giovedì 30 maggio 2013

Genesi e natura della violenza sulle donne

inquisizione
L’ap­pro­va­zio­ne della con­ven­zio­ne di Istan­bul è, a suo modo, un titolo di merito per la Camera dei de­pu­ta­ti ita­lia­ni, tra le prime a va­gliar­la. Sen­z’al­tro meno degne di ap­plau­si sono le tante as­sen­ze da parte degli ono­re­vo­li, du­ran­te il di­bat­ti­to e al mo­men­to del voto. Pren­dia­mo tut­ta­via atto che, in un mo­men­to in cui le cro­na­che si riem­pio­no di no­ti­zie di or­ri­bi­li vio­len­ze cri­mi­ni sulle donne, un se­gna­le è stato dato.

La con­ven­zio­ne del Con­si­glio d’Eu­ro­pa, si­gla­ta a Istan­bul nel maggio del 2011, è tesa a pre­ve­ni­re e con­tra­sta­re la vio­len­za nei con­fron­ti delle donne e la vio­len­za do­me­sti­ca. Un tema caldo, visti i tanti casi di vio­len­ze e di omi­ci­di che col­pi­sco­no le donne in Italia. La con­ven­zio­ne è stata ra­ti­fi­ca­ta dalla Camera e ora pas­se­rà al Senato per l’ap­pro­va­zio­ne de­fi­ni­ti­va. Il do­cu­men­to punta a con­tra­sta­re non solo le ag­gres­sio­ni, il fem­mi­ni­ci­dio, la per­se­cu­zio­ne e lo stal­king verso le donne, ma anche le mu­ti­la­zio­ni ge­ni­ta­li fem­mi­ni­li e i ma­tri­mo­ni com­bi­na­ti, per af­fer­ma­re una vera au­to­no­mia e la parità di di­rit­ti ri­spet­to al­l’uo­mo.
 
"la Russia e il Va­ti­ca­no hanno pro­po­sto di to­glie­re il ri­fe­ri­men­to alla vio­len­za omo­fo­bi­ca"
 
In teoria i prin­ci­pi af­fer­ma­ti dalla Con­ven­zio­ne di Istan­bul do­vreb­be­ro essere ge­ne­ral­men­te con­di­vi­si da tutti coloro che so­sten­go­no i di­rit­ti delle donne. Ma du­ran­te la fase di ela­bo­ra­zio­ne del do­cu­men­to, come de­nun­cia­to da Am­ne­sty In­ter­na­tio­nal, pro­prio la Russia e il Va­ti­ca­no hanno pro­po­sto di to­glie­re il ri­fe­ri­men­to alla vio­len­za omo­fo­bi­ca contro le­sbi­che, bi­ses­sua­li e tran­sgen­der, con l’in­ten­zio­ne di can­cel­la­re il ri­fe­ri­men­to al­l’o­rien­ta­men­to ses­sua­le e al­l’i­den­ti­tà di genere come base inam­mis­si­bi­le di di­scri­mi­na­zio­ne. Nel passo in que­stio­ne, l’ar­ti­co­lo 4 comma 3, si legge:
 
L’at­tua­zio­ne delle di­spo­si­zio­ni della pre­sen­te Con­ven­zio­ne da parte delle Parti con­traen­ti, in par­ti­co­la­re le misure de­sti­na­te a tu­te­la­re i di­rit­ti delle vit­ti­me, deve essere ga­ran­ti­ta senza alcuna di­scri­mi­na­zio­ne fon­da­ta sul sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla re­li­gio­ne, sulle opi­nio­ni po­li­ti­che o di qual­sia­si altro tipo, sul­l’o­ri­gi­ne na­zio­na­le o so­cia­le, sul­l’ap­par­te­nen­za a una mi­no­ran­za na­zio­na­le, sul censo, sulla na­sci­ta, sul­l’o­rien­ta­men­to ses­sua­le, sul­l’i­den­ti­tà di genere, sul­l’e­tà, sulle con­di­zio­ni di salute, sulla di­sa­bi­li­tà, sullo status ma­tri­mo­nia­le, sullo status di mi­gran­te o di ri­fu­gia­to o su qua­lun­que altra con­di­zio­ne.
 
