venerdì 25 marzo 2011

IL VANGELO DI GIUDA





 l Vangelo di Giuda

"Si narra il segreto della rivelazione
che Gesù fece conversando con
Giuda Iscariota...".
Vangelo di Giuda, introduzione
"Tu sarai al di sopra di tutti loro.
Perché tu sacrificherai l'uomo
che mi riveste".
Cristo parla a Giuda (qui a fianco)
"Il Vangelo di Giuda": così recita l'ultima riga del papiro, in lingua copta, noto
fino a oggi soltanto attraverso i capi della prima Chiesa cristiana, che lo
confutarono come eretico. Copiato nel III o IV secolo da un originale greco del
II secolo, getta luce sugli gnostici, la cui dottrina non ortodossa ebbe vasta
diffusione nei primi anni del Cristianesimo, e poi scomparve.
Con le mani tremanti a causa del Parkinson, il professor Rodolphe Kasser
prende l'antico testo e inizia a leggere: «pe-di-ah-kawn-aus ente plah-nay».
Sono parole in copto, la lingua parlata in Egitto all'alba del Cristianesimo.
Nessuno le aveva più udite da quando la Chiesa delle origini proibì questo
documento ai cristiani.
Chissà come, questa copia è sopravvissuta. Nascosta per secoli nel deserto
egiziano, fu scoperta alla fine del XX secolo solo per scomparire nuovamente
nel mondo sommerso dei mercanti d'antichità, uno dei quali l'abbandonò per
2I Vangeli apocrifi
16 anni nel caveau di una banca dello Stato di New York. Quand'è arrivato
nelle mani di Kasser, il papiro si stava sbriciolando. Ancora un po' e il suo
messaggio sarebbe andato perduto per sempre.
Lo studioso settantottenne, uno dei massimi esperti al mondo di copto, finisce
di leggere e depone con cura la pagina sul tavolo. «Bella lingua, vero? Egizio
scritto in caratteri greci». E prosegue: «Questo è un brano in cui Gesù spiega
ai discepoli che non hanno capito», dice sorridendo. È affascinato dal testo, e
a ragione. Così inizia la prima pagina: "Qui si narra il segreto della rivelazione
che Gesù fece parlando con Giuda Iscariota...".
Dopo quasi 2000 anni,
l'uomo più odiato della
storia torna alla ribalta. Nel
2001, quando fu affidato ai
restauratori, il manoscritto in
papiro rilegato che contiene
il Vangelo di Giuda stava
andando in pezzi. Ma le
sue pagine contengono
una rilettura radicale del
tradimento di Giuda (a
fianco).
— *
Il Nuovo Testamento racconta di
un Giuda traditore che vendette
Gesù nell'Orto del Getsemani (a
sinistra). Ma il Vangelo di Giuda
afferma che fu Gesù a chiedergli
di tradirlo, per liberare cosi la sua
anima dal corpo. Gesù portò la
croce per la sua crocifissione,
rievocata nella Chiesa del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
3Il Vangelo di Giuda
Tutti ricordano la storia dell'amico di Gesù, uno dei dodici Apostoli, che lo
vendette per 30 denari d'argento e lo tradì con un bacio. E che poi, impazzito
dal rimorso, si impiccò. Giuda è il simbolo universale del tradimento. Negli
allevamenti la capra che guida le altre bestie al macello si chiama capra
Giuda. In Germania, i funzionari dell'anagrafe possono impedire ai genitori di
chiamare il figlio Giuda. Al Cairo, nella Chiesa Copta Sospesa della città
vecchia, l'unica colonna nera fra le colonne bianche, spiegano le guide, si
chiama, ovviamente, Giuda. Il Cristianesimo non sarebbe quello che è senza il
suo traditore.
È su uno sfondo sinistro che nasce l'immagine tradizionale di Giuda. Via via
che il Cristianesimo prendeva le distanze dalle sue origini di setta ebraica, ai
pensatori cristiani tornava sempre più utile far ricadere sul popolo ebraico la
colpa della cattura e della morte di Cristo, e fare di Giuda l'archetipo
dell'ebreo. I quattro vangeli canonici, ad esempio, non fanno ricadere la colpa
sul governatore romano Ponzio Pilato ma condannano Giuda e i sommi
sacerdoti ebrei.
