domenica 12 febbraio 2012

La Santa Casta della Chiesa


Oggi come ieri: la santa casta è figlia del suo passato. Un passato che ha visto una santa comunità accumulare proprietà, gestire catacombe, trafficare reliquie. Con tanto di guerriglia urbana per eleggere al vertice della piramide il vescovo di Roma, prologo alla doppia esistenza di papi e antipapi. Al seguito, una corte di ecclesiastici e diaconi dediti allo sfruttamento delle proprietà terriere, che si inventano la "penitenza tariffata" per la remissione dei peccati e l'obolo dei pellegrini ai luoghi santi.
La Chiesa di Roma diventa Stato facendo carte false di una donazione di Costantino, si inventa un sacro impero frammentato in Stati vassalli, fonte di benefici da gestire, con l'unzione di un sovrano a latere, solo teoricamente difensore dei beni del vescovo definito papa. Che si qualifica sovrano temporale, e si circonda di cardinali, vescovi, presbiteri, diaconi, con un potere finanziario basato su continui lasciti, dilazioni e rendite di provenienza feudale. Ecco l' origine della santa casta.
Una casta che nel buio Medio Evo vede affermarsi attorno ai suoi vertici le famiglie romane all' assalto del potere papale, con i propri membri laici amministratori del potere finanziario e i propri cardinali, tra i quali vengono eletti i papi, e tutto un entourage di contesse e principesse dominatrici di papi-fantoccio. Comincia così ad attuarsi un autentico stravolgimento del potere papale: la Chiesa di Roma finisce per adombrare le connotazioni religiose e assumere invece chiare finalità materiali, anche se tra i suoi membri non mancano figure di uomini e donne animate dal più puro spirito evangelico. Sono martiri che illuminano la corte di vera santità, ma non riescono a cancellare la diavoleria.
L' avventura delle Crociate impegna la Chiesa di Roma in una conquista territoriale ed economica, camuffata da missione apostolica, che è fonte di grande arricchimento per la corte pontificia, fino al raggiungimento di un fasto principesco addirittura profano, del tutto estraneo ai principi evangelici.
In epoca rinascimentale la corte pontificia si arricchisce, vede affermarsi il nepotismo, con il passaggio di cariche tra figli e nipoti di papi, si degrada nel contorno di cortigiane e piaceri mondani, s' incanaglisce nello sfruttamento dei beni della Chiesa per fini materiali, tradisce la morale vangelica tramando assassinii e congiure nel mondo politico, e sviluppa una vera e propria rete di spionaggio giustificata da falsi motivi religiosi, in collegamento ad un tribunale di inquisizione che non esita a sentenziare condanne a morte. Tutto questo si accompagna alla "vendita delle indulgenze", in vari modi durata fino ad oggi, fino al diffondersi di quelle che sono vere e proprie attività commerciali: il riciclaggio di denaro "sporco", la costituzione di istituti bancari, la compravendita di immobili, istituti e case di cura dichiaratamente "senza fine di lucro".
La casta della Santa Sede prolifica nella corte, detta più borghesemente "casa" dal motu proprio di Paolo VI del 28 marzo 1968 Pontificalis Domus, ovvero il Palazzo Apostolico stesso. Ramifica fuori dalla Città del Vaticano, ove è insediata dal 1929, tra prelature, comunità e associazioni laico-clericale, autentiche fonti di capitali finanziari provenienti da proprietà e donazioni. Queste risorse, destinate ad impegni di carità ed evangelizzazione, in realtà confluiscono soltanto in minima parte nelle sante opere cristiane che dovrebbero invece costituire l' impegno precipuo della santa casta e l' anima della Chiesa.
Eppure in questo contesto si distinguono nobili personalità dedite allo spirito puro del cristianesimo, le frange limpide della santa casta, sempre più rare, attive in terre di missione fino al martirio, impegnate in diversi campi della società e della scienza. Personalità a volte abbandonate a se stesse o messe da parte dai vertici della Santa Sede perché "non in linea con l'ortodossia cattolica" e, in casi estremi, condannate dal Sant' Uffizio, ovvero dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Parallelamente, le frange profanatrici del sacro e dei puri sentimenti cristiani inseguono il dio denaro, dedicandosi ad attività illegali e a comportamenti immorali all' insegna della pedofilia e dei sopprusi sessuali, spesso sotto la protezione dei vertici della casta preoccupati di nascondere l' ignominia. Intanto vengono favorite sempre più le organizzazioni autonome e perlopiù laiche create per fronteggiare i movimenti sociali non cristiani, fino a farle diventare avanguardie della Chiesa nella commercializzazione della religione.
La gestione delle finanze della Santa Sede va a interessare sempre più il tessuto politico, fino alla creazione di una associazione di laici e religiosi guidata da un prelato, parallela alla Chiesa di Roma: una prelatura personale, ovvero finanziariamente autonoma, decantata come "Opera di Dio". La sua storia è disseminata di "scandali" che peraltro non la sfiorano ormai più di tanto e sono diventati quasi un motivo ornamentale della sua esistenza.
Ripercorreremo qui tutta una varietà di eventi svoltisi nell' arco di duemila anni, lungo un excursus storico che nel bene e nel male ci permetterà infine, nella seconda parte di quest' opera, di qualificare e quantificare la santa casta nella sua gerarchia e struttura odierna. Avremo in ultima analisi un quadro completo e particolareggiato del mondo economico della Santa Sede, dei suoi movimenti all' interno delle finanze ufficiali, in strutture sbandierate come caritatevoli e "senza fini di lucro". E si comprenderà quanto questa santa casta non abbia tenuto presente l' esortazione allo stato di povertà del messaggio cristiano tramandata nel Vangelo di Luca (IX, 3): "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denari; parimenti non abbiate ciascuno due vesti". Un messaggio che è stato ribadito da Gregorio Magno, sei secoli prima di San Francesco: "Non abbiamo ricchezze nostre, ma ci è affidata la custodia e la distribuzione della sostanza del povero". Senza considerare il famoso ammonimento di Gesù in persona del Vangelo di Marco (XXII, 21), che è un' esplicita condanna a certi impegni politici millenari della santa casta: "Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". E ancora, l' altra prescrizione di Gesù nel Vangelo di Matteo (VI, 24): "Non potete servire nello stesso momento Dio e Mammona". (Premessa)
Claudio Rendina, LA SANTA CASTA DELLA CHIESA, Newton & Compton Editori, 2009