lunedì 22 ottobre 2012

Il Vaticano invoca la presunzione di onestà contro chi spreca. Ma intanto chi fa pulizia viene allontanato

Secondo il capo della Prefettura vaticana degli Affari economici (fino a pochi mesi fa una sorte di Corte dei Conti), cardinale Giuseppe Versaldi, nei confronti di chi commette errori nell'amministrazione delle finanze vaticane deve valere anzitutto "la presunzione di buona intenzione e di onestà", finché non sia stato "dimostrato il contrario", anziché la "facile accusa di interesse o di potere personale".

Belle parole non c'è che dire, ma allora se vale il principio di onestà nei confronti di chi commette errori nell'amministrare il denaro all'interno delle sacre mura, per quale motivo chi segnala una situazione del genere viene rimosso dal suo incarico? Il caso emblematico è quello di Carlo Maria Viganò scelto nel luglio del 2009 da Benedetto XVI in persona come segretario generale del governatorato, ossia l'ente che gestisce gli appalti, gli acquisti e le ristrutturazioni d'Oltralpe.

L'azione di Viganò ha prodotto dei risultati strabilianti, risanando le finanze vaticane: infatti nel 2010 si è registrato un avanzo di 34.451.797 euro contro un deficit del 2009 pari a 7.815.183 euro.
Ed è lo stesso segretario generale a rivendicare i risultati in una lettera indirizzata al segretario di stato Bertone: "La situazione finanziaria del governatorato (nel 2009, ndr), già gravemente debilitata per la crisi mondiale, aveva subito perdite di oltre il 50-60 per cento, anche per l'imperizia di chi l'aveva amministrata".

Un esempio su tutti della cura dimagrante imposta dal segretario riguarda il presepe di piazza San Pietro: nel 2009 è arrivato a costare 550.000 euro ma l'anno successivo ne costerà 300.000 euro.
Ma l'aria di cambiamento in Vaticano non viene presa bene, tant'è che nel marzo del 2011 un articolo del Giornale non firmato insinuava che "Viganò non è riuscito a dare un colpo d'ala alle finanze statali. Sotto gli occhi di molti si consumano i ritardi legati al restauro del colonnato del Bernini per cui non si riescono a trovare i finanziatori o, meglio, chi dovrebbe attrarli non riesce nell'opera e in molti si lamentano dei metodi di gestione, ormai superati, da piccolo patrono di provincia".

Qualche giorno dopo l'uscita dell'articolo, precisamente il 22 marzo 2011, Viganò incontra il segretario di stato Tarcisio Bertone che gli comunica che dovrà lasciare il suo incarico con tre anni di anticipo. Motivo? Secondo Bertone Viganò con la sua opera avrebbe provocato delle tensioni in Vaticano.

Forse il pensiero della Chiesa riguardo gli sprechi può essere facilmente riassunto facendo riferimento alle parole del cardinale Giuseppe Versaldi: "Trasparenza non significa automaticamente pubblicizzazione del male che porta allo scandalo". E "solo se non c'è conversione, si deve ricorrere all'autorità competente alla quale spetta il compito di verificare le accuse senza che queste siano già considerate prova di malgoverno".

Ma è proprio ciò che ha tentato di fare Viganò quando, ad esempio, segnalò al segretario di stato e alla prefettura degli Affari economici gli sprechi del Comitato finanza e gestione (composto da alcuni banchieri), che nel solo 2009 portò ad un disavanzo di 2 milioni e mezzo di dollari.

http://it.ibtimes.com/articles/37404/20121021/il-vaticano-invoca-la-presunzione-di-onest-contro-chi-spreca-ma-intanto-chi-fa-pulizia-viene-allonta.htm