Quello che emerge dal "segreto della rivelazione" è un Giuda molto diverso. In
questa versione, lui è il solo fra i discepoli a comprendere il vero messaggio di
Cristo. Quando consegna Gesù alle autorità, non fa altro che eseguire gli
ordini del maestro, pur sapendo molto bene quale destino lo attenda. "Sarai
maledetto", gli ha detto Gesù.
Un documento dal contenuto così sorprendente da sollevare un sospetto di
frode, come per tanti altri presunti oggetti biblici; ma finora tutte le prove ne
confermano l'antichità. La National Geographic Society, tra i finanziatori del
restauro e della traduzione del manoscritto, ha incaricato un rinomato
laboratorio per la datazione al carbonio dell'Università dell'Arizona di analizzare
il libro (o codice) in papiro che lo contiene. Le analisi di cinque diversi campioni
prelevati dal papiro e dalla legatura in cuoio fanno risalire il codice a un'epoca
tra il 220 e il 340 d.C. L'inchiostro appare fatto secondo un'antica ricetta, una
mistura di inchiostro ferrogallico e nerofumo. E per alcuni esperti di copto, lo
stile di certe espressioni indica che il vangelo è stato tradotto dal greco, lingua in
cui erano scritti in origine molti testi cristiani del I e II secolo. «Possiamo
tranquillamente affermare che la copia risale al IV secolo», dice un esperto, «e
Kasser è così certo della sua autenticità che dedicherà il resto della vita a
studiarla».
Un'ulteriore conferma arriva dal lontano passato. Verso il 180 d.C. Ireneo,
vescovo di Lione (in quella che allora era la Gallia romana), scrisse un
voluminoso trattato intitolato Contro le eresie, un'accesa denuncia di tutti
4I Vangeli apocrifi
coloro che avevano una visione di Gesù e del suo messaggio diversa da quella
della Chiesa dominante. Tra i bersagli di Ireneo c'era un gruppo che venerava
Giuda "il traditore" e aveva fabbricato una "storia fittizia" che chiamavano "il
Vangelo di Giuda". A quanto pare, decenni prima che fosse scritto il fragile
manoscritto che ora si trova tra le mani di Kasser, il vescovo tuonava contro il
testo greco originale.
Ireneo aveva un bel po' di eresie da combattere. Nei primi secoli del
Cristianesimo, quella che oggi chiamiamo la Chiesa, con la sua gerarchia
verticale di preti e vescovi, era solo una delle tante comunità che si ispiravano a
Gesù. Il biblista Marvin Meyer della Chapman University, che ha lavorato con
Kasser alla traduzione del vangelo, sintetizza la situazione dicendo che «il
Cristianesimo stava cercando il suo stile».
Ad esempio, gli ebioniti sostenevano che i cristiani avrebbero dovuto obbedire
a tutte le leggi religiose ebraiche, mentre i marcioniti rifiutavano qualunque
legame tra il Dio del Nuovo Testamento e quello degli ebrei. Alcuni
affermavano che Gesù aveva natura interamente divina, in contrasto con chi
ne sosteneva la totale umanità. Un'altra setta ancora, quella dei carpocraziani,
era accusata di praticare un rituale scambio delle coppie. Molti di questi gruppi
erano gnostici, seguaci della stessa corrente teologica del primo cristianesimo
che si riflette nel Vangelo di Giuda.
«Gnosis in greco significa conoscenza», dice Meyer. Gli gnostici «credevano
nell'esistenza di una fonte suprema di ogni bene, che per loro era la mente
divina, al di fuori dell'universo fisico. Gli esseri umani possiedono una scintilla di
quel potere divino, da cui peraltro sono separati dal mondo materiale che li
circonda»: un mondo imperfetto, secondo gli gnostici, opera di un creatore
inferiore e non del Dio supremo.
Mentre i cristiani come Ireneo affermavano con forza che solo Gesù, il figlio di
Dio, era umano e divino allo stesso tempo, gli gnostici sostenevano che anche
l'uomo comune poteva partecipare della natura divina. La salvezza era
possibile se si risvegliava nello spirito umano la scintilla divina e si ritrovava il
legame con la mente divina. Per farlo occorreva la guida di un maestro: secondo
gli gnostici, Cristo aveva assolto quei ruolo. Coloro che comprendevano il suo
messaggio potevano diventare divini come Cristo stesso.
Da qui l'ostilità di Ireneo. «Gli gnostici erano mistici», spiega Meyer, «e i mistici
si sono sempre attirati le ire delle religioni istituzionali. Dopo tutto, un mistico
sente la voce di Dio dentro di sé e non ha bisogno dell'intercessione di un
prete».
