mercoledì 29 giugno 2011

CANADA, I VESCOVI CONTRO I RISCHI DELLA CULTURA GAY

Manifestazione gayArriva un documento rivolto ai giovani che ribadisce la dottrina cattolica in materia di omosessualità: rispetto delle persone, ma condanna degli atti definiti “immorali e disordinati”
Giacomo Galeazzi - Roma.
Per la Chiesa cattolica è giusto non discriminare i gay (è scritto nel catechismo da sempre) e non si può togliere agli stati la libertà di discutere sulla bontà o meno dell’ equiparazione delle unioni omosessuali al matrimonio. Mentre nelle strade di New York gli attivisti gay festeggiano per il riconoscimento delle unioni omosex, nel vicino Canada la conferenza episcopale approva un documento sui rischi della cultura omosessuale. Da un’apposita commissione costituita dai vescovi canadesi è uscita una lettera-vademecum sul ministero pastorale rivolto ai giovani attratti da persone dello stesso sesso. [...]

«Le Sacre Scritture e la Tradizione insegnano che le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso non sono in accordo con l’ intenzione originale di Dio che si è espressa nel piano della creazione», chiarisce il documento firmato dalla Commissione per la dottrina della Conferenza episcopale del Canada. Agli insegnanti di catechismo e gli altri educatori cattolici spetta il compito di ribadire che gli atti omosessuali sono immorali e producono gravi conseguenze per i giovani attratti da persone dello stesso sesso. I genitori hanno la maggiore responsabilità morale di educare i loro figli e le loro figlie in materia di sessualità umana.

Il documento dell’episcopato canadese affronta tutti i punti più controversi in tema di omosessualità, commenta il sito canadese Lifesitenwes.com, soprattutto in riferimento ad una «cultura gay» che oppone all’insegnamento della Chiesa il suo «aggressivo e immorale stile di vita». Secondo la dottrina cattolica l’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva. Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione sessuale. In nessun caso possono essere approvati. La dottrina cattolica specifica che le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

Il Catechismo della Chiesa cattolica tratta la questione della «Castità e omosessualità» ai numeri 2357-2359. Per quanto riguarda il capitoletto n. 2358, tra la prima versione del 1992 e l’editio typica, normativa, del 1997, esiste una differenza. Nel primo testo si parla di «tendenze omosessuali innate», mentre nel testo finale si introduce il concetto di «tendenze omosessuali profondamente radicate» di cui si parla nell’Istruzione pubblicata dalla Congregazione per l’educazione cattolica. La Chiesa dice sì al rispetto della persona omosessuale, alla quale, proprio in quanto persona, si deve dignità, accoglienza, aiuto. Non si può infatti dimenticare che la persona umana, in quanto creata a immagine e somiglianza di Dio, precede e trascende la propria sessualità, il proprio orientamento sessuale. Le unioni omosessuali non devono essere legalizzate per un motivo naturale: la legge civile non può entrare in contraddizione con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza. Ogni legge, fatta dagli uomini, ha ragione di legge solo in quanto è conforme alla legge morale naturale, riconosciuta dalla retta ragione, e in quanto rispetta in particolare i diritti inalienabili di ogni persona. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono all’unione tra due persone dello stesso sesso garanzie giuridiche analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale. E per un motivo biologico-antropologico: nelle unioni omosessuali sono del tutto assenti quegli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune. Gli omosessuali, in quanto persone e in quanto cittadini, possono sempre ricorrere - come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata - al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse.

E come devono comportarsi i politici cattolici nei confronti di legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali? Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale. Nel caso sia già in vigore una legge favorevole alle unioni omosessuali, egli deve opporsi nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione. Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica, a condizione che sia chiara e a tutti nota la sua personale assoluta opposizione a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo. Le leggi civili sono principi strutturanti della vita dell’uomo in seno alla società, per il bene o per il male. Esse svolgono un ruolo molto importante e talvolta determinante nel promuovere una mentalità e un costume. Le forme di vita e i modelli in esse espresse non solo configurano esternamente la vita sociale, bensì tendono a modificare nelle nuove generazioni la comprensione e la valutazione dei comportamenti. La legalizzazione delle unioni omosessuali sarebbe destinata perciò a causare l’ oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali sono condannate come gravi depravazioni. E i vescovi canadesi lo ricordano puntando l'indice sulla cultura gay.