martedì 21 maggio 2013

Il controverso rapporto dell’islam con la sessualità

L’ir­ru­zio­ne della mo­der­ni­tà nella vita di ogni giorno, e le con­se­guen­ze che ne de­ri­va­no, non co­sti­tui­sce un pro­ble­ma sol­tan­to per il cri­stia­ne­si­mo. Tutto som­ma­to, è ormai di­ver­so tempo che ci ha a che fare. Per l’i­slam le cose sono un po’ più com­pli­ca­te: perché è pre­va­len­te­men­te dif­fu­so in paesi meno mo­der­ni, e perché negli ultimi tempi la lea­der­ship del mondo mu­sul­ma­no sembra es­ser­si spo­sta­ta nelle mani di gruppi più con­ser­va­to­ri, quando non aper­ta­men­te in­te­gra­li­sti. Cio­no­no­stan­te, la mo­der­ni­tà rap­pre­sen­ta una sfida ovun­que. In par­ti­co­la­re, quando mette in di­scus­sio­ne com­por­ta­men­ti con­so­li­da­ti in ambiti pri­ma­ri. Uno, in par­ti­co­la­re: la ses­sua­li­tà.

"È la donna ad essere più mal­trat­ta­ta e di­scri­mi­na­ta, a dover sot­to­sta­re al­l’au­to­ri­tà"
 
Nella dot­tri­na isla­mi­ca, i rap­por­ti ses­sua­li sono leciti dentro il ma­tri­mo­nio e se non com­por­ta­no adul­te­rio (zina, o “for­ni­ca­zio­ne”), ma in ge­ne­ra­le c’è una certa tol­le­ran­za nei con­fron­ti dei maschi ete­ro­ses­sua­li, anche con so­lu­zio­ni come il mutah (”ma­tri­mo­nio tem­po­ra­neo”) tra gli sciiti, che può di fatto con­sen­ti­re la pro­sti­tu­zio­ne. È la donna ad essere più mal­trat­ta­ta e di­scri­mi­na­ta, a dover sot­to­sta­re al­l’au­to­ri­tà della fa­mi­glia e ad essere sot­to­po­sta a pene ancora oggi, come di­mo­stra­no i tanti casi nei paesi in cui vige la legge isla­mi­ca. La re­li­gio­ne mu­sul­ma­na am­met­te anche il di­vor­zio e la po­li­ga­mia, ma a van­tag­gio del­l’uo­mo.
 
Quello del­l’i­slam con il sesso è in teoria, dal punto di vista dot­tri­na­rio, un rap­por­to più aperto e sano del cat­to­li­ce­si­mo, ma a ben guar­da­re nella pra­ti­ca è sot­to­po­sto a limiti più rigidi. Meno con­dan­na morale e de­mo­niz­za­zio­ne spi­ri­tua­le, meno in­si­sten­za sulla ca­sti­tà e la con­ti­nen­za. Ma anche, ove certi limiti siano tra­sgre­di­ti in zone dove si ap­pli­ca la legge isla­mi­ca in ma­nie­ra strin­gen­te, la la­pi­da­zio­ne (sulla base degli hadith, i detti del pro­fe­ta Mao­met­to) e fru­sta­te o esilio (sulla base del Corano). Coe­si­sto­no di­ver­se in­ter­pre­ta­zio­ni a se­con­da delle scuole giu­ri­di­che, con­si­de­ra­to che manca una au­to­ri­tà su­pe­rio­re che avoca a sé il mo­no­po­lio del rap­por­to con la di­vi­ni­tà, e ciò fa sì che in alcuni paesi le pene siano meno dra­sti­che.
 
