venerdì 16 settembre 2011

GLI ESSENI: UN CRISTIANESIMO PRIMA DI CRISTO

Esseni
La grande importanza dei Manoscritti del Mar Morto consiste soprattutto nel fatto che hanno svelato la natura dell' Essenismo, fino a quel momento indecifrabile e misterioso, di quell' Essenismo che ci presenta il primo abbozzo della dottrina cristiana.
(André Dupont-Sommer, 399).
La setta giudaica degli Esseni fornisce la prova dell' affinità e della dipendenza del Cristianesimo da talune forme di religiosità precristiana.
Fin dal principio dei XVIII secolo i Deisti conclusero, sulla base delle notizie intorno agli Esseni, che la comunità di Gesù fu soltanto una ramificazione dell' Essenismo 1. Nel 1864 C.D. Ginsburg (The Essenes, 1864, 24) ritenne di poter riconoscere un Esseno nella figura dello stesso Gesù, perché questi polemizzò continuamente contro Farisei e Sadducei, ma mai contro gli Esseni,

la terza, grande setta ebraica del tempo. Anche lo studioso ebreo H. Graetz fu allora talmente convinto della derivazione essenica del Cristianesimo, da definirlo addirittura «un Essenismo con elementi estranei» (cit. da Klausner, Jesus von Nazareth, 144).
Tuttavia non esistevano allora elementi probatori in tal senso. Si conoscevano gli Esseni solo attraverso le testimonianze indirette, soprattutto di due storici ebrei di lingua greca, Filone di Alessandria 2 e Giuseppe Flavio 3 - entrambi concordi nello stimare gli appartenenti alla setta in numero di circa quattromila 4 - ma anche dello scrittore latino Plinio il Vecchio 5. Poi, nel 1896, nella Geniza della Sinagoga del Cairo fu scoperto il Libro di Damasco, pubblicato nel 1910, che derivava direttamente dagli Esseni. Ciononostante ancora negli anni '20 e '30 la Chiesa insistette nell'affermare che l'insegnamento di Gesù «si contrappone radicalmente all'Essenismo sia nel contenuto dogmatico che in quello etico» (Bigelmair); o si disse (Marchal) che
«l' Essenismo non ha lasciato tracce nel Cristianesimo né sul piano dottrinale né sul piano organizzativo; esso non ha esercitato alcun influsso né sul suo fondatore né, tanto meno, sui suoi diffusori» 6.
Nel medesimo tempo, invece, studiosi insigni come Bousset e Greßmann espressero di nuovo l'opinione che
«questa setta sembra il canale attraverso il quale nella primissima fase evolutiva del Cristianesimo nascente confluirono taluni elementi eterogenei» (cit. secondo Wildberger, 41).
In ogni caso, mancavano ancora sicure prove storiche.
Ma nella primavera del 1947 due giovani beduini della tribù dei Ta'amire in cerca d'una capra smarrita, in una grotta a circa due km dalla riva nordoccidentale del Mar Morto scopersero dei manoscritti in ebraico e in aramaico, i quali, grazie anche a ulteriori sensazionali ritrovamenti negli anni '50, gettarono finalmente una luce chiarissima sugli Esseni, e soprattutto sulle loro relazioni con la setta di Gesù.
Gli Esseni, che non si definirono mai così, presero tale denominazione probabilmente dall'ebraico chassidim ( = i Pii, i Santi), ma tale questione non è affatto risolta, così come l'altra circa l'identificazione degli Esseni con la Setta di Qumran, i cui manoscritti furono, appunto, ritrovati a partire dal 1947 in undici grotte intorno al Mar Morto, anche se gli esperti propendono verso questa tesi, tanto che appare lecito considerare equivalenti le due denominazioni 7.
Gli Esseni, come i Farisei, furono gli eredi spirituali dei Chassidim d'età maccabea, ma le loro strade non tardarono a dividersi. In attesa della fine del mondo e per protesta contro la cricca clericale corrotta di Gerusalemme, nel corso del II secolo a.C. gli Esseni si ritirarono nelle grotte del deserto di Giuda (K. Schubert, 33 sgg.), dando vita a una comunità di penitenti. In un secondo momento vissero dispersi nel territorio, ma soprattutto nei villaggi, tuttavia organizzati rigorosamente e guidati da un'autorità centrale 8.
Non si sa se gli Esseni dimorassero solo in insediamenti monastici, che sappiamo allora assai numerosi, ma in ogni caso i loro abitanti vivevano come un ordine rigorosamente gerarchizzato, in comunanza di beni, dediti all'ascesi, al lavoro, alla preghiera e all'esegesi della Bibbia, come attestano i rotoli di Chirbet Qumran.
