venerdì 25 marzo 2011

TESTAMENTO BIOLOGICO DEI CRISTIANI TEDESCHI: “AVVENIRE” ATTACCA “MICROMEGA”



A seguito dell’ articolo “Il nuovo Testamento biologico cristiano dei tedeschi” pubblicato su questo sito a firma di Marlis Ingenmey, "Avvenire" ha parlato di una «Nuova biobufala delle Dat tedesche”. La replica di Ingenmey: ecco perchè il quotidiano dei vescovi non dice la verità.
La nuova bio-bufala delle «Dat tedesche» di Andrea Galli, Avvenire, 17 marzo 2011.
Scriveva Maurizio Crippa sul Foglio del 19 marzo 2009: «’La Conferenza episcopale tedesca approva l’eutanasia passiva e l’eutanasia indiretta. Lo annuncia la rivista MicroMega»‘. MicroMega?

Sì. Pare che d’ora in poi quel che pensano i vescovi cattolici tedeschi sia la rivista di Paolo Flores d’Arcais a deciderlo. O almeno così sembrano ritenere in molti, dal sito web che ieri pubblicava questa incredibile sintesi a Repubblica, che titolava: ‘I vescovi tedeschi: sì all’eutanasia passiva, è morte dignitosa’».

Sono passati due anni e il copione si ripete. Tale e quale.
Sul sito di MicroMega è apparso il 7 marzo un lungo articolo a firma di Marlis Ingenmey, esponente dell’associazione pro-eutanasia LiberaUscita, che esamina il documento elaborato congiuntamente in Germania dalla Conferenza episcopale cattolica e dalla Chiesa evangelica, dal titolo Christliche Patientenvorsorge («dichiarazioni anticipate del paziente cristiano»). Il documento è stato presentato il 26 gennaio e vuole essere una guida alla compilazione di dichiarazioni anticipate di trattamento moralmente lecite dal punto di vista cristiano. Ha avuto tre versioni: la prima nel 1999, la seconda nel 2003, infine quest’ultima, che ha un’importanza particolare perché segue l’entrata in vigore della legge tedesca sul fine vita, nel settembre 2009. La presentazione che Ingenmey fa del testo cattolico-evangelico è sostanzialmente corretta. A parte alcuni passaggi in cui il pathos della militante forza la mano della traduttrice. Come quando, riferendosi alle versioni del 1999 e del 2003, scrive che «quel documento ufficiale… permetteva già anche al testatore ‘cristiano’ di richiedere, limitatamente alla fase terminale di una malattia con prognosi comunque infausta…, atti definiti, senza tante ambagi, di ‘eutanasia passiva’ e di ‘eutanasia indiretta’». Che detto così fa pensare a uno strappo – e che strappo – dei vescovi tedeschi rispetto alla morale cattolica. In realtà, in tutte e tre le versioni del documento cattolico-evangelico non si parla di Euthanasie, eutanasia, ma di Sterbehilfe, termine semanticamente più ambiguo, perché nel tedesco corrente è usato sia come come sinonimo secco di ‘eutanasia’ sia nel suo significato letterale di ‘accompagnamento alla morte’, ma in senso non eutanasico. Ed è questo il senso scelto dai vescovi tedeschi.
In ogni caso nel documento in questione il significato di passive Sterbehilfe e di indirekte Sterbehilfe è chiaro e corrisponde a quanto si legge nel Catechismo della Chiesa cattolica, rispettivamente ai paragrafi 2278 e 2279. Laddove è scritto che «l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’’accanimento terapeutico’. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (2278); e «L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile» (2279). Ovviamente sempre nelle suddette ‘Dat tedesche’ la sospensione di nutrizione e idratazione di un paziente in stato vegetativo persistente è considerata moralmente il-lecita da parte dei vescovi cattolici. Mentre la Chiesa evangelica la ritiene lecita. Questo sarebbe il contenuto esplosivo del documento tedesco che MicroMega ha voluto titolare così: «Il nuovo Testamento biologico ‘cristiano’ dei tedeschi: L’eutanasia ‘passiva’ e l’eutanasia ‘indiretta’ sono ‘eticamente ammissibili’». Aggiungendo nel sommario, tanto per sommare confusione a imprecisione: «’Stato vegetativo persistente’: sì dei vescovi cattolici tedeschi alla possibilità di disporre la rinuncia a tutti i trattamenti salvavita, compresa la nutrizione artificiale, e la riduzione graduale dell’idratazione artificiale al sopraggiungere di una malattia intercorrente acuta potenzialmente letale». La bio-bufala è stata di nuovo servita. E a rilanciarla, oggi come allora, è stata ovviamente Repubblica, martedì, con un commento surreale dello storico Adriano Prosperi, che ha travisato pressoché tutto il travisabile. Con tanto di rimando al XVI secolo, al «trattamento diverso » riservato da Roma ai cattolici tedeschi alle prese con la Riforma rispetto a quelli italiani… E dire che bastava leggere con un po’ di attenzione l’articolo pesante ma intellegibile di MicroMega. È troppo per un accademico dei Lincei?
