martedì 7 febbraio 2012

“IO, VIOLENTATA DA UN PRETE IN OSPEDALE”

Paddy Doyle, Marie Collins, Cardinal Brady 
Ho iniziato a guarire il giorno in cui il mio violentatore ha riconosciuto davanti al giudice la propria responsabilita’ e ha ammesso le sue colpe’. ‘E’ stato importante per me oggi parlare davanti ai vescovi ed essere ascoltata da loro, anche se e’ stato difficile, sono contenta di averlo fatto’. Cosi’Marie Collins ha raccontato ai giornalisti la propria esperienza che, da vittima – a 13 anni quando un sacerdote abuso’ di lei mentre era malata e in ospedale – l’ha portata oggi ad essere ‘insegnante’ per i leader della Chiesa cattolica, la sua Chiesa, ai quali il Papa ha chiesto di ascoltare le vittime e costruire una cultura che protegga i bambini.

GLI ABUSI – La signora Collins ha riferito del suo intervento insieme all’altra relatrice, la psichiatra Sheila Hollins, che ai vescovi ha invece illustrato i danni psicologici piu’ comuni nelle vittime di abusi. ‘La giustizia – ha confermato Hollins – e’ una necessita’ per le vittime degli abusi sessuali del clero’. Marie Collins ha parlato per la prima volta delle violenze subite solo quando aveva 47 anni, e ne ha aspettato altri 10 per ritrovare il coraggio di denunciare: la prima volta infatti i vertici della sua Chiesa, pur di fronte alla confessione dell’abusatore, insabbiarono la vicenda, ‘consentendogli cosi’ di far del male ad altri bambini’.UNA VITA ROVINATA – I disagi mentali successivi alla violenza subita, ha raccontatoCollins, l’hanno perseguitata per tutta la vita, anche dopo il matrimonio d’amore a 29 anni e la nascita di un figlio. Solo con la confessione e l’arresto del suo aggressore, ha iniziato a superare i disturbi psicologici. Marie Collins, dopo l’esperienza di questa mattina, e’ apparsa comunque provata, meno energica dei giorni scorsi. ‘E’ importante – ha ribadito – che i colpevoli chiedano perdono e la Chiesa chieda perdono per non aver protetto i bambini, il Papa lo ha fatto, i vescovi seguano il Papa. Sta poi alle vittime decidere se concedere o no questo perdono’.
LO SCANDALO - Quando alla fine degli anni Novanta e’ esploso negli Stati Uniti lo scandalo della pedofilia dei preti, nella Chiesa ‘si e’ detto ‘questo e’ un problema solo americano’, poi si e’ detto ‘e’ un problema solo degli anglofoni’, poi ‘e’ un problema solo dell’Occidente’, poi e’ successo in Italia, in Germania, in altri Paesi: oggi la Chiesa e’ finalmente consapevole che gli abusi del clero sono un problema di tutto il mondo’ e sa che deve ‘guardare l’ambiente attorno ai bambini e controllare chi sta accanto ai bambini’. Lo ha rimarcato mons. Stephen Rossetti, decano del programmi ministeriali per i seminari dell’universita’ cattolica di Washington, riferendo ai giornalisti del suo intervento al Simposio internazionale contro gli abusi del clero, in corso alla Gregoriana.
PROBLEMA ANTICO – Mons. Rossetti ha ricordato che quello degli abusi e’ un problema ‘antico’, che la Chiesa ha i propri ‘tempi’ e che si tratta di un ‘processo lungo e forse lento, ma – ha assicurato – il processo e’ cominciato, la Chiesa ha imboccato la sua strada, il cammino procedera”. Rossetti e’ stato interpellato anche a proposito dell’impatto sui vescovi e sui partecipanti al simposio dell’intervento di Marie Collins, 63 anni, irlandese, abusata da un sacerdote quando ne aveva 13 ed era ricoverata in ospedale. ‘E’ stata una presentazione molto commovente – ha detto il prelato – l’emozione era forte e la gente era commossa’. (ANSA)