5Il Vangelo di Giuda
Ireneo cominciò il suo libro quando, tornando da un viaggio, ritrovò il suo
gregge lionese traviato da un predicatore gnostico di nome Marco, che
incoraggiava gli iniziati a dimostrare il loro diretto contatto con il divino
pronunciando profezie. E, cosa quasi altrettanto scandalosa, Marco aveva un
grande successo con le donne del gregge: le "vittime illuse" dal predicatore,
scrive l'indignato Ireneo, "proferiscono impudenti sciocchezze" e "si
considerano perciò profetesse!".
Fino a qualche decina di anni fa
era possibile farsi un'idea di
queste dottrine soprattutto
attraverso le requisitorie dei loro
oppositori, come appunto
Ireneo. Ma nel 1945, alcuni
contadini egiziani ritrovarono
una serie di testi gnostici da
tempo perduti, sepolti in un vaso
d'argilla vicino alla città di Nag
Hammadi. Tra questi vi erano
oltre 12 versioni del tutto nuove
degli insegnamenti di Cristo, tra
cui un Vangelo di Tommaso,
uno di Filippo e un Vangelo
della Verità. Ora abbiamo
anche il Vangelo di Giuda.
È possibile che nell'antichità alcune di queste versioni abbiano avuto una
diffusione ancor più vasta di quella dei quattro vangeli a noi noti. «La gran parte
dei manoscritti, o quantomeno dei frammenti, del II secolo che abbiamo
ritrovato sono copie di altri libri cristiani», dice Bart Ehrman dell'Università del
North Carolina. Un aspetto del Cristianesimo rimasto a lungo sepolto sta
tornando alla luce.
L'idea che esistano vangeli che contraddicono i quattro testi canonici del Nuovo
Testamento per alcuni è impensabile, come dimostra un episodio accaduto
mentre ero a pranzo con Meyer a Washington. Alle prese con un'insalata di
pollo, lo studioso parlava senza interruzione delle credenze espresse nel
Vangelo di Giuda. «È davvero emozionante», s'infervorava. «Il testo spiega
perché Giuda viene scelto da Gesù come il migliore dei suoi discepoli. Gli altri
non capiscono».
La folla del pranzo se n'era andata; ci ritrovammo soli nel ristorante, immersi nel
6I Vangeli apocrifi
II secolo d.C, quando il maitre si avvicinò esitante e porse un biglietto a Meyer.
C'era scritto solo: "Dio parlò un solo libro". Un messaggio criptico e anonimo,
dettato per telefono con l'ordine di consegnarlo al cliente che aveva ordinato
l'insalata di pollo. Evidentemente qualcuno seduto accanto a noi aveva
pensato che Meyer stesse mettendo in dubbio la Bibbia in quanto parola di Dio.
In effetti non è chiaro se gli autori dei vangeli, compresi i quattro che
conosciamo meglio, siano stati veramente testimoni degli eventi di cui parlano.
Craig Evans, studioso biblico evangelico dell'Acadia Divinity College, afferma
che i vangeli canonici alla fine prevalsero sugli altri perché la loro versione
degli insegnamenti di Cristo e della Passione suonava più veritiera. «Quei
primi gruppi di cristiani erano di solito poveri e potevano permettersi di far
copiare soltanto qualche libro. Perciò i fedeli dicevano: "voglio il Vangelo
dell'Apostolo Giovanni", e così via», afferma Evans. «I vangeli canonici sono
quelli che loro stessi consideravano più autentici». O forse, le versioni
alternative vennero semplicemente sconfitte nella battaglia per la formazione
di un pensiero cristiano.
Il Vangelo di Giuda riflette la lotta che si svolse tanto tempo fa tra gli gnostici e la
Chiesa gerarchica. Nella primissima scena, Gesù deride i discepoli che pregano il
"vostro dio", intendendo con ciò la disastrosa divinità che creò il mondo.
Paragona i discepoli a un sacerdote nel tempio (quasi sicuramente un
riferimento alla Chiesa dominante), che definisce "un ministro dell'errore" che
pianta "alberi senza frutto, in mio nome, in modo vergognoso". Sfida i discepoli a
guardarlo e a comprendere chi è davvero, ma essi distolgono lo sguardo.
