domenica 22 luglio 2012

Il delitto d’onore uccide ancora

Muoiono 705 donne in un anno in Pakistan 

L’Aurat Foundation, organizzazione per la difesa dei diritti delle donne, ha fatto sapere che 705 donne pakistane sono state uccise per difendere “l’onore” delle loro famiglie: un bilancio drammatico che non accenna a diminuire.


IL CASO – Nel 2011 c’è stato un aumento del 6, 74 % dei casi di delitto d’onore, una cifra considerevole rispetto all’anno prima, in più secondo quanto ha dichiarato Rabia Hadi della Aurat Foundation: “In Pakistan il 40 % dei casi di violenze contro le donne non viene denunciato”. Ad ucciderlo sarebbero proprio i famigliari per via delle “relazioni illecite”.

LA VIOLENZA – I dati sorprendono, nonostante le leggi varate dal Parlamento di Islamabad a difesa delle donne. Si è inasprita la pena per i responsabili delle violenze ma quello che risulta è che i crimini restano impuniti. Sono stati segnalati 8.539 casi di violenza contro le donne solo nel 2011, la percentuale è aumentata del 6, 74%. La maggior parte dei casi prevede il rapimento, il sequestro di persona seguito da omicidio, stupro o stupro di gruppo.

I CASI SEGNALATI – I casi di delitto d’onore sono 266, 255 segnalazioni di omicidio, 137 donne hanno sofferto di violenze in casa e 117 hanno preferito togliersi la vita mentre 68 sono state stuprate da più persone. Il rapporto vuole sensibilizzare la polizia e gli alti funzionari verso la questione anche attraverso la proposta di inserire più donne nelle forze dell’ordine: al momento se ne contano solo 844. Solo qualche mese fa raccontavamo la storia di alcune ragazze:
“Ayesha ha 18 anni. Quando il fratellino è nato, il padre l’ha informata che non sarebbe più potuta andare a scuola, perché i soldi non bastavano. Tutta la famiglia era raccolta in festeggiamenti a casa, quando un uomo le ha messo le mani addosso. Lei era andata nella casa dello zio a prendere altro pane: “Non sapevo che ci fosse un giovane in casa”, racconta. “Mi ha toccato, mi ha legato, mi ha violentato”: il racconto, in prima persona anche se non è chiaro se sia effettivamente la ragazza a parlare, è molto calmo.
Questo accade molto spesso nei villaggi. Le giovani sono violentate, uccise, seppellite, e nessuno le può rintracciare dopo che esse spariscono; il giovane ha dovuto solo chiedere scusa alla famiglia ed è stato lasciato andare:
“Una donna violentata non può più sposarsi. Non gli hanno fatto niente, anche se mi aveva rovinato”, dice Ayesha. La storia di Rehana per certi versi è anche peggiore, perché la prima parte della sua vita è stata felice: era fidanzata con Nasir fin da quando aveva 14 anni, e forse non lo amava, ma stava bene. Poi degli uomini sono entrati in casa sua, hanno fatto irruzione nella sua stanza e l’hanno legata ai piedi: lei non si è fatta violentare, ha minacciato i suoi carnefici con un coltello perché andassero via, e l’hanno lasciata andare. “Ma il danno era fatto”, perché la famiglia di Nasir l’ha ritenuta “usata” e inabile al matrimonio; ha perso tutto. L’unico uomo che se l’è presa è stato, un anno dopo, un uomo già sposato e solo perchè “non c’era nessuno a casa a cucinare”.
IL SILENZIO – La presenza di più donne all’interno del corpo di Polizia potrebbe favorire le segnalazioni di quelle donne che, spaventate, preferiscono tacere. “Le vittime evitano di denunciare perché sono terrorizzate dall’atteggiamento ostile della polizia, anche nei casi di stupro”. I dati sono allarmanti:
”Nel 2011 dicono che “continuano le pratiche culturali, tribali e religiose che danneggiano le donne, fra cui attacchi all’acido, matrimonio e gravidanze forzate e punizioni per lapidazioni o altri abusi fisici”: i dati sono davvero allarmanti perché pare che “il 90% delle donne subiscano violenze domestiche”; non parliamo del “delitto d’onore” dove gli assassini non possono essere puniti, pratica che va a colpire praticamente 1000 donne all’anno. Dietro a questi numeri ci sono volti, occhi che chiedono aiuto, vite spezzate e quotidianità infrante dalle violenze degli uomini che, stando alle storie che si possono rintracciare, non hanno davvero mai confini”.
IL DISONORE – Le donne perdono la vita per motivazioni quali il sesso prematrimoniali, scelte di matrimonio al di là di quelle imposte dalla famiglia, il divorzio, la violenza sessuale subita: l’assassino è sempre un uomo della famiglia, il padre, il marito o un fratello. Gli autori dei delitti dovrebbero essere arrestati ma la polizia giustifica questi atti come “questioni famigliari”.

IL SUICIDIO – L’unico rifugio per queste donne resta il suicidio: i giornali locali sono zeppi di storie simili ma nessuno fa qualcosa per migliorare la situazione. Lasciano qualche riga ma raramente c’è un esame della Polizia. Gli attivisti dicono: “È bello che finalmente ci sia una pena più dura ma senza l’aiuto della Polizia non cambierà un bel niente”.

IL DELITTO D’ONORE – È un problema solo pakistano? I delitti nei confronti delle donne che si ribellano al volere dell’uomo avvengono in tutto il mondo, negli Stati Uniti come in Italia. Palash R. Gosh dice che il delitto d’onore va al di là dell’Islam e “affonda le sue radici nelle antiche usanze tribali in cui l’onore di una famiglia o di una tribù è rappresentato dalla morale, dalla castità e dal comportamento “puro” delle donne”.

http://www.giornalettismo.com/archives/425603/il-delitto-donore-uccide-ancora/