Per la seconda volta in due anni MicroMega & Repubblica confezionano una distorsione a uso italiano di un documento firmato in Germania dalle Chiese cattolica ed evangelica nel quale non c’è traccia di alcuna apertura eutanasica.
«Dat tedesche»: la bio-bufala rimane indigesta
Avvenire, 24 marzo 2011
Gentile direttore, replico al resoconto fatto da Andrea Galli della mia presentazione del nuovo Testamento biologico «cristiano» dei vescovi tedeschi il 17 marzo sul Suo giornale, che è tutt’altro che sostanzialmente corretto, e il fatto di averne taciuto proprio la «sostanza» rasenta la disinformazione. Comunque si vogliano definire gli atti che il testatore tedesco cattolico può disporre anticipatamente per l’ipotesi di non potersi esprimere al verificarsi di un determinato quadro clinico – il modo più appropriato sarebbe parlare di «rinuncia a trattamenti sanitari nell’esercizio del diritto all’autodeterminazione garantito dalla Costituzione » –, essi prevedono, «limitatamente alla fase terminale di una malattia con prognosi comunque infausta»: 1) il non inizio o l’interruzione di ogni trattamento salvavita, dalla «rianimazione » a «trasfusioni di sangue o suoi componenti », dalla «dialisi» alla «respirazione assistita», alla «nutrizione artificiale» (come «l’idratazione artificiale», un «trattamento terapeutico che richiede il consenso del paziente»); 2) la riduzione graduale dell’«idratazione artificiale»; 3) lo stop all’uso di «antibiotici »; 4) il via a quello di potenti analgesici che possano anche, senza che lo si voglia, abbreviare la sua vita. Tali «disposizioni» – diversamente dalle mere «dichiarazioni» o semplici «orientamenti» previsti dalle Dat italiane – sono «vincolanti» se «calzanti».
Posso capire l’imbarazzo della Chiesa cattolica italiana di fronte a questa realtà, ma l’onestà intellettuale dovrebbe forse sconsigliare di spacciarla per una «biobufala ». A queste «disposizioni», giudicate già dai vescovi tedeschi «eticamente ammissibili», si aggiunge col recente documento una «novità» clamorosa, anch’essa non di certo una «bio-bufala». Col benestare della Chiesa cattolica tedesca – che ha elaborato in proposito la precisa «formulazione» (da me riportata) da copiare testualmente alla voce «Disposizioni integrative » del modulo – anche il tedesco cattolico può ora predisporre gli stessi atti di cui sopra per il caso che venisse a trovarsi in «stato vegetativo persistente» e, accertata la perdita irrecuperabile della sua capacità di intendere e di volere, sopraggiungesse «una malattia intercorrente potenzialmente letale». Allora infatti «si può difficilmente invocare 'il dovere morale' di fare ricorso a 'mezzi straordinari' per cercare di combatterla», ma si raccomanda «il passaggio a cure palliative e di base» (di cui fa parte solo «l’appagamento, per via naturale, di fame e di sete se manifestate come sensazione soggettiva»), «non per provocare attivamente la morte, ma per permettere che essa si compia».
