giovedì 13 giugno 2013

Il linguaggio dei gesti che ci unisce agli scimpanzé

Il linguaggio dei gesti che ci unisce agli scimpanzé.
Bambini e cuccioli di bonobo condividono molti aspetti della comunicazione verbale: le osservazioni di un recente studio.

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Comunicare il desiderio di essere presi in braccio o indicare un oggetto per poterlo toccare o stringere: sono tra i più comuni gesti che vediamo compiere ai nostri bambini quando, ancora incapaci di proferir parola, richiedono attenzione attraverso segnali suggeriti dall’istinto fin dai primi mesi di vita. Una serie di codici linguistici non verbali che, in quanto condivisi dai piccoli di uomo e dai cuccioli di alcune scimmie antropomorfe, si inserirebbero nel più vasto orizzonte delle numerose osservazioni che negli ultimi decenni sono state dedicate al comportamento degli animali a noi più vicini, al fine di confrontarlo con quello umano.

Un recente studio sul tema ha preso in esame la gestualità di alcuni piccoli di scimpanzé bonobo parallelamente a quella di una bambina: ne è risultata una ricorrenza di movimenti analoghi, interpretata come eredità di un antenato comune, che evidenzia ancora una volta l’affascinante legame che ci unisce a queste scimmie, particolarmente care alla cultura popolare in virtù della pacifica convivenza che, secondo alcuni studiosi, regnerebbe sovrana nella loro società e tra le loro comunità. I ricercatori della University of California di Los Angeles hanno reso noti i risultati del proprio lavoro in un articolo pubblicato dalla rivista Frontiers in Psychology, nel quale sono state descritte le modalità con cui è stato condotto lo studio. Gli scienziati si sono avvalsi di diverse telecamere nascoste con le quali hanno potuto osservare, nel corso di parecchi mesi, l’evoluzione nel linguaggio di una bambina, seguita dagli 11 ai 18 mesi di vita, e di due cuccioli, uno di scimpanzé comune e uno di scimpanzé bonobo, nella fascia di età compresa tra i 12 e i 26 mesi. La bimba è cresciuta normalmente nella propria famiglia d’origine, mentre le due piccole scimmie sono state allevate presso il Great Ape Trust: lì, i cuccioli hanno imparato a comunicare attraverso gesti e suoni, per esprimersi con gli operatori che si occupavano della loro crescita e cura.

Il primo periodo durante il quale si sono svolte le osservazioni è stato caratterizzato da una fortissima similitudine tra le tre diverse specie nel modo in cui cercavano contatto visivo con l’interlocutore – talvolta accompagnando lo sforzo con dei vocalizzi per attirare l’attenzione – o, in generale, in tutti i comportamenti che prevedevano un’interazione con l’altro ed una sua risposta. Alla stessa maniera, bambini e scimpanzé, puntavano il dito verso qualcosa o qualcuno che aveva attirato la loro attenzione o sollevavano le braccia per chiedere di essere presi con sé. La fase successiva ha, comprensibilmente, visto un prevalere del linguaggio verbale nella bambina; nel corso della crescita, grazie al personale che si occupa di loro, gli scimpanzé hanno imparato a ricorrere ai lessicogrammi, i simboli visivi di forma prevalentemente geometrica a cui si ricorre nell’ambito dei programmi di apprendimento per le grandi scimmie antropomorfe, dimostrando così anch’esse capacità di astrazione. Ciononostante, nei primati la comunicazione gestuale ha continuato ad avere un’importanza superiore a quella simbolica anche nell’età adulta.


Un aiuto per sollevarsi, richiesto nello stesso modo (fonte: K. Gillespie-Lynch et al, Frontiers in Comparative Psychology)

La base comune del linguaggio, che nel tempo avrebbe portato a due rami nettamente distinti nella forma, potrebbe essere l’eredità di quel “mitico antenato” che condividiamo con scimpanzé comuni e bonobo che sarebbe  vissuto circa 6 milioni di anni fa, prima della separazione dalla quale sarebbe venuta fuori la nostra specie: il retaggio di una parentela stretta, di un legame indissolubile, che anche il tempo e l’evoluzione non sono stati in grado di annullare, lasciandone tracce in quello che accade quando timidamente ci affacciamo all’alba della vita. Secondo i ricercatori, infatti, quella transizione che porta il bambino dal gesto al simbolo potrebbe essere interpretata come un modello ideale in grado di designare (assai metaforicamente) il percorso evolutivo che il linguaggio umano avrebbe compiuto, partendo da origini gestuali ed approdando fino alle forme complesse che caratterizzano la nostra comunicazione: un fenomeno nel quale è nascosto il segreto di tutta la nostra storia come specie.

http://scienze.fanpage.it/il-linguaggio-dei-gesti-che-ci-unisce-agli-scimpanze/