mercoledì 30 marzo 2011

Biotestamento: l’ ennesima interferenza-diktat del Vaticano


Una legge sulle dichiarazioni anticipate di fine vita è necessaria e urgente". Puntuale, arriva da Città del Vaticano l’ ennesimo diktat. Il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, apre i lavori del “parlamentino” dei vescovi italiani sostenendo la necessità "di porre limiti e vincoli precisi a quella 'giurisprudenza creativa' che sta già introducendo autorizzazioni per comportamenti e scelte che, riguardando la vita e la morte, non possono restare affidate all'arbitrarietà di alcuno". Si dirà: legittima, per quanto discutibile e contestabile opinione, per quanto autorevole per la persona e il luogo. Fino a un certo punto. Un conto è esprimere un parere su fine vita e bio-testamento. Altro, evidentemente, sostenere che è necessario varare una legge, e tracciare le linee della legge stessa.
 Qui l’ opinione diventa interferenza vera e propria, e pazienza se ora qualcuno dirà che si tratta di discorsi da “laicisti” d’antan. Possibile comunque che non ci sia nessuno, di destra o sinistra, di maggioranza o di opposizione, che ricordi alle eminenze che basta interferire con le cose di Cesare?
Ad ogni modo, il Vaticano ribadisce che occorre "regolare intrusioni già sperimentate, per le quali è stato possibile interrompere il sostegno vitale del cibo e dell'acqua". E ancora: "E’ necessario adottare regole che siano di garanzia per persone fatalmente indifese, e la cui presa in carico potrebbe un domani, nel contesto di una società materialista e individualista, risultare scomoda sotto il profilo delle risorse richieste".
E qui si arriva al cuore del problema. Un problema che ha ben compreso Roberto Saviano, e non per un caso la puntata di “Vieni via con me” con Mina Welby e Beppino Englaro ha scatenato il finimondo: “La forza di Piergiorgio Welby, così come la forza di Beppino Englaro e di Luca Coscioni, è quella di avere agito nel diritto, di avere sempre rivendicato la possibilità di scegliere”. Appunto: il diritto. La possibilità di scegliere. Per il Vaticano, le gerarchie, Bagnasco, si può fare, come si fa, come si è sempre fatto, ma senza dirlo, di nascosto; senza diritto. Perché almeno formalmente devono essere loro i padroni del nostro corpo. Per questo negano la possibilità di scelta.
Per questo, come ha intimato giorni fa “l’Avvenire” “la legge sul bio-testamento s’ha da fare”.
"Fermiamoci, fermatevi: non approviamo un testo di difficile applicazione. Costruiamo un nuovo testo, per il bene delle persone e del Paese". E’ l’appello di Livia Turco, ex ministro della Salute. "Costruiamo insieme una legge condivisa, ispirata al sentimento della pietas", che "ascolti la volontà del paziente", che "rispetti l'articolo 32 della Costituzione". Il PD dà subito il buon esempio, e comincia lui a fermarsi. Quali sono, infatti, i comportamenti concreti del PD, dopo tante promesse, assicurazioni, parole? Poco si comprende; e quel poco non piace per nulla.
Chi non si ferma, ed quotidiana dimostrazione che la parola può essere spesso più veloce del pensiero, è la sottosegretaria alla Salute Eugenia Roccella. Annotiamo quello che dice, per futura memoria, anche se s’avrebbe davvero voglia di dimenticarlo.
E cosa dice, Roccella? Intervenuta a una trasmissione radio parla del caso di Stefano Cucchi, il giovane romano morto per disidratazione (perse 10 chili in sei giorni) il 22 ottobre 2009 dopo esser stato arrestato, e di quello di Eluana Englaro, la donna che, dopo un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992 si era ritrovata, allora ventenne, in stato vegetativo permanente, e morta il 9 febbraio 2009 dopo l’interruzione di idratazione e nutrizione assistita. Roccella premette, bontà sua, che si tratta di vicende "diverse rispetto alle condizioni e non voglio accostare i due casi, ma la modalità della morte per disidratazione è sempre la stessa, dolorosa e traumatica".
Poi, dopo aver fatto questo accostamento che si qualifica da solo, la sottosegretaria decanta il ddl Calabrò, "una legge di libertà che norma e rende obbligatorio il consenso informato che, fino a qui, era solo una prassi. La legge applica l’art.32 della Costituzione normando il consenso informato, ma alimentazione e idratazione sono un caso limite: nessuno di noi rinuncia ad alimentarsi perché sarebbe una morte dolorosa e traumatica".
Appunto: una persona esprime una sua volontà, poi però altri decidono se e come e quando tenerne conto: perché la legge è fatta per "dare la possibilità alle persone di dire Sì o No alle terapie, ma questo non vuol dire eutanasia, ci deve essere un confine e idratazione e alimentazione non possono non esserlo. Non si tratta di scegliere una terapia o meno perché rinunciare all’alimentazione e all’idratazione porta morte anche ci è sano, sarebbe un suicidio assistito e noi non abbiamo una libertà assoluta di disporre del nostro corpo".
Affermazioni in libertà, che non solo sono offensive, ma non hanno alcuna rispondenza scientifica. C’è una continuità: il presidente del Consiglio riferendosi a Eluana ebbe l’impudenza di dire che poteva partorire; il sottosegretario Carlo Giovanardi che Cucchi in fin dei conti se l’era cercata; ora Roccella. La buona educazione (e forse il codice penale) ci impediscono di dire quello che si pensa di loro.
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