lunedì 28 marzo 2011

VENTI SECOLI DI PAPATO: IL DOMINIO DELLA PAURA



Il Terrore iniziò presto, con Gregorio IX, che divenne papa nel 1227. Conte di Segni e membro della famiglia di Innocenzo III, egli aveva più di 80 anni e durò altri quattordici.
Al Concilio di Tolosa, in Linguadoca, un paio di anni dopo, Gregorio decretò che gli eretici dovessero essere consegnati al braccio secolare ai fini dell'esecuzione della pena. "E' dovere di ogni cattolico - disse - perseguitare gli eretici." Persino l' imperatore Federico, non credente e non osservante, divenne un feroce avvocato dell' ortodossia al solo fine di evitare preoccupanti rotture di scatole. Nell'anno 1232 Gregorio pubblicò la Bolla che formalizzava l' Inquisizione. Il normale clero era troppo tollerante ed inetto. Occorreva una struttura che prendesse in mano la situazione con decisione. Gli eretici dovevano essere bruciati e, se si pentivano, dovevano essere imprigionati a vita.




Nell'aprile del 1233 Gregorio limitò gli inquisitori agli ordini mendicanti, ma presto l' onore andò ai Domenicani (mi risulta comunque che ci furono anche inquisitori francescani (?)). Il 27 luglio 1233 nominò i primi due inquisitori a tempo pieno - Pietro Seila e Guglielmo Arnald. Furono i primi di una lunga sequenza di persecutori della razza umana.
Nel 1239, due anni prima della morte di Gregorio, il Domenicano Robert le Bougre investigò nello Champagne sul vescovo Moranis, finendo per mandare 180 persone, vescovo compreso, sul rogo.
Non si può nemmeno parlare di ritorno della barbarie ,perché nel 384 un Sinodo in Roma aveva condannato con decisione l'uso della tortura e Gregorio Magno, nel sesto secolo, aveva ordinato ai giudici di ignorare qualsiasi testimonianza prestata sotto "pressioni" o torture.
La cosa era però iniziata con Gregorio VII e la sua infallibilità. I papi che seguirono legiferarono in maniera da colpire e punire ogni possibile distorsione nella fede e nella disciplina ed ogni differenza interpretativa.


Innocenzo IV contribuì con la sua Bolla "Ad extirpanda", che legalizzava l'uso indiscriminato della tortura. Da quel momento ogni disobbedienza , anche nel pensiero, diventava punibile.

La favola che oggi ci viene raccontata di una Chiesa che difende i diritti dell'uomo viene smentita in maniera assoluta dalla storia. Nei documenti sta scritto: Gli eretici non hanno diritti, possono essere torturati senza scrupoli o limiti. Essi devono essere messi a morte.

E per tre secoli non un solo papa si oppose a questo insegnamento/ordine impartito e valevole dovunque si trovassero cristiani.


All' inquisizione medioevale ogni cosa era permessa. Gli inquisitori domenicani erano soggetti solo al papa, non sottostavano nè ai vescovi, nè alla legge civile e, negli stati pontifici, erano accusatori, torturatori, polizia e giudici. Il loro principio guida era: meglio che muoiano un centinaio di innocenti piuttosto che sfugga un solo eretico.

Per espresso ordine dei papi era loro proibito avere "pietà". Erano stati avvisati che qualsiasi errore avessero commesso la responsabilità sarebbe stata del pontefice. Quindi operavano con animo sereno e senza preoccupazione alcuna. Solo un secolo addietro è stato possibile visionare il libro guida "ufficiale" degli Inquisitori, il "LIBRO NERO", volgarmente detto "IL LIBRO DEI MORTI".

Esso recita così:"Se una persona confessa essa è colpevole per la sua confessione, se non confessa sarà egualmente colpevole sulla base di testimonianze. Se uno confessa tutto ciò di cui è accusato, è senza dubbio colpevole di tutto, ma se confessa solo una parte, dovrà comunque essere colpevole di tutto, dato che, comunque, con la sua confessione, ha dimostrato di essere colpevole anche del resto delle accuse...La tortura fisica si è dimostrata il mezzo più efficiente e salutare per condurre al pentimento spirituale. La scelta del metodo di tortura viene lasciata al Giudice Inquisitore, che la stabilirà sulla base dell'età, del sesso, e della costituzione della parte. Se, nonostante tutti i mezzi impiegati, lo sfortunato accusato continua a negare la sua colpa, egli deve essere considerato vittima del diavolo, e, quindi, non merita compassione dai servi di Dio, né pietà o indulgenza dalla Santa Madre Chiesa; egli è un figlio della perdizione. Lasciamolo morire tra i dannati."

