mercoledì 23 novembre 2011

RESTITUITE A CESARE O RUBATE A CESARE?

In questi giorni di gravissima crisi economica (giorni che hanno lasciato storditi gli Italiani e visto un susseguirsi inimmaginabile di nuove e assai repentine situazioni, quali la formazione di un nuovo governo in nome di necessità finanziarie incombenti e ineludibili), sorprende come in Italia non si sia avviato un dibattito (perlomeno doveroso, giacché si richiederanno probabilmente lacrime e sangue agli Italiani onde evitare il fallimento dello Stato) su quanto la Chiesa Cattolica Apostolica Romana incida sulle finanze del Paese. La stragrande maggioranza degli Italiani conosce pochissimo o addirittura nulla di questa questione (in realtà, pochissimo o addirittura nulla gli Italiani conoscono circa le origini del potere temporale della Chiesa Cattolica, che ha portato ad avere nel cuore dell’ Italia, a Roma, già sede del più potente, vasto e duraturo impero dell’ antichità, un vero e proprio Stato distinto da quello italiano; in Italia, si nasce sapendo che a Roma c’è il Vaticano, e ciò basta; anzi, ciò basti, senza troppi approfondimenti … ).


La Chiesa Cattolica Apostolica Romana ha dunque costituito, nei secoli, uno Stato nello Stato, che ha letteralmente e nettamente diviso in due parti l’ Italia, con conseguenze che stanno sotto gli occhi di chi voglia vedere. Solo dal Risorgimento in poi, l’ Italia è “diventata” una nazione al pari delle altre, di più antica costituzione. È paradossale che ciò sia accaduto proprio in Italia e all’Italia, che fu il centro di quell’impero romano riunente gran parte del mondo antico per quasi mille anni. Lo Stato della Chiesa fu progressivamente ridotto all’ osso fino alla presa di Roma del 20 settembre 1870. Da allora in avanti si aprì un lungo e difficile contenzioso tra Stato della Chiesa e Italia, che si chiuse l’ 11 febbraio del 1929, con la stipula dei Patti Lateranensi, rivisti dal governo Craxi nel 1984 (i dettagli e il testo di questa revisione sono disponibili in
Non è possibile sapere con esattezza quanto la Chiesa Cattolica Apostolica Romana costi ogni anno agli Italiani, ma si parla di cifre spaventose, vicine ai quattro miliardi di euro (pressappoco quelli che lo Stato ricaverebbe se si reintroducesse l’ICI sulla prima casa). Al riguardo si consigliano due approfondimenti, entrambi disponibili su Internet: il primo del 2007 a cura di Curzio Maltese
http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/cronaca/conti-della-chiesa/conti-della-chiesa/conti-della-chiesa.html ; il secondo del 2011 a cura di Marco Accorti, il quale riprende il lavoro di Maltese e lo precisa
A chi vuole trovare nel N.T. – e solo nel N.T. – le risposte ai quesiti di fede, interessa piuttosto capire se siano giustificate le pretese d’ogni chiesa d’ogni tempo e d’ogni luogo a essere foraggiata da qualsivoglia Stato o istituzione umana. Occorre dire, subito e con chiarezza, che nel N.T. non esiste alcuna possibilità in tal senso. Pertanto, se si vuole essere Chiesa di Cristo anche oggi, come nel I secolo d.C., per dettato del N.T., non si deve avere niente a che fare con lo Stato: si tratta di due mondi nettamente, chiaramente e definitivamente separati: da un lato, Dio e il Suo Regno; dall’altro, l’uomo e il suo potere (“Cesare”). Allora, perché si è giunti a far sì che Dio chieda aiuti a Cesare (e/o, se si vuole, a qualsiasi istituzione umana)? Com’è allora possibile la commistione tra Chiesa di Cristo e Stato (e/o tra Chiesa di Cristo e istituzioni umane)? Soprattutto, è sensata – biblicamente parlando – una cosa del genere? No, non è proprio sensato snaturare la Chiesa.
C’è di più: nel N.T. è chiaramente detto che ciascuna Chiesa di Cristo è sostenuta UNICAMENTE dal libero contributo dei cristiani che ne fanno parte (la cosiddetta “colletta”, che si raccoglie nel primo giorno della settimana, cioè la domenica: 1Corinzi 16:1ss). Dunque, fino a prova contraria, si deve dire con certezza che nel N.T. non esiste un solo verso che autorizzi la Chiesa a essere sostenuta dallo Stato (e/o da qualsivoglia istituzione umana). Il cristiano rispetta Dio e Cesare, e ubbidisce ad entrambi (qualora Cesare non chieda di andare contro Dio: Atti 5:29), facendo sempre la massima e rigorosa distinzione tra i due ambiti (il Regno di Dio e il potere umano).
La Chiesa di Cristo risponde soltanto a Dio, e si preoccupa certamente di non mettersi in competizione o urto con Cesare, sempre che non Cesare non chieda di andare contro Dio. Per ovvii motivi di condizionamento, l’ ingerenza di Cesare nella vita della Chiesa (“cesaropapismo”) è stata una vera e propria disgrazia; parimenti, gravissima calamità si ha quando la Chiesa – paradossalmente – diventa a sua volta Cesare, assumendone le prerogative (per dirla in modo molto semplice, da un certo momento in poi, la Chiesa è diventata Stato a sua volta, e da perseguitata qual era è divenuta talvolta persecutrice – a tutt’oggi non ha ancora terminato questo processo di cui si vedono i frutti). Da ultimo e a ben guardare, il Signore Gesù ha detto di restituire a Cesare quel che gli spetta, non già di derubarlo (Matteo 22:21).
Norberto Vuolo