domenica 17 aprile 2011

FEDE CONTRO SCIENZA



Roberto Renzetti.
Entro di nuovo in questo argomento per le provocazioni che continuano in questo Paese dove, dati i governi ossequienti, la Chiesa delle gerarchie sembra possa dire ciò che vuole, anche e soprattutto delle sciocchezze.
Alcune premesse sono indispensabili perché si ha a a che fare con disonesti che cambiano continuamente le carte in tavola: il cittadino credente, di qualunque fede, ha tutto il diritto di esserlo e, per questo solo fatto, non sarà mai al centro di polemiche. La fede aiuta chi ce l'ha. Ma sulla fede, troppo spesso, incombe la dottrina, la gerarchia, le frasi apodittiche inventate per opprimere il prossimo.
Cosa fa lo scienziato, credente o no ? Ha di fronte a sé ciò che in linea di massima si chiama natura e tenta di capire come funziona. Attenzione il lavoro è sul come e non sul perché. Lo scienziato non ha il libro della verità rispetto al quale confrontare le cose che scopre. Ha delle idee, dei preconcetti, che gli discendono dalla sua formazione culturale e preparazione tecnico scientifica

ma sa che, se vi sono dei fatti che mettono in discussione i preconcetti, questi ultimi debbono essere abbandonati.
Cosa fa la persona guidata dai libri sacri, qualunque essi siano. Ogni dato del mondo esterno, ogni fenomeno, ogni problema viene rapportato a ciò che dicono quei testi dai quali viene sempre estratta la frase che giustifica tutto. Se ciò è possibile non vi sono problemi e tutto marcia tranquillo ma se la frasetta non si trova o, peggio, se vi è la frase che afferma il contrario o cose diverse da ciò che ci troviamo di fronte allora inizia il dubbio su ciò che è in contrasto con la verità rivelata. Ogni fenomeno non rientrante in ciò che dicono i libri è negato o gli è imposta una spiegazione che riporti il tutto a questa verità.
Vi è una questione su cui spesso si sorvola e che è invece da risolvere prima di qualunque discussione. Quei testi sono stati scritti da uomini molti secoli fa. Si trattava di persone certamente in buona fede, certamente al massimo della conoscenza possibile all' epoca ma, altrettanto certamente, primitivi e incapaci di cogliere un mondo che si estendesse al di là delle Colonne d' Ercole. Non hanno fatto nulla di male. Anzi. Hanno tentato di organizzare un codice di comportamento attraverso favole esemplari o racconti tramandati o leggende edificanti o ... codice per i popoli che, contrariamente ai redattori, erano profondamente ignoranti, popoli di pastori nomadi o, al massimo, agricoltori organizzati in tribù. Nei racconti fantastici vi è una legge che non era scritta in altro luogo in quanto nei deserti non vi è uno Stato, una qualche regola. Funziona l'occhio per occhio perché non vi sono prigioni e chi ruba qualche pecora rischia di far morire di fame la famiglia che di pecore ne ha poche. E chi scrive questo ? Un pastore qualunque un poco più acculturato ? Se così avesse affermato sarebbe stato preso a sassate. Solo Dio, un'entità che tutto può e tutto vede, è l'artefice di quei libri. Quindi Dio, il soprannaturale, che ha mille motivi di apparire, specialmente nei deserti, nei digiuni, sotto i raggi del sole, senza acqua, ... E' questo Dio che è artefice, per interposta persona, di tutto ciò che è scritto in quei libri. Un Dio speciale che si fa umano e che soffre delle peggiori malattie dell'uomo, in primis la vendetta. E' iracondo, geloso, possessivo, invidioso, crudele, guerrafondaio, furbastro, smemorato, ... per ovvi motivi d'immaterialità gli mancano le prestazioni e deviazioni sessuali che però non mancano al suo popolo, soprattutto ai profeti da lui scelti, che hanno furibondi rapporti con le figlie da cui viene fatto discendere un intero popolo. Popolo feroce come il suo Dio. Popolo che ha sterminato altri popoli per impadronirsi di terra non sua. E tutto questo per volere di Dio. Quale Dio ? Ma il suo, cribbio ! E gli altri popoli ? Che muoiano perché quello scelto da Dio possa sopravvivere. Un Dio antesignano del Dio degli eserciti che sta dalla parte dei buoni che sono quelli del popolo a cui chi scrive