Secondo il "Libro Nero" un figlio deve tradire i genitori, una madre deve tradire i figli. Non adeguarsi a ciò costituisce un "peccato" contro il Sant'Uffizio e merita la scomunica e l'inferno.

E' curioso il fatto che , nel corso delle torture, fosse formalmente vietato uccidere o mutilare gli imputati (naturalmente gli incidenti capitano).

Un aspetto rimarcabile di quest'orrore è che anche i testimoni potevano tranquillamente essere torturati, qualunque fosse la loro età.

Nel sesto Concilio Generale si era deciso che la chiesa poteva "anatemizzare" vivi e morti. Così gli inquisitori non si limitavano ad imputati vivi, ma istruivano processi e condanne anche per imputati morti (qualcuno da addirittura settant'anni), che venivano regolarmente condannati e bruciati.


Stimolo non indifferente a queste procedure era il fatto che i beni degli accusati venivano acquisiti e requisiti dagli inquisitori. Anche gli eredi perdevano tutto. Tutto quanto veniva sequestrato veniva diviso, pagate le spese agli scrivani ed ai boia, tra tesoro papale ed inquisitori stessi (metà e metà).

Qualche papa, come Nicola III (1277-80), ammassò una fortuna.

Gli inquisitori non persero un solo caso. Quando non si riusciva a provare la "colpa" non si dichiarava comunque "innocente" l'imputato. In ogni caso era e doveva essere colpevole.

Voglio tralasciare le procedure utilizzate per prelevare le povere vittime e la descrizione delle pratiche processuali.
Ricordo solo ancora quanto segue:
-Pasquale II (1073-85), citando una falsa lettera di Sant'Ambrogio, decise:"chiunque non sia d'accordo con il papato è senza dubbio un eretico.
-Lucio III (1181-5) stabilì che ogni differenza tra i cattolici era peccato mortale, minando l'autorità della Chiesa.
-Innocenzo III stabilì che chiunque prende alla lettera la parola di Gesù e limita le sue risposte a Si o No è un eretico e merita la morte.
-Innocenzo IV, autodefinendosi "praesentia corporalis Christi", stabilì che chiunque mancasse di rispetto a Lui o ai suoi decreti era, per forza di cose, un eretico.
-Bonifacio VIII stabilì che "ogni essere umano deve fare quello che gli dice il papa".
Ricordo ancora che morirono in migliaia, cristiani ed ebrei, che costituivano una ancor più facile preda, vittime senza problemi, poveri e ricchi, in tutta Europa e, come tutti sanno, non solo in Europa. Insieme all'accusa di eresia venivano portate accuse di sacrilegio, blasfemia, stregoneria, sodomia, mancato pagamento delle tasse al papa ed al clero (naturalmente non si trattava di usura in questo caso). L'ultima ingiustizia era costituita dall'accusa di "pensare" in maniera eretica. Per l'Inquisizione anche il dubbio o la tentazione interiore meritavano la morte.

Quasi come separate inquisizioni vanno considerate quella Spagnola, che fece molte migliaia di vittime innocenti, tra eretici, streghe ed ebrei, e quella Romana, a cui dedicherò il mio prossimo "commento".


La Romana Inquisizione

Prima di accennare all'inquisizione romana, ricordo ancora che quando Napoleone invase la Spagna, nel 1808, un suo ufficiale polacco, il colonnello Lemanouski, lasciò una relazione nella quale si dice che i Domenicani , a Madrid, si asserragliarono nel loro monastero. Attaccato e preso il monastero, i frati negarono l'esistenza di camere di tortura, ma i soldati francesi le ritrovarono invece nei sotterranei. Le camere erano piene di prigionieri, completamente nudi ed in parte impazziti per le indicibili sofferenze patite. Persino le truppe di Napoleone, abituate alla crudeltà ed al sangue, non poterono tollerarne la vista. Svuotate le stanze, minarono l'intero monastero e lo fecero saltare in aria.