Questo monastero, abitato dagli Esseni a partire dalla fine del II secolo a.C., fu distrutto da un terremoto nel 31 a.C.; ricostruito circa trent'anni dopo dai seguaci della medesima setta, venne infine raso al suolo nel 68 d.C. dalla X legione dell'armata romana in Palestina al comando di Vespasiano. Da questo momento in avanti spariscono tutte le tracce dei seguaci della setta: si suppone siano stati sterminati o ridotti in schiavitù. Ma alla loro biblioteca, posta in salvo nelle caverne circostanti durante l'avanzata dei Romani, dobbiamo le dettagliate notizie dirette sul movimento, sulle cui basi è possibile dimostrare la priorità dell'Essenismo rispetto al Cristianesimo primitivo in numerosi e importanti punti dottrinali e morali.
Ciò dipende, evidentemente, dal numero degli scritti pubblicati sugli Esseni dal 1947 in avanti; una bibliografia del 1957 conta già più di 1500 titoli. Infatti, mentre molti studiosi hanno preso atto della sensazionale rassomiglianza dei due movimenti, dell'identità delle tematiche teologiche e delle istituzioni religiose, per così dire di un Cristianesimo prima di Cristo, altri si sono sforzati di salvaguardare l'originalità del Cristianesimo e dunque la sua preminenza assoluta (e con ciò anche e soprattutto la loro).
Non pochi esperti sono stati così sorpresi e imbarazzati dal contenuto dei rotoli del Mar Morto, che hanno tentato di spostare, talvolta mediante speculazioni avventurose, la datazione della loro nascita dall'età dei Seleucidi a quella delle Crociate medievali, o addirittura li hanno considerati un falso, ipotesi che la ricerca scientifica ha unanimemente respinto 9. Analisi archeologiche, paleografiche, ma soprattutto linguistiche e contenutistiche, hanno stabilito che gli scritti essenici di Qumran sono da collocarsi circa cento o duecento anni prima della composizione dei Vangeli, e dunque - ed è la datazione più accreditata - negli anni fra il 165 e il 150 a.C. 10.
I rapporti con Gesù sono incontrovertibili. Giovanni il Battista visse nello stesso deserto degli Esseni, e appare verisimile che abbia battezzato Gesù non lontano dal loro monastero, vicino allo sbocco del Giordano nel Mar Morto. E Giovanni fu molto vicino a quell'ordine, e forse vi appartenne 11. Le coincidenze delle concezioni esseniche con quelle del Battista sono manifeste e numerose, tanto che è stata avanzata l'ipotesi ch'egli abbia tentato di trasformare la setta in un movimento missionario, al fine di propagarne le idee in un ambito assai più vasto 12.
Il "Maestro di Giustizia" e Gesù
Risulta evidente che il destino terreno e l'opera di Gesù assomigliano in più d'un punto a quelli del Maestro di Giustizia che fu il grande profeta della setta essenica; dopo circa un secolo la medesima storia ricominciò da capo.
(André Dupont-Sommer, 402)
... si potrebbe quasi dire che nella figura giovannea di Gesù possediamo il Cristo degli Esseni.
(W. H. Brownlee 84)
La somiglianza fra l'essenico «Maestro di Giustizia» e Gesù è tanto grande che J.L. Teicher, uno studioso di Cambridge, che colloca la nascita di quegli scritti in epoca postcristiana, considerando cristiani gli uomini di Qumran, ritiene che Gesù e il Maestro di Giustizia siano la stessa persona. Inoltre, nel suo avversario, «l'uomo della menzogna», egli vede Paolo, che ha recato tale culto ai pagani 13.
Fino al 1947 soltanto un paio di studiosi sapevano qualcosa del Maestro di Giustizia, (more hassedeq), ma così poco da ritenerlo una figura leggendaria o un mito; oggi è una delle figure più discusse della storia delle religioni.
