venerdì 25 marzo 2011

CONFESSIONE IN CRISI



Le questioni morali legate alla violazione della bioetica sono i nuovi peccati con i quali i sacerdoti si trovano a dovere fare i conti. Ma il vero problema, spiega monsignor Gianfranco Girotti, capo della Penitenzieria Apostolica, in pratica il 'Tribunale delle animè del Vaticano, è la crisi delle confessioni, per arginare la quale la Chiesa sta correndo ai ripari. Tradimenti ed evasione fiscale a parte, nei confessionali si stanno affacciando dunque «nuove forme di peccato. Non è che ci siano peccati nuovi - chiarisce mons. Girotti - ci sono nuove forme di peccati. Penso per esempio al comandamento non uccidere: ebbene, oggi si trasgredisce con forme sottili quali la fecondazione assistita, che al pari dell' aborto uccide dei bambini innocenti».

Il sacerdote si sofferma soprattutto sulle questioni di bioetica che pongono problemi inediti. «In confessione - spiega mons.
Girotti - capita che si presentino casi impensati e impensabili, moralmente discutibili per cui il sacerdote deve sapere che fare». La Penitenzieria, però, sta affrontando anche queste nuove emergenze con il corso che si concluderà venerdì e che ha visto riuniti a Roma 750 sacerdoti provenienti da 68 diverse nazioni e da 242 diocesi (72 gli ordini religiosi intervenuti). «La medicina dei trapianti - ragiona mons. Girotti - pone un problema morale particolare. Pensiamo ad esempio a quando avviene da un donatore vivente: si ha sempre a che fare con una mutilazione». Insomma, la Chiesa si trova a dover affrontare questioni morali legate alla mancata applicazione di norme della bioetica per le quali «la riflessione che si pone è di grande interesse». Per rimanere in tema, il capo della Penitenzieria pensa ad esempio alla acquisizione del consenso al prelievo: «a volte - spiega - si verificano dei grandi abusi».
Questioni legate alla bioetica a parte, i nostri confessori si trovano ancora a dover gestire problemi legati al mondo della droga, alla evasione fiscale, senza dimenticare la corruzione . Insomma, le questioni di giustizia continuano ancora ad impegnare i nostri confessori. Quale la miglior forma di espiazione? «Il confessore - dice mons. Girotti - deve invitare il peccatore a 'mettersi in regola', consapevole del fatto che esercita un ministero certamente delicato e pesante ma che infine dà soddisfazione perchè ridonare la grazia è di grande importanza».

Giacomo Galeazzi - La Stampa