Racconto questo perché non si dimentichi che non è da molto che la Chiesa ha ripiegato su atteggiamenti meno crudeli e cruenti, anche se altrettanto illogici.


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L'Inquisizione Romana venne istituita da Paolo III (Alessandro Farnese) il 21 luglio 1542. Fu la prima delle Sacre Congregazioni e composta da cardinali, uno dei quali Gian Pietro Carafa, futuro Paolo IV, nella sua qualità di "inquisitore generale", ebbe la malsana idea di equipaggiare ,a sue spese, un'apposito edificio con tutti gli strumenti di tortura che all'epoca costituivano il massimo dell'evoluzione nel settore. "Nessun uomo" egli disse "può permettersi di tollerare gli eretici.".

Eletto papa nel 1555, il Carafa potè dare libero sfogo al suo personale fanatismo: odiava gli ebrei e li rinchiuse nei ghetti; odiava i sodomiti e li bruciò, odiava le donne e proibì loro di varcare le soglie del Vaticano. Ranke dice di lui:"Occupò la sua vita nell'inquisizione, in "autos-da-fé", in scomuniche, imprigionamenti, etc."


Già da cardinale aveva bruciato tutti i libri che non gli andavano e da papa istituì l'Indice dei libri proibiti. Sulla lista finirono opere di Erasmo, Rabelais, Boccaccio, persino Enrico VIII, i cui "Sette sacramenti" erano piaciuti moltissimo a Leone X, che in pieno Concistoro aveva sostenuto fossero un dono caduto dal Cielo.

L'ordine di Paolo III "i colpevoli ed i sospetti (di reati contro l'ortodossia e la morale) devono essere imprigionati e giudicati fino alla sentenza finale (morte)", passò a Carafa senza problema alcuno. Il papa (Paolo III) era tranquillissimo, sebbene, con le sue diverse partners (non sapevo che parola usare, visto che una l'aveva sposata prima di accedere agli ordini), i suoi figli legittimi ed illegittimi ed i regali di cariche cardinalizie ai suoi nipoti e nipotini, forse avrebbe dovuto essere uno degli oggetti dell'indagine.

I protestanti lessero con divertimento il "Consilium" finale di papa Paolo III°, che praticava materialmente proprio quanto proibiva ai fedeli.

La cosa incredibile è che Carafa, Paolo IV, si trovò nella situazione di dover mettere all'"Indice" proprio il "Consilium" del suo predecessore (che materialmente aveva compilato lui stesso). Da non dimenticare anche il fatto che al medesimo Paolo IV (quando era ancora cardinale) viene attribuita la frase "populus vult décipi, et decipiatur!", cioé "il popolo vuole essere ingannato, ed allora inganniamolo!", la qual cosa, detta da un futuro pontefice, sembra emblematica di una dose notevole di spregevole disprezzo (anche se per alcuni rappresenta un arguta valutazione pratica).

Un altro particolare umoristico riguarda il Decamerone di Giovanni Boccaccio, messo all'indice "fino a che non fosse stato ripulito".


Cosimo de'Medici, ritenendo che si trattasse di una delle più belle opere in prosa italiana, domandò al pontefice se non si potesse fare qualcosa per permetterne la diffusione e la lettura. E l'impossibile avvenne. Nel 1573 una versione censurata venne posta in commercio. Questa versione può ben essere considerata come uno dei più straordinari e raccomandabili libri "sporchi" della storia. Il censore, Vincenzo Borghini, ebbe un idea geniale: invece di tagliare qua e là, usò il semplice trucco di sostituire ogni prete o vescovo o frate che appariva nel Decamerone, con un laico. Il semplice trucco funzionò a meraviglia, ma, naturalmente, tolse poco o nulla dell'erotismo del libro.

Per il Concilio di Trento (1564, ne parlerò in seguito per altre ragioni) venne preparato un nuovo Indice e così si andò avanti per un bel pezzo.