Al Maestro degli Esseni la comunità rivolgeva la massima venerazione; evidentemente era persona di grande devozione e di moralità inattaccabile. Come il Gesù della storia, costui non si presentò come Redentore, ma come Maestro; e, come Gesù, si richiamò alla legge mosaica, che intendeva completare. Come Gesù, era considerato l'«eletto di Dio» (bechir el); come destinatario di una particolare rivelazione, egli derivava il suo sapere «bocca di Dio». Si tramanda inoltre che Dio «a lui avrebbe rivelato tutti i segreti dei suoi servi, i Profeti», per cui era inequivocabilmente superiore ad essi. Come Gesù, egli era il fondatore o il centro della «Comunità della nuova Alleanza» (hab-betit ha-chadascha) e predicava la penitenza, la povertà, l'umiltà, la castità e l'amore per il prossimo, e il suo messaggio era rivolto ormai «all'ultima schiatta». Come Gesù, fu in aspro conflitto con la società ufficiale, venne perseguitato dai sacerdoti di Gerusalemme, tradotto in giudizio coi loro inganni e condannato innocente: forse (e non mancano indizi in tal senso) alla fine fu addirittura crocifisso.
Non meno evidenti, e ben più numerosi sono i parallelismi fra la comunità essenica e la primissima comunità cristiana
La comunità raccolta intorno al Maestro di Giustizia concepì se stessa come una collettività speciale ed eletta, e venne a trovarsi in aspro contrasto col Giudaismo del tempo. Come i cristiani, gli Esseni rimproverarono agli altri ebrei di aver spezzato l'alleanza con Dio, e come i cristiani, già gli Esseni pretesero d'essere la preziosa pietra angolare accennata da Isaia, la Comunità della Nuova Alleanza, il residuo scelto d'Israele, «i poveri», «i figli della luce», gli «eletti da Dio», la «comunità del Nuovo Testamento», autodefinizioni che ritorneranno, alla lettera, fra i cristiani.
Come nella comunità primitiva dei cristiani, presso gli Esseni regnò la più ampia comunanza dei beni; conobbero un collegio direttivo composto da 12 persone, cui si aggiungevano, per altro, anche tre sacerdoti, ammesso che, come suppongono alcuni studiosi, costoro non ne fossero già parte integrante. E anche presso gli Esseni i 12 eletti erano interpretati come rappresentanti delle dodici tribù d'Israele.
Come i cristiani, gli Esseni respingevano i sacrifici di animali, adoravano un dio personale, quasi più grande di quello del V.T., il cui cielo era per loro popolato di Angeli; conoscevano anche Satana, chiamato «angelo delle tenebre» o, come nel V.T., «Belial». Come nella primitiva comunità cristiana, gli Esseni escludevano i peccatori impenitenti, anche se talvolta li riaccoglievano mossi da compassione (Joseph., bell. 2, 8, 8). Le numerose elencazioni neotestamentarie di virtù e di vizi, la loro enumerazione 14 in lunghe serie coincidono ampiamente col catalogo della setta essenica di Qumran: molte ricorrono nel Nuovo Testamento quasi letteralmente. In verità, cataloghi del genere si trovavano già presso il Paganesimo precristiano, al quale, anche in questo caso, la Bibbia faceva riferimento.
Gli Esseni possedevano una dottrina della predestinazione, che, come si suppone, lasciava all'uomo la libertà di pentirsi o di continuare a peccare. La dottrina della giustificazione attraverso la fede, che ha grande importanza in Paolo (le cui Epistole denotano sorprendenti parallelismi con la letteratura di Qumran), veniva già sottolineata dagli Esseni.
La comunità del Mar Morto consumava pasti di carattere religioso, assai probabilmente anche con valore sacramentale, cui potevano prendere parte soltanto gli uomini, come nell'Ultima Cena narrata dalla Bibbia; essi erano presieduti dal capo della comunità e a un certo punto veniva pronunciata la formula benedicente sul pane e sul vino. La setta praticava anche un Battesimo sacramentale per la remissione dei peccati, e, come i primi cristiani, gli Esseni credevano nella prossima venuta del Regno di Dio e ritenevano che l'età presente, esattamente come per i cristiani, fosse anche l'ultima.
E infine, come poi il Cristianesimo, già la setta di Qumran riferiva a se stessa le profezie del V.T. e spiegava le sofferenze del loro Maestro di Giustizia col fatto che erano state preannunciate nella Bibbia. In base alla fede essenica, il Maestro di Giustizia avrebbe preso parte al giudizio di Dio sul mondo, un giudizio col fuoco, e la fede in esso (emuna) sarebbe stata ricompensata con la salvazione nel giorno del giudizio universale. Farisei e Sadducei apparivano come «razza di vipere» (Molin, 169).
Come si vede, le rassomiglianze col Cristianesimo sono evidentissime. Certamente non tutti questi parallelismi devono necessariamente possedere lo stigma di una relazione diretta, giacché molti elementi derivano dalla comune eredità ebraica. Ma proprio sotto questo aspetto è significativo che tale eredità non costituisse un'unità incondizionata, ma, specificamente in epoca tardo-giudaica, denotava tratti ben differenziati, e gli Esseni e la Setta di Gesù sotto molti riguardi si distaccavano entrambi dal generale retroterra giudaico.
