giovedì 23 febbraio 2012

Regno Unito, s’infiamma il confronto sui temi etici

Chiese e Stato si fronteggiano sulle “leggi di uguaglianza” in relazione alla possibilità di adozione da parte di coppie omosessuali

Giacomo Galeazzi

Città del Vaticano

"Cristiani come gli islamisti". Non solo Obama ha problemi con i cattolici per l’inclusione della contraccezione nell’assicurazione sanitaria. Nel Regno Unito, Trevor Phillips, direttore della commissione per la parità e i diritti umani, ha criticato pubblicamente le confessioni cristiane che non accettano le «leggi di uguaglianza» come quella per esempio che permette agli omosessuali di adottare bambini.
Trevor Phillips sostiene che cambiare le leggi secondo i desideri dei cristiani sarebbe come accettare l’introduzione in Gran Bretagna della Sharia richiesta da alcuni gruppi musulmani. La dirigente del «Christian Legal Centre» del Regno Unito, Andrea Minichiello Williams vede incombere la persecuzione dei cristiani nella vita pubblica dietro le dichiarazioni di Phillips. «E’ l’inizio di una tirannia- denuncia alla Catholic news agency-.Phillips è ingenuo, non sembra vivere nella stessa Inghilterra in cui vivo io. In una recente intervista al quotidiano “The Telegraph”, infatti, sosteneva che gli immigrati musulmani si stavano integrando nella società inglese meglio di qualunque popolazione cristiana e che le pratiche di adozione cattoliche erano più discriminatorie dei tribunali basati sulla Sharia».


E Phillips aveva specificato che i credenti non devono aspettarsi eccezioni rispetto all’Equality Act del 2010, con il suo linguaggio sull'orientamento sessuale, una volta usciti dalla chiesa o dalla moschea. La Williams, il cui ufficio cura la difesa dei diritti dei cristiani britannici nella sfera pubblica, ha dichiarato che le radici cristiane del suo paese l’avevano reso in passato «una terra di grande libertà dov’era rispettata “la libertà di coscienza». Inoltre «abbiamo visto sradicare tutto questo in base al programma delle Pari Opportunità, che è la politica seguita da Trevor Phillips», puntualizza Andrea Minichiello Williams: «Il secolarismo, secondo questo programma, non è neutrale. Punisce chi dissente». La Williams ha dichiarato che il sistema delle Pari Opportunità, iniziato con il primo ministro Tony Blair e proseguito con il suo successore Gordon Brown, «suona come un'utopia ma di fatto conduce agli inizi di una tirannia». E specifica: «Quel che Mr. Phillips dovrebbe fare è venire a trascorrere una giornata al “Christian Legal Centre”, dare una scorsa ai casi, e vedere la discriminazione che c'è in giro».


Come la vicenda di Shirley Chaplin, l'infermiera a cui è stato detto di togliere la croce che portava al collo dopo averla indossata per 38 anni di servizio al pronto soccorso. Eppure «sono state fatte eccezioni per i musulmani, con il loro lungo e fluente hjiab e una grossa spilla». Nel South London Council si permette ai musulmani di pregare cinque volte al giorno, ma ai cristiani non si permette di tenere calendari cristiani sulle loro scrivania. Come il caso di Eunice e Owen Johns, una anziana coppia pentecostale. Sono stati rifiutati come genitori affidatari, nonostante la loro vasta esperienza, perché disapprovavano l'omosessualità. «La Commissione Pari Opportunità è intervenuta in quel caso. Ed è intervenuta contro i cristiani», ha fatto notare la Williams: «Sono intervenuti in molti altri casi di rilievo. Non sono mai intervenuti, mai, contro i musulmani. Sono intervenuti solo in casi che coinvolgevano i cristiani per mettersi contro di loro.


Questa non è uguaglianza. Questa è disuguaglianza. C'è un servilismo generale verso l'islam, e al contrario il cristianesimo viene soppresso”, ha osservato la Williams. Dunque, «Sta devastando la nostra società l’idea di fare posto alla Sharia, di accettarla e poi di dire che le agenzie di adozione cattoliche, le quali credono che un bambino abbia bisogno di una madre e di un padre sposati, debbano essere chiuse». La Williams ha detto che il perseguimento aggressivo del secolarismo da parte dell'Inghilterra sta creando un “vuoto” che i musulmani radicali potrebbero cercare di sfruttare. “L'islam radicale ha un programma preciso in questa nazione, e sta lavorando sodo”, ha puntualizzato.

Da parte sua il presidente della commissione per l’uguaglianza razziale Trevor Phillips, laburista, ritiene che «dobbiamo raggiungere l’obiettivo di una società integrata, nella quale tutti siano uguali di fronte alla legge e vi siano determinati valori comuni». Con i giovani musulmani, sottolinea al quotidiano conservatore inglese The Times, «la prima cosa da fare è chiamarli britannici: ripetere loro che sono musulmani e che li accettiamo. Però dobbiamo spiegare loro anche che devono comportarsi secondo le regole del popolo britannico, il che implica l’esclusione del terrorismo». Quindi «serve l’ affermazione di un nucleo forte di britannicità». Il Regno Unito fin dagli anni Sessanta ha fatto del multiculturalismo una bandiera, proprio perché alle prese con un costante flusso migratorio dalle ex colonie. Puntualizza Phillips: «Londra sa che ha bisogno degli immigrati, che si tratti di manager statunitensi o di falegnami slovacchi. Bisogna assicurarsi che i temi dell' immigrazione e del diritto all’asilo non vengano discussi su un terreno comune con i razzisti». Phillips sottolinea che i credenti in quanto individui possono aspettarsi che la sua Commissione difenda il loro diritto di celebrare il culto e di credere in quello che vogliono. E assicura che è « parte integrante del patto fondativo di una democrazia liberale» che gli individui non vengano penalizzati o trattati in maniera discriminatoria a motivo «di essere anglicano, musulmano o metodista o ebreo». E cattolico no?, gli chiede l’avvocatessa Williams.

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