domenica 5 febbraio 2012

UNA CARTA DEL CREDENTE CATTOLICO. LA FEDE IN TASCA ANCHE SE È FINTA


di Marco Ventura in “Corriere della Sera” del 4 febbraio 2012
Avrà il formato di una carta di credito e sarà inizialmente stampata in un milione di esemplari. È la «Faith card», la carta della fede cattolica. I vescovi inglesi l'hanno presentata sul sito ufficiale della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles. Portiamo in tasca carte di tutti i tipi, ognuna reca un pezzo della nostra identità, ha spiegato Kieran Conry, 

 vescovo di Brighton: perché non aggiungerne una che ricordi al fedele la sua identità cattolica e il suo dovere di evangelizzare? Sul verso campeggerà un testo del Beato Newman sulla missione di servizio cui ogni credente è chiamato. Sul recto, il possessore della carta firmerà l' impegno, in quanto cattolico, a condividere la gioia di conoscere Cristo e a pregare, celebrare regolarmente i sacramenti, amare il prossimo, usare saggiamente i doni ricevuti e perdonare.
Anche se in calce comparirà l'invito in caso d'emergenza a contattare un prete cattolico, la «Faith card» va ben al di là del bisogno di un'estrema unzione regolare. Essa è rivelatrice di una concezione del fedele e della fede.
In un mondo indifferente o ostile, il fedele è disorientato. Confonde ciò che crede con ciò che dovrebbe credere. Pasticcia con l'identità. È timido con se stesso e intimidito dagli altri. La Chiesa lo soccorre parlando lo stesso linguaggio del post-moderno. Dimmi cosa hai in tasca e ti dirò chi sei.
Il mezzo è il messaggio: la carta della fede è la fede. Se la secolarizzazione trasforma le chiese in sette, si va a lezione di chi se ne intende: si impara dalla Torre di Guardia brandita dai Testimoni di Geova, dai distintivi lucenti dei Mormoni. «La carta è pensata per dare ai cattolici la forza di condividere la loro fede» scrive il vescovo di Brighton; del resto, precisa, «la gente ha spesso bisogno di aiuto per sapere cosa dire». Lo smarrimento del fedele non è segno di una spiritualità superficiale, di un malessere profondo da curare in profondità. Al contrario, è un inconveniente cui si rimedia dalla superficie. La carta di credito ti dà i soldi che non possiedi. La «Faith card» ti mette in tasca la fede che non hai.
Marco Ventura