Il passaggio chiave è quello in cui Gesù dice a Giuda: "Tu sacrificherai l'uomo
che mi riveste". In parole povere, Giuda ucciderà Gesù per fargli un favore.
«Quello in realtà non è affatto Gesù», spiega Meyer. «Sbarazzandosi della
sua carne materiale, fisica, potrà così liberare il vero Cristo, l'essere interiore
divino».
Che questo compito venga affidato a Giuda è segno del ruolo speciale che il
discepolo riveste. "Alza gli occhi e guarda la nube e la luce dentro di essa e le
stelle che la circondano", lo incoraggia Gesù. "La stella che guida le altre è la
tua stella". Infine, Giuda ha una rivelazione, in cui entra in una "nube
luminosa". A terra la gente ode una voce proveniente dalla nube, ma quello che
viene detto forse non lo sapremo mai, perché il papiro è lacerato proprio in
questo punto. Il Vangelo termina bruscamente: viene raccontato in breve che
Giuda "ricevette del denaro" e consegnò Gesù agli uomini che lo arrestarono.
Per Craig Evans si tratta di una storia inventata e senza senso, scritta molto
7Il Vangelo di Giuda
tempo fa a sostegno di una dottrina di fede senza futuro. «Nel Vangelo di
Giuda», dice, «non c'è niente che possiamo considerare storicamente
attendibile».
Per altri studiosi invece si tratta di un nuovo, importante elemento per capire il
pensiero dei primi cristiani. Questo vangelo «cambia la storia del primo
Cristianesimo», dice Elaine Pagels dell'Università di Princeton. «Nei vangeli non
cerchiamo dati storici, ma i fondamenti della fede cristiana». Bart Ehrman è
d'accordo. «È una bomba», dice. «Molti ne saranno sconvolti».
Tra questi c'è padre Ruwais Antony, un frate dalla barba bianca che vive da 27
anni nel Monastero di Sant'Antonio, nel Deserto Orientale egiziano. Gli chiedo
cosa pensi della possibilità che Giuda abbia tradito Gesù dietro sua richiesta, e
sia quindi stato un uomo buono. Quest'idea è così scioccante per Ruwais che
per poco non inciampa nel chiudere la porta. Poi, stupito e disgustato, scuote
la testa e borbotta: «Inaccettabile».
Il suo fervore fa pensare allo sdegno del vescovo Ireneo, e ci ricorda che qui,
all'ombra dei brulli Monti del Mar Rosso, siamo vicini al mondo dei primi
cristiani. Poco fa padre Ruwais mi ha accompagnato nella Chiesa degli
Apostoli. Ai nostri piedi si aprono le celle, complete di cucina e forno, rimaste
sepolte per secoli e solo recentemente riportate alla luce; risalgono all'inizio
del IV secolo e furono costruite dallo stesso Sant'Antonio quando fondò la
comunità.
A distanza di pochi anni da quell'evento, rimasto nella storia della Chiesa come
l'inizio del monachesimo del deserto, un anonimo scriba prese una penna di
giunco e un foglio di papiro, e cominciò a copiare: "Qui si narra il segreto...". Lo
scriba non poteva essere lontano: il luogo dove il codice sarebbe stato
ritrovato dista solo 65 chilometri in direzione ovest. Forse era anche lui un
monaco: è noto che i monaci veneravano i testi gnostici e li custodivano nelle
loro biblioteche.
Ma già verso la fine del IV secolo era poco saggio possedere libri come quelli.
Nel 313 l'imperatore Costantino aveva legalizzato il Cristianesimo, ma la sua
tolleranza si estendeva solo alla Chiesa organizzata, cui elargì ricchezze e
privilegi, per non parlare delle esenzioni fiscali. Gli eretici, ovvero i cristiani in
disaccordo con la dottrina ufficiale, non ebbero alcun riconoscimento, furono
penalizzati e poi colpiti dal divieto di riunirsi.
Già Ireneo aveva indicato i quattro vangeli noti come i soli che i cristiani
dovevano leggere, e col tempo la sua scelta diventò la politica dell'intera
8I Vangeli apocrifi
Chiesa. Nel 367 il potente vescovo di Alessandria, Atanasio, grande
ammiratore di Ireneo, emanò un ordine a tutti i cristiani d'Egitto: gli unici
libri del Nuovo Testamento da ritenersi sacri erano i 27 testi contenuti in
una lista che includeva anche gli attuali vangeli. Quella lista è valida
ancora oggi.