Le differenze, soprattutto quelle fra Gesù e gli Esseni, non possono essere trascurate. Anzitutto gli Esseni non conoscevano l'amore per i nemici, anzi coltivavano odio per loro. A differenza di Gesù avevano, come la Chiesa, precise distinzioni gerarchiche, e come la Chiesa, valutavano positivamente l'ascesi, e attribuivano grande valore alla purezza rituale e alle cerimonie tecnico-religiose.
Tuttavia, tali contrasti non sono così numerosi e significativi come le affinità. D'altra parte, le differenziazioni perdono di significato se si tien conto della probabilità di una certa evoluzione sia nell'ordine degli Esseni sia nella dottrina di Gesù. Lo stesso Jahvè è andato via via trasformandosi dal Dio della vendetta dei libri più antichi del V.T. nel Dio della misericordia dei libri più recenti. Perciò diventa plausibile considerare il percorso dall'odio verso i nemici dei primi Esseni, attraverso l'amore per la pace degli Esseni (del quale ci fornisce qualche informazione Filone, che scrive assai più tardi) fino al rigoroso pacifismo di Gesù, come la tendenza evolutiva di un progressivo adattamento degli ebrei alla sconfitta subita.
La Chiesa cristiana mostra, invece, un percorso inverso: muovendo dal pacifismo di Gesù, finché fu debole essa lo rispettò sostanzialmente, ma poi, una volta appoggiata dallo Stato, divenne la religione più persecutrice e intollerante del mondo. Perché, dunque, la Chiesa poteva già con Paolo evolversi profondamente rispetto alle dottrine di Gesù, e Gesù non poteva fare altrettanto rispetto agli Esseni? La scarsa originalità del Cristianesimo e la sua profonda affinità con forme religiose precristiane diventa, infine, ancor più evidente se la confrontiamo con un altro fenomeno, la Gnosi, che ci limiteremo ad affrontare solo nelle sue linee essenziali.


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Note
1 Cfr. Burrows, 65. In generale: Wagner.
2 Philo, quod omnis c. 12. Cfr. inoltre Filone in Euseb., praep. cv. 8, 11.
3 Joseph., bell. 2, 8; ant. jud. 1, 5.
4 Joseph. ant. jud. 18, 1, 5. Philo, quod omnis c. 12.
5 Plin. s., nat. hist. 5, 17.
6 Marchal, 1933. Cit. da Dupont-Sommer, 408.
7 Cfr, ad es., Dupont-Sommer, 12 sgg. , soprattutto 44 sgg. Molin, 206 sgg. Wildberger, 40. Kuhn, Über den ursprünglichen Sinn des Abendmahls, 509. K. Schubert, 28. Fritsch, 90 sgg. Alcune eccezioni sono citate in M. Burrows, 230 sgg.
8 Filone in Euseb., praep. ev. 8, 11. Joseph., bell. 2, 8, 4.
9 Sul problema dell'autenticità si veda Bardtke, 50 sgg.
10 S.A. Birnbaum, 91 sgg. Molin, 67 sgg; 191 sgg. Segal, 131 sgg. Bardtke, 43 sgg. Ellegre, 226 sgg. Schoeps, Urchristentum, Jud.
11 Cfr. Molin, 168 sgg. K. Schubert, 109 sgg. Idem in Religionswissenschaftliches Wörterbuch ed Köing, 1956, 220. Stuffer, Jerusalem und Rom, 89 sg. Grundmann, Geschichte Jesu Christi, 26 sgg. Wilson, 103. Allegro, 142 sgg. Fritsch, 112 sgg.
12 Howlett, 134 sgg; 142.
13 J.L. Teicher, The dead sea scrolls-documents of the Jewish-Christian sect of Ebionites, 67 sgg. Idem, The Damascus fragments and the origin of the Jewish-Christian sect, 115 sgg. Idem, The Habbakkuk scroll, 48 sgg. Sulla teoria di Teicher, vedi m: Burrows, 233 sgg.
14 Ad esempio, il Catalogo delle virtù in 2 Cor. 6, 6; Gal., 5, 22 sg. Eph., 4, 2 sg. Il Catalogo dei vizi in Mc. 7, 21 sg.; Rom., 1, 29 sgg; 13, 13; 1 Cor. 5, 10, sg.; 6, 9 sg. Un'elencazione completa si trova in Wibbing, 71 sgg.