Gli effetti della Congregazione dell'Indice, istituita nel 1571, furono devastanti per la cultura cattolica. Autori ed editori temevano per la propria vita ed il loro apporto alla scienza ed alla conoscenza non è certo stato quello che poteva essere. Persino nel campo della teologia e della ricerca religiosa, dove i censori imperversarono sulla produzione e sui documenti dei teologi che li avevano preceduti.

All'indice sono stati posti tutti i più grandi scienziati e scrittori della nostra epoca e chiunque ponesse in discussione "immutabilità" della Chiesa ed "infallibilità" del pontefice.


Solo nel 1966 Paolo VI ha ufficialmente (ufficiosamente esiste tutt'oggi) "dismesso" l'"Index".

L'inquisizione romana continuò le sue operazioni senza problemi. Nel 1814 Pio VII° riintrodusse la Sacra Inquisizione per "blasfemia, immoralità, atteggiamento irrispettoso verso la Chiesa, mancata partecipazione alle festività, abbandono della vera fede". Nel 1829 chiunque, negli Stati Pontifici, detenesse un libro scritto da un eretico doveva essere trattato come tale (imprigionato, privato dei propri beni ed ucciso).

Pio VII ha comunque il merito di aver ufficialmente proibito, nel 1816, l'uso della tortura nei tribunali dell'inquisizione (venne però utilizzata ancora per circa vent'anni) e di aver vietato i roghi.

Tuttavia, ancora nel 1856, Pio IX permetteva e favoriva "scomuniche,confische, bandi, prigione a vita e, nei casi più gravi, condanne a morte inflitte segretamente". E fino a tutto il 1870 i processi continuarono di fronte alla "Santa Consulta" con le stesse modalità: solo preti tra i giudici, mai confronti con i testimoni ( o controinterrogatori), mai avvocati difensori.

Il record dell'Inquisizione sarebbe imbarazzante per qualsiasi organizzazione, ma per la Chiesa cattolica lo è in maniera drammatica. Oggi, malgrado l'oggettiva posizione di estrema inciviltà e di assoluta intolleranza che fa parte del suo bagaglio, la Chiesa si pubblicizza come difensore della legge "naturale" e dei diritti dell'uomo. In particolare il papato vede se stesso come campione di morale (è di oggi, marzo 2000, la pubblicazione di una bozza di documento nel quale la Chiesa dovrebbe chiedere scusa (solo a Dio e senza assunzioni di altre responsabilità) per gli orrendi crimini commessi (da qualche mela marcia) nei secoli passati. Un documento di straordinaria e vergognosa ambiguità).

Quello che la storia irrefutabilmente dimostra è invece che per più di sei secoli, senza interruzioni, il papato è stato il campione dell'ingiustizia. Di circa ottanta papi, dal 13° secolo in poi, nessuno ha disapprovato impostazione teologica o inquisizione. Al contrario ognuno di loro ha aggiunto alla faccenda personali tocchi di crudeltà.

L'unica giustificazione all'"eresia" (questa sì, veramente eresia) dei papi sembra poter essere soltanto l'aver preferito di contraddire il Vangelo piuttosto che un predecessore "infallibile".

E la scusa e l'assoluzione dei papi da parte di molti storici cattolici, basata sul fatto che l'eresia costituiva un reato "civile", non sembra ragionevolmente sostenibile sia per le drastiche modifiche apportate dalla Chiesa alle procedure di giudizio e di condanna "civili" sia perché, negli Stati pontifici, la responsabilità era diretta ed assoluta. L'estensione del concetto di "eresia" a tutte le difformità nella pratica religiosa e civile, la reintroduzione della tortura nelle corti di giustizia sono di completa ed assoluta responsabilità papale ed è molto difficile levarsi questo peso di dosso.

Il cattolico De Maistre ha sostenuto , aggiungendo ipocrisia all'orrore, che la Chiesa "non ha direttamente ucciso nessuno", in quanto era pratica corrente affidare i condannati al braccio secolare per l'esecuzione. Salta subito agli occhi la vacuità del ragionamento, quando si provi ad applicarlo agli ebrei, che non uccisero alcuno (men che mai Gesù) ma lo affidarono anche loro al braccio secolare (i romani). Per questo fatto, peraltro assolutamente falso (vedasi : Cristo - la figura storica ) i Giudei hanno pagato per secoli un prezzo che pochi altri popoli sono stati in grado sopportare senza scomparire in un genocidio legalizzato.

