venerdì 30 settembre 2011

LA LETTERA ANONIMA DEI PRETI AL VATICANO




 - Una missiva contro monsignor Vallini: “Il vescovo vicario di Roma caccia i sacerdoti gay”.
Tornano i corvi in Vaticano. E sotto accusa, scrive il Messaggero che anticipa per primo la notizia, c’è il vescovo vicario di Roma, monsignor Agostino Vallini. Né nel titolo né nel sommario il quotidiano di Roma spiega cosa ci sia nelle lettere anonime consegnate anche al Papa, ma nell’articolo è scritto chiaro e tondo:
Il porporato – già prefetto del Tribunale della Segnatura Apostolica, scelto dal pontefice a sostituire Camillo Ruini nel 2008 – è accusato di manifestare «comportamenti degni di un maresciallo dei carabinieri, non di un vescovo». Lo scontento serpeggia all’interno del clero diocesano e forse, vista l’ iniziativa, non da ieri. In curia non si parla d’ altro. 


Gli autori della lettera si rammaricanodi non poter avere colloqui sereni col proprio superiore per colpa di un «clima di sospetto su tutto e su tutti» che col tempo si è venuto a creare. Morale: il palazzo del Laterano viene dipinto non come un luogo di dialogo ma un «luogo infelice dove non ci si fida più di nessuno e si è costretti al silenzio». Affermazioni pesanti come macigni tenendo conto che un pastore d’ anime dovrebbe avere come tratto distintivo l’ umanità, la comprensione, l’ affetto paterno.
Stando alle testimonianze condensate nel j’ accuse, il carattere sanguigno del cardinale davanti ai problemi che via via si presentano spesso lo trasformano:
Scoppi d’ira e urla (come sarebbe accaduto anche due domeniche fa in una parrocchia romana periferica, davanti ai fedeli). A farne le spese anche i collaboratori diocesani: «Un altro capitolo doloroso è il rapporto con noi sacerdoti. Ci eravamo illusi – si legge – di avere un giorno della settimana a nostra disposizione per essere ricevuti senza appuntamento. Oggi abbiamo persino paura di avvicinarci a quell’ufficio. Siamo visti con sospetto, giudicati e rimproverati senza poterci difendere e ricattati conlaminaccia di lasciarci senza stipendio».
Ma perché tra i parroci romani si è accumulata tanta ostilità nei confronti del cardinale vicario,uomo di fiducia di Papa Ratzinger, tanto da prendere carta e penna per scrivere una lettera aperta al Vescovo di Roma?
A Vallini viene attribuita una fermezza eccessiva nel portare avanti una azione di pulizia interna, per espellere dalla diocesi le mele marce, i sacerdoti gay. La durezza con la qualesi è mosso senza guardare in faccia nessuno avrebbe esacerbato molti animi? Ci sarebbero stati parroci spostati in modo repentino e senza troppe spiegazioni, senza motivi reali. «E’ ossessionato dal sospetto di omosessualità, come se i casi rari accaduti in diocesi devono compromettere la rettitudine dell’intero presbiterio ». A fronte di un clima poco sereno alcuni sacerdoti avrebbero scelto «la via dell’ esilio volontario, per sfuggire alle intemperanze, andandosi a incardinare altrove; altri pensano di farlo in un prossimo futuro».
Al cardinale Vallini viene poi contestata la scelta di alcuni collaboratori poco preparati, scarsamente attenti al rigore liturgico:
Tutto da dimostrare ma il bilancio descritto nella missiva che non ha precedenti non è di certo dei più favorevoli. «Dopo tre anni la diocesi non sa ancora dove andare. Potevamo capire che il primo anno era dedicato alla revisione ma adesso manca completamente un progetto pastorale di largo respiro per orientare il lavoro delle parrocchie e il nostro impegno di sacerdoti».La lettera di questi parroci che si nascondono dietro la firma «i sacerdoti diRoma»ha fatto subito il giro deiSacri Palazzi, agitando ulteriormente le acque dopo la brutta lettera (anonima) diminacce rivolte al cardinale Bertone per ilmodo in cui avrebbe affrontato un complicato garbuglio gestionale al Governatorato, un centro nevralgico di potere e interessi economici teatro di scontri tra due diversi modi di vedere le cose, compresa una sana ventata di pulizia che, evidentemente, a tutti non è risultata gradita
Franca Giansoldati, che firma l’articolo, registra anche le repliche del Vaticano:
«Il cardinale è tranquillissimo», filtra dal Palazzo del Laterano dove nessuno vuoledare troppa importanza aunalettera che gli estensori non hanno avuto il coraggio di firmarla con nome e cognome. E anche se l’iniziativa di coloro che hanno scelto di nascondersi dietro la sigla «I Sacerdoti di Roma» ha avuto una grossa diffusione, nei Sacri Palazzi «non lascerà traccia». Viene fatto notare dai più stretti collaboratori del cardinale che in passato anche i predecessori di Vallini, il cardinale Ugo Poletti e Camillo Ruini sono stati bersagliatidalettere similidovesi contestava la linea pastorale. Stavolta ciò che desta qualche sospetto è la tempistica. La lettera è stata spedita alla vigilia dell’incontro che il cardinale ha avuto con il clero lunedì, 26 settembre. Poiché in quell’occasione il testo già circolava, decine di sacerdoti «hanno colto l’ occasione per ribadire stima e per manifestare solidarietà» al porporato sottolineando che non si rispecchiavano nei contenuti. La protesta dialcuninonpotevadiventare la protesta di tutti. A Vallini hanno aggiunto che si sentivano offesi e arrabbiati. «Sono calunnie quelle che sono state formulate. Alcuni episodi sono stati travisati ».Come per esempio la linea di condotta accentratrice, autoritaria e sorda a ogni istanza di dialogo; o la frase, attribuita a Vallini: «Per quanto riguarda il Segretario Generale non è più come in passato,adesso chi governa sono solo io». Parole che sarebbero state riportate solo a metà e in negativo perché il senso del discorso al clero era ben altro: «al di là del Segretario ogni prete può sempre fare affidamento su di me ».