lunedì 25 aprile 2011

CONVEGNO: FUORI E DENTRO LE DEMOCRAZIE SESSUALI. ROMA, 28 - 29 MAGGIO 2011



Presso Sala Pintor,Via dello Scalo San Lorenzo, 67 - Roma.
Convegno promosso da Facciamo Breccia in collaborazione con Orgogliosamente LGBTIQ.
La partecipazione al convegno è gratuita.
Il convegno intende dare voce alle politiche lesbiche, gay, trans, intersessuali, queer e femministe che si confrontano criticamente con il tentativo neoliberista di assimilare le istanze relative a genere e sessualità in chiave razzista e neocolonialista.
I movimenti femministi e LGBTIQ da sempre riflettono sul loro ruolo problematico all’interno di processi storici in cui emergono dei paradigmi globali. Il femminismo afro-americano e post-coloniale ha scoperchiato il vaso di Pandora delle connivenze tra una parte del femminismo bianco e  il colonialismo / l’imperialismo. Su un altro fronte, i movimenti delle donne e delle lesbiche hanno problematizzato la retorica dei diritti umani, criticandone l’impianto patriarcale, assimilazionista ed eteronormativo.
 I movimenti LGBTIQ, da parte loro, soprattutto nell’ambito delle mobilitazioni dei social forum, hanno analizzato come la cittadinanza sessuale, nel sistema neoliberista, proponga ai gay e alle lesbiche dell’occidente solo una cittadinanza economica. Ancora, più di recente, i movimenti femministi e queer hanno denunciato come i concetti di democrazia, diritti umani e laicità siano usati dall'Occidente per sostenere l’impianto della guerra al terrore e delle politiche razziste, giocate su paradigmi securitari: in Italia, il Pacchetto Sicurezza in applicazione della convenzione di Schengen e il fiorire di ordinanze amministrative contro migranti, prostitute etc.

