, con la scelta dell’uomo. De Lubac parla di “malinteso tragico”: “L’uomo elimina Dio per entrare in possesso della propria grandezza umana che gli sembra detenuta indebitamente da un altro. In Dio rovescia un ostacolo per conquistare la sua libertà”.
Questo filone giudica la religione come l’alienazione fondamentale. L’ateismo si presenta allora come un umanesimo della liberazione da situazioni alienanti. Per Nietzsche e Sartre possiamo anche parlare di un umanesimo etico o della libertà: l’uomo è inteso come autonomia e libertà assoluta che vengono negate dalla religione.
Matrice scientifica
Non è la scienza come tale che può portare all’ateismo: la scienza prescinde dai problemi etici e religiosi e si autolimita al campo dell’osservabile e del misurabile. E’ piuttosto il principio dell’empi­rismo che fonda l’ateismo scientista: non disponiamo di altro contenuto di conoscenza di quello dato dall’esperienza sensibile. Solo il discorso fondato e verificato dall’esperienza ha valore razionale. Viene tolta alle radici la possibilità di qualunque trascendenza.
Mail presupposto empirista è arbitrario, rimane tutto da dimostrare. La religione è ridotta a un fenomeno da indagare secondo le varie metodologie scientifiche, ma è privata di ogni riferimento al trascendente, visto che ogni affermazione in questo campo non ha senso.
Le due matrici possono essere ricondotte a una visione unitaria, data dall’interesse prioritario per l’uomo.
Il problema della “verità” di Dio è secondario. Si impone il problema fondamentale del significato della religione e di Dio per l’uomo, per la sua libertà, per la sua vita, per la società umana.
Inoltre la mentalità scientifica e tecnica porta spesso a un certo prometeismo: l’uomo ritiene di poter risolvere tutti i problemi tramite la scienza. Dio e la religione, allora, non servono a nulla.
L’ateismo contemporaneo si presenta, pur con approcci e sfumature molto diversi, come un umanesimo ateo o un ateismo di tipo umanistico.


IL CONCILIO VATICANO II E L’ATEISMO
La prospettiva
Il problema dell’ateismo si pone oggi in modo diverso dal passato. Il Vaticano I, ad esempio, privilegiò la questione della conoscenza di Dio (prospettiva della verità) e formulò il seguente canone: “Se qualcuno dicesse che l’unico e vero Dio, nostro creatore e signore, non può essere conosciuto con certezza tramite il lume naturale della ragione umana attraverso le cose create: sua scomunicato” (DS 3026).
Il Vaticano II (GS 7.19-21), invece, ha un approccio diverso: ritiene necessario esaminare “con diligenza” il fenomeno dell’ateismo, ricercarne le cause e offrire una risposta adeguata.
La prospettiva è cioè esistenziale e pastorale.
Per questo la GS prende atto anzitutto della consistenza e della complessità del fenomeno dell’ateismo: “A differenza dei tempi passati negare Dio o la religione, oppure farne praticamente a meno, non è più un fatto insolito e individuale. Oggiinfatti non raramente viene presentato come esigenza del progresso scientifico o di un nuovo tipo di umanesimo” (GS 7).
Forme e cause dell’ateismo
La GStratta dell’ateismo nel capitolo dedicato alla “dignità della persona umana”. La persona si realizza pienamente nella comunione con quel Dio di cui è immagine e creatura. Proprio per questo “l’ateismo va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo” (19), perché intacca la persona nella massima espressione della sua dignità.
Il concilio presenta varie forme e cause dell’ateismo:
  • lanegazione esplicita di Dio;
  • l’agnosticismo;
  • l’affermare che la questione su Dio non ha senso (neopositivismo);
  • ilpositivismo scientista che non ammette conoscenza diversa dalla scienza;
  • l’ateismo come conseguenza dell’affermazione dell’uomo;
  • ilripudio di una immagine di dio che non corrisponde al Dio del vangelo;
  • l’indifferenza religiosa, per cui non interessa il discorso su Dio;
  • l’ateismo di ribellione contro il male;
  • l’assolutizzazione di qualche valore umano che prende il posto di Dio;
  • ilclima troppo terreno della civiltà moderna che allontana da Dio;
  • “l’ateismo non è qualcosa di originario, bensì deriva da cause diverse” (il concilio fa propria la tesi secondo cui l’apertura all’Assoluto Trascendente è la dimensione di fondo dello spirito umano, esperienza religiosa originaria, anteriore ad ogni affermazione categoriale. Riprendendo questa tesi di Blondel, K. Rahner parla di piano trascendentale e piano categoriale e afferma che si può dare la situazione di atei veri sul piano categoriale, che sono in realtà veri credenti sul piano trascendentale).
