venerdì 29 aprile 2011

LA SVOLTA CREAZIONISTA DI RATZINGER



E alla fine Ratzinger l'ha detto chiaramente: i cattolici non possono credere all' evoluzione, devono essere creazionisti. E lo ha detto chiaramente nell' omelia della veglia di Pasqua:
Se l'uomo fosse soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione in qualche posto al margine dell' universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all'inizio, la Ragione creatrice, divina.
Dunque l'esistenza del Dio cristiano è incompatibile con la teoria dell'evoluzione così come osservata e compresa da centocinquanta anni a questa parte.
Segnalo l'articolo «Ratzinger e la creazione» da Il Pensatoio di McG, che analizza ulteriormente queste parole di Ratzinger.

Ratzinger e la creazione
Nell'omelia, durante le festività pasquali, Benedettto XVI si è esposto nel rivelare risposte piuttosto importanti sulla creazione,
 per chi crede ovviamente e, contemporaneamente ha mandato messaggi piuttosto chiari su come secondo la Chiesa dovrebbe essere intavolata una discussione scientifica.
Partirei da quast'ultima parte, che ha fatto più clamore, al solito occupando la prima pagina di vari quotidiani nazionali:
Non è così che nell’universo in espansione, alla fine, in un piccolo angolo qualsiasi del cosmo si formò per caso anche una qualche specie di essere vivente, capace di ragionare e di tentare di trovare nella creazione una ragione o di portarla in essa. Se l’uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura.
Sia ben chiaro dunque ai credenti, qualunque sia il lavoro che essi svolgano, dall'imbianchino al fisico teorico, che tutti devono essere Creazionisti.
Questo nonostante l'intera storia dei Sapiens non rappresenti che una frazione infinitesima della storia dell'Universo e che la vita abbia avuto circa 3.74 miliardi di anni per evolversi dalla sua presunta comparsa; l'idea di dio, insomma, non può cessare di rimanere indispensabile, al punto che se non egli non esistesse, la vita stessa sarebbe priva di senso se non addirittura di disturbo (sic!)
Ratzinger è indubbiamente un discreto teologo (una media tra i cattolici che lo incensano e gli studiosi che lo massacrano), tuttavia a volte ho l'impressione che si faccia prendere la mano dal ruolo e, da politico, si lasci andare a penose considerazioni pur di portare acqua al proprio mulino.
Dovrebbe esserci però un limite, perché se l'acqua scarseggia, al mulino, si finisce per tirare melma.
Se da un lato, infatti, è comprensibile che per un religioso, intento a  spendere la propria vita a prepararne un'altra, non possa esserci spazio al dubbio della creazione, pena il crollo di ogni sua credenza rimane insensato il perché l'uomo, ma come lui qualunque altra forma di vita, dalla cellula procariote fino ai vari Homo, rappresenti un disturbo.
Il ragionamento è  così privo di logica che mi azzardo a definirlo persino incredibilmente sciocco.
Se, infatti, dio non esistesse o non fosse creatore ma semplicemente un demiurgo, non vi sarebbe un solo motivo per cui una forma di vita qualunque, a maggior ragione la  più evoluta, dovrebbe assumere l'identità di  "disturbo" della Natura.
Sfugge probabilmente, a Ratzinger, l'ovvietà che ogni forma di vita assume lo stesso senso indipendentemente dall'esistenza o meno dell'entità creatrice: la vita è meravigliosa in quanto tale, checché ne dica lui e la sua setta e indipendentemente da ciò che c'è stato prima o che verrà dopo.
Anzi attribuirle un valore inferiore, nell'attesa di chissà che cosa, è fondamentalmente sprecarla. Senza mezzi termini la via proposta è quella di guardare un dito che indica l'ignoto, quando basta guardarsi attorno per assaporare la meraviglia della natura.
Quindi, ribadisco, nel pieno rispetto della libertà religiosa e di pensiero, è accettabile (quanto di contro criticabile) l'affermazione ovvia di un religioso che, come detto, deve credere nella creazione per poter giustificare il proprio Io, mentre proprio per l'irrispettosa dichiarazione successiva non si può che rispedire al mittente certe parole nate probabilmente da un disturbo di digestione.

Passiamo ora all'aspetto delle rivelazioni.
Benedetto XVI, in barba alle idiozie perpetrate da menti obnubilate come quelle dei vari De Mattei, ci tiene a sottolineare che:
(...)la liturgia vuole dirci che anche il racconto della creazione è una profezia. Non è un’informazione sullo svolgimento esteriore del divenire del cosmo e dell’uomo. I Padri della Chiesa ne erano ben consapevoli. Non intesero tale racconto come narrazione sullo svolgimento delle origini delle cose, bensì quale rimando all’essenziale, al vero principio e al fine del nostro essere.
Certo, anche Origene nel suo Contra Celsum lascia intendere che il mito della Genesi è da considerarsi tale e non da intendersi una rivelazione da bersi lettera per lettera. Insomma, già qualche padre della chiesa (non tutti, come dice volendo farlo credere, il signor Ratzinger) riteneva improbabile che un agglomerato di argilla animato e una creatura generata da una costola, ambedue parlanti il "serpentese", potessero davvero essere i progenitori dell'Umanità.
Sono passi avanti, certo un po' maldestri, giacché la Chiesa nel suo passato impose, anche in barba alle evidenze scientifiche, la propria campata verità come unica possibile, poiché rivelata : in altre parole, duemila anni di tradizione si possono nascondere ai fedeli, in genere disposti a credere a tutto e ad abbeverarsi ad un unica fonte, non certo a chi studia con metodo.

Accontentiamoci, dunque, non tanto dei tentativi di un marchingegno vetusto di apparire ancora attuale, quanto del vedere lo stesso sbugiardare, sino al meritato ridicolo, i vari estremisti che si auto proclamano suoi difensori e che per farlo si rifanno a quella parte di tradizione che ormai è evidente fonte di imbarazzo.