Altrettanto ridicole sono le giustificazioni e le scuse attinenti al "sitz im leben", per così dire ambientali e temporali. Persino all'epoca di Diocleziano nessuno veniva torturato ed ucciso "in nome di Gesù crocifisso".


In alcune località, come l'Inghilterra, l'inquisizione fu notevolmente più blanda, ma solo in funzione della salutare mancanza di rispetto per la Chiesa e per il saldo principio che "una persona è innocente sino a che non sia dichiarata colpevole". In sette secoli non un solo vescovo o prelato ha alzato la sua voce di protesta contro l'inquisizione. Mi vengono in mente soltanto Stefano Langton, arcivescovo di Canterbury, che si oppose ad Innocenzo III, sostenendo "La legge naturale obbliga principi e vescovi nello stesso modo; non c'è scappatoia da lei. E' persino fuori del raggio d'azione del Papa", e qualche eretico come Marsilio da Padova o Lutero o Hubmaier.

Il richiamo (per giustificarsi) agli standard dei tempi, è ancora più stridente oggi, con l'atteggiamento retrivo del Papa verso contraccezione, aborto, matrimonio dei preti, donne preti, etc.. Come ha correttamente detto un mio amico teologo: "Invece di proteggere la vita, la salute e la dignità dell'uomo, proteggiamo il suo santo sperma, che non vada perso".



Qualche giudizio storico sull'Inquisizione e la questione delle streghe

In generale gli storici non sono stati benevoli verso l'Inquisizione. Lea, un Quacchero che occupò molti anni della vita a studiare l'inquisizione, parla di un "infinita serie di atrocità". Lord Acton, cattolico, asserisce che l'Inquisizione non è mai stata a corto di "uccisioni religiose....Il principio alla base dell'inquisizione era micidiale". E, per quanto riguarda i papi, "Essi erano non solo omicidi in grande stile, ma avevano fatto dell'assassinio una base legale della Chiesa Cristiana e una condizione per la "salvezza"".

Persino dopo la Seconda Guerra Mondiale, G.G. Coulton era in grado di dire che l'Inquisizione era responsabile per "le più elaborate, diffuse e continue barbarie legali che si possano ricordare nel corso di tutta la storia civilizzata". Nulla che gli Imperatori Romani abbiano fatto ai cristiani può essere paragonato per quantità, qualità e durata temporale con la sistematica malvagità dell'Inquisizione.

L'occultista egiziano, Rollo Ahmed, nel suo "The Black Art" (1971) descrive l'Inquisizione come la "più impietosa e feroce istituzione che il mondo abbia mai conosciuto...Le atrocità che l'Inquisizione commise costituiscono la più blasfema ironia nella storia religiosa, disonorando la Chiesa Cattolica con la morte di vittime innocenti che venivano bruciate al fine di eludere la massima "Ecclesia non novit sanguinem" (la Chiesa non sparge sangue).


R.R.Madden fornisce una testimonianza diretta della sua visita ad Avignone nel suo libro "Galileo e l'Inquisizione", con la orribile descrizione delle camere di tortura, di giudizio, delle celle e della struttura generale delle operazioni. La sua opinione sulla possibilità da parte di un accusato di sopportare la procedura inquisitoria è netta ed assolutamente negativa. La sua descrizione del "forno", all'interno del quale venivano incatenati ad appositi anelli i condannati al fine di essere "bruciati vivi", è pianamente drammatica, completa dell'orribile particolare delle camice inzuppate di zolfo che venivano fatte indossare alle vittime affinché bruciassero meglio.

Ai piani superiori (del palazzo dei papi ad Avignone) pontefici come Giovanni XXII, ammassavano una fortuna sfruttando poveri disgraziati, vendendo beni della chiesa, commerciando in indulgenze e dispense papali. Altri papi, come Clemente VI, si stravaccavano nudi, tra lenzuola di lino bordate di ermellino, insieme alle loro molte amanti. Nei piani sottostanti (i fondi) innumerevoli vittime, anch'esse nude, urlavano in agonia mentre venivano torturate e bruciate, qualche volta solo per aver mangiato carne durante la quaresima.