Non possiamo sapere quanti libri andarono persi via via che la Bibbia
prendeva forma, ma abbiamo la certezza che alcuni di essi vennero nascosti. I
testi trovati a Nag Hammadi erano stati sepolti in un pesante vaso alto circa un
metro, forse da monaci dei vicini monasteri di San Pacomio. A nascondere il
libro, che contiene il Vangelo di Giuda assieme ad altri tre testi gnostici, può
essere stato anche un solo uomo.
Il documento sopravvisse indisturbato per secoli, attraverso guerre e rivolte. E
nessuno lo lesse fino a quando, nel maggio 1983, Stephen Emmel, un
dottorando che lavorava a Roma, ricevette una telefonata da un altro studioso
che gli chiedeva di andare in Svizzera a dare un'occhiata ad alcuni testi copti
messi in vendita da una fonte misteriosa. A Ginevra, Emmel e due suoi
colleghi vennero indirizzali in un albergo dove furono accolti da due uomini, un
egiziano che non parlava inglese e un greco che traduceva. «Ci diedero
mezz'ora per esaminare il contenuto di tre scatole da scarpe. Dentro c'erano
dei papiri avvolti in carta di giornale», ricorda Emmel. «Non ci fu consentito
scattare foto né prendere appunti». Il papiro stava già cominciando a
sbriciolarsi, quindi non osò toccarlo. Inginocchiato accanto al letto, sollevò
cautamente alcuni fogli con un paio di pinzette e vide il nome Giuda. Credette
erroneamente che si riferisse a Giuda Tommaso, un altro discepolo, ma si rese
conto comunque che si trattava di un lavoro del tutto sconosciuto e di grande
rilevanza.
Uno dei colleghi di Emmel si chiuse nel bagno a contrattare. Lo studioso era
autorizzato a offrire non più di 50 mila dollari; i venditori ne chiedevano tre
milioni, non un centesimo di meno. «Nessuno avrebbe mai sborsato tutti quei
soldi», commenta Emmel, oggi professore all'Università di Münster, in
Germania. Il papiro, dice tristemente, era «bellissimo» e purtroppo da allora si è
deteriorato. Mentre erano tutti insieme a pranzo, Emmel si allontanò e annotò
velocemente tutto quello che ricordava. E per altri 17 anni nessuno studioso
rivide più il papiro.
Secondo gli attuali possessori del Vangelo di Giuda, l'egiziano incontrato a
Ginevra sarebbe stato un antiquario del Cairo di nome Hanna, che aveva
comprato il manoscritto da un mercante che trafficava in oggetti antichi. Non si
sapeva né come né dove questo mercante avesse trovato i testi. Ora è morto,
9Il Vangelo di Giuda
e i suoi parenti che vivono nella regione di Maghagha, 150 chilometri a sud del
Cairo, alla richiesta di rivelare il sito del ritrovamento mostrano una strana
reticenza.
Poco dopo aver acquistato il manoscritto e prima di poterlo portare all'estero,
Hanna fu derubato di t u tt a la sua mercanzia. A suo dire, i beni rubati vennero
portati fuori dal Paese e finirono nelle mani dì un altro mercante. Più tardi
l'antiquario riuscì a recuperare parte del bottino, compreso il Vangelo.
Una volta erano pochi a porsi domande su come un'antichità di inestimabile
valore fosse uscita dal Paese d'origine. Un qualunque turista poteva
raccogliere oggetti antichi e spedirli all'estero. È così che grandi musei come il
Louvre e il British Museum hanno acquisito molti dei loro tesori. Oggi i Paesi
ricchi di antichità reclamano i loro diritti, vietano la proprietà privata degli oggetti
antichi e attuano severi controlli sulle esportazioni del patrimonio. Gli
acquirenti onesti come i musei cercano di assicurarsi della legittima provenienza
di un oggetto, verificando die non sia stato rubato né esportato illegalmente.
All'inizio del 1980, quando avvenne il furto, in Egitto erano illegali sia il possesso
di antichità non registrate sia la loro esportazione. Non è chiaro se il codice
rientri in questa normativa. Ma fin da allora sulla sua provenienza ci sono delle
ombre.
