venerdì 24 agosto 2012

Quello che le donne indiane non dicono

Torturata perché incinta di una bambina. Ed è solo la punta dell'iceberg 

Non è un mistero il dato dell’inciviltà di quelle culture che torturano le donne quando ne partoriscono altre: le femmine sono poche gradite ai maschi di famiglia. L’ultima storia arriva dall’India e riguarda il caso di una madre che ha commesso il “terribile sbaglio” di aspettare una bambina.


IL CASO – Il caso, che risale alla metà di agosto, indigna per il retroscena brutale e per l’ennesima conferma dell’arretratezza mentale che non isola l’accaduto: in paesi come l’India, picchiare una donna o sentirsene padroni è un fatto quotidiano, palese, diffuso e appoggiato dai membri di una famiglia patriarcale e violenta.

LA COLPA – Torturata a sangue dal marito e dai parenti di lui con un ferro rovente: di quale colpa terribile deve essersi macchiata una persona per scatenare questa reazione? La donna, madre di quattro figlie, aspettava il quinto pargolo probabilmente ancora una volta di sesso femminile: tanto è bastato per farsi ridurre in fin di vita. La “lezione” risale al 16 agosto e abbiamo potuto apprenderla solo dopo la formalizzazione della denuncia contro i parenti della vittima.

LA STORIA – Ganga viveva già separata dal marito insieme alle quattro bambine: in India, partorire donne equivale a procacciarsi l’ira del proprio compagno, se va bene, e se va male come minimo c’è anche la punizione fisica. La donna si trovava in una casa della Balotra Housing Board Colony quando è stata prelevata dal marito e trascinata dai parenti per una “piazzata” di famiglia: “Non puoi partorire ancora una volta una bambina!”. Considerando che in India è proibito accertare il sesso del nascituro, il marito si è portato avanti con il lavoro e l’ha massacrata, aiutato da sua madre e altri due parenti: insomma, in tre contro uno. L’uomo si è servito, inoltre, di un ferro rovente e il tutto è avvenuto davanti agli occhi delle bambine: una ha cercato di difendere la mamma e ha riportato gravi ustioni. “La tortura serve a facilitare la rescissione del matrimonio” ha detto la vittima, perché in questo modo l’uomo può sposarsi di nuovo come desiderano i suoi genitori: insomma, la mamma è sempre la mamma.

L’INDIA PER LE DONNE – Le donne indiane vivono una condizione di totale sottomissione nei centri rurali che si sovrappone all’emancipazione nelle grandi metropoli. L’inferiorità femminile è affare diffuso e crea ambiguità nell’immagine del paese che vede, però, tra le più alte cariche la loro presenza: com’è possibile un tale parallelismo? Nel 2007 è stato eletto il primo presidente donna, Pratibha Patil, e il mondo ha avuto l’immagine di un paese attento e rispettoso nei confronti delle donne ma poi continuano ad arrivare alle cronache storie come quella di Ganga o della ragazza abusata in una strada pubblica da più persone e l’evidenza diventa ombra.

VIOLENZA – L’India è un paese per donne? Rispondere all’interrogativo si fa difficile di fronte a episodi come quello che risale alla fine di luglio:
Alle dieci di sera 18 giovani hanno trascinato una ragazza ventenne in strada e per una quarantina di minuti l’hanno molestata in mezzo a una via trafficatissima senza che intervenisse nessuno. Di più, il cameraman di una televisione locale ha ripreso il tutto insistendo sull’inquadratura di gambe e seni, dopo di che la televisione ha trasmesso il girato offuscando i particolari troppo “sconci” per la bigotta morale televisiva indiana. Il servizio è stato presentato ponendo l’enfasi sul fenomeno delle donne ubriache, sottolineando come tale comportamento appartenga per lo più a prostitute che attendono i clienti nei bar.
La Polizia ha fermato i dodici che si sono “divertiti” in piazza ma quale sarà la pena che dovranno scontare? Dove finisce il rispetto verso le donne? E perché alcune possono diventare dei politici e ad altre viene estirpato l’utero per truffa?
Lo schema prevedeva che l’assicurazione nazionale venisse truffata da 34 ospedali privati i quali praticavano operazioni non necessarie per ottenere dallo stato il rimborso delle prestazioni mediche. Le donne operate con questo sistema e alle quali è stato espiantato l’utero sarebbero circa 2000. Gli interventi si sono svolti negli ultimi sei mesi. Il ministro della Salute dello stato ha spiegato che tra gli indagati figurano anche nove medici.
E ancora:
Le donne, povere, provenivano dalle aree rurali verso le cliniche dietro una semplice prescrizione medica. Qui venivano spaventate dai dottori i quali le spingevano all’operazione. Il meccanismo era semplice: “signora, se non rimuoviamo l’utero lei morirà di cancro”. Addirittura alcune donne sono state sottoposte ad intervento a seguito di un semplice dolore alla schiena. Insomma, Brega Massone ha fatto scuola.
Che cosa ha intenzione di fare l’India per motivare il trattamento di queste donne? Attendiamo risposta.

http://www.giornalettismo.com/archives/464139/quello-che-le-donne-indiane-non-dicono/