I limiti im­po­sti dal­l’i­slam, so­prat­tut­to per la ses­sua­li­tà dentro il ma­tri­mo­nio, fa­vo­ri­sco­no fe­no­me­ni cu­rio­si. Vista la ri­gi­di­tà dei co­stu­mi in patria, non sembra strano che una parte non in­dif­fe­ren­te del traf­fi­co verso siti por­no­gra­fi­ci israe­lia­ni — pre­fe­ri­bil­men­te con “nar­ra­zio­ni” che vedono pro­ta­go­ni­sti attori e at­tri­ci nei panni di agenti del Mossad o sol­da­ti — pro­ven­ga da paesi isla­mi­ci. Anche il porno gay ri­sul­ta più cer­ca­to e clic­ca­to ri­spet­to a quello etero nei paesi più omo­fo­bi, come quelli isla­mi­ci o afri­ca­ni.
 
Ci sono però anche donne isla­mi­che che ri­fiu­ta­no lo stile di vita oc­ci­den­ta­le e in­dos­san­do il velo op­po­nen­do­si alle con­qui­ste del­l’e­man­ci­pa­zio­ne fem­mi­ni­le. Un fe­no­me­no cre­scen­te è in­fat­ti quello delle donne con­ver­ti­te che met­to­no il velo, in­te­gra­le e non. Molte in­dos­sa­no niqab, hijab o altro perché co­stret­te dalle fa­mi­glie, dagli uomini e dai det­ta­mi della re­li­gio­ne. Ma tante altre, come so­stie­ne la scrit­tri­ce di ori­gi­ne li­ba­ne­se Hanan al-Shay­kh, la ri­ten­go­no una scelta di li­ber­tà contro il mo­del­lo oc­ci­den­ta­le, per­si­no per moda quando co­min­cia­no a farlo le altre o per vo­lon­tà di tra­sgres­sio­ne. L’au­tri­ce del ro­man­zo Only in London (pub­bli­ca­to nel 2001 e che esce ora in Italia con il titolo Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore) e che ha scelto di non por­ta­re il velo, so­stie­ne che “la re­li­gio­ne pro­prio non c’en­tra”: ve­lar­si per le donne rap­pre­sen­ta un il­lu­so­rio “ri­fiu­gio di li­ber­tà” per im­pe­di­re agli uomini di guar­dar­le come og­get­to ses­sua­le.

Con la pri­ma­ve­ra araba sono emerse, seb­be­ne in sor­di­na, anche istan­ze fem­mi­ni­ste di eman­ci­pa­zio­ne e di af­fer­ma­zio­ne dei di­rit­ti delle donne, in con­trap­po­si­zio­ne fron­ta­le con la cul­tu­ra ma­schi­li­sta e pa­triar­ca­le. E contro la ten­den­za delle frange più isla­mi­ste di det­ta­re legge pro­prio contro l’au­to­no­mia delle donne queste si at­ti­va­no, come de­scrit­to in Se­xua­li­ty in Muslim Con­tex­ts. Re­stric­tions and Re­si­stan­ce. Tanto che sul sesso, che fino a poco tempo fa nei paesi isla­mi­ci era ar­go­men­to-ta­bù, fio­ri­sco­no ri­fles­sio­ni e studi. Come il libro di She­reen El Feki — scien­zia­ta e im­mu­no­lo­ga di ori­gi­ne egi­zia­na che vive in Canada — Sex and the Ci­ta­del. In­ti­ma­te Life in a Chan­ging Arab World, che sta su­sci­tan­do scan­da­lo per la sua esplo­ra­zio­ne senza veli (è pro­prio il caso di dirlo) nella ses­sua­li­tà dentro il mondo isla­mi­co. Testo già cen­su­ra­to in Egitto, con­tie­ne una mole no­te­vo­le di dati e di in­ter­vi­ste su vari fe­no­me­ni, come le mu­ti­la­zio­ni ge­ni­ta­li fem­mi­ni­li e il dating on line.
 
