mercoledì 26 dicembre 2012

Il rischio di una legge contro il testamento biologico è venuto meno (per ora)

La le­gi­sla­tu­ra si è con­clu­sa. Con la sua fine è ter­mi­na­to anche il ri­schio che fosse ap­pro­va­ta una legge contro il te­sta­men­to bio­lo­gi­co. Il fa­mi­ge­ra­to Ddl Ca­la­brò non è in­fat­ti stato ap­pro­va­to in tempo utile dal Senato. I suoi fau­to­ri do­vran­no ri­co­min­cia­re da capo con la pros­si­ma le­gi­sla­tu­ra. Se i cit­ta­di­ni li vo­te­ran­no.

Ri­ca­pi­to­lia­mo la vi­cen­da. La Corte di Cas­sa­zio­ne, chia­ma­ta a pro­nun­ciar­si sul caso di Eluana En­gla­ro, nel­l’ot­to­bre 2007 sta­bi­lì che l’in­ter­ru­zio­ne di trat­ta­men­ti nei con­fron­ti di pa­zien­ti in stato ve­ge­ta­ti­vo per­ma­nen­te è le­git­ti­ma, se lo stato è ri­te­nu­to ir­re­ver­si­bi­le e se il pa­zien­te ha, in pre­ce­den­za, ma­ni­fe­sta­to ine­qui­vo­ca­bil­men­te le pro­prie in­ten­zio­ni di non ac­cet­ta­re tali trat­ta­men­ti. Nel luglio 2008 la Corte d’Ap­pel­lo di Milano, ap­pli­can­do la sen­ten­za, au­to­riz­zò Bep­pi­no En­gla­ro a in­ter­rom­pe­re i trat­ta­men­ti di idra­ta­zio­ne e ali­men­ta­zio­ne for­za­ta su sua figlia, che morì il 9 feb­bra­io 2009.
 
Il 6 feb­bra­io il go­ver­no Ber­lu­sco­ni aveva però adot­ta­to un de­cre­to che or­di­na­va di pro­se­gui­re l’a­li­men­ta­zio­ne fino al­l’ap­pro­va­zio­ne di una legge sul te­sta­men­to bio­lo­gi­co. Ri­cor­da­te? Silvio Ber­lu­sco­ni so­ste­ne­va che Eluana po­tes­se “avere figli”, ra­gio­ne per “non farla morire”. Ma il pre­si­den­te Gior­gio Na­po­li­ta­no non firmò il de­cre­to, su­sci­tan­do l’e­spli­ci­ta de­lu­sio­ne del Va­ti­ca­no. Il testo di quel de­cre­to di­ven­ne dunque un di­se­gno di legge, il ddl Ca­la­brò, che il 26 marzo 2009 fu ap­pro­va­to dal Senato con 150 voti fa­vo­re­vo­li, 123 con­tra­ri e 3 aste­nu­ti. Il 12 luglio 2011 è stato il turno della Camera, con 278 voti fa­vo­re­vo­li, 205 con­tra­ri e 7 asten­sio­ni. Poiché il testo era stato leg­ger­men­te mo­di­fi­ca­to, il ddl tornò al Senato, che non è tut­ta­via riu­sci­to ad ap­pro­var­lo in via de­fi­ni­ti­va.
 
Pe­ri­co­lo scam­pa­to, dunque? Non è detto. Di­pen­de da come an­dran­no le pros­si­me ele­zio­ni, e quanti cle­ri­ca­li sa­ran­no eletti in par­la­men­to. C’è pe­ral­tro bi­so­gno anche di molti laici, in par­la­men­to, perché una legge a favore del te­sta­men­to bio­lo­gi­co è co­mun­que ne­ces­sa­ria. Certo, al mo­men­to lo “stato del­l’ar­te” è la sen­ten­za della Cas­sa­zio­ne, che fa giu­ri­spru­den­za, ma fu ema­na­ta dopo ben quin­di­ci anni dal­l’in­ci­den­te di Eluana, e solo per la non comune te­na­cia di Bep­pi­no En­gla­ro. Serve invece una legge che ga­ran­ti­sca mo­da­li­tà e tempi certi per eser­ci­ta­re quella li­ber­tà di scelta che spetta di di­rit­to a ogni cit­ta­di­no.
 
È per questo motivo che l’Uaar ha avviato, ormai da tre anni, la sua campagna Liberi di scegliere, è per questo che si è attivata in numerosi comuni per introdurre i registri dei testamenti biologici, ed è per questo che si è unita all’associazione Luca Coscioni e a Exit per avanzare una proposta di legge di iniziativa popolare. La responsabilità più grande la portano tuttavia gli elettori: se ancora zeppo di onorevoli come Calabrò, Binetti e Fioroni, un nuovo parlamento rischierebbe seriamente di vanificare la sentenza della Cassazione, riportando le lancette dell’orologio indietro di sei anni. O di sei secoli.