domenica 21 ottobre 2012

Campo magnetico e “fine del mondo”. Nuovi dati

Il comportamento di una ipotetica bussola 41.000 anni fa


Secondo i sostenitori della “fine del mondo” – che dovrebbe avvenire il 21.12.2012 – una delle cause del fenomeno potrebbe essere un’improvvisa inversione del campo magnetico che manderà il tilt il nostro nucleo terrestre. [La bufala della fine del mondo]
 
Questa ipotesi la possiamo escludere al 1000 per 1000, tuttavia il problema dell’inversione del campo magnetico, ossia del modo con il quale esso avviene e delle conseguenze che può avere sulla vita del pianeta, non è ancora stato spiegato nei dettagli. Ma ora un po’ di nuova luce è stata gettata grazie ad uno studio realizzato dal GTZ German Research Centre for Geosceinces sui sedimenti estratti dal fondo del Mar Nero.

L’inversione dell’era glaciale
Risulta infatti, che 41.000 anni fa, in piena era glaciale, la Terra ebbe un’inversione del campo magnetico, le cui caratteristiche sono state messe in luce con una certa chiarezza. Quando si parla di “inversione del campo magnetico” significa che nel periodo di inversione se fosse esistita la bussola essa avrebbe indicato il Polo Nord magnetico dove oggi c’è il Polo Sud. Inversioni di questo tipo sono sempre avvenute nel passato o almeno si è certi che si sono verificate con una certa frequenza nell’ultimo miliardo di anni. [Quando la Terra era una palla di ghiaccio - Multimedia]

Inversione rapida, ma int ermini geologici
La domanda però alla quale i geologi non sono mai riusciti a dare una risposta precisa è la seguente: in quanto tempo si verifica l’inversione? In poche ore? O ci vogliono decenni, secoli o millenni? Secondo i più l’inversione avverrebbe nell’arco di alcuni millenni. L’inversione è veloce Ma stando a quanto trovato sul fondo del Mar Nero “l’inversione avrebbe richiesto non più di 250 anni, un’inezia in termini geologici”, spiega Norbert Nowaczyk che ha realizzato i recenti studi. Durante quel periodo il campo magnetico terrestre aveva un’intensità che non superava il 5% di quella dei nostri giorni. “Ciò significa –continua il ricercatore- che il nostro pianeta aveva perso quasi completamente la protezione che offre il campo magnetico nei confronti dei raggi cosmici e questo determinò una forte esposizione alle radiazioni che arrivano dallo spazio”.
Questa deduzione è testimoniata dalla presenza del Berillio 10, un elemento radioattivo trovato nei sedimenti del Mar Nero e in quelli dei ghiacci della Groenlandia, il quale si forma dall’impatto dei raggi cosmici con alcuni elementi presenti nell’atmosfera. L’inversione magnetica in questione era già stata rilevata nel Massiccio Centrale della Francia, ma non si era capito -fino ad oggi- se essa fosse una situazione locale o planetaria. Avendo trovato testimonianza della sua esistenza anche nel Mar Nero è evidente che essa fu universale.

Durò poco

L’inversione in questione durò per non più di 440 anni, durante i quali il campo magnetico aveva un’intensità del 25% rispetto a quella attuale, dopo di ché con la medesima velocità con la quale si era invertito, il Polo Nord magnetico riprese la sua attuale posizione.

Cosa significa tutto questo? Innanzi tutto ci siamo fatti un’idea che l’inversione del campo magnetico può essere veloce e che può essere preceduta da una forte diminuzione dell’intensità del campo magnetico stesso. Detto questo guardiamo un attimo alla situazione attuale: dal 1800 (grosso modo) ad oggi il campo magnetico sta notevolmente diminuendo d’intensità, anche se non ai livelli in cui scese 41.000 anni fa. Potrebbe voler dire che la prossima inversione è vicina? Non è da escludere, ma certo non entro il 21 dicembre 2012, un po’ più in là forse. Altre scoperte Un’ultima cosa: lo studio dei sedimenti del Mar Nero ha permesso anche di evidenziare che la polvere dell’eruzione del Vesuvio avvenuta 39.500 anni fa arrivò fino all’Asia e che 41.000 anni fa l’Asia stessa subi profondi cambiamenti climatici.