Madden, che era accompagnato nella visita da un amico, un pastore Battista, si sentì chiedere all'uscita:"Bene, Madden, cosa pensi della tua religione, ora?". Madden dice di averci pensato molto prima di rispondere." Sono convinto, Wire, che essa deve essere la vera religione, perché se non avesse avuto dentro di se un vitale e divino principio non avrebbe mai potuto sopravvivere ai crimini che sono stati commessi in suo nome".

Uno storico cattolico disse "sarebbe meglio essere ateo piuttosto che credere al Dio dell'Inquisizione". Un'altro precisò che lo stesso Gesù avrebbe sofferto e sarebbe stato giustiziato per mano degli inquisitori dei papi. Egli (Gesù) parlava con gli eretici (la donna Samaritana) pranzava con Pubblicani e prostitute, attaccava ministri del tempio, scribi e Farisei, e violò anche il sabato cogliendo e mangiando grano quando era affamato.

Non appare quindi sorprendente che la "Casa sull'Angolo" del papa sia tutt'ora funzionante. Il cardinal Ratzinger, o chi per esso, telefona ad un prete in California, in Canada o in Australia, ordinandogli di eliminare le sue ricerche sull'opinione dei vescovi in relazione al celibato del clero o sulle percentuali di fedeli favorevoli alla contraccezione. Teologi vengono scacciati e licenziati dai loro posti di lavoro, preti vengono sospesi dalla loro attività ecclesiatica, solo per aver manifestato il loro dissenso in relazione ad insegnamenti "non infallibili".

All'assurdo massacro degli eretici si devono poi aggiungere altre due categorie di soggetti, duramente perseguitate dalla Chiesa: le streghe e gli Ebrei.

Nel caso delle streghe non desidero discettare sulle improbabili accuse, impossibili responsabilità e ridicoli malefici che venivano addebitati agli imputati, mi limiterò a dire che Gregorio IX diede il via ad un inondazione di follia collettiva che sembrò quasi travolgere la realtà oggettiva.

La descrizione delle operazioni messe in atto dal sadico prete Conrad, uno dei capi informatori/inquisitori di papa Gregorio, supera ogni possibile immaginazione.

Centinaia di morti torturati e bruciati testimoniano la pazzia della Chiesa. Morti che a volte, come i Templari, educati al coraggio ed alla fede, non erano tuttavia in grado di resistere alle spaventose sofferenze. (uno di essi disse:"ammetterei con gioia di aver ucciso Dio, se tutto questo mi venisse risparmiato").

Le confessioni si moltiplicarono e divennero sempre più estrose e complesse (avrei voluto vedere il contrario!). Pur di evitare ulteriori sofferenze gli accusati cercavano di compiacere gli inquisitori con sempre più elaborate fantasie (sesso con il Diavolo, figli con lui, voli notturni, malefici, l'Anticristo sta per giungere, trasformazioni in lupi, civette, gufi, gatti, etc. etc.). E le confessioni diedero la stura a nuove escalations dell'orrore.


La Bolla di Innocenzo VIII del dicembre 1484 "Summis desiderantes affectibus" sembra stimolare ulteriormente questa progressione, con il rendere parte integrante della fede cristiana i blateramenti di vecchie malandate urlati sotto tortura. Essa recita: Uomini e donne allontanandosi dalla fede Cattolica si sono abbandonati ai diavoli, incubi e succubi, e per mezzo di incantesimi, sortilegi, congiure ed altre maledetti peccati, hanno sgozzato infanti ancora nel grembo della madre, vitellini, bestiame, hanno fatto appassire i raccolti, reso uomini impotenti e donne sterili, hanno fatto sì che i mariti non potessero andare con le mogli e le mogli non potessero ricevere i loro mariti" . Dal 1484 chiunque dubitasse o negasse la stregoneria , fosse vescovo o teologo, doveva essere classificato come un eretico e pagare il relativo scotto.