Con­si­de­ran­do gli epi­so­di di in­tol­le­ran­za e le vio­len­ze pro­prio nei con­fron­ti dei gay (in questo caso delle le­sbi­che), to­glie­re quel ri­fe­ri­men­to appare assai inop­por­tu­no. Ma pro­prio il mondo cat­to­li­co più in­tran­si­gen­te ha ac­col­to male il ‘ri­schio’ che ve­nis­se ri­co­no­sciu­ta la di­scri­mi­na­zio­ne nei con­fron­ti degli omo­ses­sua­li. In Par­la­men­to Paola Bi­net­ti, de­pu­ta­ta Udc af­fi­lia­ta al­l’O­pus Dei, ha fatto ap­pro­va­re un ordine del giorno per man­te­ne­re la “coe­ren­za” della con­ven­zio­ne con la Co­sti­tu­zio­ne ed “evi­ta­re alcune am­bi­gui­tà spe­ci­fi­che”. Tra­dot­to, l’og­get­to del con­ten­de­re è stato l’ar­ti­co­lo 3 re­la­ti­vo alle de­fi­ni­zio­ni, che al punto c recita:
 
con il ter­mi­ne “genere” ci si ri­fe­ri­sce a ruoli, com­por­ta­men­ti, at­ti­vi­tà e at­tri­bu­ti so­cial­men­te co­strui­ti che una de­ter­mi­na­ta so­cie­tà con­si­de­ra ap­pro­pria­ti per donne e uomini
 
“Non si sen­ti­va alcun bi­so­gno di in­tro­dur­re il con­cet­to di genere in un trat­ta­to in cui al centro del­l’at­ten­zio­ne c’è la donna in evi­den­te e chiara con­trap­po­si­zio­ne con il ma­schio”, ha so­ste­nu­to Bi­net­ti. Su questo tasto aveva bat­tu­to anche la de­pu­ta­ta Pdl (ex Pd) Dorina Bian­chi sul ciel­li­no Tempi: “l’I­ta­lia fir­me­rà, ma oc­cor­re che la ra­ti­fi­ca del trat­ta­to av­ven­ga nel ri­spet­to del suo or­di­na­men­to”. Sul quo­ti­dia­no dei ve­sco­vi Av­ve­ni­re il giu­ri­sta Fran­ce­sco D’A­go­sti­no ne ap­pro­fit­ta per cri­ti­ca­re la deriva (dal punto di vista cat­to­li­co) che porta ad una mag­gio­re ac­cet­ta­zio­ne degli omo­ses­sua­li e dei loro di­rit­ti, e di stra­fo­ro cita cri­ti­ca­men­te pro­prio la Con­ven­zio­ne di Istan­bul.

Tutto ciò appare in linea con la dot­tri­na cat­to­li­ca: in fondo, i dodici apo­sto­li erano tutti uomini e la donna è stata de­sti­na­ta da san Paolo in una po­si­zio­ne di mi­no­ran­za, quindi re­le­ga­ta ad “angelo del fo­co­la­re” come sposa fedele a fianco del­l’uo­mo — senza pos­si­bi­li­tà di di­vor­zia­re — con la car­rie­ra re­li­gio­sa quale unica forma di ascen­so­re so­cia­le per le single.
 
Una linea ri­ma­sta salda nel corso dei secoli, anche con l’en­ci­cli­ca Casti Con­nu­bii (1930) di Pio XI, che con­tra­sta­va aper­ta­men­te le con­ce­zio­ni mo­der­ne e li­be­ra­li del ma­tri­mo­nio e che tut­to­ra rimane tra i ri­fe­ri­men­ti dot­tri­na­ri del cat­to­li­ce­si­mo. Nel­l’en­ci­cli­ca il papa ri­ba­di­va che il ma­tri­mo­nio è un sa­cra­men­to isti­tui­to da Dio e quindi in­dis­so­lu­bi­le. Tra le sue fi­na­li­tà ci sono la pro­crea­zio­ne e l’e­du­ca­zio­ne cri­stia­na dei figli, quindi ven­go­no con­dan­na­ti con­trac­ce­zio­ne e aborto. L’e­man­ci­pa­zio­ne della donna viene bol­la­ta come con­tra­ria alla dot­tri­na pao­li­na, che vuole la donna sot­to­mes­sa.
 
