mercoledì 6 giugno 2012

Come si finanziano le Chiese

Come funziona negli altri paesi

L’originalità e la peculiarità del sistema italiano di finanziamento delle confessioni religiose in Italia, con il prevalere al suo interno del sistema dell’8 per mille, si evidenziano anche solo ad un rapido e sommario confronto con i sistemi vigenti in altri paesi.



In Spagna per la Chiesa cattolica sono previste varie forme di finanziamento. Alcune sono riconducibili al sistema tributario, come la asignación tributaria, le donazioni deducibili ed una serie di esenzioni fiscali, mentre altre ne sono distinte, come gli esborsi connessi alla prestazione di alcuni servizi religiosamente caratterizzati quali l’assistenza spirituale nelle istituzioni chiuse, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, i contributi a favore dell’edilizia di culto e del patrimonio culturale di interesse religioso.
Il sistema della asignación tributaria, in sostituzione del precedente sistema della cosiddetta dotación presupuestaria del Concordato franchista del 1953, è stato attuato in varie fasi a partire dal 1979. Prevedeva originariamente che i contribuenti potessero destinare la quota dello 0,5239% del proprio imponibile Irpef in favore della Chiesa cattolica. Un sistema in alcuni aspetti simile a quello dell’8 per mille italiano con però alcune differenze sostanziali. Per esempio, mentre il contribuente italiano con la propria firma destina una quota generica dell’8 per mille del gettito Irpef, quello spagnolo destina l’effettivo 0,5239% del proprio reddito, così come accade per la tassa religiosa tedesca. La legislazione ha però previsto il mantenimento di un tetto minimo da riconoscere alla Chiesa cattolica (che per il 2006 era stato fissato in 12.020.242,08 euro mensili). Nel 2007 a seguito di trattative tra esponenti della Conferenza episcopale spagnola e del governo spagnolo è stato finalmente raggiunto un accordo interpretativo sul sistema della asignación tributaria che è divenuto così definitivo e il cui il coefficiente dell’Irpef è stato portato allo 0,7%. In cambio la Chiesa cattolica ha accettato definitivamente l’abbandono del sistema della dotación presupuestaria e il superamento dell’esenzione dall’Iva. Circa le altre confessioni religiose è prevista la possibilità di dedurre fiscalmente le donazioni volontarie soltanto per quelle che hanno stipulato accordi e cioè la Federación de Entidades Religiosas Evangelicas de España, con la Federación de Comunidades Israelitas e con la Comisión Islamica de España. Inoltre, dal 2005 è stato previsto che le confessioni religiose con un accordo o che abbiano ottenuto il riconoscimento detto del «notaio arraigo» possano partecipare ad una forma particolare di finanziamento. Viene annualmente stabilita una somma, per il 2007 di 4,5 milioni di euro, per il finanziamento di progetti che contribuiscano ad una migliore integrazione sociale e culturale delle minoranze religiose in Spagna, progetti presentati dalle confessioni religiose non cattoliche in possesso delle menzionate condizioni. La gestione di questo fondo è stata affidata ad una Fondazione pubblica appositamente creata.

Un caso particolarissimo è quello dell’Inghilterra dove, pur non esistendo un esplicito finanziamento statale, la Chiesa anglicana è strutturata ancora oggi su base beneficiaria, non avendo subito, in quanto Chiesa ufficiale, una spoliazione radicale come è avvenuto in altri paesi europei nel corso dell’Ottocento. La soddisfazione delle esigenze della Chiesa è garantita dalle donazioni dei fedeli e dalla costituzione di un ente giuridico pubblico (i Church Commissioners) che gestisce le proprietà della Chiesa sotto forma di trust allo scopo di sostentare il clero e provvedere alle altre esigenze confessionali.

Per quanto riguarda la Francia, dove pure è escluso qualsiasi tipo di finanziamento statale, se proprio si vuole trovare una forma di finanziamento pubblico alle confessioni religiose, si può far riferimento solo alla presenza di un’ampia rete scolastica privata, al 90% cattolica, che viene riconosciuta e finanziata dallo Stato.

Diversa la situazione di alcuni paesi protestanti dell’Europa del Nord, dove il carattere di Chiesa ufficiale riconosciuto alle rispettive confessioni protestanti ha permesso allo Stato di mantenere economicamente il personale ecclesiastico, di garantire il sostegno dei servizi di assistenza religiosa nelle strutture pubbliche e spesso di una non indifferente rete scolastica di ispirazione confessionale. Ad esempio, in Danimarca la legge sull’economia della Chiesa nazionale danese indica tre fonti principali di finanziamento: le tasse ecclesiastiche, che sono pagate da tutti i contribuenti, membri della Chiesa; i contributi statali, che servono per gli stipendi e le pensioni; uno speciale contributo statale per il restauro di chiese e arredi di valore storico. Particolare è invece la tradizione dei paesi di lingua tedesca, come Germania e Austria, dove da diversi decenni esiste il meccanismo della tassazione obbligata, in base alla quale le Chiese riconosciute ricevono i proventi di una imposizione fiscale gestita dallo Stato, alla quale i cittadini possono sottrarsi soltanto dimettendosi dalla confessione di appartenenza.

La forma di finanziamento più diffusa nei paesi dell’est europeo sembra essere quella del sostegno diretto dello Stato a favore della Chiesa, delle sue strutture e della sua attività in campo scolastico, educativo, assistenziale. Nell’area ortodossa, in particolare in Russia e in Romania, sulle Chiese dell’ortodossia convergono finanziamenti statali sia diretti che indiretti.

Antonio Delrio

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