Innocenzo conferì la suprema autorità sulla supervisione di questo massacro ai domenicani Kramer e Sprenger (conosciuti come gli Apostoli del Rosario) , che scrissero congiuntamente il "Malleus Maleficarum" nel 1486. Il libro che, secondo alcuni storici, produsse più morte e miseria di qualsiasi altro.

Il libro è noto e, se non si trattasse di un opera che ha avuto un impatto micidiale, la lettura di alcune sue parti costiturebbe una fonte di sarcasmo per le complicate operazioni che il Diavolo è costretto a compiere per raggiungere i suoi fini.

Questo testo, basilare per gli investigatori, ebbe il suo seguito in molti altri volumi, scritti da molteplici mitomani imbecilli come Boguet (Discorsi sulla stregoneria), ma in nessun caso i cacciatori di streghe sembrano essersi resi conto che erano loro medesimi a creare le streghe.


Alle presunte, ipotetiche, cerimonie stregonesche la Chiesa oppose sue personali forme di magia, quali acqua santa, candele benedette, campane, medaglie, rosari, reliquie, esorcismi e sacramenti, ma nonostante tutte queste armi "divine", essa sembrava perdere la guerra. Più torturava, bruciava ed uccideva, più c'erano streghe e fattucchiere. In letteratura vengono riportati casi di località nelle quali il numero delle streghe superava del doppio quello delle persone "normali". Interi paesi vennero spopolati, bruciandone gli abitanti.

Naturalmente la stregoneria c'è sempre stata, anche prima del cristianesimo. A volte identificata con le religioni naturali, a volte con pratiche di erboristeria o sciamaniche. Ma il papato ha contribuito con una serie di Bolle e di encicliche che non trovavano alcuna rispondenza nei dieci secoli precedenti e la giustificazione teologica fornita dagli inquisitori era che la "vecchia" razza di streghe (non pericolosa e quasi innocua) si era estinta ed era stata sostituita da una nuova razza più forte e più potente, la lotta alla quale giustificava procedure che, prima di Innocenzo VIII, sarebbero state considerate contrarie alla natura stessa della Fede.

Papi come Alessandro VI, Leone X, Giulio II, Adriano VI contribuirono con il loro succoso apporto, stabilendo "infallibilmente" l'esistenza delle streghe. Ancora nel 1623 Gregorio XVI decretava che chiunque avesse fatto un patto con il diavolo doveva subire la prigione a vita.

Improvvisamente, nel 1657, senza preavviso o spiegazione, la Romana Inquisizione stabilì che i processi fatti sino ad allora non erano stati gestiti correttamente. Gli inquisitori avevano sbagliato applicando continuamente la tortura e ponendo in essere altre irregolarità. Non ci fu una parola di scusa o una precisazione sul ruolo papale in questa orrenda buffonata. E non una parola di rimorso sulle migliaia che morirono in questo periodo d'incubo ( tanto per citare qualche cifra limitata alla "stregoneria":1278 vengono impiccati a Londra 267 ebrei accusati di omicidi rituali contro i cattolici;1416, arse 300 donne nel Comasco per ordine dell'Inquisizione; 1485, giustiziate 49 persone a Guadalupe per ordine Inquisizione; 1485, bruciate a Bormio 41 donne per ordine dell'inquisizione; 1505, uccise 14 donne a Cavalese su ordine del vicario del vescovo di Trento; 1507, bruciate 30 persone a Logrono [Spagna] per ordine dell'Inquisizione; 1514, altre 30 donne vengono bruciate a Bormio per ordine dell'Inquisizione; 1518, bruciate 80 donne in Valcamonica per ordine Inquisizione; 1562, bruciate 300 persone a Oppenau [Germania]; 1562, bruciate 63 donne a Wiesemberg [Germania] e 54 persone a Obermachtal [Germania] su ordine Inquisizione; 1680 bruciati 20 ebrei a Madrid su ordine Inquisizione, e sono solo alcuni episodi "sporadici").

Prima di parlare della persecuzione degli Ebrei, mi permetto ancora di ricordare lo strano e doloroso collegamento tra Sabba delle streghe (che iniziava il venerdì sera) ed il sabato ebreo, collegamento rilevato o operato abilmente dagli inquisitori fin dall'inizio della loro caccia. E questo fa pensare ancora di più. (continua)

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