"mo­del­lo di so­cie­tà ma­schi­li­sta e pa­triar­ca­le e di una con­ce­zio­ne “pro­prie­ta­ria” delle fem­mi­ne"
 
D’al­tron­de, ancora oggi i sa­cer­do­ti sono solo uomini, la Chiesa nega i di­rit­ti ri­pro­dut­ti­vi della donna e non am­met­te il di­vor­zio. Anche quando il marito è ma­ne­sco: il con­si­glio in­for­ma­le dei par­ro­ci è quello di “sop­por­ta­re“. Re­cen­te­men­te, per­si­no l’ar­ci­ve­sco­vo di Co­lo­nia, il car­di­na­le Joa­chim Mei­sner, noto in Ger­ma­nia per le po­si­zio­ni con­ser­va­tri­ci, ha con­si­glia­to alle donne di ri­ma­ne­re a casa per fare più figli. Tutto ciò non im­pli­ca, be­nin­te­so, che il cat­to­li­ce­si­mo inciti alla vio­len­za sulle donne.
 
Ma di fatto è la ra­ti­fi­ca di un mo­del­lo di so­cie­tà ma­schi­li­sta e pa­triar­ca­le e di una con­ce­zio­ne “pro­prie­ta­ria” delle fem­mi­ne, che non ven­go­no in alcun modo con­te­sta­ti. L’im­pres­sio­ne è che questo quadro sia in­ter­pre­ta­to come bio­lo­gi­co, quindi “na­tu­ra­le”. Non pren­den­do le di­stan­ze in alcun modo da tale mo­del­lo, è ine­vi­ta­bi­le che ben dif­fi­cil­men­te si riesce a far evol­ve­re la con­di­zio­ne della donna.
 
L’ul­ti­mo caso di fem­mi­ni­ci­dio salito agli onori della cro­na­ca è quello di Co­ri­glia­no Ca­la­bro in pro­vin­cia di Co­sen­za, in cui la se­di­cen­ne Fa­bia­na Luzzi è stata uccisa del suo fi­dan­za­to. Ancora una volta ne emerge , scrive Fabio Sa­ba­ti­ni sul blog de Il Fatto, quella cul­tu­ra “me­die­va­le e ses­si­sta con­di­vi­sa” e “col­ti­va­ta nella fa­mi­glia, nel vil­lag­gio e nel resto del paese” pur­trop­po assai ra­di­ca­ta so­prat­tut­to nel Mez­zo­gior­no. È in­ter­ve­nu­to sulla vi­cen­da anche l’ar­ci­ve­sco­vo di Ros­sa­no-Ca­ria­ti, Ste­fa­no Mar­cia­nò, che ha chie­sto di pre­ga­re per l’as­sas­si­no. Manca nelle parole del pre­la­to l’at­ten­zio­ne per la di­gni­tà della donna, che viene tut­to­ra trat­ta­ta come un og­get­to.
 
Ancora una volta, un ve­sco­vo non si pre­oc­cu­pa di in­ter­ve­ni­re sulle cause che con­du­co­no alla vio­len­za nei con­fron­ti delle donne. Ancora una volta, nes­su­na con­ces­sio­ne viene fatta alla loro au­spi­ca­bi­le eman­ci­pa­zio­ne. L’at­ten­zio­ne è solo per l’uomo e alla ri­chie­sta di per­do­no nei suoi con­fron­ti. Non ci sembra un at­teg­gia­men­to ade­gua­to ai rischi che tante donne cor­ro­no.