  • frale cause va annoverata anche una reazione critica contro le religioni e, in alcune regioni, proprio contro la religione cristiana. Nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti (19).
  • Vienededicato uno spazio particolare a due forme di ateismo sistematico: l’esistenzialismo ateo e il marxismo (20).
L’atteggiamento della chiesa di fronte all’ateismo
GS 21 afferma anzitutto che “il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione [...] l’uomo è chiamato a comunicare con Dio stesso in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità [...] la speranza escatologica non diminuisce l’importanza degli impegni terreni, ma anzi dà nuovi motivi a sostegno della attuazione di essi”. Non è secondo la visione cristiana impostare il problema del rapporto uomo-Dio in termini di antagonismo, anzi Dio vuole la felicità e la realizzazione dell’uomo: il messaggio cristiano “non toglie alcunché all’uomo, infonde invece luce, vita e libertà per il suo progresso, e all’infuori di esso, niente può soddisfare il cuore dell’uomo: ci hai fatto per te, o Signore, e il nostro cuore è senza pace finché non riposa in te” (21).
Altra considerazione: nessuno può sfuggire agli interrogativi fondamentali sulla vita e sulla morte in certi momenti della vita e particolarmente negli avvenimenti di maggior rilievo. A questi problemi solo Dio dà “una risposta piena e certa”. Le vie proposte dal concilio sono:
  • l’esposizione conveniente della dottrina della chiesa tale da superare la contrapposizione uomo-Dio e da mettere in rilievo come la morte di Dio porta di fatto alla morte dell’uomo e dell’umanesimo, incapaci di fondare la dignità della persona umana.
  • lavita della chiesa e dei suoi membri. La chiesa deveinfatti rendere presente e quasi visibile Dio e lo può fare con la testimonianza di una fede viva e matura, della ricerca di giustizia e dell’amore verso i bisognosi, della carità fraterna e della comunione al proprio interno. Deve mostrare con la propri vita che Dio è la via per affermare l’uomo, per vivere più compiutamente quei valori di libertà, di giustizia, di conoscenza in nome dei quali tanti contemporanei si sentono tenuti a negare Dio.
La funzione catartica
Il concilio riconosce implicitamente la funzione catartica che l’ateismo può esercitare sui credenti. Tutta la contestazione atea obbliga i credenti a ripensare l’immagine che essi si fanno di Dio e a superare false immagini (il dio “tappabuchi”, secondo l’espressione di Bonhoeffer; il dio carabiniere; il dio-sentimentalismo...).
Il cristiano prende coscienza così di dover andare oltre ogni immagine, sempre imperfetta e inadeguata di Dio: questa negazione, però, non è negazione di Dio, ma confessione della sua “incomprensibilità”.
Vale la pena ricordare come alcune forme di ateismo hanno provocato la purificazione della fede e la valorizzazione di nuove modalità di vivere il rapporto con Dio:
  • oltrel’ateismo semantico che ha contestato un discorso “scientifico” su Dio fondato sulla logica delle dimostrazioni e delle prove, si afferma oggi il valore dell’esperienza religiosa, la logica dell’invocazione, della manifestazione di Dio che provoca a una decisione, della testimonianza. Dall’oggettività della fede si passa alla riscoperta del suo significato esistenziale.
  • oltrel’immagine di un Dio consolatore, frutto della proiezione dei bisogni, delle aspirazioni o del senso di colpa dell’uomo, si fa largo una fede che passa dallo stadio infantile a quello adulto. I maestri del sospetto provocano a passare dalla “religione” alla “fede”. Non un cristianesimo che giustifica le ingiustizie, che distoglie dall’impegno nel mondo, ma un cristianesimo che riscopre il povero come manifestazione di Dio e la sua liberazione come compito presente per la costruzione del Regno di Dio.
  • oltreil monoteismo totalizzante e il Dio cristiano che mortifica la vitalità dell’uomo (la religione dei fiacchi di Nietzsche) si afferma la riscoperta della ricchezza di Dio e della realtà, della fede come spinta ad esprimere e realizzare tutte le potenzialità positive poste da Dio nell’uomo e nella creazione.