venerdì 3 giugno 2011

LEGALIZZALA! LEADER E INTELLETTUALI SPIEGANO PERCHÉ

Marijuana2 giugno 2011 - La lotta antidroga com’è stata concepita negli ultimi 50 anni ha fallito e occorre pensare a formule nuove. Lo dice un rapporto della Commissione globale per la politica sulla droga
“Legalizzala!” gridavano gli Articolo 31 negli anni ’90; perfino una volta nell’ ipocrita e bigotta Domenica in, scatenando non poche polemiche e indignazioni. Ma oggi, tramite un documento presentato a New York dalla Commissione globale per la politica sulla droga, lo dicono anche alcuni leader mondiali e intellettuali.
I COMPONENTI DELLA COMMISSIONE – Della Commissione fanno parte, fra gli altri, numerosi ex presidenti latinoamericani come l’ex Presidente brasiliano Enrique Cardoso, gli ex presidenti della Colombia Cesaar Gaviria e del Messico Ernesto Zedillo; ma anche l’ex segretario dell’Onu Kofi Annan, lo scrittore peruviano premio Nobel Mario Vargas Llosa e lo scrittore messicano Carlos Fuentes.

COSA DICE IL DOCUMENTO – Cinquant’anni dopo la firma della Convenzione dell’Onu sulle droghe e 40 dopo che il presidente Nixon ha lanciato la guerra anti-droga del governo nordamericano, è urgente riformare le politiche nazionali e mondiali».

«Le iniziative di depenalizzazione non portano a un aumento del consumo di droghe», dice il rapporto, citando Portogallo, Paesi bassi e una provincia australiana. Il documento invita a «incoraggiare la sperimentazione da parte dei governi di modelli di legalizzazione delle droghe – in particolare la cannabis – per ridurre il potere della criminalità organizzata e proteggere la salute e dei loro cittadini». Secondo l’Onu, il consumo di oppiacei è salito del 35% fra il ’98 e il 2000, quello di cocaina del 27% e quello della cannabis dell’8,5%.

GLI EFFETTI DEL PROIBIZIONISMO – Forse la Commissione è un po’ di parte, giacché composta principalmente da esponenti sudamericani (è noto che la produzione principale di droghe avvenga lì). Ma è indubbio che le politiche proibizionistiche, disinformative, bacchettone, non portano a grandi risultati. Anzi generano ignoranza in materia e dunque l’effetto controproducente di un cattivo utilizzo delle stesse (studi psicologici confermano che ciò che viene proibito finisce solo per essere più attraente). Ma soprattutto, fanno sì che le criminalità organizzate gestiscano il processo di distribuzione delle stesse, con tutti gli effetti nefasti sulla società. Basta vedere cosa succede in Messico e in Colombia ad esempio, dove a morire spesso sono soprattutto spacciatori minorenni (a Napoli chiamati “muschilli”) e da anni si consumano sanguinose guerre tra bande. Stesso dicasi per la nostra stessa Italia, e tutti gli altri Paesi proibizionisti.La strada è quella di rendere le droghe leggere acquistabili presso circuiti legali, e informare sull’effetto che inducono. Alla marijuana sono anche riconosciuti effetti terapeutici, come contrastare la diminuzione dell’appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro; diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni; riduzione dei dolori cronici e da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare), e derivanti dalla sindrome di Tourette.

LA LEGISLAZIONE ITALIANA – La legislazione attualmente vigente (Decreto Fini-Giovanardi) fissa limiti quantitativi di principio attivo contenuto entro i quali si commette un illecito amministrativo comportante le relative sanzioni: convocazione dal prefetto che può concludere il procedimento con un formale invito a non fare più uso della sostanza, sospensione della patente di guida, del documento d’identità valido per l’espatrio, del porto d’armi o del permesso di soggiorno per motivi di turismo, ovvero divieto di conseguire tali autorizzazioni) e superati i quali si prefigura il reato di spaccio. Reato punito con 1-6 anni di reclusione per piccole quantità e 6-20 anni di reclusione in caso di grosse quantità oppure coltivazione. Una sentenza della Cassazione del 18 gennaio 2007 stabilisce che non è reato coltivare nel giardino di casa qualche piantina di marijuana perché ciò equivale alla detenzione per uso personale. Di parere opposto invece una sentenza del 10 gennaio 2008, dove la Sezione Penale ritiene in ogni caso reato la coltivazione. È consentito l’uso terapeutico di preparati medicinali a base di marijuana debitamente prescritti secondo le necessità di cura. Insomma, anche in questa materia la legislazione italiana è ricca di falle, contraddizioni e soggetta a diverse interpretazioni.

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