Siamo consapevoli che in numerosi paesi europei le istanze femministe e LGBTIQ, una volta recepite dai governi e istituzionalizzate, hanno prodotto politiche sessuali che hanno migliorato la vita di molte/i/* donne, lesbiche, gay e trans.  Allo stesso tempo siamo consapevoli che questo processo può rappresentare oggi un elemento critico e contraddittorio da cui vogliamo partire: vogliamo far emergere come le politiche sessuali possano essere trasformate in strumento per giustificare politiche di sopraffazione. Definiamo democrazia sessuale questo “regime di giustificazione” dove convivono e si intrecciano i discorsi che riconoscono cittadinanze sessuali come marchio distintivo della superiorità dell’occidente e i discorsi nazionalisti e imperialisti legittimati da questa presunta superiorità.
Provocatoriamente, ma anche responsabilmente, vorremmo aprire la riflessione a partire dall’Italia come democrazia sessuale fantasma, collocata cioè dentro e fuori la mappa delle democrazie sessuali europee: l’Italia si colloca al 74° posto nella classifica mondiale del “divario di genere”, non ha ancora visto l’inizio del processo di riconoscimento dei diritti LGBTIQ eppure attinge ampiamente ai repertori della sessualità e del genere per attivare retoriche nazionaliste, razziste e identitarie funzionali alla definizione di soglie di inclusione ed esclusione. La formula “fuori e dentro le democrazie sessuali” offre uno sguardo su queste contraddizioni, proprio dal nostro punto di osservazione “privilegiato”: una periferia europea e mediterranea in cui convergono normativa antidiscriminatoria e respingimenti in mare, globalizzazione e identitarismo regionalista, neoliberismo in crisi e conservatorismo religioso.
Il convegno sarà diviso in sessioni che definiscono gli ambiti in cui principalmente prendono corpo
le criticità finora esposte.
Laicità
La chiesa cattolica, che ha la sua capitale in Italia, storicamente ha rappresentato il braccio religioso del colonialismo, del razzismo, dell’eteropatriarcato. Oggi si propone, a livello globale, anche come alleata del neoliberismo e quindi della gestione neoliberista della crisi.
A partire dai percorsi di liberazione di femministe, lesbiche, trans e gay vogliamo articolare una critica all’ingerenza culturale e politica della chiesa cattolica diversa dai percorsi dell’anticlericalismo e laicismo liberali, per continuare a rispondere agli attacchi vaticani all’autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita.
Anche la chiesa cattolica – in tutto e per tutto una multinazionale – usa selettivamente il regime di giustificazione delle democrazie sessuali in funzione antislamica. Addirittura la chiesa arriva a cavalcare (e distorcere) alcune istanze del movimento femminista proponendosi come un’istituzione che promuove percorsi di protagonismo e partecipazione femminili. Al contrario, il contributo maggiore della chiesa al neoliberismo è il rafforzamento ideologico della sostituzione del welfare con un sistema familista improntato a una rigida divisione dei ruoli per cui il “protagonismo” femminile si riduce all’assunzione, anche pubblica, dei ruoli di riproduzione e di cura.
Inoltre oggi la chiesa cattolica promuove alleanze con altre chiese cristiane (in primis quelle ortodosse) per far arretrare le democrazie sessuali, escludendo di nuovo gay, lesbiche e transessuali. Queste alleanze definiscono i contorni di un disegno suprematista cristiano che utilizza strumenti collaudati e diversificati a sostegno delle politiche razziste: da un lato mette a disposizione l’apparato teologico su cui si fonda il suprematismo bianco, a cui sono tanto care le “radici cristiane dell’Europa”, dall’altro appaga il buonismo “occidentale” che paternalisticamente accoglie, battezza e integra, in una perversa sovrapposizione di “evangelizzazione” e “civilizzazione”.
Alcune delle tematiche su cui chiamiamo a presentare contributi:
Il ruolo delle chiese cristiane nelle politiche europee
Testimonianze di varia ingerenza e varia resistenza da parte di soggetti che in
vari paesi attuano mobilitazioni contro la chiesa
Connivenza tra chiese e destre nazionaliste in Europa
I diritti umani e i monoteismi
Chiesa e discorsi sulla sessualità
Chiesa e neoliberismo
Cittadinanza
L’uso del regime di giustificazione delle democrazie sessuali per ridisegnare i contorni di un’identità nazionalista cattolica/cristiana è complementare a un altro processo: l’assunzione nello spazio pubblico delle istanze femministe e LGBTIQ per ridefinire il concetto di cittadinanza. I discorsi sulla sessualità, infatti, spesso vengono utilizzati per attivare processi di costruzione dell’alterità, per rafforzare narrazioni che contrappongono il “noi” al “loro”, i/le cittadini/e ai/alle migranti. In questo scenario donne, lesbiche, gay e trans bianche/i, corrono il rischio di essere “arruolati/e” nel processo di definizione razzista di una cittadinanza basata sull’esclusione e sul privilegio. Questo rischio è particolarmente forte nel contesto della crisi economica.
In un contesto tendenzialmente conservatore come l’Italia, le politiche di genere e di pari opportunità corrono il rischio di essere utilizzate per la gestione neoliberista della crisi, per riformulare un concetto di cittadinanza non solo in chiave nazionalista e razzista ma anche etero-normativa. Per esempio, si cerca di mascherare i tagli allo stato sociale ridefinendo i criteri di redistribuzione sulla base della nazionalità (italiana o addirittura padana) e dello stato civile (essere sposati).
Dobbiamo interrogarci su come declinare un’idea non selettiva di cittadinanza che rispecchi la molteplicità e complessità dei soggetti che agiscono nello spazio sociale delle società globali. Donna rom, lesbica precaria, studente transessuale, gay migrante sono condizioni che ci collocano al di fuori di stereotipe categorie identitarie. In quest’ottica è necessario avere un approccio alla cittadinanza radicalmente intersezionale, che non si può fermare ad un’azione riformista limitata alla questione dei diritti: la liberazione non può essere selettiva, deve essere di tutte e tutti.

