lunedì 2 aprile 2012

Tutti in difesa! (della laicità)

“Io appartengo alla sparutissima schiera di coloro che credono ancora sia dovere di ogni uomo civile prendere la difesa dello Stato laico contro le ingerenze della Chiesa in Parlamento, nella scuola, nella pubblica amministrazione, e ritengono che quest’obiettivo sia, nel nostro paese, più importante di qualsiasi altro – politico, giuridico o economico – in quanto il suo conseguimento costituirebbe la premessa indispensabile per qualsiasi seria riforma di struttura […]”
Ernesto Rossi, 8 dicembre 1964


Bruno Paolillo*

* Genitore e docente di scuola media

Ho posto sempre al centro della mia attenzione la questione della laicità dello Stato e dalla scuola, in particolare per ciò che concerne l’attivazione dell’ora alternativa.

Come insegnante

All’interno del Collegio docenti della scuola media in cui lavoro mi sono costantemente battuto per attivare l’ora alternativa, nell’indifferenza/insofferenza generale, facendo mettere a verbale integralmente le mie dichiarazioni. Tutto si è risolto in votazioni bulgare a favore delle “indicazioni” dei presidi, i quali hanno di volta in volta affermato che i fondi necessari non erano disponibili o che si poteva istituire la figura dell’uditore (per far sì che l’alunno che non si avvaleva rimanesse in classe durante l’ora di IRC). Manca tra gli insegnanti la consapevolezza del significato di laicità e di come questa sia condizione non sufficiente ma necessaria per una scuola e un società realmente libera e democratica, secondo i dettami della Costituzione. Alcuni ritengono che questa sia una questione di nicchia, secondaria e marginale rispetto alle urgenze relative alla graduale dismissione della scuola pubblica attuata dagli ultimi governi; altri (la maggioranza) non si pongono problemi di alcuna natura.
Quest’anno nel mio Istituto, grazie a un dirigente in parte illuminato, si è attivata l’ora alternativa in due classi, poiché i non avvalentesi erano in numero pari o superiore a tre, nonostante avessi fatto presente che non esiste alcuna norma che vincoli l’attivazione del corso a questo numero minimo. Ho fatto richiesta per essere nominato docente di uno dei due corsi e ho ricevuto dal dirigente la relativa nomina; il compenso per la 19a ora mi viene retribuito dal Ministero, così come accade per tutti i docenti che accettano cattedre superiori alle 18 ore, senza quindi gravare sul Fondo dell’Istituzione Scolastica.
Sono sempre riuscito a far compilare la valutazione dell’IRC su scheda a parte e da quest’anno esiste nel POF di Istituto la programmazione per l’attività alternativa. Anche i moduli di iscrizione sono stati sempre presentati in modo corretto, ossia con le 4 opzioni per chi non si avvaleva, anche se poi la scelta sull’ora alternativa veniva sistematicamente disattesa.

Come genitore

Mia figlia più piccola frequenta la scuola d’infanzia e non si avvale dell’IRC. Quando entra l’insegnante di religione cattolica, lei esce con la sua educatrice con la quale prosegue le sue attività di gioco formativo. Qui faccio parte del Consiglio di Scuola come rappresentante dei genitori. Nel campo della difesa della laicità mi attivo a Natale per placare le ire di qualche genitore che vorrebbe assistere alle recite con Gesù Bambino e affini, e soprattutto con il presidente del Consiglio di Scuola, anch’egli rappresentante dei genitori: quest’anno ha chiesto di invitare il parroco perché portasse i suoi saluti ai bambini e ricordasse loro il vero significato del Natale, cioè quello della nascita di Gesù. Ho chiesto dove risiedesse il valore culturale di tale presenza, ravvedendo in questa solo una visita pastorale di natura confessionale. La sua proposta è stata respinta.
L’altra figlia frequenta la 1a elementare. Nella domanda di iscrizione, formulata dalla scuola in forma incompleta (appariva soltanto la dicitura: “si avvale dell’IRC sì/no”) avevo io stesso trascritto le 4 opzioni, selezionando la prima (attività didattiche). Il corso non è stato attivato. Mia figlia veniva spostata in classe parallela, dove avrebbe dovuto fare alternativa con tutta la classe che la accoglieva (!) secondo quanto deliberato dal loro collegio docenti (il 20% del monte orario delle ore curricolari si può destinare a attività e progetti vari). In realtà le venivano assegnati dei compiti di educazione alla cittadinanza dalla sua insegnante curriculare e la classe di accoglienza faceva altro.
La scelta di non farle frequentare l’IRC per la mia compagna e per me non è stata facile ed è stata fonte di una certa inquietudine. Nostra figlia ci aveva chiaramente comunicato il suo disagio nel dover uscire da sola dalla sua classe per poi affrontare due ore di imbarazzo e noia. Ricordo che nelle sue Osservazioni conclusive per l’Italia del 2003, all’art. 29 il Comitato Unicef esprimeva “preoccupazione relativamente al fatto che i bambini, soprattutto nelle scuole elementari, possano essere emarginati se si astengono dall’insegnamento religioso, incentrato essenzialmente sulla confessione cattolica”.
Ho scritto una lettera a settembre con tono molto conciliante e collaborativo, ed evidenziavo – riportando la normativa – come venissero disattesi numerosi obblighi da parte della scuola. Concludevo sottolineando che gli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento religioso cattolico non chiedono facilitazioni o privilegî, ma rivendicano diritti tutelati dalla Costituzione e dalla legge. Sono invece quasi sempre depositati in classi parallele o affidati al personale ATA, mentre avrebbero diritto, all’interno del tempo scuola, a ore di istruzione così come avviene per gli studenti dell’IRC. Questa situazione dovrebbe preoccupare tutti i docenti e tutti i cittadini al di là delle loro convinzioni politico-religiose. Appare incongruente che le scuole facciano ruotare i loro POF attorno a cardini costituzionali quali l’uguaglianza dei cittadini o il rifiuto delle discriminazioni e poi disattendano sistematicamente tali principi.
Ho poi inviato un’altra breve nota a febbraio in cui prendevo atto che quella lettera non aveva avuto alcun seguito e che avrei fatto di tutto per difendere i diritti degli studenti non avvalentesi. Quindi la diffida, sullo schema messo a disposizione nel sito UAAR.
Sono stato contattato quasi immediatamente e ho avuto l’incontro con il dirigente. Dopo ampio e civile colloquio, nel quale ho ribadito i concetti già espressi nelle lettere, abbiamo sottoscritto un verbale dell’incontro nel quale il dirigente si impegnava a portare alla discussione e alla approvazione in Collegio docenti l’attivazione in tutta la scuola dell’ora alternativa con docente dedicato e relativa valutazione a fine anno su scheda a parte con giudizio. In caso di contemporaneità con l’insegnante di IRC, il docente curriculare sarà il titolare dell’ora alternativa, a costo zero per la scuola. Nel caso in cui non ci dovesse essere la contemporaneità, si provvederà a nominare i docenti per svolgere le ore eccedenti non a carico del Fondo dell’Istituzione scolastica ma del ministero delle Finanze. Il docente che ha titolarità dell’ora alternativa non potrà fare ore di supplenze per sostituire colleghi assenti in altre classi.
Ho comunicato a mia figlia che avrà finalmente anche lei una insegnante, come avviene per i suoi compagni che frequentano l’IRC. Mi ha sorriso contenta.
Ho fatto solo il mio dovere di padre e di cittadino

http://www.uaar.it/news/2012/04/02/tutti-in-difesa-della-laicita/

immagine: web