lunedì 28 marzo 2011

SUL DESTINO DELLA RELIGIONE



Esiste un processo "in avanti" che costringe le varie religioni mondiali a laicizzarsi progressivamente. Ciò è dovuto alle pressioni del secolarismo, che si esprime nelle varie forme del laicismo, ateismo, agnosticismo, materialismo, ecc.
Il fatto che oggi si riconosca ampia libertà a tutte le religioni non significa che il mondo si stia indirizzando verso la religione, ma, al contrario, significa ch'esso è così sicuro delle proprie conquiste laico-scientifiche da non avere più alcun timore nei confronti di nessuna religione.
In questi ultimi tempi, il mondo laico può anche aver aperto alla religione più porte di quante avrebbe dovuto, ma ciò è dipeso dal fatto che gli errori commessi nel passato (oppressione, anticlericalismo, fanatismo ideologico...) sono stati considerevoli, e la storia insegna che gli errori prima o poi si pagano, in misura proporzionale al danno arrecato.
Tuttavia, sui fondamenti teorici più significativi è assai dubbio che il laicismo tornerà indietro. Oggi anzi esso sta registrando un altro punto a suo favore
laddove si assiste a un processo di autorecupero, interno alle religioni, delle loro proprie radici ideali. Un processo del genere porterà sicuramente la religione ad accettare più facilmente le verità laiche, per quanto ciò presupponga la fine della stessa religione.
Infatti la verità originaria di ogni religione è sempre di carattere laico-umanistico, del tutto immanente. La religione è subentrata in seguito, come un corpo estraneo, sovrapponendosi alla verità originaria, cioè falsificandola con un'interpretazione fantastica, arbitraria, infondata.
Oggi il laicismo sprona le religioni ad accettare le verità umanistiche, ma il processo esse lo subiscono come una pressione dall'esterno. Normalmente le religioni accettano di convivere con queste verità, sentendosi delle assediate, comunicando pochissimo e solo su cose marginali rispetto ai loro contenuti tradizionali. Proprio a causa del razionalismo e laicismo occidentale, la religione è costretta a parlare più che altro di aborto, divorzio, eutanasia, bioetica, ecc., omettendo volutamente di confrontarsi su cose più pertinenti alla sua ideologia. In questo senso è difficile sapere fino a che punto la religione accetterà spontaneamente la necessità, la naturalità, di questo processo laicistico. In realtà non poche di esse sperano in una colossale rivincita contro lo spirito laico, umanistico e razionale del mondo contemporaneo. Sembrano essere lì lì per approfittare di ogni errore che si commette, di ogni dramma e tragedia, di ogni clamoroso insuccesso scientifico, tecnologico, economico.
L'ideale sarebbe che la religione, dall'interno, come per uno sviluppo progressivo, automoventesi, arrivasse a comprendere l' originalità di se stessa, ovvero la propria negatività. Tuttavia, questo percorso a ritroso, se avverrà, non sarà indolore, poiché esso porta a negare l'essenza stessa della religione, la quale è sì disposta a tornare indietro, ma sino a un certo punto. Anzi, ogniqualvolta la religione vuol recuperare la propria idealità originaria, si scatenano fanatismi a non finire.
Ciò che il credente, non la religione, deve scoprire è che le idee umanistiche moderne non sono in contraddizione con quelle che la religione ha tradito. Il credente cioè dovrebbe essere messo in grado di capire (ovviamente dall'ateismo-scientifico) che l'origine della sua religione è stata il frutto di un tradimento di idee sostanzialmente umanistiche, che per il loro carattere umanistico restano universali.
VERSO L' ATEISMO PASSANDO PER IL MONOTEISMO
Le religioni monoteistiche sono una forma di cripto-ateismo nell'ambito della superstizione. Considerando che per milioni di anni pitecantropi, sinantropi ecc. non hanno avuto alcuna religione e che per alcuni millenni le primi cosiddette "civiltà" hanno avuto varie forme di politeismo, le religioni monoteistiche, nel loro antipoliteismo, possono essere considerate una sorta di cripto-ateismo (tant'è che i cristiani venivano considerati "atei" dai pagani).
Questo significa che con le religioni monoteistiche l'umanità ha fatto un passo avanti in direzione dell'ateismo, cioè in direzione del recupero di quel proto-ateismo che ha caratterizzato la nascita del genere umano. Almeno sino al paleolitico superiore sappiamo con certezza che gli esseri umani non avevano alcuna credenza religiosa.
Ponendosi come superamento di tutti i monoteismi, l'umanesimo laico è riuscito a fare un altro passo avanti. Il successivo sarà quello di collegare strettamente umanesimo laico a socialismo democratico.
Resta però da chiarire se il passaggio dall'animismo al politeismo può essere considerato una forma di progresso intellettuale. Personalmente ritengo di no, poiché mentre nell'animismo era chiara la subordinazione dell'uomo dalla natura, nel politeismo invece si è cominciato ad affermare il contrario, e questo perché il politeismo rifletteva determinati conflitti di classe.
L'animismo (di cui il totemismo, il feticismo ecc. non sono che varianti) esprimeva soltanto una forma di debolezza delle forze sociali nei confronti di quelle naturali, ma non esprimeva (come non lo esprime oggi nelle ultime tribù rimaste) la presenza di conflitti sociali entro una medesima tribù.
Anche se non è affatto da escludere che ad un certo punto parte della tribù abbia iniziato a dare risposte sociali conflittuali alla debolezza della stessa tribù nei confronti della natura.
E' probabile infatti che le prime forme di politeismo siano nate dalla volontà di una parte (minoritaria) della tribù contro la maggioranza animista e che dall'impossibilità di ricomporre il conflitto sociale la tribù abbia deciso di dividersi.
Un processo del genere può addirittura essere stato all'origine del passaggio dall'ateismo primordiale alle prime forme di animismo. In fondo l'atteggiamento di Adamo appare più ateistico di quello di Eva, che immagina invece poteri particolari in una determinata pianta. E' normale che la parte più debole di una determinata tribù attribuisca, in un momento di difficoltà, poteri superiori a una realtà ad essa esterna.
In questa attribuzione ingenua di poteri si può vedere il passaggio dall'ateismo all'animismo, e nella giustificazione soggettiva del passaggio ("il demonio mi ha ingannata"), si può vedere il passaggio, eticamente più grave, dall'animismo al politeismo.
L'animismo non suppone una casta sacerdotale, una gerarchia di ruoli, una stratificazione sociale basata sullo sfruttamento dei non abbienti.
Viceversa nel politeismo ogni clan, inizialmente, ha i propri dèi, ma poi, all'interno della tribù, i clan iniziano a riconoscere alcune divinità comuni, che poi col tempo diventano dominanti, fino al punto da imporsi come divinità uniche. Il passaggio dagli Elohim a Javhè deve essere avvenuto così.
Gli ebrei sono stati i primi a capire che i limiti sociopolitici del politeismo potevano essere ovviati col monoteismo, anche se poi s'illusero di poter risolvere i conflitti sociali unicamente col monoteismo.
La figura di Cristo ha ripristinato l' originario ateismo, ma i suoi seguaci, tradendo il suo messaggio, hanno soltanto trasformato il monoteismo politico-nazionalistico degli ebrei in un monoteismo spiritualistico-cosmopolita, che tale è rimasto sino alla rottura cattolico-romana, con cui si è voluto affermare un monoteismo politico-internazionale.