martedì 7 maggio 2013

Andreotti è morto, la Dc no

Co­mun­que la si pensi sul suo conto, Giulio An­dreot­ti è stato un per­so­nag­gio fon­da­men­ta­le (se non ad­di­rit­tu­ra il più im­por­tan­te) della De­mo­cra­zia Cri­stia­na e della co­sid­det­ta Prima Re­pub­bli­ca. Quella che ogni tanto si sente rim­pian­ge­re anche da in­so­spet­ta­bi­li laici. Tanto da far pen­sa­re che la me­mo­ria non sia tra le qua­li­tà più dif­fu­se.

Fin da gio­va­ne in Par­la­men­to, ha ri­co­per­to varie volte l’in­ca­ri­co di pre­si­den­te del con­si­glio e di mi­ni­stro nei di­ca­ste­ri più im­por­tan­ti. Uomo sor­nio­ne ma molto po­ten­te, cle­ri­ca­le di vec­chio stampo, ago della bi­lan­cia nella Dc e con nu­me­ro­si con­tat­ti e ami­ci­zie, anche am­bi­gue, viene sfio­ra­to da vari scan­da­li che coin­vol­go­no am­bien­ti di destra e cle­ri­ca­li. Negli anni Set­tan­ta, da mi­ni­stro della Difesa, ha rap­por­ti so­spet­ti con Mi­che­le Sin­do­na, il ban­chie­re espo­nen­te della loggia mas­so­ni­ca P2. C’è per­si­no chi si so­spet­ta che non fosse estra­neo alla morte di questi per av­ve­le­na­men­to da cia­nu­ro in car­ce­re. Dopo che Ro­ber­to Calvi, il ban­chie­re “di Dio” a capo del Banco Am­bro­sia­no, viene tro­va­to morto sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, si parlò anche di un coin­vol­gi­men­to di­ret­to di An­dreot­ti nella P2 e nei ser­vi­zi se­gre­ti pa­ral­le­li, in fun­zio­ne an­ti­co­mu­ni­sta.
 
"nel­l’I­sti­tu­to Opere di Re­li­gio­ne tran­si­ta­va­no mi­liar­di pro­prio su un conto se­gre­to di An­dreot­ti"
 
Gian­lui­gi Nuzzi, nel suo Va­ti­ca­no Spa, sulla base del­l’ar­chi­vio di mon­si­gnor Renato Dar­doz­zi rivela che nel­l’I­sti­tu­to Opere di Re­li­gio­ne tran­si­ta­va­no mi­liar­di pro­prio su un conto se­gre­to di An­dreot­ti. L’e­spo­nen­te Dc finì sotto pro­ces­so per rap­por­ti con la mafia, in par­ti­co­la­re con il clan dei Cor­leo­ne­si. Seb­be­ne il tri­bu­na­le di Pa­ler­mo abbia rav­vi­sa­to vi­ci­nan­za con i ma­la­vi­to­si, come Totò Riina, il reato è stato pre­scrit­to. Se­con­do i pen­ti­ti, pro­prio Gelli de­po­si­ta­va i soldi dei Cor­leo­ne­si nello Ior. Nuzzi ha ri­co­strui­to spo­sta­men­ti per cen­ti­na­ia di mi­lio­ni di euro che ri­ci­cla­va­no denaro sporco e tan­gen­ti nella ‘banca’ del Va­ti­ca­no. Soldi che, è il so­spet­to, ali­men­ta­va­no almeno in parte quel si­ste­ma opaco di con­ni­ven­ze tra am­bien­ti della De­mo­cra­zia Cri­stia­na, cri­mi­na­li­tà or­ga­niz­za­ta che ge­sti­va sul ter­ri­to­rio il voto di scam­bio e fi­nan­za bianca più spre­giu­di­ca­ta.
 
An­dreot­ti è stato da sempre molto vicino alle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che e ai papi che si sono suc­ce­du­ti du­ran­te la sua vita. Tra i tanti com­men­ti, coglie bene il du­pli­ce aspet­to di uomo di potere tem­po­ra­le e ’spi­ri­tua­le’ la de­fi­ni­zio­ne di Marco Politi, che lo ri­tie­ne un “car­di­na­le laico”, “nel solco del cu­ria­li­smo tri­den­ti­no e della le­zio­ne di Ma­chia­vel­li”. An­dreot­ti di­fen­de­va gli in­te­res­si della Chiesa, so­stie­ne Politi, non come un sem­pli­ce “fac­cen­die­re” della Chiesa, ma come “chi fa parte or­ga­ni­ca­men­te della sua strut­tu­ra”.

