venerdì 11 novembre 2011

BIOETICA: LA CEI PREFERISCE SPECULARE SUL DOLORE


Sostenere, come fa la CEI, che aborto ed eutanasia sono le conseguenze estreme e tremende di una mentalità che svilisce la vita e finisce per farli apparire come un male minore” come si legge nel messaggio inviato in occasione della 34esima Giornata Nazionale per la vita che verrà celebrata il 5 febbraio prossimo, è null’altro l’ennesima, ipocrita speculazione sul dolore e la sofferenze di milioni di persone. 



La CEI sa perfettamente che da quando è stato depenalizzato, il numero degli aborti è sensibilmente diminuito, e in larga misura è fenomeno che oggi riguarda solo donne extracomunitarie prive della necessaria informazione sui metodi di prevenzione e contraccezione. La CEI sceglie di ignorare che l’eutanasia di massa viene oggi praticata in modo clandestino e a discrezione della mano pietosa di un medico o di un’infermiera; e molto spesso accade in strutture sanitarie riconducibili alle gerarchie vaticane.
Quelli che la CEI definisce “principi non negoziabili” più propriamente andrebbe chiamato il controllo che le gerarchie vaticane hanno esercitato e vogliono continuare ad esercitare sui corpi delle persone, credenti o non credenti che siano.
Le gerarchie vaticane e i loro zuavi pontifici in Parlamento vogliono imporre a tutti, credenti e non la loro visione delle cose e infliggere un dolore anche quando questo è inutile e non lo si vuole accettare; al contrario di noi, radicali autentici laici, che riteniamo la vita (e la morte) questioni che riguardano (e devono riguardare) solo l’individuo interessato, che deve essere lasciato libero di decidere quello che deve essere il suo destino.
Ha ragione la CEI quando sostiene che “chi ama la vita deve avvertire la propria responsabilità verso il futuro”'. Mi chiedo come mai non sono stati elaborati documenti, rivolti appelli, non si è vista mobilitazione alcuna quando si tratta di assicurare a migliaia di malati e sofferenti gravi quella necessaria assistenza e quelle risorse adeguate di cui hanno bisogno. Parlano dei malati di SLA e di altre malattie neurodegenerative che da anni attendono l’ aggiornamento del nomenclatore, il tariffario delle protesi e i livelli essenziali di assistenza”.
Maria Antonietta Farina Coscioni