Marlis Ingenmey
Risponde Andrea Galli
Comunque si vogliano qualificare gli atti del testatore tedesco cattolico, certamente non si possono definire nel modo scelto da Marlis Ingenmey, modo che infatti non compare nel documento che abbiamo chiamato per semplicità Dat cattolico-evangeliche. Le quali hanno come riferimento non «il diritto all’autodeterminazione garantito dalla Costituzione» ma, come viene chiarito al paragrafo 2.2, l’etica cristiana e, sottinteso, il magistero della Chiesa, per quanto riguarda i cattolici. Nel modulo finale da compilare, le rinunce ai trattamenti che l’autrice elenca sono precedute da queste parole: «Nel caso io mi trovi… con tutta probabilità nell’immediatezza di una morte ineluttabile (unabwendbar im unmittelbaren Sterbeprozess) o nello stadio terminale di una malattia incurabile dal decorso letale». Il che significa trovarsi in quella specialissima condizione in cui il protrarsi delle cure può diventare un accanimento terapeutico. E, come recita il documento della Pontificia Accademia per la Vita Il rispetto della dignità del morente, «nell’immediatezza di una morte che appare ormai inevitabile e imminente è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, poiché vi è grande differenza etica tra 'procurare la morte' e 'permettere la morte': il primo atteggiamento rifiuta e nega la vita, il secondo accetta il naturale compimento di essa».
E’ ovvio che tali disposizioni nelle Dat cattolicoevangeliche siano considerate vincolanti per il medico, essendo de facto contro un possibile accanimento terapeutico. La legge sul fine vita in di-cussione alla Camera italiana è sulla stessa linea e semmai vuole garantire ancor di più l’eventuale testatore dal rischio di un accanimento terapeutico, quando è essa stessa a stabilire che «in casi di pazienti in stato di fine vita o in condizioni di morte prevista come imminente, il medico debba astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati, non efficaci o non tecnicamente adeguati rispetto alle condizioni cliniche del paziente o agli obiettivi di cura».
Lo stesso discorso vale anche per chi si ritrovasse in stato vegetativo persistente (Wachkoma). La sospensione di alimentazione e idratazione via sondino e terapie varie è ritenuta lecita dai vescovi tedeschi solo nella situazione in cui sia prevista la morte in tempi brevi (in der der Tod in absehbarer Zeit eintritt), dovuta all’insorgere di una patologia acuta secondaria (eine akute Zweiterkrankung), secondaria rispetto a quella primaria che è lo stato vegetativo. E, a scanso di equivoci, i vescovi ribadiscono che «le persone in cosiddetto stato vegetativo persistente non sono morenti» (Menschen im so genannten Wachkoma sind keine Sterbenden).
Per quanto riguarda la disinformazione: Ingenmey è libera di continuare a credere che i contenuti delle Dat cattolico-evangeliche rappresentino delle «novità clamorose», ovvero delle brecce eutanasiche. Magari si chieda come mai non se ne è accorto nessuno, a partire dalla Santa Sede, che con la Chiesa tedesca qualche contatto ce l’ha e non ha esitato in passato a intervenire anche con energia su prese di posizione problematiche dei vescovi tedeschi (vedasi la vicenda dei consultori cattolici nel 2000). E come mai sui media tedeschi (pronti come e più che in Italia a cavalcare ogni strappo operato da vescovi e personalità cattoliche rispetto al magistero) l’unico commento significativo sul tema sia stato quello apparso il 26 gennaio sul laico Die Welt, dal titolo Le Chiese consigliano di rinunciare ai diritti dei pazienti, a firma di Matthias Kamann, sostenitore di una piena autodeterminazione del testatore. Nella prospettiva di Kamann, le disposizioni di trattamento previste dalle Dat cattolico-evangeliche (nella parte spacciata da noi per dirompente) sono soggette a tali restrizioni da rivelarsi inutili, anzi «assurde», in quanto riguardano atti dai quali un medico è già tenuto ad astenersi per la sua deontologia, che gli vieta appunto l’accanimento terapeutico. Se però può suonare sarcastico chiamare bio-bufale la tesi dell’autrice, la titolazione che del suo articolo ha fatto MicroMega e il grottesco rilancio che ne ha fatto su Repubblica Adriano Prosperi, le possiamo sempre chiamare bio-patacche.
(24 marzo 2011)