Hanna, comunque, era deciso a ricavarne un sacco di soldi. Dopo aver
ricevuto conferma del suo valore dalla reazione degli studiosi a Ginevra, cercò
un acquirente danaroso a New York, ma senza fortuna; a quanto sembra si
scoraggiò e tornò al Cairo. Prima di lasciare New York affittò una cassetta di
sicurezza in una filiale della Citibank a Hicksville, Long Island, dove depositò il
codice e altri antichi papiri. Rimasero lì ad ammuffire mentre Hanna cercava,
di tanto in tanto, di allettare altri compratori. Il suo prezzo, a quanto si dice, era
sempre troppo alto.
Finché, nell'aprile del 2000, riuscì a vendere il manoscritto. Il suo acquirente
era Frieda Nussberger-Tchacos, una greca nata in Egitto che aveva studiato
egittologia a Parigi e si era fatta un nome come uno degli antiquari più
importanti e agguerriti. Tchacos non rivela quanto lo ha pagato, ma ammette
che la vociferata somma di 300 mila dollari «non è esatta ma si avvicina
abbastanza a quella reale». Pensando che la Biblioteca Beinecke dell'Università
di Yale potesse essere interessata all'acquisto, affidò i testi al professor Robert
Babcock, uno degli esperti di manoscritti antichi della biblioteca.
Qualche giorno dopo, mentre stava per partire da New York e tornare a Zurigo,
10I Vangeli apocrifi
il professore la chiamò. Ciò che stava per rivelarle era stupefacente, ma Frieda
Tchacos ricorda soprattutto la sua concitazione, percettibile anche nel caos
dell'ora di punta a Manhattan. «Babcock diceva: "È materiale incredibile, credo
che sia il Vangelo di Giuda Iscariota", ma in realtà io sentivo soltanto
l'emozione che vibrava nella sua voce». Fu solo più tardi, nelle lunghe ore di
volo sull'Atlantico, che Tchacos si rese conto che quello che aveva comprato
era il favoleggiato Vangelo di Giuda.
I greci parlano della moira, il fato; e nei mesi seguenti Tchacos cominciò a
pensare che Giuda interferisse in modo molto negativo con la sua moira,
«come una maledizione». La Biblioteca Beinecke si tenne il documento per
cinque mesi ma poi rifiutò di abboccare, nonostante l'emozione suscitata in
Babcock, soprattutto a causa della dubbia provenienza del papiro. Così
Tchacos volò ad Akron, in Ohio, da Bruce Ferrini, un ex cantante d'opera
diventato mercante di manoscritti antichi.
Il rifiuto di Yale l'aveva scoraggiata, e il viaggio ad Akron fu un incubo. «Il mio
volo dal Kennedy fu cancellato, perciò dovetti partire dal LaGuardia su un
piccolo aereo. Avevo imballato il materiale dentro scatole nere, ma non mi
permisero di portarle con me in cabina». Giuda arrivò in Ohio stipato nella
stiva. In cambio del Vangelo e di altri manoscritti. Ferrini diede a Tchacos un
contratto di vendita con la Nemo, una delle sue società, e due assegni
postdatati di un milione e 250 mila dollari ciascuno.
Ferrini non ha risposto alle nostre numerose telefonate e così non conosciamo
la sua versione dei fatti. Ma qualcuno che ha visto il manoscritto quand'era in
suo possesso sostiene che il mercante cambiò l'ordine delle pagine. «Voleva
farlo apparire più completo», suggerisce l'esperto di copto Gregor Wurst, che
collabora al restauro del Vangelo. Altri frammenti si staccarono.
Qualche giorno dopo il suo ritorno a casa, Tchacos non era più cosi sicura di
aver fatto un buon affare. E i suoi dubbi aumentarono quando il suo amico
Mario Roberty le fece notare che nemo in latino significa "nessuno".
I sostanziosi assegni di Ferrini avrebbero dovuto essere incassati all'inizio del
2001. Per tenere sotto pressione il mercante di Akron, Roberty fece ricorso
all'arma di distruzione di massa degli antiquari: Michel van Rijn, un ex
mercante di Londra che gestisce un sito web sul mondo delle antichità da cui
attacca con disinvoltura i suoi molti nemici nell'ambiente.
Ricevuta la soffiata di Roberty, van Rijn diffuse la notizia del Vangelo e aggiunse
che era "nelle grinfie dell"eclettico mercante di manoscritti Bruce P. Ferrini", il
11Il Vangelo di Giuda
quale si trovava "in grosse grane finanziarie". Mise in guardia i potenziali
compratori senza mezzi termini: "Se comprate, se allungate le mani, la legge vi
piomberà addosso!".