Lo faceva in ma­nie­ra di­scre­ta, im­pas­si­bi­le ed ef­fi­ca­ce, senza sbrac­ciar­si e sbrai­ta­re come tanti sco­din­zo­lan­ti cro­cia­ti odier­ni su que­stio­ni di prin­ci­pio. Ha cer­ca­to l’in­te­sa anche con i co­mu­ni­sti per stem­pe­ra­re l’im­pat­to di ri­for­me su di­vor­zio e aborto. Ma è stato co­mun­que sulle po­si­zio­ni espres­se dalla Chiesa, come quando so­sten­ne l’a­sten­sio­ne al re­fe­ren­dum sulla fe­con­da­zio­ne as­si­sti­ta. Ha con­vin­to Pio XII a far nau­fra­ga­re il li­sto­ne con i fa­sci­sti nel 1952 per timore che l’e­stre­ma destra di­ven­tas­se troppo po­ten­te, ma dopo la guerra si era pro­di­ga­to a far me­ta­bo­liz­za­re dalla Dc pro­prio i fa­sci­sti, per fa­vo­ri­re il colpo di spugna sugli im­ba­raz­zan­ti rap­por­ti tra Va­ti­ca­no e dit­ta­tu­ra.
 
"Per­si­no alla di­plo­ma­zia sta­tu­ni­ten­se il Divo Giulio e i suoi sem­bra­va­no troppo cle­ri­ca­li"
 
An­dreot­ti ha cal­deg­gia­to anche la cre­sci­ta e il con­so­li­da­men­to di Co­mu­nio­ne e Li­be­ra­zio­ne, so­prat­tut­to tra­mi­te Vit­to­rio Sbar­del­la, spre­giu­di­ca­to po­li­ti­co romano so­pran­no­mi­na­to ‘Squa­lo’ e di­ret­to­re del ciel­li­no Il Sabato. Lo stesso An­dreot­ti ha di­ret­to 30 Giorni, ri­vi­sta sempre legata a Cielle. Per­si­no alla di­plo­ma­zia sta­tu­ni­ten­se il Divo Giulio e i suoi sem­bra­va­no troppo cle­ri­ca­li, come emerso dai di­spac­ci pub­bli­ca­ti da Wi­ki­leaks. An­dreot­ti è pas­sa­to alla storia anche per l’at­tac­co vee­men­te (uno dei pochi della sua vita) al ca­po­la­vo­ro del neo­rea­li­smo ita­lia­no, il film Um­ber­to D. di Vit­to­rio De Sica, “reo” di aver di­pin­to cru­da­men­te la so­li­tu­di­ne di un an­zia­no in Italia, “che è anche la patria di don Bosco”.
 
Non c’è molto, in questo suc­cin­to re­so­con­to, che possa spin­ge­re a rim­pian­ge­re i bei tempi della De­mo­cra­zia Cri­stia­na. Che pe­ral­tro è ancora viva, e più che mai al potere: o meglio, al potere ci sono ancora i de­mo­cri­stia­ni. Per­si­no il “gio­va­ne” pre­si­den­te del Con­si­glio, Enrico Letta, fece a tempo tra il 1991 e il 1995 a ri­co­pri­re l’in­ca­ri­co di pre­si­den­te dei Gio­va­ni de­mo­cri­stia­ni eu­ro­pei. Il suo vice, An­ge­li­no Alfano, è stato se­gre­ta­rio pro­vin­cia­le del mo­vi­men­to gio­va­ni­le Dc di Agri­gen­to. Come l’al­tra “gio­va­ne spe­ran­za” Matteo Renzi, pro­ven­go­no da fa­mi­glie di no­ta­bi­li Dc.
 
L’u­ni­ca dif­fe­ren­za è che la Dc poté con­ta­re a lungo su ri­sul­ta­ti elet­to­ra­li im­por­tan­ti, figli di una so­cie­tà cle­ri­ca­le nel­l’a­ni­ma. I de­mo­cri­stia­ni di oggi hanno invece a che fare con una so­cie­tà sempre più laica e se­co­la­riz­za­ta. La classe di­ri­gen­te resta tut­ta­via cle­ri­ca­le nella forma, e al Va­ti­ca­no tanto basta, perché quale cin­ghia di tra­smis­sio­ne dei de­si­de­ra­ta dei ve­sco­vi è al­tret­tan­to ef­fi­ca­ce. Forse è per questo che qual­che laico rim­pian­ge i tempi di An­dreot­ti: il Divo aveva per­lo­me­no qual­che ra­gio­ne in più per essere così per­vi­ca­ce­men­te cle­ri­ca­le. An­zi­ché ab­ban­do­nar­si ai rim­pian­ti, però, sa­reb­be op­por­tu­no agire mag­gior­men­te per ren­de­re la classe di­ri­gen­te del Paese più coe­ren­te con le opi­nio­ni dei suoi cit­ta­di­ni.