appartiene. Il Dio è certamente credibile e solo se il profeta è da lui ispirato e se sa fare qualche gioco di prestigio o conosce qualche segreto di natura come il miraggio (ah, lo scienziato in erba !), risulta degno di rispetto. Tremila anni fa dei volenterosi hanno fatto un ottimo lavoro, hanno descritto con il mito un popolo e le sue migrazioni, attraverso storie che indicavano il modo di agire di comportarsi. Quel Dio era e non poteva essere altro il Dio di quel popolo, nel bene e nel male. Quel Dio non ha mai preteso di essere Dio di tutti i popoli e solo chi si riempie la bocca di cose sacre senza aver mai letto i testi sacri può dire il contrario.
In questa operazione non vi è nulla di criticabile storicamente. E' un viatico di salvezza prima materiale e poi di consolazione. Una guida completamente umana per degli uomini aggrediti da natura ostile e da molti respingimenti per intolleranza di ogni popolo per altri popoli. Siamo, dicevo, a tremila anni fa.
Poi, in quella stessa terra venne fuori un dissidente. Da chi dissentiva ? Poteva dissentire da Dio che aveva scritto i libri ? No, anche lui doveva richiamarsi a Dio ma con un altro messaggio rispetto al precedente. Ora il richiamo era ad altro codice di vita, di morale, di rispetto. Dio vuole altro. Dio non vuole più ladri, intolleranti, corrotti, simoniaci, ... non vuole l'occhio per occhio, vuole la modestia, la semplicità, il rispetto per gli altri, la non sopraffazione del ricco sul povero, la pari dignità di tutti, dell'occuparsi delle cose di fede come fatto separato dalle cose di Stato. Discorso storicamente eccellente. Una grandissima novità. Ancora Dio che, senza avere ammazzato l'altro, si presenta con altro volto (seicento anni dopo vi sarà un altro Dio che liquiderà questi due senza riuscire ad ammazzarli).
Fin qui storia, mito, racconti edificanti, ... poi la struttura dei preti-apostoli che ha voluto imbalsamare tutto questo è farlo diventare VERO per sempre. Così che ogni azione del nostro mondo ha una didascalia in versetti biblici. E poiché in quei libri vi sono milioni di parole è molto facile mediante le combinazioni con ripetizione raggiungere messaggi infiniti che vanno bene dappertutto. E c'è chi crede alla struttura messa su da questi preti che, da poveretti ed ignorantelli quali erano, sono diventati un potere politico ed economico gigantesco. Hanno mescolato nel torbido nei lati peggiori della natura umana, nelle paure della morte, degli affetti, delle paure in genere, delle malattie, ... per affermare se stessi. Vi sono milioni di persone che credono a questa struttura ? Non ho nulla da dire ma mi sia permesso il dispiacermi di quella che ritengo una negazione della propria intelligenza. Oltre questo niente contro i credenti ma moltissimo contro i padroni di questi credenti. Contro una gerarchia coltissima ma ottusissima ed in totale malafede e, ad evitare che anche le cose che io dico siano intese come provenienti da qualche libro sacro, tenterò di mostrarne la fondatezza nelle prossime pagine.
PRIMA LA FEDE
L'unico primato che ha la fede sulla scienza è la primogenitura. Non poteva che essere così. L'uomo impaurito da una natura avversa che si accanisce in ogni modo contro la sua esistenza, anche solo con un male di denti con il quale morivano anche dei giovani faraoni, non può che affidarsi alla magia propinata da qualche ciarlatano o al volere di un essere superiore. Qualche formula magica, qualche preghiera e .. speriamo bene. Poteva nascere la scienza in queste condizioni ? La sua nascita richiedeva la conquista di varie cose. Prima di tutto dalla scrittura (VII secolo a.C.), quindi di una scuola, della conquista del pensiero logico, della fiducia nella capacità dell'uomo di poter fare delle cose mediante il pensiero e la ragione. Tutto questo nacque con il pensiero greco, con l'ellenismo, con ciò che faticosamente e stupendamente si costruiva mentre Paolo di Tarso scorrazzava per il Medio Oriente senza mai fare un cenno alle cose meravigliose che da quelle parti venivano realizzate
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