Come spiega El Feki, la ri­chie­sta di de­mo­cra­zia e di­rit­ti da parte delle donne non può pre­scin­de­re da una istan­za di li­be­ra­zio­ne ses­sua­le, non ne­ces­sa­ria­men­te di rot­tu­ra ri­spet­to alla tra­di­zio­ne isla­mi­ca. A farne le spese sono per il mo­men­to so­prat­tut­to le donne, visto che “l’i­slam proi­bi­sce ca­te­go­ri­ca­men­te rap­por­ti ses­sua­li fuori dal ma­tri­mo­nio, agli uomini quanto alle donne”, ma “è pra­ti­ca comune che gli uomini fac­cia­no sesso con altri uomini o donne”, cosa che le pone in una con­di­zio­ne di su­bal­ter­ni­tà so­cia­le. Il pro­ble­ma si pone anche in Oc­ci­den­te, dove esiste una nu­me­ro­sa co­mu­ni­tà pro­ve­nien­te dai paesi mu­sul­ma­ni: anche qui gli isla­mi­ci (e le isla­mi­che) devono pren­de­re co­scien­za del fatto che vanno tu­te­la­ti anche i di­rit­ti nella sfera ses­sua­le. “Nes­su­no può to­glier­mi dalla testa il dubbio di come i gio­va­ni cit­ta­di­ni arabi pos­sa­no essere cit­ta­di­ni par­te­ci­pan­ti e attivi alla vita pub­bli­ca se non avran­no la li­ber­tà e la pos­si­bi­li­tà di ac­ce­de­re a in­for­ma­zio­ni sul pro­prio corpo e la pro­pria ses­sua­li­tà”, chiosa.
 
"a seno nudo come gesto pro­vo­ca­to­rio per pro­te­sta­re contro il ma­schi­li­smo isla­mi­co"
 
Ma non è facile, come di­mo­stra il caso di Amina Tyler in Tu­ni­sia. La gio­va­ne, che si de­scri­ve come mi­li­tan­te di Femen, ha po­sta­to su in­ter­net foto in cui ap­pa­ri­va a seno nudo come gesto pro­vo­ca­to­rio per pro­te­sta­re contro il ma­schi­li­smo isla­mi­co. Gesto che ha su­sci­ta­to rea­zio­ni varie e scan­da­lo, tanto che un re­li­gio­so isla­mi­co ne ha in­vo­ca­to la la­pi­da­zio­ne tra­mi­te fatwa perché contro la morale. Dopo as­sen­za di no­ti­zie per qual­che tempo, la ra­gaz­za è ri­com­par­sa e ha de­nun­cia­to di essere stata se­gre­ga­ta dalla sua fa­mi­glia, nonché pic­chia­ta, im­bot­ti­ta di psi­co­far­ma­ci e co­stret­ta a leg­ge­re il Corano seb­be­ne si di­chia­ri agno­sti­ca. Nei vio­len­ti scon­tri a Kai­rouan tra i sa­la­fi­ti e le forze di po­li­zia, a se­gui­to del di­vie­to delle au­to­ri­tà a un raduno di Ansar al-Sha­riah, pro­prio Amina è stata ar­re­sta­ta. Se­con­do le ri­co­stru­zio­ni è stata por­ta­ta via per evi­ta­re la rea­zio­ne della folla, avendo pro­te­sta­to e scrit­to con lo spray “Femen” vicino a una mo­schea.
 
Siamo d’ac­cor­do anche noi con She­reen El Feki. I di­rit­ti ses­sua­li sono di­rit­ti fon­da­men­ta­li, pri­ma­ri di ogni in­di­vi­duo. Le re­li­gio­ni lo sanno e vi si op­pon­go­no. Pra­ti­ca­men­te sempre. Gli in­di­vi­dui hanno però l’e­nor­me potere di re­spin­ge­re tali in­ge­ren­ze. Non è facile, tal­vol­ta nem­me­no in Italia, e nei paesi mu­sul­ma­ni sembra quasi im­pos­si­bi­le. Eppure qual­co­sa si sta muo­ven­do anche là. Perché non esiste con­vin­zio­ne mo­no­li­ti­ca che non possa essere sca­va­ta, goccia a goccia.