Scatenare van Rijn, racconta Roberty, «è stato risolutivo» (di recente però van
Rijn ha compiuto un autentico voltafaccia, attaccando ferocemente sul suo sito
Roberty e Tchacos. «Credo che non sappia più con chi prendersela»,
commenta serafico Roberty). Nel febbraio del 2001, Tchacos si riprese il codice
di Giuda e lo portò in Svizzera dove, cinque mesi dopo, incontrò Kasser.
Da allora, racconta, Giuda si trasformò da maledizione in benedizione. Mentre
Kasser cominciava laboriosamente a decifrare i frammenti del codice, Roberty
trovava una soluzione creativa al problema della provenienza: vendere i diritti di
traduzione e diffusione mediatica e promettere la restituzione del materiale
originale all'Egitto. La fondazione di Roberty, che ora controlla il manoscritto, ha
firmato un accordo con la National Geographic Society.
Risolte le sue preoccupazioni di mercato, ora anche Tchacos appare pervasa
da un afflato mistico. «Tutto è scritto», sussurra. «Io stessa sono stata
predestinata da Giuda alla sua riabilitazione».
Sulle rive del lago di Ginevra, ai piani alti di un edificio anonimo, uno specialista
colloca con cautela un piccolo frammento di papiro al suo posto,
ricomponendo parte di un'antica frase.
Giuda, rinato, sta per tornare ad affrontare il mondo.
APPROFONDIMENTI
Giuda online II mondo del Vangelo in Sights and Sounds, le pagine interattive
del manoscritto e il forum sull'argomento a: ngm.com/gospel
Ultima scoperta È stato trovato un nuovo pezzo di vangelo. Scoprite cosa dice
a: ngm.com/gospel
12I Vangeli apocrifi
LE ALTRE FACCE DEL CRISTIANESIMO
Dopo la morte di Gesù, circolarono fra i primi cristiani i racconti della sua vita
e dei suoi insegnamenti. Ne furono scritte decine di versioni, ma per il Nuovo
Testamento i padri della Chiesa ne scelsero quattro. Nel '900 molti testi
scartati sono stati riscoperti. Alcuni, come quello di Pietro, sono simili ai
quattro prescelti. Altri, come il Vangelo di Giuda, sono diversi, dando
rilevanza alla gnosi, la conoscenza diretta di Dio tramite la coscienza della
scintilla divina interiore.
VANGELO DI TOMMASO 110 CA.
Contiene detti di Gesù assenti negli altri: "Se farete uscire ciò che è dentro di
voi, ciò che avete vi salverà... Ciò che non avete in voi vi ucciderà".
VANGELO DI MARIA, 100 -150 CA.
Rivela segreti rivelati da Gesù a Maria Maddalena e non agli altri discepoli.
LIBRO SEGRETO DI GIOVANNI, 150 CA.
Accusa il Dio dell'Antico Testamento di aver cercato di nascondere la verità
agli uomini. Afferma che Adamo ed Eva ricevettero lo spirito divino dal vero
Dio.
VANGELO DELLA VERITÀ, 150 CA.
Gli insegnamenti di Gesù liberano l'anima da un mondo fisico imperfetto: "Voi
siete il giorno perfetto, e in voi dimora la luce che mai si spegne".
SECONDO TRATTATO DEL GRANDE SETH, 200 - 230 CA.
Afferma che il vero Cristo non fu mai crocifisso.
13Il Vangelo di Giuda
Il Codice Sinaitico, una Bibbia greca del 350 d.C. circa: contiene il più antico Nuovo
Testamento completo giunto fino a noi.
14I Vangeli apocrifi
VANGELI PERDUTI E RITROVATI
30 circa: crocifissione di Gesù di
Nazareth 1d.C.
100-130: ascesa del
Cristianesimo gnostico
0 10
180 circa: Ireneo, vescovo di
Lione, condanna lo gnosticismo
e definisce il Vangelo di Giuda
"storia inventata"
0 20
275-300: fra i credenti si afferma
la visione del Cristianesimo a noi
nota
0 30
367: Attanasio, vescovo di
Alessandria, elenca i 27 libri del
Nuovo Testamento
375: Epifanio, vescovo di
Salamina, condanna il Vangelo
di Giuda
380 circa: il Cristianesimo
diventa la religione ufficiale
dell'Impero Romano
0 40
ana cristi leo a Pa Epoc
49-62: Paolo scrive le prime
lettere, i più antichi testi del
Nuovo Testamento (NT)
65-95: Vangeli di Marco,
Matteo, Luca e Giovanni (NT)
110-150: Vangeli di Tommaso e
Pietro (non nel NT); Seconda
Lettera di Pietro, ultimo libro del
NT; Vangelo di Maria
(gnostico?)
