venerdì 20 luglio 2012

Lo studio scientifico delle emozioni: una nuova rivoluzione darwiniana

Le emozioni hanno da sempre costituito un centro di interesse per la filosofia, la medicina, la retorica e l’arte, ma solo a partire dall’Ottocento le emozioni sono divenute un oggetto studiato dalla scienza. Charles Darwin, dopo aver a lungo riflettuto su tale argomento e
realizzato molteplici osservazioni, nel 1872 pubblica il libro L’espression delle emozioni nell’uomo e negli animali, che ha immediatamente un grande successo, ma che viene successivamente dimenticato per quasi un secolo. L’importanza e la forza innovativa di questo testo si è percepita solo con la vera e propria ‘rivoluzione emozionale’, che negli ultimi decenni sta modificando in profondità la neurobiologia, le scienze del comportamento e le scienze cognitive.

Tale rivoluzione si rifà esplicitamente a Darwin e riprende quasi senza modificazioni le idee fondamentali espresse nel libro del 1872. Si può quindi dire che dopo l’Evo-Devo, lo studio genetico ed evoluzionistico dello sviluppo ontogenetico, si sta sviluppando l’Evo-Emo, che
fonda la spiegazione scientifica delle emozioni sulla teoria darwiniana dell’evoluzione. Nel suo libro Darwin vuole quindi dimostrare che le
emozioni e le loro espressioni, esattamente come le strutture corporali, sono ‘oggetti naturali’, sono il prodotto dell’evoluzione per selezione naturale, sono innate, determinate biologicamente, anche se la cultura svolge un ruolo fondamentale nella loro modulazione e controllo. In questo modo Darwin compléta l’edificio teorico dell’evoluzione, riaffermando il legame evolutivo fra gli animali e l’uomo, anche per i fenomeni mentali e in questo modo togliendo di mezzo, come egli afferma con forza nelle prime pagine del libro, l’ultimo bastione delle ipotesi creazioniste e l’idea di un ‘disegno intelligente’ della natura.

L’interesse di Darwin per l’espressione delle emozioni era iniziato molto presto, dato che si ritrovano delle annotazioni su questo tema nei suoi Taccuini del 1838. Negli anni successivi, egli aveva osservato con grande attenzione lo sviluppo emozionale del primo figlio, William, aveva letto i testi pubblicati in quegli anni sull’anatomia e fisiologia dell’espressione delle emozioni, aveva anche fatto molte osservazioni sul comportamento animale allo zoo di Londra ed aveva chiesto notizie a medici e psichiatri sull’espressione normale e patologica delle emozioni. Inoltre, nel 1867 aveva inviato a diverse centinaia di corrispondenti che si trovavano nei diversi continenti, un questionario con una serie di precise domande sul modo in cui nelle diverse culture vengono espresse le emozioni. La prima domanda era la seguente: «È la sorpresa espressa sbarrando gli occhi e sollevando le sopracciglia?». La terza : «Quando un uomo è indignato o fa un atto di sfida, aggrotta le sopracciglia, mantiene il corpo e la testa eretti, squadra le spalle e stringe i pugni?». Ed un ultimo esempio: « È il disgusto manifestato abbassando il labbro inferiore, alzando leggermente il labbro superiore, con una rapida espirazione, qualcosa come il vomito incipiente, o come per sputare qualcosa fuori dalla bocca?».

Queste domande già mostrano l’idea fondamentale di Darwin : le emozioni sono espresse utilizzando meccanismi sviluppatisi per evoluzione per altri scopi e utilizzati come mezzi di comunicazione degli stati emozionali. Il gesto simbolico dello sputare è così divenuto
l’espressione del disgusto, anche morale, e il gesto dell’attacco ad una preda il simbolo della collera, dell’ira. Le emozioni esistono e sono
adattativamente utili in quanto vengono espresse, comunicate, comprese e questo spiega il ruolo centrale svolto dalle emozioni ell’evoluzione biologia e culturale della specie umana. Nell’ottica darwiniana, le emozioni sono fenomeni al tempo stesso corporali e cognitivi, risultato di fenomeni biologici, storici (evolutivi), sociali (comunicazione) e culturali (rappresentazione).
Ed è proprio questa ottica che l’opera di Darwin è stata ripresa dagli studiosi delle emozioni negli ultimi decenni, riconducendo le scienze affettive lontano dai riduzionismi fisicalisti e dalle concezioni delle emozioni come puri fatti cognitivi.


Bernardino Fantini
Istituto di Storia della medicina
Università di Ginevra