giovedì 15 settembre 2011

TUTTI GLI SCISMI CHE RATZINGER NON VEDE


Comunità San Pio X - Importanti i passi in avanti per la riconciliazione con i lefevbriani. Di dialogo con donne sacerdote e ministri con famiglia neanche a parlarne, per ora.
Si è concluso presso la Congregazione della Dottrina della Fede, in Vaticano, l’ incontro fra le autorità papali e la Fratellanza Sacerdotale San Pio X, l’ ordine religioso a cui aderiscono i sacerdoti seguaci di monsignor Marcel Lefevbre, e guidato oggi da Monsignor Bernard Fellay, ovvero gli iper-tradizionalisti della Chiesa Cattolica che hanno rifiutato il Concilio Vaticano II e che si mantengono, dunque, aderenti alla Chiesa pre-Conciliare. Da mesi, secondo tutti i vaticanisti e gli esperti di segreti sussurri (“otto incontri, che si sono svolti a Roma tra il mese di ottobre 2009 e il mese di aprile 2011″ , scrive Sandro Magister), i contatti fra la Santa Sede e i lefevbriani 

 erano stati insolitamente serrati: l’obiettivo, neanche troppo celato, sarebbe quello di ricomporre lo “scisma tradizionalista”, una delle ferite più dolorose della storia recente della Chiesa.
I TRADIZIONALISTI TORNANO ALL’ OVILE? – Le condizioni sono chiare, e ampiamente annunciate nei giorni scorsi: primo, accettare di nuovo l’autorità del Papa di Roma; secondo, e ben più indigesto, accettare la tesi papale sulla continuità del Consiglio Vaticano II, il consesso che ha cambiato il volto della Chiesa (per i lefevbriani, si è trattato di un’inaccettabile virata; la linea ufficiale, invece, parla di un’evoluzione perfettamente in continuità, appunto, con i duemila anni che i seguaci di Gesù hanno sulle spalle). Questo era ciò che fino a ieri era circolato, ma oggi, la situazione pare ulteriormente cambiata. I vaticanisti della Stampa ci spiegano cosa accadrà.
Una proposta allettante, per i tradizionalisti, che in cambio dell’accettazione di quella che viene definita la “base fondamentale” per una “eventuale e auspicata riconciliazione”, verrebbero riaccolti nella Chiesa cattolica con la formula della “prelatura personale” – una struttura canonica di cui fin ad oggi ha goduto solamente l’Opus Dei, slegata dal riferimento a un territorio preciso e libera dalla supervisione dei vescovi locali e delle Conferenze episcopali. Il “Preambolo dottrinale” offerto oggi ai lefebvriani, come anticipato ieri da Vatican Insider, è un testo sintetico, di due o tre pagine, che riafferma i principi fondamentali della fede cattolica necessari per mantenere l’unità della Chiesa. Il suo contenuto, ha detto però il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, è destinato a rimanere segreto. In una nota, la Sala Stampa della Santa Sede si limita a spiegare che il testo “enuncia alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedeltà al Magistero della Chiesa e il ‘sentire cum Ecclesia’”, ma lascia “alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo”.
Insomma, da parte del Vaticano c’è stato un significativo passo indietro, visto che l’adesione, seppure formale, al Concilio e ai suoi proclami non è più vista come necessaria per la ri-accoglienza nella Chiesa. Un dato di certo impatto se si pensa che da molte parti questo papato è stato accusato di aver intenzione di mettere tra parentesi l’esperienza del Vaticano II, l’evento che fra le altre cose ha abolito la messa con le spalle ai fedeli e la celebrazione interamente in latino, ha marcato significativi passi avanti nel ruolo delle donne e dei laici, ha dato un impulso senza precedenti al dialogo con le altre fedi e confessioni religiose: per Ratzinger, aderire a questi principi, è secondario; i principi del Vaticano II vengono definiti diversi rispetto a quelli “fondamentali”, e lasciati alla “libera discussione”.
E TUTTI GLI ALTRI? – Così, nella Chiesa, a pieno titolo e cittadinanza, e addirittura con una “prelatura personale”, ovvero con uno status riservato (il che è ancora un passo avanti rispetto a ciò che si era saputo fino a ieri: le notizie parlavano di uno status speciale parallelo a quello garantito ai sacerdoti anglicani che hanno accettato di rientrare nella Chiesa di Roma nonostante il culto inglese permetta di avere moglie e figli: come ricorda Le Figaro, è l’ordinariato) potranno trovare spazio anche esponenti che ritengono che su alcuni punti, il cammino del popolo di Dio sia stato troppo affrettato. Una Chiesa più accogliente, potremmo definirla, che di certo allora si incamminerà presto per accogliere tutti i gruppi che ritengono, al contrario, che sugli stessi temi la Chiesa sia troppo indietro: parliamo ovviamente dei gruppi a sostegno dei sacerdoti sposati, delle chiese a loro modo coraggiose che riaccolgono alla Comunione fedeli con una storia di divorzio alle spalle; per non parlare delle chiese che hanno ordinato, ritenendo che nulla osti a questa pratica, donne sacerdote. Parliamo dei gruppi del cattolicesimo di base, attivi in tutto il mondo, che premono per una chiesa più democratica, più aperta, più accogliente nei confronti dei soggetti che finora hanno avuto sulle spalle un giudizio molto pesante. Sono i gruppi che si riconoscono, fra le altre sigle, nel movimento Noi Siamo Chiesa, che sono stati animatori fra le altre cose della contestazione al Papa durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid lo scorso agosto.
Una chiesa che: valorizzi la partecipazione
con tutti i ministeri aperti a uomini e donne
con il celibato opzionale
che valorizzi la sessualità e il primato della coscienza
che si dedichi alla giustizia sociale e ai diritti umani
che non marginalizzi il suo popolo
 Questa l’ispirazione fondamentale di questi movimenti. Chissà se Benedetto XVI ha in mente una Chiesa di questo genere, in cui, fermi i principi, ognuno cammini col suo passo: sembra di sì, visto che ciò che ha concesso ai lefevbriani è appunto questo. Due pagine firmate che enunciano i principi (un adesione alla chiesa per contratto: davvero da non sottovalutare quello che si muove in queste ore in Vaticano), sul resto, “libero dibattito”. L’invito sarà esteso ad altri?