Alcune delle tematiche su cui chiamiamo a presentare contributi:
Criminalizzazione dei corpi “non bianchi” (CIE)
Violenza contro le donne e razzismo: quali nessi? (anche analisi di casi)
Sessualità, genere e costruzione della bianchezza (con particolare attenzione alla
complessità dell’area mediterranea)
Politiche di genere e gestione neoliberista della crisi
Esperienze di militanza queer e femminista interculturali
Diritto d'asilo e esperienze di supporto giuridico/sociale a migranti LGBTIQ
Antifascismo
Lo scenario italiano (sarebbe utile indagare le analogie in altri paesi) è caratterizzato non solo dalla forte ingerenza della chiesa cattolica, ma anche da forze politiche ancora legate al loro passato fascista e dall’emergere di nuovi soggetti politici territoriali neofascisti o fortemente xenofobi e omofobi.
In questo contesto abbiamo registrato una tendenza all’assimilazione dei soggetti minoritari (in primis LGBTIQ) sulla base della disponibilità da questi espressa a offrirsi docilmente a legittimare discorsi razzisti, eterosessisti, repressivi. Per questa ragione è importante respingere qualsiasi tentativo di espropriare i movimenti di lesbiche, gay, trans e femministe della discriminante antifascista: le nostre soggettività non devono divenire complici di un ordine morale e politico che concede una legittimazione – peraltro solo vittimizzante e minoritaria – in cambio dell'assuefazione alla repressione. Non è accettabile rivendicare diritti e tutele a ogni costo, fino a rischiare di cadere vittima di una sorta di Sindrome di Stoccolma che può portare settori della scena lgbt ad essere benevoli nei confronti dei propri aguzzini o, nei casi peggiori, a chiedere proprio agli aguzzini protezione e riconoscimento. Questo non è uno scenario remoto, tanto più nella nostra democrazia sessuale fantasma in cui, quando la delega alle istituzioni produce un’assunzione delle istanze di genere, gli esiti sono comunque conservatori, moralisti e repressivi. Ad esempio, l’unica azione dei governi italiani contro l’omofobia è stata una campagna di sensibilizzazione, promossa dal ministero delle pari opportunità e accolta col plauso di gran parte del movimento, che consisteva principalmente in uno spot incentrato sul diritto/obbligo alla privacy/nascondimento.

Alcune delle tematiche su cui chiamiamo a presentare contributi:
· Politiche omo-nazionaliste e/o omo-imperialiste in Europa
· Connivenze tra movimenti LGBT e destre (anche neo-naziste)
· Genere e sessualità nelle democrazie sessuali conservatrici
Liberazione e autodeterminazione
Liberazione e autodeterminazione disegnano la teoria e la pratica entro cui il coordinamento Facciamo Breccia si è mosso nei sei anni della propria esistenza. Mettere al centro i percorsi di liberazione e autodeterminazione di donne, lesbiche, gay e trans significa porsi in maniera critica nei confronti del paradigma riformista della rivendicazione dei diritti e delle politiche delle pari opportunità. Ma significa anche privilegiare modalità di azione che consentono, a partire dal concetto di autodeterminazione, di allargare le lotte a una varietà di soggetti molteplici: centri sociali, lesbiche separatiste, femministe radicali, movimenti degli studenti e antirazzisti, laici e anticlericali, oltre ai soggetti LGBTIQ.
La lotta per la liberazione e l’autodeterminazione richiede il rifiuto di tutte le retoriche e le auto-rappresentazioni vittimizzanti. Il porsi come vittime non chiama i soggetti dominanti a “dar conto” della perpetuazione di modelli e immaginari omo/lesbo/transfobici, sessisti e razzisti e della reale esclusione o emarginazione dallo spazio politico dei soggetti minoritari. Rappresentandoci come vittime deleghiamo ai soggetti dominanti la nostra tutela confermandoli in una posizione di paternalistica superiorità. Questo rende opachi e ambigui i rapporti di subordinazione e quindi innesca dispositivi di normalizzazione, invisibilizzazione o strumentalizzazione delle minoranze sessuali nel discorso pubblico.
Vorremmo confrontarci sulla possibilità di costruire politiche autodeterminate, come femministe, lesbiche, gay e trans, senza dover rispondere all’obbligo di incarnare figure “non minacciose”, senza dover necessariamente ricoprire cioè ruoli rassicuranti: la custode della “dignità delle donne” (e della nazione), la madre lesbica, il gay monogamo, il trans maschio o la trans femmina. Vorremmo ripartire da una riflessione più ampia sulla sessualità come espressione di desideri che non materializzano necessariamente rassicuranti scenari di futuro. In particolare vorremmo affrontare la complessità di una politica incentrata su autodeterminazione e liberazione in uno scenario caratterizzato da arretratezza nel processo di riconoscimento dei diritti e complicato dagli effetti della crisi.
Alcune delle tematiche su cui chiamiamo a presentare contributi:
Interpellare responsabilmente i soggetti dominanti
Analisi e critica delle rappresentazioni vittimizzanti della violenza e della subordinazione.
Depatologizzazione della transessualità
Intersessualità e disciplinamento dei corpi
Liberazione e autodeterminazione alla prova della crisi
La questione della sessualità e le politiche di genere.
Visioni “no future”: quale traduzione politica?
Per maggiori info e per inviare un contributo
http://www.facciamobreccia.org/content/view/510/102/