venerdì 17 febbraio 2012

L’hotel della Chiesa che non paga l’Ici


La storia del San Filippo Neri a Milano.
La storia la racconta Fabio Poletti sulla Stampa di Torino: non lo chiamano hotel, ma piu’ modestamente pensionato anche se c’è il wireless in camera e l’ambiziosa forma della struttura se lo meriterebbe. E’ il San Filippo Neri di via Mercalli, centouno camere e non paga l’Ici.
«Se la proprietà dell’immobile deve pagare anche l’Ici, ci aumenta l’affitto. Se ci aumenta l’affitto, noi aumentiamo le rette del convitto. Se no, chiudiamo». Il diacono Luigi Magni che dirige questa fondazione in pieno centro a Milano non avrà l’aria del mercante nel tempio, ma gli affari sono affari. E nell’anno della crisi, qualcuno dovrà pure pagare i conti.
A Milano, a quanto pare, non è l’unico caso:
Solo a Milano, sempre secondo i Radicali, tra chi beneficiava dell’esenzione dell’Ici e chi non ne avrebbe dovuto beneficiare ma evadeva alla grande, ci sarebbero almeno diciotto strutture religiose.
Ufficialmente si tratta di pensionati, convitti e luoghi di ricovero per anziani sacerdoti. All’occasione si trasformano in alberghi più o meno di lusso, con tanto di sito ufficiale: «Viaggi spirituali turismo religioso».
Le tariffe – come al convitto San Filippo Neri per studenti universitari solo maschi – sono assai concorrenziali:
Una singola con doccia va da 5mila e 500 euro a 6 mila e 500 euro per dieci mesi, a seconda se si vogliano pure asciugamani freschi di bucato e candidi tappetini. E alla fine la camera deluxe con la connessione wireless che viaggia a cento mega, fa nemmeno 22 euro al giorno a neanche dieci minuti a piedi da piazza Duomo e da tutte le università. Sarebbe bello pensare ad una tariffa assai caritatevole. Ma Luigi Magni giura che è solo una banalissima legge di mercato: «La struttura va avanti con cinque dipendenti. La mensa è gestita dai residenti. Noi ci accolliamo l’affitto dell’immobile, le spese per le utenze e l’impresa di pulizia. Stop».
Ufficialmente il pensionato è aperto solo agli universitari, ma in certe occasioni si trasforma in albergo:
C’è pure qualche camera matrimoniale. Il problema è trovare un buco. Di sicuro non all’inizio di giugno, quando Benedetto XVI sarà a Milano. Sorride Magni, il diacono: «Ah, in quel periodo da noi no di certo, tutte le camere sono occupate dagli studenti sotto esame. Mi sa che ha sbagliato data…». Ma non sono momenti tanto da ridere dalle parti della Fondazione Vincenziana, nata negli Anni Cinquanta sotto la benedizione del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster – sette convitti tra Milano, Lissone e Magenta che negli ultimi tre anni sono diventati quattro per la crisi – e adesso finita sotto la scure di Mario Monti.
A sentire il diacono Luigi Magni sembra di ascoltare uno di quei commercianti che vivono nel terrore dei controlli del fisco:
«C’è la crisi ma noi abbiamo già i nostri problemi economici: viviamo solo grazie alle rette dei nostri ospiti, non abbiamo aiuti dallo Stato. Adesso lo Stato ci chiede altri soldi. Se ce la facciamo, bene. Se no, saremo costretti a chiudere». Il «paga sempre Pantalone», sembra funzionare anche da queste parti. Tutto dipenderà da Mario Monti. E dalla proprietà della palazzina di via Mercalli data in affitto alla Vincenziana che gestisce il pensionato San Filippo: dalla Fondazione Oratorio San Carlo in società con la Fondazione diffusione della fede, sotto lo stretto controllo della Diocesi di Milano. (Dipocheparole)