sabato 26 marzo 2011

«Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ ascoltarla»


Il titolo di questo post sono le parole pronunciate da Giordano Bruno alla fine della lettura della sentenza di condanna per eresia.
Bruno fu condannato a morte per avere delle posizioni contrarie alla dottrina cattolica e per essersi rifiutato di abiurarle (come invece fece Galileo Galilei). Fu arso vivo il 17 febbraio 1600, 411 anni fa, a Roma, a Campo de' Fiori.

A 400 anni di distanza da quella terribile e infamante condanna a morte, la Chiesa ha fatto marcia indietro. Ma non troppo: Nel 400esimo anniversario della morte di Bruno, il cardinale Angelo Sodano dichiarò che la morte di Bruno era un «triste episodio». Malgrado il dispiacere, difese i persecutori di Bruno, sostenendo che gli inquisitori «avevano il desiderio di preservare la libertà e di promuovere il bene comune e fecero tutto ciò che era possibile per salvare la sua vita»,
 cercando di farlo abiurare e facendo poi appello contro la pena capitale presso le autorità secolari di Roma. («Giordano Bruno», Wikipedia)
Sottolineato il fatto che all'epoca a Roma comandava il Papa, credo che, a oltre quattro secoli di distanza, siano ancora i persecutori a dover tremare per quella sentenza e per quello che significa per la Chiesa.
Sul luogo del suo martirio sorse nel 1899 una statua a lui dedicata, che oggi è al centro di una vivace piazza frequentata da gente del posto, turisti e avventori. L'erezione della statua fu però travagliata.
Nel penultimo decennio del 1800 un Comitato internazionale, costituito fra gli altri da Ernst Renan, Victor Hugo, Herbert Spencer e Silvio Spaventa, si fa promotore dell'iniziativa di erigere un monumento in memoria del filosofo. Il potere ecclesiastico si oppose fermamente a tale iniziativa, e la cosa degenerò quando, nel gennaio 1888, una manifestazione di studenti in favore del monumento fu repressa dalla polizia. A dicembre finalmente il Consiglio comunale concesse l'autorizzazione e lo spazio in piazza Campo de' Fiori, dopo che anche l'allora capo del governo Francesco Crispi ebbe espresso parere favorevole. Il 9 giugno 1889 il monumento, opera dello scultore massone Ettore Ferrari, viene finalmente inaugurato.
Papa Leone XIII, che aveva addirittura minacciato di lasciare Roma, rimase l'intero giorno inginocchiato davanti alla statua di San Pietro, pregando contro «la lotta ad oltranza contro la religione cattolica». («Giordano Bruno», Wikipedia)
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