venerdì 8 aprile 2011

L’ ITALIA CLERICALE




“L’Italia clericale” è un libro ormai introvabile (a meno di non essere fortunati, e trovarlo nei banchetti dell’usato), pubblicato nel 1974 dalle defunte edizioni Samonà e Savelli. Un libro con interventi di Gaetano Salvemini, Luigi Russo, Massimo Mila, Piero Calamandrei, Franco Catalano, Paolo Alatri, Vito Fazio Allmayer, Giorgio Moscon, Alberto Russo, Augusto Monti, Enzo Collotti, Franz Brunetti, Mario Isnenghi, Vittorio Foa. Testi dimenticati – e se ne vede il risultato - e introdotti da una nota di Ferdinando Russo, direttore del “Belfagor”, una bella rivista che invece per fortuna ancora viene pubblicata.
Vaticano e referendum per la Repubblica (1946)
La “Civiltà Cattolica” non è organo ufficiale del Vaticano, come l’“Osservatore Romano”, ma il suo direttore è nominato dal Papa,
e non c’è pericolo di trovare in essa niente che possa essere disapprovato dalle autorità vaticane. Perciò chi legge la “Civiltà Cattolica” può essere sicuro non solo di conoscere le opinioni dei padri gesuiti che la scrivono, ma anche di indovinare quelle delle autorità vaticane che danno le istruzioni ai padri gesuiti su quanto debbono scrivere. Perciò vale la pena di notare quanto i sullodati padri hanno scritto nella cronaca e in un articolo sulle elezioni del 2 giugno intitolato “per un’Italia migliore” nel quaderno del 15 giugno 1946.
Nella cronaca i buoni padri si sono dimostrati assai indulgenti versoi furori polemici che si ebbero in quella come in ogni lotta elettorale di questo mondo. Non mancano però di farci sapere che “i giornali massimamente di destra denunciarono le irregolarità nella distribuzione dei certificati elettorali, o duplicati o anche triplicati in favore dei presunti fautori dei candidati di sinistra”. Dalle denunce fatte dai giornali “massimamente” di sinistra contro imbrogli dei gruppi monarchici, nessuno sentì mai nulla nel Vaticano, motivo per cui i padri della “Civiltà Cattolica” non vi accennano affatto neanche per dire che quelle denunce erano false. Del resto i buoni padri non dicono neanche che quelle irregolarità realmente avvennero. Dicono solamente che furono “denunciate”. Se poi le denunce fossero vere o no vattelappésca. Eppoi quelle “denunce” non potevano colpire il bersaglio perché non era possibile provare quanti voti gl’imbrogli denunciati avevano fruttato. “Più forte, invece e anche più giustificato, almeno dalle apparenze, fu l’allarme lanciato contro il formarsi di squadre armate, disposte a tutto, pur di far prevalere la volontà del proprio partito”. Giustificato o non giustificato? Che cosa possono mai voler dire le parole “giustificato dalle apparenze?”. La “Civiltà Cattolica” non deplorò mai gli atti di violenza commessi qua e là, e non nelle apparenze, dai cari polacchi del generale Anders, o dalle squadre neo-fasciste provenienti dal regio esercito e dalla regia marina. Trova lo spazio solamente per tramandare ai posteri un allarme, di cui può solo dire che fu giustificato almeno dalle apparenze.
Fortunatamente non successe niente di serio. “Ottimo fu lo spettacolo di ordine e di calma dato generalmente dal popolo italiano”. Ma, ahimé, quanto diverso “fu quel lontano aprile, nel quale in parecchie città italiane si scatenò la furia fratricida con metodi di esosa barbarie, infierendo persino sui cadaveri delle vittime senza pietà e senza pudore”. Si tratta di quell’aprile 1945 in cui i partigiani del Nord fecero piazza pulita di Mussolini, della sua ganza e di molti “repubblichini” cari al cuore del cardinale Schuster e di Pio XII.