venerdì 28 giugno 2013

Evoluzione: novità da un primate di 11,9 milioni di anni fa

Fossil of great ape sheds light on evolution
MISSOURI – I ricercatori che nel 2002 hanno portato alla luce lo scheletro di un primate vissuto in Spagna circa 11,9 milioni di anni fa gli avevano assegnato un genere proprio: Pierolapithecus catalaunicus. Dovrebbe essere l’ultimo antenato comune alle moderne grandi scimmie: scimpanzè, oranghi, bonobo, gorilla, fino all’uomo. Ora, un’esperta di anatomia dell’Università del Missouri, studiando un campione fossile del bacino di questo primate, ritiene che sia vissuto proprio all’inizio della grande evoluzione che portò gruppi di scimmie minori a svilupparsi separatamente, qualche tempo prima che le specie dei grandi primati cominciarono a diversificarsi. Lo studio sarà pubblicato nel Journal of Human Evolution.

 
Ashley Hammond, Life Sciences Fellow presso il Dipartimento di Patologia e Scienze Anatomiche MU, è la prima studiosa ad esaminare i frammenti del bacino di questo primo ominide. Ha usato un laser scanner da tavolo collegato ad una piattaforma girevole per catturare immagini dettagliate della superficie del fossile, che poi ha trasformato in un modello 3-D utile per confrontare l’anatomia del bacino del  Pierolapithecus catalaunicus con il bacino di altre specie viventi.
Una maggiore ampiezza del bacino può essere correlata ad un maggiore equilibrio e ad una maggiore stabilità durante il movimento; tuttavia, le dita del Pierolapithecus catalaunicus sono diverse da quelle delle moderne grandi scimmie, il che indica che le grandi scimmie si sono evolute in modo diverso rispetto alle ipotesi originarie degli scienziati.
 
Fossil of great ape sheds light on evolution
 
L’ileo (il più grande osso del bacino) del Pierolapithecus catalaunicus è più ampio di quello del Proconsul nyanzae, una scimmia più primitiva che visse circa 18 milioni di anni fa. (Credit: University of Missouri).
 
Fossil of great ape sheds light on evolution
 
Immagini dettagliate della superficie fossile ottenute con lo scanner a laser. (Credit: University of Missouri).
 
 
“Il Pierolapithecus catalaunicus sembrava avvezzo alla postura retta, non mostrando i comportamenti completamente sospensori che vediamo nelle grandi scimmie vive oggi”, ha detto Ashley Hammond. “Oggi, scimpanzé, orango, bonobo e gorilla usano gli arti anteriori per oscillare tra i rami, ma il Pierolapithecus catalaunicus non aveva le ossa delle dita lunghe e ricurve, caratteristiche necessarie per la sospensione. È possibile che questi comportamenti si siano evoluti successivamente”.
Saranno necessari ulteriori studi sui fossili per spiegare ulteriormente l’evoluzione delle grandi scimmie in Africa. “Contrariamente alla credenza popolare, non stiamo cercando un anello mancante. Abbiamo diversi pezzi del puzzle evolutivo e grandi spazi tra i punti temporali dell’evoluzione delle specie. Dobbiamo cercare ancora per identificare altri fossili e determinare in che modo le specie sono collegate e come vivevano”, ha concluso Ashley Hammond.