150 circa: scritti il Vangelo di
Giuda, il Vangelo della Verità, il
Libro Segreto di Giovanni (tutti
gnostici)
150-200 circa: I Vangeli di
Marco, Matteo, Luca e Giovanni
vengono riconosciuti come i soli
ufficiali
200-230 circa: Secondo
Discorso del Grande Seth
(gnostico)
300 circa: data stimata della
copia sopravvissuta del
Vangelo di Giuda
15Il Vangelo di Giuda
1844-1859: trovato nel Sinai il
Codice Sinaitico, che contiene
una delle versioni più antiche del
Nuovo Testamento
1945: Biblioteca di Nag
Hammadi; 52 testi tra cui molti
gnostici, Egitto
1990 circa: il Vangelo del
Salvatore viene tradotto dai
frammenti trovati in Egitto
00 20 0 – 80 1
erni amenti mod Ritrov
1886: Vangelo di Pietro, Egitto
1896: Vangelo di Maria, Egitto
1947: Rotoli del Mar Morto,
Israele
1970 circa: papiro, manoscritto
del Vangelo di Giuda, Egitto
2001-2006: il Vangelo di Giuda
viene restaurato e tradotto in
inglese
Nel Monastero di Sant'Antonio in
Egitto, Padre Maximous El Antony
esamina una cella monastica del IV
secolo. Furono forse dei monaci di
un'altra regione dell'Egitto che, in
quella stessa epoca, tradussero in
copto il Vangelo di Giuda,
originariamente scritto in greco,
creando l'unica copia oggi conosciuta.
16I Vangeli apocrifi
UN RESTAURO DIFFICILE
Nel 2000, quando l'antiquaria zurighese Frieda
Nussberger-Tchacos lo acquistò per circa 300.000
dollari, il Vangelo di Giuda era in vendita da quasi
vent'anni; dall'Egitto era stato trasportato prima in
Europa e poi negli USA. Ricorda Rodolphe
Kasser, esperto svizzero di testi copti: «Il
manoscritto era cosi consumato che si sbriciolava
al minimo tocco». Dopo aver tentato per due volte
dì rivenderlo, Tchacos, preoccupata dal
deterioramento del testo, lo ha affidato alla
Maecenas Foundation for Ancient Art, che lo ha
restaurato e tradotto, e progetta di donarlo al
Museo Copto del Cairo. L'opera è finanziata dalla
National Geographic Society e dal Waitt Institute
for Historical Discovery, e la Society ha ricevuto i
diritti per la pubblicazione del Vangelo e la sua
diffusione sulla stampa e in televisione. Prima
però la restauratrice Florence Darbre, assistita
dallo studioso di copto Gregor Wurst, ha dovuto
ridare forma al testo frammentato. Le pagine
erano in disordine, e la parte alta del papiro (con i
numeri di pagina) era andata perduta. Inoltre
bisognava ricomporre quasi mille minuscoli
frammenti. Darbre ha recuperato con le pinzette
ogni briciola e l'ha messa sotto vetro. Con l'aiuto di
un computer, in cinque anni di lavoro è stato
ricostruito oltre l'80% del testo. Kasser e altri
studiosi hanno tradotto le 26 pagine del testo, un
resoconto di credenze gnostiche rimaste a lungo
nascoste. Si tratta, affermano gli studiosi del primo
Cristianesimo, della scoperta più clamorosa degli
ultimi decenni in fatto di testi. «Questo
documento», dice Kasser, «è tornato alla luce per
miracolo».
Frieda Nussberger – Tchacos
Florence Darbre
Gregor Wurst
Rodolphe Kasser
17Il Vangelo di Giuda
Pellegrini sul
monte Sinai, dove
secondo la Bibbia
Dio parlò a Mosè.
Il Cristianesimo
che si diffuse su
tutta la Terra finì
per essere quello
ortodosso e non
quello gnostico. Il
Vangelo di Giuda
venne nascosto:
con esso fu
sepolta non solo
un'immagine
opposta del
traditore di Gesù,
ma anche una
visione ben
diversa della
salvezza.
Per saperne di più leggete il libro // vangelo perduto di Giuda Iscariota e, a
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